Caro Esposito, Nel sottoscrivere l'appello avevo specificato che non mi faccio illusioni sulla classe politica Però concordo con la collega Painelli che anche le agende non vanno molto più lontano, e concordo con te che la prima, e spesso unica, cosa che vale è la testimonianza che ci riesce di dare nella pratica quotidiana Piero Lattanzi (ordinario sconvolto e fannullone)
Pierfranco Lattanzi Professor of Applied mineralogy Università di Cagliari Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche via Trentino 51, I-09127 Cagliari tel. +390706757722 +390552757490 fax +39070282236 email lattanzp@unica.it skype pierfranco.lattanzi
Il giorno 19/01/13 12:21, "Rino Esposito" rino.esposito@uniud.it ha scritto:
Grazie, Anna, della solidarietà. Mi chiedi cosa possiamo fare. Non ho alcuna soluzione, al di fuori di parlare con tutti. Per esempio ho risposto alla mail di Modica in un contesto che mi pare molto più allineato su posizioni di chi fa solo appelli. Nella mia Università (Udine) ho formato con un gruppo di colleghi, il CoUP - Coordinamento per l'Università Pubblica - e cerchiamo di organizzare assemblee per muovere le coscienze. Insomma, quello che i cattolici chiamano l'apostolato (io sono ateo, beninteso). Altro non so dirti. L'unica speranza è condividere le idee e fare aumentare a coscienza. Poi la gente avrà il coraggio di organizzarsi .... può darsi. Mi spiace, non posso dire altro. Un caro saluto Rino
On 19/01/2013 12.04, anna painelli wrote:
Caro Rino:
io ero stata critica rispetto alla versione originale dell'appello, ma il nuovo appello è (secondo me) condivisibile e quindi ho ritenuto opportuno sottoscriverlo. Concordo che firmare appelli non serve e non basta più. Come dici benissimo "dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo". Dovremmo avere un moto di orgoglio o meglio di dignità e cominciare a lottare con i denti e con le unghie a difesa dell'università pubblica, della scuola pubblica e della ricerca.
Dovremmo difendere la qualità dell'insegnamento universitario, inscindibile dalla libertà di cocenza e dall'attività seria di ricerca anche (e lasciami dire soprattutto) di base, dovremmo difendere l'università come un luogo di accesso all'istruzione superiore volta al miglioramento individuale e della società, offerta a tutti e alla portata di tutti (i meritevoli e i capaci, indipendentemente dal reddito), dovremmo difendere l'accesso ai ruoli universitari per garantire non solo posti di lavoro ai giovani capaci e fermare il brain drain, ma anche per garantire la continuità della trasmissione del sapere, senza la quale muoriamo..
queste e tante altre cose, dovremmo difendere, ma il problema è come?
Temo che sottroscrivere agende abbia la stessa (in)utilità che sottoscrivere appelli (comuqnue sottoscrivo immediatamente l'agenda che proponi). Le uniche forme di lotta sensate comprenderebbero dimissioni in blocco, blocco degli esami e delle lauree, picchettaggi delle autostrade... Ma queste cose NON riusciamo a farle, purtroppo, lo abbiamo visto molto bene. Anche perchè siamo spesso divisi al nostro interno. Ci si trova a fare i conti da un lato coi colleghi ordinari che di fronte ad azioni di lotta sono sconvolti perchè "è contro la legge, contro il regolamento, ma però il senato ha già deliberato all'unanimità...", dall'altra i ricercatori vedono *il nemico ordinario* come privilegiato perchè riceve uno stipendio dignitoso e barone-fannullone di default.
chiedo a te e a tutti: come possiamo recuperare dignità, credibilità e spirito di corpo? cosa possiamo fare almeno per salvare il salvabile?
ciao anna
2013/1/19 Rino Esposito rino.esposito@uniud.it
Cari colleghi ho già manifestato, con altri (pochi in verità), il mio dissenso dall'impostazione di Modica, che mi pare solo capace di scrivere appelli strappalacrime a gente che non ha esitato a stanziare solo 39 milioni per il prossimo PRIN e solo 29 per il prossimo Futuro in Ricerca. Questa modalità è suicida. Oggettivamente, se non facciamo qualcosa, ma ci limitiamo solo agli appelli col cuore (e col cappello) in mano, siamo complici del piano di demolizione dell'Università pubblica che il neoliberismo trasversale dell'establishment politico-economico sta conducendo. Questo, al di là della buona fede di molti dei firmatari (non di tutti, purtroppo).
Rilancio. Piuttosto che l'appello di Modica, a mio parere pietistico, propongo di assumere un atteggiamento fattivo, basato sulla responsabilità di chi fa della scienza e della cultura un uso quotidiano e non accetta di muoversi nella prospettiva di una limitazione pesante della loro condivisione e diffusione. Insomma, se è vero che siamo diventati 53000 in tutto il Paese, mi domando e vi domando, se è accettabile che, per esempio, in tutta Italia vi siano solo 300 genetisti medici o 3000 biochimici (i numeri sono di fantasia, ma verosimili) e con conoscenze al livello più avanzato esistente (questo ci si aspetterebbe dall'accademia), e che ci si debba muovere nella prospettiva di ridimensionare tutte le consistenze e , sempre per esempio, finire con 200 genetisti medici o 1800 biochimici. E' possibile pensare che in un paese di 60 milioni di individui, nel 21° secolo, la competenza a livello accademico di genetica medica sia ristretta a sole 200 persone, o che la competenza biochimica sia diffusa a meno di un paio di migliaia di individui? Questo è quello che si prepara e voi credete che si possa accettare?
Quello che dovremmo tutti ricordare è che dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo, ciascuno sperando, purtroppo, nelle vie personali o negli aggiustamenti individuali. Forse un dovere lo abbiamo ed è quello di far continuare ed anzi migliorare la nostra disciplina. Altro che ridimensionamento! Noi dovremmo rivendicare il raddoppio degli universitari. Dovremmo ricordare che il numero dei laureati deve fortemente incrementare perché questo Paese possa pensare di continuare a progredire, in un sistema che prima o poi si assesterà in qualcosa di diverso dall'attuale e che non potrà che essere migliore (la mia è fiducia nella storia).
Popongo un'agenda, visto che va tanto di moda. Una serie di parole d'ordine, veloce da leggere ed altrettanto semplice da capire.
/Propongo di legare a questa agenda un impegno di lot//ta: il blocco degli esami e delle lauree./
AGENDA PER L'UNIVERSITA'
- Togliere alla politica per dare alla ricerca: taglio strutturale dei
bilanci parlamentari e delle provincie di 1.5 miliardi da destinare interamente all'Università, una misura senza aggravi per il bilancio statale
- Incremento progressivo del FFO per l'Università, fino a raggiungere
i 20 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni, e decuplicazione degli stanziamenti per progetti di ricerca rispetto allo scandaloso livello dell'ultimo bando (meno di 70 milioni)
- Ripristino del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato e
istituzionalizzazione dell'immissione in ruolo, a regime, di 2000 ricercatori per anno e di 5000 ricercatori per anno per i prossimi 10 anni, con lo scopo di raddoppiare il numero di addetti all'Università
Riconoscimento del stato giuridico di docente per i ricercatori
Unificazione del ruolo dei professori associati e ordinari nel ruolo
unico di professore, con classi stipendiali legate ai livelli di produttività scientifica e gestione dei gruppi di ricerca
- Modifica della riforma Gelmini per le regole del governo delle
università, per l'abolizione dei concorsi locali ed a favore della chiamata diretta degli idonei da una graduatoria nazionale.
Coraggio!
Rino Esposito
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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