Scusatemi ero tutta nella risposta alla collega Antonella e nella disperazione dovuta al nostro ruolo tale come -non- è delineato adesso e mi pare non sia stato chiaro il rapporto fra il mio ultimo messaggio e l'argomento discusso. Volevo dire che non ritengo che le proposte fatte fino ad ora non ci rappresentino (noi di scienze umane) anche se pochi di noi hanno partecipato attivamente alle discussioni, e infatti molti di noi firmatari non sono fisici o matematici. Anche noi vogliamo una ricerca di qualità ma forse molto più colleghi di campi letterari e/o delle scienze umane hanno dovuto rinunciare totalmente alla ricerca da tanto e non è sembrato loro così essenziale come per voi fisici e matematici. Semplicemente mi sembra che nei nostri settori l'impegno didattico richiesto ai ricercatori sia esagerato, talvolta superiore a quello dei professori e non sono sicura sia la stessa cosa in altre facoltà. L'importanza maggiore che potrebbe essere data ai dipartimenti - e/o sparizione delle facoltà- dovrebbe permettere di dare maggiore importanza alle nostre ricerche, o almeno mi pare così e condivido tutt'ora quanto letto, firmato, ecc. Annick
----- Message de walter.lacarbonara@uniroma1.it --------- Date : Tue, 26 May 2009 08:43:56 -0700 De : Walter Lacarbonara walter.lacarbonara@uniroma1.it Répondre à : "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Objet : Re: [Universitas_in_trasformazione] [Universitas _in_trasformazione] R: Contenuti del digest ....'Novi tà Walter Lac....'Novità Walter Lacarbonara' À : procesi@mat.uniroma1.it, "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
Sono stato preceduto dal messaggio appena ricevuto. In risposta piu' circoscritta a Carlo Cosmelli, ciascuno di noi ha fatto il massimo per diffondere le idee e l'iniziativa nel proprio settore scientifico-disciplinare, se guardi bene nella lista degli aderenti, ci sono diversi autorevoli colleghi del mio settore (scienza delle costruzioni, vuole dire meccanica del continuo e delle strutture). Forse avremmo dovuto chiedere nell'adesione di indicare il ssd per avere una mappa piu' puntuale delle adesioni? Cosa e' stato fatto nella comunita' dei fisici e dei fisici-matematici, per citarne solo alcuni? A febbraio abbiamo inviato una lettera a tutti i rettori delle universita' italiane, abbiamo avuto un'adesione formale. Tuttavia, da una mia ricerca, appare che la lettera sia stata propagata a diversi CdA e Associazioni scientifiche che hanno pubblicato online il nostro manifesto (basta fare ricerche sul web per verificare). Guardate con quale attenzione sta seguendo le nostre iniziative ISSANF (The Italian Scientists and Scholars of North America Foundation) http://www.issnaf.org/web/index.php?option=com_content&view=category&... Guadate anche Italian scientists, scholars and professionals in UK and Europe http://www.via-academy.org/Mission.aspx
Il sito di Universitas Futura ha ricevuto in pochi mesi 84.000 visite, ed ha un ranking elevato. Non vi sembra un segno di vitalita' e di risontro dell'interesse della comunita' piu' ampia, non solo dei matematici? Avete letto il comunicato dei sindacati del 20 maggio in cui accusavano il ministro di ascoltare associazioni (la nostra) che non ha reale potere rappresentatativo?
Veniamo alle cose da fare. Allego un documento scritto con Claudio Procesi e Paola Potestio di Roma 3. E' stato presentato all'incontro annuale ISSNAF tentutosi a Los Angeles il 16 maggio us. Vi prego di leggerlo e di inviarci dei commenti. Vorremo preparare una lettera al Ministro i primi di giugno.
