Si parla sempre delle stesse cose? Questo vuol dire che nessuno cerca di risolverle, anche se ogni ministro dell'Università si sente in dovere di cambiare qualcosa, in genere nel renderla più complicata (la burocrazia ormai impazza in ogni dove). Allora le stesse risposte: -per quanto riguarda il valore legale del titolo di studio basterebbe, tanto per iniziare, applicare quello che scrisse Einaudi: ogni volta che si mette nome, cognome, titolo accademico, aggiungerci anche l'Università in cui ci si è laureati (non si abolisce il valore legale ma è come se lo fosse e quindi dovrebbero essere contenti tutti); -ai concorsi spesso vince il candidato del Presiudente della Commissione? Non mi risulta, spesso vince il candidato del membro interno (le due cose non sempre coincidono) ed è chiaro il perchè. Fino a poco tempoi fa il posto di qualsiasi tipo doveva essere conquistato da un docente con le unghie ed i denti rispetto ad altri docenti. Se si voleva entrare nell'agone lo si faceva perchè c'era un giovane promettente (i porta borse e basta sono scomparsi da anni) da portare avanti. Vinta la tenzone ci si doveva battere in commissione per far vincere uno che veniva da fuori, ancorchè bravo, e fuori sarebbe ritornato alla prima occasione (ma il posto col cavolo che lo ridavano a te)? Non ho mai sentito qualcuno giustificare con validi argomenti questo, se non col solito clichè che a vincere sono sempre i peggiori, tranne , ovviamente se stessi. Un cordiale saluto a tutti, Giovanni U. Floris