Carissimi, vi posso dare qualche informazione sul coordinamento nazionale degli associati, avendone seguito un po' lo sviluppo e dato qualche contributo. Premetto che ho letto nel forum delle posizioni davvero preoccupanti, in termini di rivendicazioni corporative di fascia (qualcosa tipo: visto che ai ricercatori si concedono 9000 posti, dobbiamo fare una azione per ottenerne un certo numero anche noi ...). Fortunatamente, però, le posizioni più autorevoli mi paiono ben diverse, e soprattutto coscienti della necessità di uscire dalla ristrettezza mentale di un discorso riservato agli associati, per una prospettiva unitaria di tutti i docenti universitari. Non è ancora confermata nei dettagli, ma il 15 novembre vi dovrebbe essere un'assemblea nazionale di questo coordinamento a Roma. Vi invio, per documentazione, qualche estratto da scambi di mail, da cui farsi un'idea e valutare. Un saluto a tutti Rino Esposito
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Cari Colleghi,
nella presente fase politica lo spazio di manovra e' ridottissimo, e dobbiamo avere chiari alcuni aspetti tra cui il principale e' rappresentato dall'inaccettabilita' del ddl nel punto cruciale che riguarda la governance. Non a caso il manifesto preparatorio dell'assemblea (http://www.professoriassociati.it/ - che tutti siamo invitati a esaminare e a sottoscrivere se ci troviamo d'accordo) esordisce con "Il Disegno di Legge Gelmini sulla riforma dell'Università costituisce la chiara espressione di una visione decisamente verticistica del governo degli atenei, a danno dell'autonomia e della democrazia."
Il secondo aspetto riguarda il definanziamento dell'universita', che rende del tutto inutile, velleitaria e ridicola tra l'altro qualsiasi previsione di reclutamento piu' o meno ordinario o straordinario. Non credo possa interessare agitarsi per consentire (oltre tutto a pochi) di fare carriera in un'universita' ridotta ad un deserto desolato. Non e' per questo che ci stiamo muovendo.
Se nasce un Coordimanento nazionale degli Associati, non puo' essere unicamente un'associazione "di categoria", anzi forse non deve nemmeno esserlo, neanche un po'. Gli Associati si muovono con questo denominatore unicamente in quanto il ddl e' congegnato in maniera tale da spaccare il corpo docente mettendo da un lato gli ordinari (illusoriamente convinti di restare i depositari di un potere che non avranno piu') e dall'altra gli associati, nella convinzione che siamo gia' abbastanza anestetizzati e adusi alle logiche baronali, come baroncini in erba aspiranti solo a tacere collusi per giungere quanto prima al medesimo potere (del gallo 'ncoppa a munnezza). Altrimenti dovrebbero muoversi tutti i professori. Chissa', forse dovremmo chiamarci "coordinamento dei professori". E basta.
Credo comunque che dobbiamo sapere esprimere una visione dell'universita' pubblica di ampio respiro. I ricercatori con R29A lo hanno fatto, e su questa linea si e' mosso - pur tardivamente - anche il CNRU, che era invece partito da posizioni categoriali e corporative "al ribasso". Capitalizziamo il lavoro gia' fatto evitando ovvi errori, e partiamo da subito su un'idea nuova di universita': ordinari associati e ricercatori, e' una distinzione che andrebbe superata nei fatti con il ruolo unico. Si tratta pero' di capire se il momento politico rende questa prospettiva perseguibile subito. Questo e' il secondo tema dell'emendabilita' (o meno) del ddl Gelmini, oltre alla governance.
E' disposto il ministro a recedere dal verticismo baronale del rettore padrone e del CdA nominato e non eletto? E' disposto ad avviare un confronto sul ruolo unico e su una vera valutazione del merito (e non le chiacchiere contenute oggi nel ddl)? Se la risposta e' si' a entrambe le domande, forse si puo' ragionare sull'emendabilita' del ddl. E immediatamente introdurre il tema dei finaziamenti. Veri. Via i tagli del FFO della 133/2008 che faranno andare in bilancio provvisorio tanti Atenei (qualcuno lo ha gia' decretato) e via i tagli penalizzanti agli stipendi nostri ex manovrina estiva (un vero accanimento, dato che allo stato comporta un risparmio irrisorio).
