Confesso che non capisco i vostri calcoli; ricavo dal sito
http://www.unipi.it/ateneo/personale/carriere/stipendi/tabelledocenti.pdf
che un ricercatore classe 1, direi simile a un assistant professor, ha uno "stipendio" (inteso in senso americano, cioe' quanto l'universita' paga) di 47.619,15 Euro che fanno, al cambio di 1,40 di oggi, 66.667 USD, dunque ben di piu' dei 62.654 della media americana.
Lo stesso si puo' dire di un full professor, che a fine carriera in classe 14 (io ho 54 anni e sono in classe 11, quindi credo che non sia impossibile arrivarci) ha uno "stipendio" di 189.774,92 Euro che fanno 265.685 USD. Credo che in tutti gli USA i matematici con uno stipendio superiore a questo non siano piu' di una dozzina.
Certo che se si paragona da un lato il "netto" e dall'altro il "costo" escono fuori dei rapporti come quelli che ho visto nei mail di questi giorni, ma e' come paragonare metri e yard.
Il vero problema e' il prelievo fisco-contributivo, che fa scendere i 189.774,92 Euro a circa 60.000 netti!!! Immagino che a un professore americano, che ha un salario iniziale nettamente piu' basso del nostro, tolte tasse, sanita', pensione, tfr, ..., resti in tasca di piu'.
L'altro problema e' che le nostre tabelle stipendiali sono rigide, uguali per tutti; non sarebbe male avere un 30% dello stipendio piu' flessibile, legato alla produttivita'. Temo pero' che questo verrebbe inteso dai nostri politici come: "togliamo a chi non produce e non diamo a chi produce", tipo la misura proposta sul congelamento degli scatti di anzianita' a chi non produce, senza dare nulla in piu' a chi produce. Per questo credo che proporre una flessibilita' sugli stipendi non incontrera' il favore dei docenti; il punto e' la mancanza di fiducia che la manovra sia a somma zero.
Saluti, Giuseppe Buttazzo
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