Sul progetto di riforma dellUniversità
Un ampio progetto di legge è annunciato da tempo sulluniversità. Negli ultimi mesi sono apparse diverse bozze di disegni di legge, sia di iniziativa ministeriale sia di gruppi parlamentari, riguardanti aspetti importanti della organizzazione delle Università. Il 24 marzo il Ministro ha presentato un documento intitolato "Un patto virtuoso fra Università e Istituzioni", ma al momento una delle parti essenziali fra coloro che dovrebbero siglare questo patto non è stata ascoltata: gli scienziati, gli umanisti, quelli che fanno ricerca, che hanno i contatti internazionali, che sviluppano la didattica e costruiscono il nerbo della Università e cercano di costruire il futuro del paese. Purtroppo vediamo confermata una storica carenza delle normative succedutesi negli ultimi venti anni sulluniversità: al coinvolgimento istituzionale degli organi di rappresentanza non si è mai affiancato un confronto più diretto dei decisori politici con la base scientifica e didattica delluniversità. Anche oggi, non è affatto chiaro con quali rappresentanti della base accademica il Ministero e le forze politiche si confrontino per formulare scelte coerenti e significativamente condivise. In questo contesto, vale ancora sottolineare che Istituzioni come il CUN non rappresentano la comunità scientifica ma piuttosto sono espressioni di equilibri politico-sindacali all'interno delle Università. Neppure la CRUI ci rappresenta. I risultati di questa prassi sono stati spesso pessimi, come con tutte le più o meno recenti normative sul reclutamento. Non vorremmo perciò che, invece di un patto virtuoso, ci trovassimo a subire una proposta in realtà non discutibile.
Pur con la cautela necessaria nei confronti di un progetto forse ancora in fase di completa definizione, riteniamo necessario manifestare un apprezzamento e, al contempo, alcune perplessità sugli orientamenti che si profilano. Le bozze sono spesso discordanti ma vi sono almeno tre punti che sembrano emergere, con alcune conseguenze non del tutto chiare.
- Imperniare la struttura delle Università intorno ai Dipartimenti.
- Istituzione di una agenzia di valutazione nazionale (ANVUR).
- Profonda riforma della governance.
Imperniare la struttura organizzativa e gestionale intorno ai dipartimenti avrebbe conseguenze positive molto importanti come da noi più volte sottolineato: una diversa e più rappresentativa formazione del Senato Accademico, una diversa e più razionale organizzazione della offerta didattica e del reclutamento del personale docente. I dipartimenti offrirebbero i corsi di propria competenza a tutte le scuole o corsi di laurea che li prevedano ed il reclutamento dovrebbe avvenire con scelte collegiali ed autonome dei singoli dipartimenti. Tutto questo potrebbe eliminare moltissime distorsioni attuali (facilmente dimostrabili) nel sistema di reclutamento. Contrariamente a quanto di fatto avvenuto fino ad oggi, i risultati di ciascun Dipartimento dovrebbero essere sottoposti al vaglio di una solida, trasparente ed autorevole agenzia di valutazione, come base per la distribuzione tra i singoli atenei di una quota consistente delle risorse finanziarie attribuite alluniversità. Se queste fossero le vere linee prevalenti del progetto di legge, saremmo certamente favorevoli, essendo queste in pieno accordo con le posizioni presentate nel documento programmatico di Universitas Futura.
Nella bozza del 27 aprile us (Disegno di legge quadro in materia di organizzazione del sistema universitario,delega al Governo per il riordino del reclutamento e della progressione di carriera dei professori e dei ricercatori universitari e in materia di diritto allo studio e misure per la valorizzazione e valutazione dellattività didattica e scientifica) vi sono altre proposte che destano perplessità.
Il reclutamento avverrebbe in un modo piuttosto macchinoso e dispendioso, di fatto in due tempi: una prima idoneità scientifica e didattica e, in un secondo tempo, valutazioni comparative indette dalle sedi universitarie secondo la propria programmazione triennale. Le perplessità sullo schema delineato sono diverse.
