caro Esposito, non so di quale mondo avanzato parli, negli USA certamente i professori Universitari possono anche non andare mai in pensione. In Francia ed in Svizzera mi pare che siano 70 gli anni in cui si va in pensione poi non è che mi sono studiato tutti i sistemi.
Detto questo il problema è che gli Atenei invece di tenersi i migliori, a svolgere le attività che sanno fare, spesso fanno dei contratti ai pensionati per svolgere le attività didattiche che dovrebbero fare invece i giovani, questi sono di fatto i contratti alternativi e non c'entra nulla il merito.
Insomma di fatto la macchina funziona per spendere il meno possibile non per ottimizzare le risorse che esistono.
Comunque c'è in giro un aria populista per cui sembra che la mia generazione (sono del 41) abbia avuto dei privilegi particolari, ci si dimentica che noi siamo nati sotto le bombe e poi abbiamo trasformato l'Italia da un paese in macerie in una delle potenze mondiali. Quando sono diventato professore il mio Istituto era in completa decadenza scientifica, noi siamo andati all'estero a studiare a riprenderci il posto che ci spettava nel mondo scientifico e abbiamo fatto la nostra parte. Poi non capisco la tua sparata sugli emeriti, uno dovrebbe essere emerito se ha meritato oppure presumi che siamo tutti delle scarpe?
Di fatto nei miei 72 anni io sto producendo piu lavori scientifici della maggior parte dei miei colleghi giovani e se da qualche parte del mondo vogliono un consiglio scientifico lo chiedono ancora a me e non a loro, cosi come i giovani chiedono ancora a me di mandarli all'estero a studiare. Quindi per favore impostiamo la discussione sui fatti, i fatti sono che c'è una strategia di dimagrimento dell'Università micidiale e se potessero manderebbero in pensione pure i quarantenni.
Nella lettera di Silvia io non vedevo affatto la richiesta di essere prorogati a 72 anni, francamente peraltro non mi sembra una grande conquista, ma di essere rispettati e di saper riconoscere chi ha contribuito alla cultura Italiana.
Di fatto questo è il punto debole di tutte le discussioni, quando si vuol far credere che tutti sono uguali tutti baroni si capisce il disprezzo o il disinteresse o l'ignoranza per chi invece magari è arrivato ai massimi livelli di stima e considerazione nel mondo scientifico internazionale. D'altra parte ti ricordi di come è stata trattata Rita Levi Montalcini sia da Grillo che dal PdL? E che dire della storia grottesca fra Carlucci e Maiani?
Insomma siamo diventati un popolo di cialtroni.
Claudio
On Nov 12, 2013, at 1:11 PM, Rino Esposito wrote:
Cara Morante, dopo aver letto 24 mail di appoggio alla tua protesta e due solo, bada due, un po' diverse (di Lattanzi e Luisiani), sono francamente molto sorpreso e deluso. Possibile che tanta scienza non si rende conto che allo stato attuale il problema non è nella contrapposizione di "giovanilismo" e "cariatidismo"? Se volessi cadere nella trappola ti chiederei a chi stai "tirando la volata" per la proroga oltre i 70 anni (magari per farlo diventare anche emerito). Scelgo invece di ricordare a tutti che forse è il caso di dedicare le proprie energie a fare proteste più sensate contro questo ministro, semplicemente un altro della serie. Anche questo ministro persegue infatti nella linea dello smantellamento dell'Università. L'avete sentita dire per caso che la riforma Gelmini deve essere cancellata? Il problema reale dell'Università non sono i settantenni che devono andare per forza in pensione, il problema reale è che non ci sono più i ricercatori. Quelli che si riescono ad assumere a tempo determinato sono solo lì per scommessa. E spesso si tratta di persone non propriamente meritevoli, assunte perché c'era n quel momento la disponibilità e che potrebbero trovarsi un giorno ad essere ripescate da una della tipiche sanatorie italiane. Altro che rigore meritocratico della selezione! Il problema reale dell'Università è che il governo di "Rigoletto" ha continuato, senza fare una piega, nella politica dell' "affamare la bestia" predicata da Tremonti ed attuata in tutto lo splendore da Monti e Giavazzi - 37.5 milioni per il PRIN di tutto il Paese - in coerente continuazione dell'operato della Gelmini e dei governi del pregiudicato di Arcore. Il problema reale dell'Università è che si sta architettando un piano di ridimensionamento del numero di sedi, mediante accorpamenti o federazioni (forse meglio sarebbe dire annessioni) che ridurrà drasticamente, svilendola e svuotandola, tutta l'alta formazione italiana. Invece di qualificare, aiutare, supportare le sedi in difficoltà.
