In quanto "giovane", mi sento chiamato in causa.
Ammetto che la cosa che più mi confonde é non capire chi deve essere l'interlocutore delle nostre istanze, se ce n'é uno. E' chiaro che "together we stand, divided we fall", ma senza un interlocutore istituzionale (non parliamo dell'opinione pubblica, considerato lo stato in cui versa l'informazione e la stampa, é irraggiungibile) faccio fatica a immaginare un modo d'intervenire. Lungi dal voler essere pessimista o rassegnato, mi manca giusto la fantasia!
un saluto, Michele
Il giorno 27 gennaio 2013 22:05, claudio procesi procesi@mat.uniroma1.itha scritto:
cari Maurizio Persico e Franco Gianturco (e tutti i colleghi) capisco il vostro scoraggiamento e anche condivido molte delle vostre analisi, ma non credo sia giusto verso i colleghi piu giovani dire che non si puo` fare nulla. Non tocca a chi come me è in pensione fare le prossime battaglie, le mie le ho fatte e qualche risultato credo di averlo ottenuto. Il problema che i giovani si devono porre è di avere una analisi lucida della situazione per capire dove e come si può intervenire senza fughe in avanti o utopie e con un certo coraggio a rifiutare posizioni conformiste, siamo in un momento abbastanza magmatico ed è proprio in questi momenti che si possono fare scelte per il futuro.
(P.s. per Franco, poi come vedi alla fine la Facoltà è riuscita a deliberare sugli emeriti)
Claudio Procesi, Professore Emerito,
Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo
Membro dell'Accademia dei Lincei
Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/
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