Mi spiace essere pessimista ma la situazione mi sembra incancrenita a un punto di non ritorno: non vedo alcun mezzo per costringere a comportamenti morali chi ha la possibilita' di selezionare i giovani. Tutti sono abilissimi ad auto-crearsi l'alibi per il loro operato autoconvincendosi di aver fatto le scelte giuste per il bene della scienza. Intanto tutto peggiora e molti se ne vanno: non ci sono mediane o altri mezzi che non possano venir adattati ai fini di chi puo' decidere. E appena qualcuno puo' farlo si crea ottimi alibi per i suoi fini. Nessuno si chiede di che tipo di docenza avremo bisogno nei prossimi anni per un'universita di livello internazionale. Sono convinta che se l'informatica nascesse ora nessuno metterebbe un posto per docenti del settore...sarebbe sempre piu' importante la promozione del vicino di stanza. Le mediane sono una strana cosa ma la morte di ogni tipo di programmazione sugli organici e' ancora peggio. Altrettanto demente e' essere costretti ad assumere "il migliore" secondo strani calcoli, lasciando fuori gli unici candidati che saprebbero fare il lavoro. Non c'e' un disegno, si procede a vista, ognuno difendendo le proprie istanze e ignorando di sacrificare dei giovani, anche con messaggi inquietanti che li consigliano alla fuga.
Laura Sacerdote
2013/10/27 claudio procesi procesi@mat.uniroma1.it
due note,
PRIMA nella "corporazione Università" c'e` stato sempre chi i e` stato sempre in minoranza, non tanto per una questione di comportamenti corretti o scorretti ma per una visione diversa di cosa sia corretto o meno. Questo viene essenzialmente dalla politica, ovvero nel tracciare un modello di Università funzionale alla propria visione o peggio nel non sapere prevedere gli effetti delle decisioni prese.
Io ho gettato la spugna quando si introdusse nei concorsi la regola delle tre idoneità. Qui il punto non era quello se fosse più o meno giusto allargare la platea dei professori ordinari o associati, quanto la inevitabile conseguenza della paralisi dello scambio fra Università. Alcuni Dipartimenti hanno tentato di mettere delle barriere, non assumere i propri idonei, ma a me era chiaro che questo, almeno nei dipartimenti scientifici, era impossibile, ho sbagliato? forse ma significava introdurre un clima di odio nei Dipartimenti contro i "cattivi" che non volevano promuovere i colleghi, promozioni che, cosî andava la vulgata, erano a "costo zero" , poi di fatto quelli che hanno provato a bloccare qualche idoneo, dopo mesi di lotte intestine hanno dovuto cedere. Ora il vero costo lo conosciamo.
L'ultimo schiaffo lo ho ricevuto da due mediocri algebristi che mi hanno messo in minoranza in un concorso di ricercatore per il mio gruppo, loro che non capiscono nulla della matematica che faccio mi impongono un loro candidato come collaboratore, ve lo immaginate questo a Cambridge, Harvard etc.. Naturalmente per il mondo esterno ero io "il barone" che volevo imporre un mio candidato contro "la trasparenza del concorso". Che poi io avessi lavorato una vita per formare giovani algebristi brillanti era del tutto irrilevante, come se il patron della Trabant imponesse i tecnici alla Ferrari. Quindi francamente: di che stiamo parlando?
SECONDA Purtroppo la voglia di recriminare è sempre grande (e la vecchiaia la peggiora), ma oggi bisognerebbe fare un punto operativo sul futuro. Qui la caratteristica principale è che tutto pare bloccato, i tempi delle decisioni operative sono sempre più lunghi e nel frattempo i tempi di un giovane ricercatore sono brevi e quindi chi può scappa. Il rischio è di trovarsi solo seconde scelte per il futuro dell'Università. Su questo dovremmo cercare di avere risposte dal ministro che credo conosce bene la situazione.
Claudio
On Oct 27, 2013, at 3:17 PM, Alberto Lusiani wrote:
2013/10/27 Benedetto De Vivo bdevivo@unina.it:
Caro Giuseppe il centro delle mie posizioni é che prima di prendersela con il
Legislatore
di turno, bisogna guardare all'interno della corporazione Università.
Dire
che la colpa é sempre e comunque di chi ci governa é molto semplice per mettere a posto la coscienza. Non sono un grande esperto di
regolamenti, per
Sono completamente d'accordo con questo atteggiamento.
Tuttavia e' necessario prendere atto che empiricamente, nei fatti, i comportamenti umani sono influenzati dagli incentivi che sono stabiliti dalle norme formali oltre che dalle norme informali determinate dal giudizio della societa' sulle nostre azioni.
L'economista S.Lewitt mostra come, quando sono presenti incentivi a comportarsi in maniera scorretta per vantaggi personali, nella media statistica, anche persone istruite, come gli insegnati di liceo USA, oppure persone caratterizzate da rigidi codici d'onore, come i lottatori sumo giapponesi, si comportano effettivamente in maniera scorretta.
Quindi e' giusto comportarsi correttamente per seguire i propri principi, e contribuire a stigmatizzare comportamenti scorretti nel proprio gruppo (questa una grossa mancanza tipica di tutte le corporazioni italiane), ma e' opportuno anche fare il possibile perche' il sistema di incentivi determinato dallo Stato favorisca i comportamenti corretti (specie nel senso di equi e utili alla societa' e all'efficienza complessiva) e punisca i comportamenti scorretti.
Cordialmente,
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Claudio Procesi, Professore Emerito,
Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo
Membro dell'Accademia dei Lincei
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