Io trovo sbagliato dire che l'ANVUR sia "la cosa peggiore che si potesse fare". Forse avrò conoscenze limitate nel settore, ma credo che un processo di valutazione con un minimo (?) di oggettività fosse e sia necessario. Le tanto vituperate mediane qualcosa fanno. Certo introducono storture, certo, come sempre, si producono elefantismi burocratici, ma non mi sembra che gli altri metodi di valutazione fossero perfetti. L'uso dell'impact factor, che è comunque una misura fornita da un'azienda privata con potenziali conflitti di interesse è anch'esso impreciso. Altri metodi anche molto fantasiosi hanno limiti analoghi (all'interno del mio dipartimento ce n'è uno anche lì basato sull'impact factor ma con correttivi vari). Indubbiamente certi settori restano penalizzati dai dati numerici. In linea teorica la piena responsabilizzazione delle università e la valutazione a posteriori dei risultati del reclutamento (sempre una valutazione ci vuole, comunque) sarebbe il procedimento più snello. D'altra parte questo metodo di reclutamento era in voga fino a poco fa e ha prodotto un sufficiente livello di letteratura varia che si può facilmente rinvenire in rete. In altri paesi un pò meno e ci dovremmo interrogare sul perchè, ma non negar el'evidenza. In sostanza, gli attuali metodi di valutazione sono il prodotto dei precedenti errori compiuti dalla categoria che ora contesta le medesime, quindi non mi sento di partecipare a nessuna battaglia su questo tema, semmai a possibili discussioni per migliorarli. Sul sottofinanziamento e i rischi di chiusura di interi corsi di laurea e sedi universitarie si. Sui ridicoli fondi messi a disposizione per progetti di ricerca lo stesso. Alessio
On 01/22/2013 01:00 AM, Stefano Pascarella wrote:
Sebbene lo sviluppo futuro sicuramente debba andare nella direzione indicata dalla Prof.ssa Tocco, al momento non vedo in Italia le condizioni culturali, sociali, etiche e forse anche politiche perché si possa attuare una "deregolamentazione". Ciò non vuol dire che l'ANVUR sia la risposta ai problemi, anzi probabilmente era la cosa peggiore che si potesse fare e chissà quanto tempo ci vorrà per riparare i danni che sta producendo nell'ecosistema universitario. Vedo piuttosto un processo di graduale, ma controllata, semplificazione delle procedure di reclutamento man mano che a monte e a valle di questo snodo si instaurano meccanismi che promuovano prima le pari opportunità di accesso ai ruoli universitari e poi le pari opportunità di accesso alle risorse per la ricerca.
Stefano Pascarella
On 21/01/2013 23:32, Mauro Dorato wrote:
d'accordo! ma come detto da Gabriella, 1 senza 2 non va...
2013/1/21 Gabriella Toccogabriella.tocco@uniroma1.it
sottoscrivo l'appello proposto da Modica, anche se avrei auspicato uma maggiore incisività nelle richieste. Nei messaggi che ho letto di recente colgo due punti di capitale importanza: concorsi e valutazione. Possiamo provare a vedere se siamo d'accordo a chiedere
- l'abbandono dei concorsi per il reclutamento
(in quanti paesi avanzati il reclutamento viene fatto in questo modo?),insieme con 2)una seria valutazione della ricerca e aggiungerei anche della didattica delle singole Università . Come é già stato detto in qualche messaggio precedente: é necessaria una completa responsabilizzazione di chi fa reclutamento, accompagnata da una seria valutazione (non quella dell'ANVUR, per intenderci) dei reclutati a tre-cinque anni dal reclutamento ed eventuale relativa penalizzazione nella disponibilità di risorse Gabriella Tocco