la discussione su Petrini e` chiaramente deragliata.
La prima cosa da chiarire, che ha una rilevanza per la nostra discussione, e` l'istituto della "chiara fama". E` evidente che si tratta di un istituto ormai obsoleto, aveva senso in una universita` in cui i professori erano Fermi, Croce, Volterra etc.. Essere chiamati in una tale universita` voleva dire entrare nella crema della classe dirigente del paese. Oggi invece ci si puo` trovare anche a fianco, e con stipendio inferiore, a personaggi mediocri se non loschi. In teoria una chiamata per chiara fama dovrebbe essere finalizzata ad acquisire una professionalita` elevatissima che complementa quelle esistenti in un Dipartimento o apre un nuovo filone di ricerca. Sempre in teoria, questo potrebbe essere simile a quelle che in USA si chiamano "one million dollar chair". Ma quando si fanno tali operazioni si devono avere ben altri mezzi a disposizione, se si chiama un collega per aprire un filone di ricerca gli si deve dare la possibilita` di scegliere collaboratori, se e` uno sperimentale gli si deve offrire un laboratorio adeguatamente attrezzato e finanziato etc.. Infine gli si deve poter offrire uno stipendio adeguato e non certo dirgli che sara` poi il CUN a determinare la sua classe di stipendio. Nelle condizioni attuali di fatto la chiara fama funziona poco e male. Nel caso Petrini la domanda essenziale non e` tanto quale siano le qualita` di Petrini ma cosa va a fare nell'universita`. Leggendo il suo CV non sarei affatto scandalizzato se ad esempio gli facessero fare il Rettore, viste le sue capacita` manageriali, ben diverso se e` una delle tante operazioni di marketing che fanno le nostre universita` e questo senza togliere nessun merito a Petrini. claudio
Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
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