Cari colleghi,
e` meglio non firmare appelli a partiti che non mantengono neppure le promesse fatte spontaneamente. E sono d'accordo a elencare, come promemoria, i principali disastri che la politica ha prodotto nell'universita` (blocco del ricambio dei docenti, definanziamento, destabilizzazione dovuta alle continue riforme peraltro mai fatte funzionare).
E` tanto piu` giusto elencare dei fatti oggettivi piuttosto che formulare richieste o minacce, se consideriamo la debolezza della nostra posizione. Intanto una parte del corpo accademico si adegua al peggio che i governi ci propinano, pur di continuare a gestire il proprio piccolo potere mafioso. E noi stessi, che discutiamo sinceramente e razionalmente di questo disastro, non sappiamo come reagire. Rifiutare un sistema corrotto e accondiscendente col potere politico e/o baronale, significa autoemarginarsi (e su questo personalmente ho fatto grandi progressi). Abbiamo minacciato ritorsioni al tempo della legge Gelmini, come le dimissioni da cariche istituzionali, ma troppo pochi hanno aderito. A me sembrava comunque una buona tattica di resistenza passiva (non collaborare col nemico), ma alla fine ho ceduto a quelli che mi chiedevano di "fare il mio dovere verso i poveri studenti". E ora sono presidente di CdS, in balia dei miei superiori accademici, del continuo balletto delle normative, e della mancanza di risorse (persone, aule, laboratori etc). L'unica consolazione e` che ora ho qualcosa da cui dimettermi, quando il nuovo governo comincera` a fare sul serio...
Buon anno a tutti
Maurizio