At 21:51 +0200 02.04.2009, annick.farina@unifi.it wrote:
Ci sono pupilli di un docente in un Ateneo che vincono il dottorato presso un altro Ateneo su raccomandazione dello stesso docente, ma continuano a "collaborare" con il docente dell'Università di origine, recandosi solo saltuariamente (una volta al mese nella migliore delle ipotesi) nella sede in cui svolgono ufficialmente il dottorato. In caso di vincita di un concorso da ricercatore, il cambio di Ateneo risulterebbe sulla carta ma, di fatto, il localismo rimarrebbe eccome!
Queste regole infatti non servono a niente, se non a Dichiarare il Principio. Peccato che tanto spesso si preferisca Dichiarare Principi anziché più banalmente far funzionare le cose.
Una volta che si permetta a ciascun ateneo/dipartimento di reclutare chi vuole e si permetta alle conseguenze di tale scelta di ricadere sulla struttura medesima, che bisogno c'è di queste ulteriori regole? Non siamo già abbastanza oberati di obblighi formali, amministrativi e burocratici in genere?
Continuo a pensare che una parte non piccola della presunta mancanza di etica con la quale amiamo autoflagellarci sia tutt'altro: sia in realtà proprio la necessità di aggirare regole ottuse e deliranti per far funzionare la baracca, che ha come conseguenza indesiderata ma inevitabile che una minoranza usa in malafede questo aggiramento per farsi gli affaracci propri.
Per di più, non si capisce neppure che razza di Principio sia quello dichiarato con questa regola. Si può eventualmente auspicare che un giovane faccia esperienza in giro per il mondo, ma perché obbligarlo? per legge?! Io ho girato quattro atenei e cinque facoltà prima di arrivare qua, ma francamente non mi pare di essere diventato più bravo per questo. Più scafato sugli schifi accademici (o schifato dagli scafi accademici) sì, ma più bravo non direi proprio.
Infine, non continuiamo a ragionare come se l'accademia fosse fatta di ricercatori singoli, monadi senza relazioni. Non è così, o almeno non necessariamente: spesso è fatta di gruppi di ricerca. Costruire regole apposta per impedire lo sviluppo dei gruppi di ricerca francamente non mi pare una grande idea.
- Maurizio Tirassa