Potrebbe anche esser vero. Si può fare notare al giornale, al momento della richiesta, scrivendo nel documento da inviare che siamo una delle poche categorie che deve pagare per poter esprimere liberamente il proprio parere, vista la puntuale opera di deformazione che gran parte di essi esercitano. Altrimenti, si può esigere una richiesta di chiarimento a qualche articolo taroccato tra i tanti che hanno scritto al riguardo. Basterebbe far notare loro che questo disegno di legge è il primo che usa come mantra ricorrente la frase "risorse permettendo". La battaglia è dura, ma bisogna avere il coraggio di dire che qualcuno, nei giornali, sta barando al gioco. Allora, o si rinuncia, oppure bisogna ricordare che molti di noi non hanno nulla da nascondere ed hanno "Voci potenti, adatte per il vaff... (cito da De Andrè)". Camillo La Mesa
Il giorno 21/dic/2010, alle ore 02.59, Carlo Carminati ha scritto:
Condivido, in linea generale la lettera.
Tuttavia rimango molto scettico sull'idea di comprare una pagina di giornale. Per diversi motivi, ma mi concentro su uno solo.
Vi siete domandati perche' comprare una (o -piu' realisticamente- mezza) pagina sul Corriere? Per cercare di controbilanciare un informazione a senso unico che offre una visione assolutamente parziale dell'universita'. Per rimediare, con un piccolo spazio nelle pagine interne, alle rappresentazioni distorte offerte -in prima pagina- dai vari Giavazzi, Panebianco e Ostellino ...
Sinceramente penso sarebbe piu' efficace fare lo "sciopero del giornale": in fondo la nostra categoria, che viene allegramente denigrata (non solo dal Corriere, peraltro) rappresenta ancora una fetta sostanziosa dei lettori di quotidiani.
Saluti, Carlo Carminati
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