In primis, preoccupa che un criterio di peer review, cruciale e irrinunciabile in ogni snodo valutativo, non appaia limpidamente enunciato. La previsione che la prevista abilitazione scientifica nazionale sia rilasciata alla luce di parametri stabiliti per ogni ruolo e area da apposito decreto del Ministero (Titolo II, Art. 4 1c) sembra piuttosto confliggere con tale criterio. Lidea di paletti burocratici rappresentati dai criteri minimi dettati dal Ministero porta irrimediabilmente temiamo - alla istituzionalizzazione della mediocrità. Infatti se i paletti fossero deboli, come è verosimile prevedere, diventerebbero strumentali soltanto a giustificare scelte deboli, se invece, fossero troppo rigidi produrrebbero quei tipici feedback di distorsione della attività scientifica, favorendo il conformismo. Stante il fatto, a nostro avviso inevitabile, che la idoneità si tradurrà in un filtro piuttosto debole, in pratica il nuovo schema di reclutamento porterà ad un rafforzamento dellobsoleto sistema di cooptazione maestro-allievo da tutti biasimato, senza un vero confronto scientifico e quindi una visione strategica. Infine desta anche perplessità, a fronte di tal modesto risultato, lonerosita di un percorso di reclutamento in due tempi. E, daltra parte, positiva la distinzione, prevista nel progetto di riforma, tra procedure di reclutamento e progressione di carriera (Art. 6). Allo stesso tempo e in piena assonanza con le posizioni di Universitas Futura lincentivazione della mobilita nella fasi iniziali della carriera attraverso la previsione che la prima posizione a contratto a tempo determinato o di ruolo debba essere ricoperta per almeno un triennio presso ununiversità diversa da quella in cui linteressato ha conseguito il dottorato di ricerca, o, in mancanza dello stesso, il titolo accademico più elevato in suo possesso (Art. 5, 1h).
Per quanto riguarda la valutazione, vi sono alcune affermazioni oscure nella bozza sulla istituzione della Agenzia ANVUR , visto che sembra scomparso un cardine portante, ovvero il concetto di "peer review". La valutazione della attività scientifica non può che essere fatta da persone estremamente competenti sul piano scientifico. E` essenziale che l'ANVUR venga costruita bene, pena un fallimento dell'intera procedura di valutazione. Ci sembra utile ricordare a questo proposito che l'esperienza CIVR, impostata esattamente su un criterio di peer review, è stata valutata in genere in modo positivo, pur con tutti i suoi limiti.
Infine, e questione non ultima in ordine di importanza: la governance. Un modello di governance che, senza contrappesi, accentri sul rettore un potere straordinario e affidi al Consiglio di amministrazione la programmazione strategica dellateneo lascia molto perplessi. Lapertura del Consiglio di Amministrazione a una maggioranza di membri esterni alluniversità rappresenta, nella situazione attuale, un salto nel buio. La collaborazione tra università e mondo produttivo, in particolare il settore imprenditoriale privato, è tutta da costruire nel nostro paese. Non si può pensare di farla nascere con un colpo di bacchetta magica, applicato addirittura al governo generale di un ateneo. Il potere del rettore ne risulterebbe peraltro ancor più accentuato, tanto più ove non avesse reali interlocutori. I rischi di conflitti di interessi potrebbero essere giganteschi.Daltro lato la esplicita previsione che il rettore sia professore in possesso di comprovata competenza ed esperienza di gestione e che analogo requisito di comprovate competenze in campo prevalentemente gestionale debba essere soddisfatto da tutti i membri del Consiglio di Amministrazione, sembra trascurare la circostanza che i non soddisfacenti esiti, finanziari e non, di molti atenei hanno radici strutturali assai più complesse di eventuali carenze tecniche di gestione. E necessario definire e prefigurare meglio i necessari equilibri di potere fra Rettore, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione. Il Senato Accademico deve avere comunque un forte ruolo di indirizzo scientifico, didattico e strategico ed il Consiglio di Amministrazione, pur nelle sue prerogative di scelte gestionali e di programmazione, deve garantire imparzialità ed assenza di conflitti di interessi.
At 07:20 AM 5/26/2009, you wrote:
permettetemi qualche osservazione.
Io ho sempre sostenuto (da quando e' stato istituito non da ora) che il ruolo dei ricercatori era sbagliato e che vogliamo invece dei docenti (guardate bene il mio intervento su Unira intitolato La Piramide).
Se i partecipanti alla discussione sono in maggioranza di matematica e scienze questo e' dovuto ai nostri limitatissimi strumenti di comunicazione. Io conosco molti colleghi matematici ed ho le loro mailing lists, e cosi via. Ma questo pone il vero problema di questa discussione, se si vuole ampliarla questo deve avvenire per iniziativa di ciascuno di noi. Questa e' l'idea della rete, pensare che lo possa fare io o un piccolo gruppo di responsabili vuol dire non capire come si evolvono i sistemi spontanei. Un sistema che si evolve bene puo benissimo trovare altre leaderships ed altre energie per vivere e prosperare. Questo e' un punto essenziale perche le energie dei singoli sono limitate e si esauriscono pure rapidamente
claudio
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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