cari colleghi, è del tutto chiaro che i soldi volendo ci sono, Obama mentre salvava le banche ha immesso una notevole somma (che ora non ricordo) nella NSF ossia nella ricerca.
Un paio di giorni fa ho visto l'apertura del MAXXI che conteneva una mostra di totali idiozie, qualcuno la paga, penso noi.
I paesi emergenti mettono risorse ingentissime (per dirne tre il Brasile la Cina e la Corea del Sud) nella ricerca anche di base. Quindi è del tutto chiaro che qui si tratta solo di una immensa miopia politica. Miopia che mi pare coinvolge anche l'opposizione quando propone di pensionare i professori a 65 anni senza neppure porsi il problema se fra questi non ci sia per caso qualche indiscusso leader della scienza che scapperà all'estero. Il risultato grottesco sarà una curiosa accoppiata: la fuga dei cervelli giovani e vecchi, visto che chiaramente l'obiettivo è la mediocrità.
Che obiettivi porsi? Temo che vedremo alla fine la solita commedia, in mancanza di una idea condivisa e di una proposta i movimenti più agguerriti sono ovviamente quelli di coloro che vogliono un posto. Per carità io li capisco benissimo e a livello individuale sono anche solidale, ma poi ogni infornata corrisponde ad una generazione che vince la lotteria ed alla prossima che la perde. 5o anni di gestione mediocre dell'Università ce lo dovrebbero ricordare (rileggetevi Sylos Labini sul decreto Pedini e chiedetevi se non siamo in pieni ricorsi storici).
Poi francamente non credo che i precari della Università abbiano maggiori diritti ad un posto di tante altre categorie di precari, per dirla tutta, qualche mese fa delle bravissime segretarie co.co.co. sono sparite senza che nessuno di noi battesse un colpo.
Permettetemi comunque di essere più solidale con quelli che hanno avuto coraggio e cercato un posto in Francia, Inghilterra, Germania, Australia (parlo di persone reali che conosco).
Un obiettivo minimo potrebbe essere quello di chiedere investimenti sulla ricerca, trasformare il ruolo di ricercatori in terza fascia della docenza adeguando sia i compiti che gli stipendi, poi se capisco bene il presente decreto potrebbe bloccare del tutto la carriera dei ricercatori confermandi. Se questa è la interpretazione corretta è una vera infamia. Mi fermo qui, non pretendo che l'anno prossimo mi diano la liquidazione, anche se questo non mi sembra che sia conforme al principio di equità.
Non ho in realtà tante informazioni. Mi dice Vaccarino che al Politecnico moltissimi professori vicino alla pensione hanno dato le dimissioni (da professore). Vi allego se non la conoscete una risoluzione della conferenza dei presidi di scienze ed un mio commento.
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MOZIONE SUI RICERCATORI E SULL’ATTUALE STATO DI AGITAZIONE.
La Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Scienze e Tecnologie, riunitasi a Roma il 6 maggio 2010,
ribadisce l’importanza e il ruolo cruciale della ricerca scientifica e tecnologica per lo sviluppo e la crescita di una nazione, soprattutto in un periodo di crisi economica;
sottolinea che in Italia la ricerca scientifica ha luogo prevalentemente all’interno delle università e degli enti di ricerca pubblici;
ricorda l’alto livello internazionale mantenuto dalla ricerca italiana nonostante la continua e distruttiva diminuzione delle risorse e lo scarso ricambio di personale;
dichiara che non sarà possibile mantenere tale livello, in una situazione che nei fatti spinge i giovani brillanti ad andare all’estero (dove sono accolti con favore grazie all’ottima preparazione che l’Università italiana ancora offre nel campo scientifico) e compromette il vitale ricambio generazionale reso necessario dall’elevatissimo numero di pensionamenti di questi e dei prossimi anni;
ritiene che invece sia fondamentale per lo sviluppo e la competitività dell’Italia nel contesto internazionale un deciso, immediato e calibrato investimento di fondi e di personale nel campo della ricerca pubblica, correggendo la tendenza a concentrare le risorse residue sulla ricerca applicata e a impoverire così la ricerca fondamentale che sta all’origine di ogni progresso scientifico e tecnologico;
considera cruciale una distribuzione e razionalizzazione delle risorse basata sulla valutazione della qualità e del merito, incentivando in maniera significativa le realtà migliori;
segnala il ruolo fondamentale svolto dai ricercatori all’interno dell’università, in particolare nei settori scientifici di base, sia per le attività di ricerca sia per le attività didattiche ben oltre i loro compiti istituzionali, nello spirito del DM 544, soprattutto nelle lauree magistrali, con la progressiva crescita del numero degli insegnamenti affidati ai ricercatori, senza che – da molti anni – sia stato variato lo stato giuridico di questi, con l’esplicito riconoscimento per essi dei diritti e dei doveri dei docenti;
osserva che nelle Facoltà di Scienze molti ricercatori hanno un curriculum prestigioso, dei profili caratteristici non di giovani leve in formazione, ma di scienziati affermati a livello internazionale, senza aver avuto le corrispondenti occasioni di progressione nella carriera, determinando così un forte sentimento di sconforto nella categoria che si vede da anni precluse legittime aspettative di carriera, necessarie anche per un corretto equilibrio del settore;
avvisa che una mancata soluzione dei gravi problemi segnalati mette seriamente a rischio settori della ricerca e corsi di laurea fondamentali per qualsiasi nazione, quali per esempio Biologia, Chimica, Fisica, Informatica, Matematica e Scienze della Terra e rischia di mettere in pericolo – in molte sedi – lo svolgimento della didattica e l’avvio di molti corsi di laurea;
richiede quindi un intervento urgente da parte del Governo e del Parlamento, tramite il disegno di legge 1905 attualmente in discussione (che può essere oggetto di significativi ed efficaci emendamenti) o mediante altri strumenti legislativi di urgenza, in modo da incidere nel merito dell’organizzazione e del finanziamento dell’università per sostenere la ricerca e la didattica di qualità, cruciali per lo sviluppo dell’Italia, per garantire un reale diritto allo studio attraverso strumenti che considerino sia il merito sia le condizioni reddituali degli studenti, assicurando in tal modo all’università la funzione di veicolo per la mobilità sociale e – in sintesi – per rendere il sistema universitario italiano più efficiente, vitale e capace di riconoscere e promuovere con efficacia e tempestività il merito individuale.
La Conferenza esprime solidarietà per le manifestazioni delle ricercatrici e dei ricercatori delle università italiane, che in molte sedi hanno trovato l’adesione dei Consigli di Facoltà e dei Senati Accademici, riconoscendo il ruolo essenziale svolto dalla maggior parte di loro nello sviluppo della ricerca e nella didattica universitaria, ritenendo urgente una revisione dello stato giuridico dei ricercatori, che offra – nell’approssimarsi della data in cui andranno ad esaurimento le figure dei ricercatori a tempo indeterminato - adeguate opportunità di carriera con selezione basata sul merito.
