cari colleghi,
mi sembra che con questo dibattito, pur interessante, sui "figli di", stiamo perdendo di vista un problema urgente: qui lo "scarrafone" e' il prin con le sue nuove regole
qualcuno ha pensato quali saranno le conseguenze a regime? oppure stiamo pensando che tanto il prossimo ministro cambiera' le cose di di nuovo?
ma se non sara' cosi', c'e' poco da stare allegri: il prin procede sostanzialmente per settori scientifico-disciplinari, all'interno di ogni ssd si stanno formando cordate, se lo scopo era avere l'interdisciplinarieta' diffusa, anche solo di area, mi pare che siamo molto distanti ed era prevedibile che lo fossimo
negli ssd medio-piccoli passera' probabilmente una sola cordata; anche se il finanziamento fosse annuale (c'e' da dubitarne), si andrebbe verso tre cordate dominanti per ssd, non proprio omogenee ma neanche molto varie, che alternandosi prenderebbero i finanziamenti
con la fame di fondi e prestigio che c'e', gli atenei nella preselezione punteranno ogni anno sui coordinatori e progetti vincenti, e il risultato sara' una cristallizzazione su quei 2-3 filoni di ricerca dominanti: chi e' dentro sara' dentro per sempre, chi e' fuori lo sara' per sempre
la dinamica nei settori molto grossi potrebbe essere un po' piu' complicata ma sostanzialmente analoga
storicamente non mancano esempi di successo nel puntare su singoli filoni di ricerca, negli anni '20 e '30 il governo polacco punto' tutto in matematica sulla scuola di analisi funzionale e topologia (S. Ulam, Adventures of a mathematician) con un innegabile successo, e ci sono credo vari altri esempi di questo tipo nella prima meta' del novecento in diverse aree
ma ovviamente la situazione storica e sociale e' ben diversa, molto piu' complessa, e temo che l'effetto della cristallizzazione (in parte gia' in atto) sara' irreversibile e devastante
molti pensano che tutto cio' sia un male minore, soprattutto chi fa gia' parte dei gruppi dominanti, ma secondo me sbaglia, perche' la mancanza di pari opportunita' e' devastante da tutti i punti di vista (ribadisco, anche quello psicologico)
in matematica si sopravvive solo grazie all'INdAM, che riesce a dare un po' di respiro a ricercatori e gruppi indipendenti (ma i matematici spendono abbastanza poco): e poi sopravvivere non e' abbastanza, non e' la cosa giusta
qualcuno ha in mente un modello meno pessimistico?
siamo in grado di chiedere un cambio di rotta? possibile che il ministro non si renda conto di dove ci sta portando?
Marco Vianello dip.to di matematica Universita' di Padova
P.S. sono sempre piu' convinto che il finanziamento su progetto sia spesso una farsa, sia a livello nazionale che locale, tendente a premiare sempre gli stessi gruppi dominanti (a parte il caso dei piu' giovani scientificamente): quando riusciremo ad avere anche fondi di ricerca individuali, basati su una seria valutazione a posteriori dell'attivita' del singolo? almeno si cominciasse a pensarci ...