Caro Giuseppe,
2008/12/26 buttazzo@dm.unipi.it:
Confesso che non capisco i vostri calcoli; ricavo dal sito
http://www.unipi.it/ateneo/personale/carriere/stipendi/tabelledocenti.pdf
che un ricercatore classe 1, direi simile a un assistant professor, ha uno "stipendio" (inteso in senso americano, cioe' quanto l'universita' paga) di 47.619,15 Euro che fanno, al cambio di 1,40 di oggi, 66.667 USD, dunque ben di piu' dei 62.654 della media americana.
Il cambio euro/dollaro varia negli anni da 0.85 a 1.6, una media ragiovevole e' probabilmente 1.18 di quando ha avuto corso ufficiale l'euro. Non e' ragionevole usare il cambio del giorno per fare i confronti di salari, in genere questi confronti si fanno a parita' di potere d'acquisto (PPP), la stessa misura che si usa per confrontale i PIL di paesi diversi che notoriamente fluttuano molto meno dei cambi delle monete.
Usando 1.18 otteniamo per il ricercatore italiano 56.190$, meno della media USA, comunque piu' vicino della media USA rispetto al PIL pro-capite italiano. Questo conferma che dal punto di vista del costo totale del lavoro, l'universita' italiana non e' sottopagata a partire da livello di ricercatore. Questo non toglie tuttavia che dottorandi e post-doc sono pagati molto meno in Italia rispetto all'estero, e che la condizione di post-doc si prolunga oggi molto nel tempo (sembra fino a 37 anni in FIsica, probabilmente oltre i 40 per lettere, molto molto meno per matematica che pero' e' una vera eccezione).
Lo stesso si puo' dire di un full professor, che a fine carriera in classe 14 (io ho 54 anni e sono in classe 11, quindi credo che non sia impossibile arrivarci) ha uno "stipendio" di 189.774,92 Euro che fanno 265.685 USD. Credo che in tutti gli USA i matematici con uno stipendio superiore a questo non siano piu' di una dozzina.
RItengo sia corretto.
Certo che se si paragona da un lato il "netto" e dall'altro il "costo" escono fuori dei rapporti come quelli che ho visto nei mail di questi giorni, ma e' come paragonare metri e yard.
Il vero problema e' il prelievo fisco-contributivo, che fa scendere i 189.774,92 Euro a circa 60.000 netti!!! Immagino che a un professore americano, che ha un salario iniziale nettamente piu' basso del nostro, tolte tasse, sanita', pensione, tfr, ..., resti in tasca di piu'.
Certamente.
L'altro problema e' che le nostre tabelle stipendiali sono rigide, uguali per
Concordo.
tutti; non sarebbe male avere un 30% dello stipendio piu' flessibile, legato alla produttivita'. Temo pero' che questo verrebbe inteso dai nostri politici come: "togliamo a chi non produce e non diamo a chi produce", tipo la misura proposta sul congelamento degli scatti di anzianita' a chi non produce, senza dare nulla in piu' a chi produce. Per questo credo che proporre una flessibilita' sugli stipendi non incontrera' il favore dei docenti; il punto e' la mancanza di fiducia che la manovra sia a somma zero.
E' vero. La prima tentazione dei politici sara' quella di fermare la progressione per anzianita' senza redistribuire le risorse verso chi e' pagato meno. Non e' per nulla facile riformare questo sistema perverso, occorre anche tenere conto che c'e' gente che ha investito tutte le sue forze fino a 40 anni anche per arrivare al posto fisso e per poter fruire nei 25 anni successivi degli scatti di anzianita' assicurati. Io credo che il modo migliore per cambiare sia proporre al momento del reclutamento nuove scale di stipendio, per esempio con pendenza francese, a parita' di spesa. E' necessaria un minimo di teoria economica per "attualizzare" gli stipendi futuri, ma si puo' fare. Facendo conti piu' complessi si potrebbe offrire anche ai gia' assunti un cambio alle nuove progressioni, che potrebbe essere equo per tutti anche se probabilmente piu' interessante per che e' nelle classi di stipendio iniziale per quanto riguarda l'aumento di salario immediato.
Cordialmente, -- Alberto Lusiani ricercatore di FIsica, SNS