Concordo pienamente con Rino Esposito, ma ammetto di essere scoraggiata.
Azioni di lotta erano già partite l'anno scorso con risultati deludenti. Molti colleghi sostengono infatti che non si possono penalizzare gli studenti attuando le uniche forme di lotta che abbiamo a disposizione (blocco di lezioni, esami e lauree). Io ritengo invece che abbiamo l'obbligo, proprio in difesa dei diritti degli studenti, di attuare ogni forma di lotta per difendere l'università pubblica.
Che fare? Come trovare forme di lotta efficaci e condivise?
Saluti Anna
On Thu, 2010-01-14 at 20:03 +0100, Rino Esposito wrote:
Cari colleghi, dato per scontato che il ritardo sulla pubblicazione ufficiale dell'esito delle domande Prin08 è uno dei soliti, pietosi trucchi con cui la sezione esecutiva della casta politica amministra questo Paese, ritengo invece molto più importante dare seguito a quanto ricordava poco fa Lacarbonara. In effetti, piuttosto che riprendere la discussione, a mio avviso varrebbe la pena di cominciare a sondare la possibilità di un'azione di lotta contro quanto sta accadendo. Voglio dire che vi sono due elementi chiari su cui credo tutti possono convenire, entrambi di estrema gravità:
a) il taglio del 22%, a regime, sull'intera Università italiana, che significa un ridimensionamento tout court del peso di una componente essenziale per il progresso di questo Paese; b) il modello di "governance " universitaria che viene delineato nella legge attualmente in discussione e che di fatto sancisce la lottizzazione dell'Università al pari delle ASL o della RAI.
Penso ci si possa trovare tutti d'accordo nell'esprimere la più netta e radicale contrarietà a questi due elementi.
Se cominciamo ad aggiungere altre tematiche, altri elementi, pure importantissimi, presenti nel piano di riforma in discussione al Senato, andiamo verso un discorso troppo articolato che fa perdere di mira la concretezza. Abbiamo già visto cosa accadde all'indomani della ufficializzazione del progetto di riforma. Tante parole, tante idee diverse, tante discussioni tra noi, tutte sfociate nel non fare poi nulla. In effetti è proprio qui il tranello: il piano di riforma in discussione è così generale che difficilmente, a mio avviso sarà approvato in tempi brevi, e con le diluizioni e le mediazionii tipiche della pratica parlamentare, potrà divenire qualcosa di perfettamente inutile, etereo, un pò come è stata la riforma Moratti. Magari salvo alcuni concreti aspetti, magari stralciati dal corpo dell'intera riforma....
Al contrario, se ci concentriamo tutti in una azione di lotta che ponga al centro il rifiuto dei due elementi che citavo all'inizio, potremmo tentare di serrare i ranghi e non assecondare l'acquiescenza che caratterizza tutta la società italiana. Potremmo, ad esempio, far cominciare tra di noi un movimento e ricorrere all'unica arma efficace nelle nostre mani, vale a dire blocco di esami e lauree. Potremmo cioè proclamare un'azione a termine:
se entro 1 mese non si abrogano i tagli all'Università e non si cancellano dalla riforma in discussione le parti riguardanti le proposte di introduzione di componenti esterne nei Consigli di Amministrazione universitari (rappresentanti politici ed imprenditori), il mondo accademico entrerà in protesta sopendendo esami di profitto ed esami di laurea ad oltranza.
Forse mi illudo che la propensione all'acquiescenza tra i docenti universitari non sia statisticamente la stessa di quella che pervade tutto il Paese?
Rino Esposito
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