In particolare, la Conferenza chiede:
l’eliminazione dei tagli indifferenziati al finanziamento degli atenei, che sta portando al collasso tutto il sistema indipendentemente dalla qualità del lavoro svolto; l’abolizione del taglio al turn-over introdotto con la legge 133/08, che impedisce l’uso delle risorse liberate con i pensionamenti per l’assunzione di nuovo personale, rendendo estremamente difficile il mantenimento della ricerca e della didattica in settori cruciali come quelli già ricordati; la revisione del comma 3 dell'art. 1 del decreto legge 180/08 che vincola la somma riutilizzabile delle cessazioni per una quota non inferiore al 60% all’assunzione di ricercatori a tempo determinato e indeterminato, prevedendo invece che le Università siano più libere di programmare il proprio sviluppo; l’uso sistematico della valutazione della qualità della ricerca e della didattica come metodo prevalente per la distribuzione delle risorse; la previsione fin da subito un flusso di risorse costante che permetta il bando nei prossimi sei anni, a ritmi certi, di un numero significativo di posti da ricercatore (in modo da poter inserire forze nuove e giovani nel sistema) e di posti di associato, in modo da permettere il passaggio di ruolo agli attuali ricercatori meritevoli (va ricordato che passaggi anche numerosi - senza ricostruzione di carriera, ma con l’integrazione dell’assegno aggiuntivo - dei ricercatori al ruolo di docenti di seconda fascia non impegnerebbe significative risorse economiche); che la nuova figura di ricercatore a tempo determinato sia davvero una tenure-track, e che quindi siano previsti espliciti meccanismi che assicurino la prosecuzione della carriera ai migliori fra i ricercatori a tempo determinato e percorsi di uscita ragionevoli a coloro che (avuto il secondo contratto triennale) non riuscissero a ottenere una posizione di professore associato; che vi sia una completa equiparazione di diritti e doveri fra gli attuali ricercatori a tempo indeterminato e i nuovi ricercatori a tempo determinato, ricordando poi che il compito principale dei ricercatori è la ricerca, non la didattica. In caso di mancato accoglimento di queste richieste, i Presidi delle Facoltà di Scienze e Tecnologie ricordano che – a causa del combinato effetto di diverse recenti disposizioni e della motivata protesta dei ricercatori, che possono rifiutare di svolgere compiti didattici non obbligatori - non sarà possibile garantire la sostenibilità delle offerte formative per il prossimo anno accademico in molti settori cruciali per il paese.
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COMMENTO
cari colleghi, ho letto con attenzione la
MOZIONE SUI RICERCATORI E SULL ATTUALE STATO DI AGITAZIONE.
mi sembrava di poterla condividere completamente fino a che trovo alla fine una frase
"ricordando poi che il compito principale dei ricercatori è la ricerca, non la didattica."
questa distrugge completamente il senso sia logico che politico del documento, trasformando delle proposte sacrosante nel solito piagnisteo corporativo.
Questo conferma la mia sensazione che di fronte all'Università vi sia o un continuo declino oppure una riforma imposta del tutto dall'esterno vista la nostra incapacità ad affrontare i problemi in modo completo.
Vorrei ora spiegare, in particolare ai più giovani, questa mia opinione.
Ho seguito la storia della istituzione del ruolo dei ricercatori e della sua successiva evoluzione fin dall'inizio.
Fin dall'inizio ero molto contrario al modo in cui furono istituiti, secondo me andava se mai istituito un primo ruolo di professori, ma si capiva perfettamente che questo era il frutto di un compromesso, con parole nobilmente ipocrite si lasciava la possibilità ai gruppi più baronali di mantenere sotto nuove forme la figura dell "assistente".
L'idea nobile era quella di fornire ad un promettente neolaureato la possibilità di un periodo di transizione in cui dedicarsi alla ricerca e prepararsi per una carriera universitaria, questo in un momento in cui il dottorato di ricerca era appena stato creato. Nelle facoltà di scienze, specialmente fra i gruppi più internazionalizzati, questa idea nobile per alcuni anni ha anche funzionato, per lo meno nelle discipline in cui un ricercatore, anche non particolarmente brillante, aveva una buona possibilità di diventare professore, anche ordinario, entro i 35 anni.
Con la messa a regime del dottorato e la espansione delle Università questo modello è entrato rapidamente in crisi ed è stato del tutto evidente che i ricercatori dovessero svolgere dei notevoli compiti didattici.
Per quanto ne so questa strana figura (il ricercatore) non esiste in nessun altro sistema Universitario, le Università sono per definizione formate da docenti, il delicato problema (sul quale avrei molto da dire ma non in questo contesto) dell'equilibrio fra impegno didattico e di ricerca è risolto in tanti modi diversi che credo varrebbe la pena approfondire ma certo non nel nostro.
