Ringrazio anche io Gianni Cesareni per l'ottimo strumento gratuito che ha elaborato e messo a disposizione.
Una valutazione del merito scientifico di una persona all'interno di una disciplina o per una posizione specifica non potra' mai essere perfettamente obiettiva e indiscutibile. Abbiamo a disposizione solo approssimazioni: il giudizio di una commissione, un campionamento delle opinioni dei colleghi, indici bibliometrici come H. L'indice H e' un'approssimazione che merita attenzione come le altre due. Essendo uno strumento tecnico, l'indice H, si presta ad errori banali come quelli derivanti da omonimie o errori di scrittura, ma tutti questi problemi sono risolvibili quando i risultati dell'indice H vengono analizzati da un esperto della disciplina.
Credo che tutti dovremmo accettare l'uso degli indici bibliometrici, a patto che siano analizzati con un grano di sale da esperti delle discipline e non applicati ciecamente da inesperti (ad esempio burocrati). Certamente in questo modo si re-introducono arbitrarieta' di carattere umano ma come anticipato una valutazione perfetta non puo' esistere. Pero' l'indice H aggiunge informazione correlata con l'obiettivo della valutazione.
Aggiungo che le incertezze dell'indice H si riducono quando si considerano insiemi di persone, ad esempio i membri di un Dipartimento. E' gia' stato mostrato che una valutazione bibliometrica con google scholar dei dipartimenti risulta ben correlata con la valutazione CIVR, ma a costo zero.
Purtroppo come ha gia' detto Battiston e' necessario lavoro attento e non banale per estrarre informazione accurata ed utile dall'indice H perche' ci sono grandi variazioni per discipline, e aggiungo anche all'interno di singoli settori. Ad esempio in Fisica le dimensioni dei gruppi sperimentali variano da ~2-10 persone in alcune branche (fisica teorica, stato solido) a 50-2000 degli esperimenti di alte energie. I conseguenti indici H sono mediamente diversi. Addirittura, in fisica delle alte energie diversi esperimenti hanno politiche editoriali diverse (o firmano tutti, o solo quelli che hanno prodotto gran parte del risultato, o firmano tutti coloro che lo chiedono).
Sono comunque d'accordo con Procesi:
2010/3/21 claudio procesi procesi@mat.uniroma1.it:
cari colleghi io penso che la discussione sugli indicatori sia sostanzialmente fuorviante, si parla di strumenti e non di chi e come li usa, strumenti che fra l'altro andrebbero usati con grandissima cautela, invece di parlare della sostanza.
a patto che con questo non si escluda l'utilita' anche degli indici bibliometrici. Certamente l'indice H non salvera' la ricerca italiana, da solo. E la normaitva credo gia' vigente che ho letto, che piu' o meno impone l'uso degli indici bibliometrici per il reclutamento dei ricercatori e' ridicola e ritengo non abbia paragoni in tutto il mondo civile conosciuto.
Cio' che potrebbe risollevare universita' e ricerca italiana e' piuttosto una politica generale e condivisa orientata a favorire il merito e una competizione trasparente e onesta, politica che dovrebbe includere esperti della ricerca stessa molto piu' che burocrati che usano l'indice H senza nemmeno comprenderlo. Come attrezzi utili all'interno di questa politica pero' includo anche gli indici bibliometrici.
Saluti,