Diversi anni fa, quando esposi in questa mailing list la mia idea sul fatto che gli universitari italiani dovrebbero andare in pensione a 65 anni come si fa tutto il mondo avanzato, salvo poi essere cooptati con contratti alternativi anche oltre questa età (per chi lo merita c'è sempre spazio), fui assalito da una critiche pesanti, innanzitutto da parte di Procesi. Tuttora penso la stessa cosa e penso che sarebbe meglio non inscenare una ridicola protesta contro il ministro di turno per questa ragione.
Cara Morante, cari colleghi, lasciate stare, per cortesia. Ne va della serietà e del vostro valore scientifico. Piuttosto, pensate a fare arrivare al ministro critiche del tenore di quelle che ho esposto sopra.
Un saluto a tutti Rino Esposito
On 12/11/13 08:46, morante wrote:
Gentile Prof. Carrozza,
se le parole che i giornali riportano sono davvero quelle da lei pronunciate che, per comodità, scrivo qua sotto virgolettate, lei è stata inaccettabilmente offensiva. Ma la cosa più importante è che lei sta utilizzando una strategia politica odiosa a coloro che hanno votato il partito in cui milita. e cioè di "populisticamente" attribuire a categorie "deboli" le responsabilità di una politica scellerata nei confronti della scuola prima e dell'Università poi.
Visto che è lei a parlare (a sproposito?) di onestà, il suo modo di agire è, se non disonesto, sicuramente scorretto. Lei, che non accenna a preoccuparsi del destino dei "giovani", non trova di meglio che mettere, l'una contro l'altra due categorie "deboli". Lei spera che i giovani non si accorgano che non è dove lei indica il problema delle Università: ma io, che ho maggiore fiducia di lei nei "giovani" (attenzione, sarebbe meglio chiamarli, "precari", a volte i precari hanno più di 40 anni) sono sicura che se ne accorgeranno.
Se ci fosse anche solo l'intenzione di sfruttare la "generosità" (mi scusi, ma l'onestà cosa c'entra?) di coloro che vanno in pensione ci sono alcune semplici cose che si potrebbero fare:
- Per ogni pensionamento DOVREBBE essere assunto un ricercatore di tipo
B (la logica vorrebbe due, ma ci contenteremmo), invece lei tralascia di dire che perchè un'Università acquisti il diritto di assumere un ricercatore deve mandare in pensione da 5 a 10 ordinari;
- Ad ogni pensionato che accetta (per generosità) di continuare a
fornire le proprie competenze (lei implicitamente ammette che ci sarà bisogno di queste competenze, perché sa che sta distruggendo, come i suoi predecessori, le Università pubbliche -- non telematiche- riducendo al lumicino personale e servizi) DOVREBBE essere garantito l'utilizzo di tutti i servizi del Dipartimento, esattamente come prima del pensionamento (o lei sta pensando più che alla "generosità" alla vocazione al martirio -- altrui naturalmente?).
Mi scusi, ma lei come fa a sapere se chi ha oggi 70 anni ha "avuto tanto da questo mondo", con quel "tanto" che ha l'aria di essere un "troppo"?
Viceversa, quello che vedo io è una persona di 49 anni (per inciso, nella generazione di mia madre lei sarebbe già insopportabilmente vecchia) che ha avuto moltissimo (troppo?). Ha avuto la possibilità di fare una brillante carriera rimanendo (cosa, come lei spero sappia, molto rara, non solo per i giovani, ma anche per quelli della sua generazione) SEMPRE nella città dov'è nata. Ha fatto TUTTA la sua carriera nella stessa Università dove erano (o sono) ordinari suo padre e suo fratello. Ha superato l'ultimo gradino approfittando (non certo generosamente, se pure si vuole ammetterne l'onestà) di un concorso presso un'Università telematica dove non ha mai (ingenerosamente) lavorato.
Dato il suo curriculum, la supponenza con cui tratta persone che hanno fatto la storia della cultura italiana è una cosa, questa sì, che ci offende e di cui dobbiamo vergognarci. Lei non sa di chi sta parlando.
Cara Prof. Carrozza, se tutti i 50enni sono come lei (cosa che io auspico non sia vera) teniamoci i 70enni. E già che ci siamo, lei, nella sua infinita onesta generosità, a quali dei suoi privilegi sta rinunciando, di grazia?
Cordialmente
Carrozza: "A 70 anni i professori universitari, se fossero generosi e onesti, dovrebbero andare in pensione, e offrirsi di fare gratuitamente seminari, seguire laureandi, o offrire le proprie biblioteche all'università. Chi vuole rimanere in ruolo oltre i 70 anni offende la propria università e offende i giovani. Sono sempre stata per un pensionamento rapido, magari non uguale per tutti. Ma non si può tenere il posto e pretendere di rimanere, solo perché è un diritto. Prima di tutto bisogna pensare ai propri doveri. In un momento di sacrifici per tutti, a maggior ragione li devono fare le persone che hanno 70 anni, e che hanno avuto tanto da questo mondo."
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Claudio Procesi, Professore Emerito,
Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo
Membro dell'Accademia dei Lincei
Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/