Io sono sempre stato fortemente contrario alle ope--legis ma credo che cambiare profondamente lo stato giuridico dei ricercatori in docenti non sia da considerare una ope--legis ma semplicemente una necessità di razionalizzazione del sistema.
Naturalmente questo non scioglie tutti i nodi, in particolare di come si debba svolgere la successiva carriera. Io sarei favorevole ad un sistema molto più simile a quello americano, in cui a regime sono tutti professori ordinari ma il contratto, i carichi didattici etc. è molto personalizzato, per cui un bravo docente che sia uno scadente ricercatore ha un maggior carico didattico ma non deve giustificare con carta straccia un fantomatico ruolo di ricercatore. Mi rendo conto che in un paese come l'Italia questa è fantapolitica, noi arriviamo alle cose ovvie fatte dagli altri sempre con qualche secolo di ritardo.
cordiali saluti Claudio Procesi
On Jun 1, 2010, at 12:32 PM, Alberto Girlando wrote:
On Tue, 2010-06-01 at 12:10 +0200, Carlo Cosmelli wrote:
Sono d'accordo con il fatto che alla protesta va affiancata una proposta. In più penso che non basta proporre, se ci sono spese (ed è evidente che ci sono, le riforme a costo zero non esistono), ma va anche detto da dove prendere i finanziamenti, altrimenti si dirà....non ci sono fondi. Capisco che questo è un compito dei politici, ma senza proposte complete non si va avanti. cc
I fondi sono scelte politiche, anche se questo non è sempre chiaro né a noi né (ahimé) alle forze politiche della cosiddetta opposizione, che anche quando era al governo si è comportata nello stesso modo. Negli Stati Uniti, in Francia nel momento della crisi, ed in India (oltre come è noto in Cina) si è deciso di investire sul sapere piuttosto che su altro. Qui invece si taglia - ricordo a tutti che la crisi vera c'è stata con la finanziaria che dirottando i fondi FFO verso l'EXPO (non è proprio così, ma le cifre stranamente coincidono) e si fa pagare, in termini di tasse, blocco indiscriminato degli stipendi etc. etc. la crisi attuale ai soliti noti invece che agli evasori (l'evasione è stimata 150 Miliadi di Euro l'anno) o ai corrotti (la corte dei conti stima il costo della corruzione in 50 Miliardi di euro l'anno). Se volete saperne di più (prima pero prendetevi un calmante) guardate l'intervento di Marco Travaglio di ieri su www.beppegrillo.it.
Quindi se vogliamo potremmo benissimo dire dove trovare i fondi, che ci sono. Anche senza toccare le tasche dei soliti noti (cioè gli evasori) Per esempio le spese militari tipo i caccia bombardieri, due portaerei (che servono al di fuori del Mediterraneo) o le motovedette d'alto mare regalate a Gheddafi per poter effettuare i respingimenti in alto mare,cioè fuori dalla nostra vista.
Un'ultima nota: nelle note illustrative dei progetti PRIN 2009 si legge: "introdurre un’articolazione per voci di spesa più coerente con gli standards europei (con l’introduzione del criterio dei “full costs”) e che consente di far fronte al cofinanziamento, da parte degli Atenei e degli Enti, mediante la valorizzazione del tempo dedicato al progetto dal personale impegnato nella ricerca, senza più bisogno, pertanto, di ricorrere a proprie risorse finanziarie (con un risparmio valutabile, annualmente, nell’ordine dei 20-30 milioni di euro)."
Quindi il "risparmio" sulla inutile ricerca è l'unico obiettivo.
Alberto Girlando
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Prof. Alberto Girlando Parma University Dip Chimica Generale ed Inorganica, Chimica analitica e Chimica Fisica Parco Area delle Scienze 17/a 43100-I Parma, Italy
Tf.+39 0521 905443 FAX +39 0521 905556 e-mail: girlando@unipr.it www: http://continfo.chim.unipr.it/mmaa/
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
tel. 0039-06-49913212, fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/