Ma se la risposta e' no, a mio parere al ddl puo' esser detto solo NO. Rifiutandolo in ogni modo, opponendosi con tutte le forme democraticamente possibili e realizzando al contempo una proposta di universita' pubblica nuova, che superi tutti i limiti e i difetti del sistema attuale, che conosciamo fin troppo bene.
Siamo professori, e come tali abbiamo esperienza dell'universita', delle sue logiche e del suo funzionamento, e come abbiamo scritto nel manifesto abbiamo "assunto ruoli istituzionali e amministrativi a sostegno di Facoltà, Dipartimenti e Corsi di Laurea, impegnandosi direttamente in compiti che in precedenza erano svolti dai soli professori ordinari". Il ruolo unico gia' esiste nei fatti, noi abbiamo ora la responsabilita' di realizzarlo all'interno di un progetto di riforma organica dell'universita'. E abbiamo anche il potere di farlo, essendo in tanti casi in posti di coordinamento e responsabilita'. Potere e reponsabilita'. Accountability. Condivisione, collegialita' e democrazia. E valutazione e merito. Senza aspettarci nulla da questa politica, che e' molto peggiore di noi e di questa nazione.
Perdonate la prolissita' e speriamo di vederci in tanti a Roma tra pochi giorni.
Cari saluti,
Marco Cosentino
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Il 05/11/2010 17.07, Rino Esposito ha scritto: Caro Marco, finalmente leggo qualcosa di organicamente sensato in questo forum! La discussione aveva infatti preso pieghe preoccupanti. Spero che si sia in molti a condividere la tua impostazione. Francamente, però, questa impostazione non corrisponde totalmente allo spirito che mi pare scaturisca dal documento programmatico. Credo, infatti, che gli accenti di 'categoria' che tu giudicavi negativi (un giudizio su cui concordo - a suo tempo mi limitai a dire che ravvisavo del 'vago' corporativismo) siano piuttosto marcati, specie nella seconda parte del documento che dovremmo sottoscrivere.
Spero, perciò, che quel documento sia emendato. Potrebbe infatti, se depurato dei connotati che riguardano la rivendicatività per i prof. associati, porsi come documento programmatico per tutti i professori, per tutti i docenti e ricercatori, per chi l'Università la fa tutti i giorni.
Oltre ai due punti da te segnalati, cioè la rinuncia al verticismo nel disegno della governance e il rientro del taglio economico netto al finanziamento universitario, una cosa fondamentale da fare emergere, a mi avviso, è il rifiuto dell'ottica delle mance, come appunto la famosa promessa dei 9000 posti per i ricercatori. I posti saranno tutti quelli necessari a riconoscere la professionalità di chiunque lo merita. E qui il discorso vale per tutti, sia chiaro.
Bisogna rifiutare la logica dell'entrare in trattative con chi prospetta la possibilità di un certo numero di posti per ricercatori e associati, quasi a dare una mancia sperando che il movimento si accontenti. Bisogna invece far un discorso sulla 'qualifica funzionale' come tu dicevi. Di fatto, ricercatore o associato che sia, un universitario che abbia i titoli, ha il diritto ad essere riconosciuto e non ricattato dal sistema di controllo settoriale basato sugli SSD e funzionale a riprodurre una palude su cui si basa il consenso per l'esercizio del controllo di un 'establishment', che insieme a quello dei rettori, ha provocato i guasti di cui siamo testimoni e vittime. E' auspicabile che la qualifica funzionale di cui parliamo sia quella di un ruolo unico.
