Scusate se insisto.
Per prima cosa esiste un libro la cui prima edizione è del 1994 chiamato l'Università dei Tre Tradimenti di De Simone dove viene descritto benissimo il fenomeno del pendolarismo tra atenei ed il nostos del docente universitario.
Avendo insegnato per 8 anni a Lecce dove mi sono trasferito con tutta la famiglia (moglie e figli) vi posso assicurare che la gente che pendola per centinaia di Km è la regola. Quindi non vedo dove sarebbero i problemi. Non solo quelli che pendolano da Bari (160km) ma anche dalla Padania. La nostra facoltà subiva il pendolarismo (un altro degli scandali italiani) dove docenti arrivano il martedi sera per ripartire il giovedi mattina una settimana si ed una no quando ci sono le lezioni e scomparire i rimanenti mesi.
Secondo io vorrei solo che fosse possibile essere proprietari del proprio budget e se uno vuole trasferirsi poterlo fare. Non vorrei obbligare nessuno.
Questo accorgimento a costo zero che potrebbe divenire da subito legge senza nessuna grande filosofia o riforma potrebbe mettere un minimo in competizione gli atenei, permetterebbe a studiosi di fama di chiamare persone che sono in giro a fare cluster di ricerca interessanti e permette al singolo docente di poter minacciare di andarsene quando l'aria diventa insostenibile.
Ci sono tanti bravi che confinati in sede periferiche alla fine hanno preferito, anche se passati ordinari, andarsene all'estero, magari se si potevano trasferire in Italia con facilità sarebbero rimasti.
Certamente questo accorgimento permette anche di realizzare il nostos a tante mediocrità, ma anche questo è un bene perché scoprirebbe in modo definitive le sedi marginali dal punto di vista numerico.
Se un ateneo non fosse stupido può studiare mille modi per incentivare i trasferimenti e usare questa libertà per migliorarsi. Per esempio molti atenei sono proprietari di immobili e non sanno che farsene. Quindi un incentivo potrebbe essere dare affitti a prezzi calmierati.
A differenza di tanti discorsi che sono dei sogni questa norma è concreta e semplice. Magari non è importante, ma lavorare su cose di questo tipo è l'unica vera arma che abbiamo.
Riscrivere le grandi riforme secondo mia modesta opinione non è per noi.
Peppe
Parlare di mobilità dei ricercatori in un paese come l'Italia è un discorso da libro dei sogni. Non solo ci vorrebbero retribuzioni più alte ma anche facilità di trovare alloggi a prezzi sostenibili e in particolare essere single, oppure. come consiglia il Cavaliere sposare uno o una ricca. Margherita Hack ----- Original Message ----- From: "Guido Rossi" guirossi@unina.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Wednesday, June 03, 2009 7:07 PM Subject: [Universitas_in_trasformazione] Fw: Petizione "Per una riforma piu'seria"
Ho sottoscritto la petizione ma concordo pienamente con le osservazioni di Maurizio Tirassa sulla "transumanza" dei giovani ricercatori. Nella realtà economica e sociale italiana è assolutamente impensabile che un giovane ricercatore o una giovane ricercatrice, se sposati, possano andare a vivere in un'altra città con il lauto stipendio che passa loro lo stato italiano. Oggi una famiglia sopravvive solo se entrambi i coniugi lavorano e quindi o faranno i ricercatori solo i "singles" , oppure la famiglia andrà a rotoli. Immaginate, ad esempio, una coppia in cui entrambi aspirino a diventare ricercatori (caso non infrequente) e si ritrovino uno aTorino e l'altro a Catania... Non mi sembra una prospettiva entusiasmante ... Guido Rossi Università di Napoli Federico II
At 21:50 -0700 31.05.2009, Walter Lacarbonara wrote:
... Vi prego di farci pervenire commenti o punti che ritenete importanti e che non sono stati toccati dal documento
(1) Trovo pessima l'idea di obbligare un inizio di carriera in altro ateneo, per tre ragioni:
a. E' assai difficile per un giovane farsi desiderare così tanto da un ateneo diverso da quello nel quale è cresciuto. O si aprirebbe un dispendioso (anche economicamente) peregrinare da un ateneo all'altro nel tentativo di trovarne uno nel quale si sia apprezzati al punto di creare un posto di ruolo, oppure si verrebbe sic et simpliciter raccomandati dal proprio "maestro" ai suoi "amici". Nessuna delle due soluzioni mi pare desiderabile o comunque migliore dell'attuale, nella quale ci si muove in una direzione o nell'altra, oppure non ci si muove affatto, o non nelle prime fasi di carriera, a seconda delle situazioni reali che si hanno disponibili.
b. La norma avrebbe un impatto grave sulla creazione di gruppi di ricerca stabili. Questo punto riflette forse la differenza tra aree nelle quali è normale lavorare da soli e aree nelle quali è normale lavorare in team: le seconde lavorano essenzialmente con un modello a bottega, che non necessariamente ha le caratteristiche di una famiglia di mafia e che dovrebbe essere preservato con cura.
c. Mi sembra il modo che aveva un tempo lo Stato di trattare i propri militari: trasferimenti ogni pochi anni e nessun permesso matrimoniale, per evitare che si creassero legami e clientele. Con il risultato che legami e clientele si creavano nel primo semestre successivo alla stabilizzazione, e non mi pare che l'esercito desse comunque grandi prove di sé. Legami e clientele si evitano con un uso sensato di valutazione e incentivazione, non con la transumanza di giovani scienziati da un ateneo all'altro.
(2) Manca il tema dei settori scientifico-disciplinari. Non mi metto a ridiscuterlo perché se n'è già discusso altre volte, e anche il recente documento di Paola Potestio lo affronta. Rimango convinto che la situazione attuale sia non solo una follia, ma una follia che crea un mare di problemi reali. Problemi che rimarranno anche dopo queste o altre riforme, pregiudicandone fortemente l'efficacia.
(3) La parte sulla governance è troppo vaga. Anche di questo abbiamo già parlato tante volte: lo so che nessuno di noi ha competenze reali in quest'area, ma il documento strutturato in questo modo ne risulta un po' debole.
Tutto questo non certo per criticare il lavoro degli estensori, che anzi ringrazio infinitamente sia per lo sforzo fatto sia per la qualità del risultato. Tuttavia, questi aspetti mi parrebbero ancora da migliorare.
- Maurizio Tirassa
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php