Cari colleghi,
preoccupato della mole di mail che ho lasciato accumulare, mi sono infine deciso a leggerli sistematicamente e cercare di mettere a fuoco i temi rilevanti per il progetto che abbiamo in costruzione. Tanto più che da Marcello Scalzo, collega nel Senato accademico della Sapienza, ricevo un messaggio di cui riporto solo alcune righe, ma significative: Omissis................ "Ma devo confessarvi che un segnale di tale mutamento lo avevo gia' avuto, sempre ieri, quando il Rettore aveva riferito sulla sua intenzione di riconsiderare gli Atenei federati su base dipartimentale. Ebbene un collega, di cui ho grande stima, nel suo intervento, a sostegno, ha sostenuto come i Dipartimenti dovessero, finalmente, sentirsi pronti ad affrontare il giudizio del mercato al fine, meritandolo, di ottenere finanziamenti." Omissis................... Mi sembra che bisogna concludere per non essere sopravanzati dagli eventi.
i) Anche dalla lettura delle mail e analizzando il documento programmatico, mi sembra evidente che seguendo la proposta di un collega che non sono in grado di ricordare, è logicamente conseguente spostare il punto (2) al primo posto con il corollario dell'abolizione delle facoltà o meglio rivendicando l'autonomia organizzativa delle Università e la libertà di darsi ordinamenti su base dipartimentale o nel caso di piccole università su base di facoltà, perché no.
ii) Nell'ex punto (1) non specificherei la costituzione delle commissioni di concorso con tutto il Dipartimento. Ciò significa che se è anche assente anche un solo membro, la commissione non può procedere. Siamo pratici e lasciamo ai Dipartimenti la facoltà di organizzarsi al meglio, compresa l'esclusione di commissari con record modesti.
iii) Rafforziamo le funzioni del CIVR che in qualche modo esiste o comunque si sa che cosa sia dandogli il compito di determinare una quota percentuale dei fondi di finanziamento e poi aggiungere l'agenzia di valutazione "unica" che però dovrà fare i conti con CNR, INFN, INAF, ASI etc. Non so quanto sia praticabile. Ma se fosse un'agenzia che assegna i fondi PRIN o simili, ok. Ciò significa che diamo in realtà un pessimo giudizio sulla valutazione delle proposte come viene fatta attualmente. Forse è necessario dare indicazioni come nominare i membri dell'agenzia, parte ministero ? parte CUN?
iv) vengo più rapidamente agli altri punti che in genere sollevano perplessità o sono generalmente accolti.
Punto (6) e (7) li accorperei per semplificare. Come deve essere fatta la prova di ammissione ai dottorati lo lascerei alle Università o ai Dipartimenti. Troppo dettaglio.
Punto (8) Abolizione del valore legale. Leggendo il documento di Paolo Gianni, anche io che ero un fautore dell'abolizione, non ne sono più tanto convinto, anzi. Sarebbe uno di quegli interventi formali che sono più apparenza che sostanza, con danni collaterali.
Punti (9) e (10) andiamo troppo nel dettaglio. Li eliminerei o rafforzerei i punti precedenti che sono presupposti dei punti in oggetto. La separazione delle carriere in didattica e di ricerca non mi convince. Al solito nell'autonomia delle università, si regoleranno di conseguenza ai loro presupposti.
Conclusioni. Semplificare! nessuno leggerà un documento troppo lungo. E poi mi sembra che uno dei principi fondamentali che non è citato sia quello dell'autonomia delle università. Mi sembra che la base comune debba essere il tessuto culturale dei corsi di laurea e per il resto massima autonomia anche qui con valutazione ex post.
In generale bisognerebbe sintetizzare di più.
Posso aggiungere che mi ha convinto la proposta del collega Maurizio Tirassa per la missione dell'Università? Ve la ripropongo tagliando i due ultimi capoversi.
Bruno Borgia
______________________________________ La missione dell'università in primo luogo è quella di creare e mantenere l'immagine di sé che una collettività ha. Collettività in questo caso è la nostra nazione, la nostra cultura, la nostra eredità di esseri umani e abitanti di questo pianeta.
Il ruolo dell'università nella costruzione e manutenzione di questa immagine di noi stessi si articola in molti modi:
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno dei luoghi cruciali per la creazione, la manutenzione, l'accrescimento, la trasmissione verticale e orizzontale e l'utilizzo di conoscenza pubblicamente accessibile;
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno dei luoghi cruciali per l'elaborazione e la realizzazione di un cambiamento positivo del mondo naturale, sociale, culturale, morale;
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno dei luoghi cruciali per l'elaborazione e la diffusione di una concezione di cittadinanza e più in generale di umanità, fondata sulla conoscenza, il libero pensiero, il senso critico e il rispetto dell'altro;
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno dei luoghi cruciali per la creazione, l'empowerment e l'accettazione una classe dirigente fondata su una tale nozione di cittadinanza, e più in specifico fondata sulla conoscenza, la competenza, la creatività e il rispetto dell'altro, quanto più possibile indipendentemente dal censo, dalla forza o da altri fattori di rigidità o malfunzionamento sociale;
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come portatori di un'eredità ormai più che millenaria nell'elaborazione e nella diffusione di questi temi e come uno dei luoghi cruciali per la trasmissione di questi valori da una generazione all'altra;
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno degli snodi cruciali per la trasmissione della conoscenza da e verso tutti gli altri luoghi -- organizzati o informali, localizzati o diffusi -- nei quali essa viene creata, manutenuta, accresciuta e utilizzata;