Accettate queste pregiudiziali, possiamo cominciare ad articolare una riforma specificando, nel dettaglio, gli aspetti che disciplinino, come scrissi qualche tempo fa, i seguenti punti: - assetto dei corsi universitari (abolizione 3+2, riordino delle lauree triennali professionalizzanti, soppressione dei corsi di laurea squalificanti, ecc.); - abolizione del CUN nella sua attuale forma. Soppressione della pletora di SSD. Meccanismi per evitare il controllo dei concorsi da parte delle oligarchie. Criteri adeguati per le progressioni di carriera; - abolizione effettiva delle Facoltà come centri di potere e discipline certe per la creazione dei dipartimenti; - regolamenti per l'espletamento dei concorsi; - riforma della governance (Rettori, Senato, Consiglio di Amministrazione) e regolamentazione dei rapporti di forze numerici tra le varie componenti accademiche.
Soprattutto, bisogna rivolgersi a tutti e corredare la proposta con un'azione di lotta. Da tempo propongo la proclamazione, con preavviso adeguato (15-30 giorni), dell'astensione ad oltranza dalle sedute di laurea di tutta l'Università italiana.
Un saluto a tutti Rino Esposito --------------------------------------------------------------------------------- ************************************************** COORDINAMENTO NAZIONALE DEI PROFESSORI ASSOCIATI http://www.professoriassociati.it
COMUNICATO STAMPA 8 novembre 2010
UN MILIARDO ALL'UNIVERSITA'? NON GIOCHIAMO CON I NUMERI!
Il Coordinamento Nazionale dei Professori Associati prende atto con profondo stupore dell'annuncio del Ministro Giulio Tremonti dello scorso 5 novembre, secondo cui il Governo intenderebbe destinare nella prossima finanziaria un miliardo di Euro all'Università.
Quel che purtroppo non emerge dai titoli trionfalistici dei giornali di questi giorni è che tali somme non costituiscono un finanziamento aggiuntivo, ma piuttosto semplicemente parziali e del tutto insufficienti restituzioni di una minima parte dei tagli operati in questi ultimi due anni, e precisamente: - 700 milioni, oltre tutto previsti unicamente per il prossimo anno, corrispondono all'incirca alla metà del taglio al Fondo di Finanziamento Ordinario dell'Università, con il risultato che gli Atenei statali sconteranno comunque una riduzione dei propri bilanci di almeno l'8%, con incertezze immutate già per l'anno successivo. La vera notizia dunque è che 700 milioni sono l'ammontare del taglio previsto per il 2011!!! - 200 milioni sono destinati a garantire il diritto allo studio, a ripianamento dell'incredibile taglio che nel 2010 aveva visto crollare l'importo per gli studenti a soli 99 milioni (il livello più basso degli ultimi dieci anni!). Tutto ciò mentre il ddl Gelmini-Tremonti prevede di azzerare il contributo dello stato agli studenti meritevoli e privi di mezzi, per passare alla logica del credito agevolato! In un paese dove la disoccupazione giovanile è la più alta d'Europa e la laurea non serve più a trovare lavoro!!! - 90 milioni circa serviranno per ridurre (ma solo una-tantum, senza recuperare i danni permanenti) parte dei tagli alle retribuzioni dei docenti operati lo scorso luglio e per finanziare una minima parte dei 9000 concorsi riservati a professore associato promessi ai ricercatori universitari per indebolirne la ferma contrarietà al ddl Tremonti-Gelmini (con il solito vecchio stile da "prima repubblica": un tempo si sarebbe detto che "un titolo di cavaliere e un sigaro toscano non si negano a nessuno", ora semplicemente si gettano in pasto briciole a pochi aspettandosi che ci caschino tutti, iniziando ad accapigliarsi).
Il Coordinamento ribadisce che, anche nel caso queste risorse arrivassero, sarebbero del tutto insufficienti, trattandosi di un recupero parziale dei tagli già operati, appena sufficiente alla mera sopravvivenza degli Atenei (e forse nemmeno di tutti). Non si tratta certo dei "fondi per la riforma dell'università" trionfalisticamente annunciati anche ieri a Cernobbio dal Ministro Gelmini. Il vero problema resta il definanziamento del sistema dell'Università e della ricerca pubblica e un inaccettabile ddl Gelmini-Tremonti, espressione di una visione verticistica e vetero-baronale degli Atenei, a tutto danno di autonomia, responsabilità, merito e democrazia.
Il Coordinamento Nazionale dei Professori Associati http://www.professoriassociati.it