Grazie, Patrizio, di aver espresso chiaramente ciò che intendevo.
Racconto un'altra delle solite storie note. Sono rientrata la settimana scorsa dalla Francia e in pochi giorni ho incontrato ben due "giovani italiani in fuga" arrivati primi in classifica al concorso nazionale per diventare "ingénieur d'études du CNRS" (l'equivalente del ricercatore CNR). Non sarà certo un caso... la meritocrazia esiste in altri paesi, ne sono certa. Uno di loro mi raccontava che anni fa (purtroppo non ho il dato preciso, cercherò di ottenerlo), quando è stata istituita l'obbligatorietà del titolo di dottore di ricerca per essere docente universitario, il Ministero francese ha imposto anche a professori incardinati da molti anni di sostenere l'esame di dottorato (con tesi annessa), pena licenziamento, se non si fosse pubblicato nel frattempo un volume analogo, o regressione di carriera.
In Italia è successo ? Potrebbe succedere mai ? Domande retoriche...
E' vero che questa discussione è stata già fatta in passato, ma credo che "repetita iuvant" davvero, almeno per noi giovani che seguiamo la lista, tanto più se sono i senior, con la loro testimonianza ed esperienza, ad aiutarci a tenere alta la guardia, a raccogliere l'energia necessaria per continuare a lottare nel nostro piccolo e a risvegliare periodicamente la nostra rabbia. Se non provassimo più rabbia, sarebbe la fine... la fine della speranza perlomeno.
Conosco alcuni giovani colleghi (soprattutto precari, chissà com'è...) che non vogliono arrendersi.
Quindi, vi prego, continuate a ripetervi.
Valeria Zotti
Ps. Ho messo in pratica un consiglio che mi era stato dato qualche anno fa "su questa lista" da Margherita Hack (il che mi aveva lusingata molto) e da allora ho ricominciato a lavorare con entusiasmo. Grazie quindi di cuore all'ideatore di "Universitas in trasformazione" e a chi vi partecipa "ripetendosi".
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di P. Dimitri Inviato: lunedì 6 febbraio 2012 18.33 A: anna.painelli@unipr.it; Università e Ricerca Forum Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] concorsi: problema etico e non di metodo
questa discussione l'abbiamo già fatta.
Sì, la discussione l'abbiamo già fatta, ma forse è bene riproporla...
- Non credo che gli *stranieri* abbiano un'etica più sviluppata o
migliore degli italiani. Non lo credo per la stessa ragione per cui non credo che gli ebrei siano tutti strozzini, i ROM delinquenti e i genovesi tirchi.
Ti sei dimenticata di dire che non tutti i turchi sono accaniti fumatori....
La cosa è molto semplice in realtà: nessuno pensa che tutti gli stranieri siano eticamente migliori di noi, ma sicuramente più di noi e più dell'accademico medio italiano, altrimenti, scusami di che stiamo parlando? L'esempio di Martone è lampante: perchè non si è dimesso? Perché Monti non lo ha cacciato? Non è per essere filo-stranieri, ma le numerose storie italiane (grandi e piccole) di mafia, corruzione e nepotismo ormai infiltrati potentemente in tutti gli ambiti della nostra società, purtroppo non hanno una simile controparte in altri paesi economicamente sviluppati come il nostro. C'è poco da fare....
Patrizio Dimitri
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