Caro Massacesi,
Indipendentemente da quello che succede all¹estero, bisogna guardare a quello che accade sotto il nostro naso. Anche io vorrei un¹università dove tutti facciano didattica e ricerca di qualità, ma sappiamo bene che nel mondo reale non è così, che la ricerca non è riconosciuta e non ha peso sulle retribuzioni. Si è creata una grande sperequazione che meriterebbe di essere se non altro corretta. Come fare? Licenziare subito tutti quelli che fanno solo didattica o spedirli nelle scuole? Costringerli a fare ricerca? Mi sembra poco praticabile.
Per questo vedrei bene l¹ufficializzazione di una situazione che già esiste, ma che si finge di non vedere. Ci sarebbe così chi fa solo didattica (senza far finta di fare ricerca) e chi fa sia didattica che ricerca. Ovviamente il tutto associato a criteri di valutazione seri per incentivare impegno e qualità (niente di paragonable alla farsa della conferma in ruolo). Molti colleghi ne hanno menzionati alcuni, tra cui anche il giudizio degli studenti, che in parte c¹è già, ma temo non abbia molto impatto per ora.
Saluti,
Patrizio Dimitri
Caro Dimitri, in Europa i luoghi dove si insegna senza fare ricerca si chiamano Scuole, nei migliori dei casi, Licei. Se i professori si aggiornano e sono seri si può avere ottimi Licei, ma non possiamo chiamarli Università. Le Teaching University USA di cui parla Gianturco, sono di fatto superlicei, funzionali ad un sistema scolastico in cui le High School, a parte qualche eccezione (privata), offrono una preparazione inferiore (anche perchè durano 4 aa) ai Licei europei. Comunque, se anche Italia si perviene alla conclusione che ci sia bisogno di Teaching University, queste devono essere organizzate differentemente dalle Research Universities. In queste ultime, i modelli da riprodurre e che tutti conosciamo, mettono la ricerca al centro di tutte le attività: chi non fa ricerca, non solo non viene preso, ma poi semplicemente non viene confermato, anche se è un'ottimo didatta. Esisteva comunque un sistema scolastico in cui l'Università faceva quasi esclusivamente didattica: quello dell'ex URSS. In quel sistema, la ricerca era quasi tutta delegata all'Accademia delle Scienze. Non un buon modello.
Saluti, Luca Massacesi
At 12.40 13/12/2008, you wrote:
Credo che si possa fare una buona didattica anche senza fare ricerca, come nei casi citati da Franco Gianturco. Basta solo serietà, impegno e anche voglia di aggiornarsi, specialmente nel caso di discipline in continua evoluzione. In molte riviste internazionali esistono ottimi giornalisti specializzati che sanno e scrivono di scienza senza fare ricerca.
Mi permetto anche di considerare due punti importanti:
- Se nelle università a svolgere la didattica fosse solo chi fa ricerca
(veramente e non per finta pubblicando su ³Journal of pizza & fichi²), temo che ci sarebbero molte defezioni. Per l¹eccessivo carico didattico saremmo quindi totalmente distolti dalla ricerca, di consequenza, se per far didattica bisogna far ricerca (come sostiene Anna Painelli), non potremmo più nemmeno far didattica. Perdonate il paradosso pseudo-filosofico....
- non dimenticate poi che non sempre chi fa una buona ricerca è un didatta
di qualità...
Saluti,
Patrizio Dimitri
Buongiorno:
la storia dei due ruoli uno per la didattica,
l´altro double-face mi preoccupa
moltissimo. Le nostre Universita´ hanno
bisogno di didattica di qualita´ che
non esiste in assenza di ricerca (di qualita´). Chi non ha voglia di fare ricerca semplicemente non deve trovare
spazio, neanche come insegnante, nelle
Universita´.
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Luca Massacesi, MD Professor of Neurology - Chief IInd Neurology Division Dept. of Neurological and Psychiatric Sciences. Careggi University Hospital - University of Florence Viale Morgagni 85, 50134 - Florence - Italy tel.: 39 055 4298464 - 39 055 7947853; cell. ph. +39 3478781975 Fax: 39 055 4298463 _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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