cari Dimitri e De Vivo, io su questo ho sempre avuto le idee chiare e non e` questione ne di distinguo ne che le regole vadano bene per gli altri.
Io penso che la malattia del sistema italiano sia la idea stessa che la forma burocratica possa essere una salvaguardia di correttezza ed il suo corollario, che si possa moralizzare per legge.
Di fatto in italiano (e non so se esiste in altre lingue) c'e` il detto "fatta la legge, trovato l'inganno".
Eppure la schiera dei moralizzatori non si estingue mai, poi pero` ci si trova un Di Pietro con la sua moralizzatrice IdV che fornisce il maggior numero di transfughi al PdL.
Allora i moralizzatori si spostano su un comico, Grillo! purtroppo tutto questo è tragico e niente affatto comico.
D'altra parte la storia è piena di pazzi che volevano costruire "l'uomo nuovo" da Robespierre a Stalin a Hitler a Pol Pot. Se accettassimo un approccio molto più laico e "relativista" forse potremmo vedere non quali leggi moralizzano ma quali meccanismi di responsabilizzazione, controllo e competizione possano non eliminare ma arginare i fenomeni corruttivi.
Claudio
p.s. ho bevuto un po troppa Tequila e forse non sono del tutto sobrio
On Dec 21, 2010, at 6:49 PM, P. Dimitri wrote:
Sono d'accordo con te, nella situazione in cui si trova ormai da anni il paese, sarebbe il minimo e si dovrebbe applicare a ogni settore.
In uno dei punti indicai la regola etica secondo la quale i figli non dovrebbero fare carriera nell'Università dei genitori... mi arrivarono appunto distinguo e sottodistinguo, dai quali si evinceva che le "regole" vanno bene, ma solo se si applicano agli altri...
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