trovo la lettera di Maria Pia De Pasquale particolarmente utile. Come politici non valiamo molto e aggiungo: non sono particolarmente invidioso dei Magistrati che formano una corporazione compatta, probabilmente anche impedendo o ritardando una riforma della giustizia. Noi siamo per fortuna ancora abbastanza individualisti da permetterci un certo livello di creativita` ed autonomia Pero` possiamo certamente trovare dei punti di cooperazione effettiva su temi scientifici e didattici come quelli trattati da Maria Pia. Insomma forse potremmo inventarci qualche iniziativa, di quelle che siamo capaci di fare, che abbia anche un senso collettivo ed in specie rivolto verso l'esterno. Qualche idea?
claudio
On Oct 26, 2011, at 9:05 AM, Maria Pia De Pascale wrote:
Cari colleghi,
certamente una rete di contatti tra noi non e' inutile. Sull' efficacia e l' impatto che questa lista avrebbe potuto avere a livello politico e istituzionale ho sempre nutrito dubbi, non per la qualita' , lo spessore scientifico o la personalita' dei suoi componenti, ma perche', come ho gia' avuto modo di spiegare, rappresentiamo nel contesto universitario una minoranza. Veniamo quasi tutti dall' area scientifica, i nostri problemi, le nostre aspirazioni, il nostro modo di vivere l' universita', la didattica, la ricerca e' molto diverso da quello di medici, giuristi, economisti, ingegneri, eccetera. Non solo, ma tra noi i ricercatori son pochi, avendo preferito altri siti di aggregazione. Non sono certa che cio' sia veramente un male: la "biodiversita'" e' vantaggiosa per la vita, il confronto tra differenti approcci utile e fruttuoso. Pero', questa riforma e' passata proprio perche' non abbiamo saputo coagularci su poche, ma ferme ed incontrastabili posizioni. Dovremmo prendere esempio dai magistrati: al di la' delle loro divisioni, delle lotte intestine, come si ventila una riforma, come uno solo di loro viene toccato, si compattano immediatamente in un' impenetrabile falange macedone.
Autoflagellarsi e' inutile, abbiamo fatto autocritica, ora guardiamo avanti. C'e' molto da fare. Condivido con quanti hanno rilevato l' importanza della qualita' della didattica, per esempio. A questo proposito, ho rilevato negli anni un progressivo e costante declino della formazione di base degli studenti che accedono all' universita'. mai mi sarei sognata di avere di fronte persone che non ricordano il teorema di Pitagora (ho le prove!), che non conoscono l' italiano a sufficienza per esprimere un concetto, che non sanno risolvere elementari equazioni di primo grado... e via cosi'. La conseguenza e' un impoverimento dei corsi di base del triennio, che si rende necessario poiche' i nuclei di valutazione si basano sul numero di promossi, sulla quantita' e non sulla qualita'. Naturalmente, nella media. Gli studenti molto bravi e motivati ci sono sempre, ma sono una coda della distribuzione. L' universita' pubblica deve pero' anche risollevare la media e gestire la maggioranza degli studenti. Propongo pertanto di stimolare nei nostri atenei una discussione su:
- nuclei di valutazione della didattica
- "back propagation" delle nostre informazioni: quasi tutti facciamo
dei test di accesso in varie forme. I risultati dovrebbero essere trattati statisticamente e, in forma anonima, riinviati alle scuole superiori di provenienza degli studenti. Non sono i nostri corsi di recupero di due o tre settimane, un mese che possono colmare lacune cosi' evidenti e profonde. Possiamo concordare incontri per gli studenti delle superiori, possiamo chiedere al ministero un nuovo progetto del tipo "lauree scientifiche", anche con finanziamenti piccoli, magari coinvolgendo le agenzie di finanziamento regionale.
- Proponiamo progetti da inserire nei POF delle scuole inferiori.
Personalmente per vari anni nel paese in cui vivo ho promosso con un manipolo di volenterose maestre della scuola elementare e dell' infanzia(!) edizioni della Fiera della Scienza, sul modello delle Science fair di tipo anglosassone. Dopo il primo anno, anche le medie inferiori hanno aderito e abbiamo avuto il patrocinio del comune, della banca di credito cooperativo, dei negozianti. Ma soprattutto i bambini si sono mostrati entusiasti, divertiti e abbiamo constatato un aumento del rendimento scolastico.
- ripensiamo la didattica del primo e secondo anno dei corsi di
laurea: ci riformano sempre dall' alto, portiamo noi dei disegni alternativi su cui discutere.
Per la ricerca: cerchiamo di aprire nuovi canali con le imprese, invitiamoli a entrare nelle nostre universita' con delle loro istanze.In Italia la ricerca privata quasi non esiste, possiamo pero' stimolarla. A livello locale lo si fa in parte gia', studiamo come operare in grande. Non e' certo questo che portera' denaro per la ricerca, ma e' un modo virtuoso di mostrare che non siamo una casta. O, almeno, che siamo una casta aperta.
Ho toccato solo pochissimi punti, ma mi servivano come esempi sul lavoro che potremmo fare con questa lista e con altre, amplificando cio' che certamente tutti noi autonomamente gia' facciamo. dobbiamo solo coordinarci per farlo emergere. L' Universitas e' in trasformazione, ma la trasformazione dobbiamo farla noi per primi, non aspettare di protestare contro insani decreti che ci piovono addosso. Il momento del confronto vero e' nel quotidiano, non nelle reazioni a stimoli esterni.
Faccio autodenuncia: ho scritto perche' ho bisogno di aiuto. Sono solo un associato, uno di quei professori che non fara' piu' parte di commissioni di concorso, non accedera' ad incarichi di maggiore responsabilita' riservati agli ordinari. Non avro' modo di difendere i miei assegnisti e i miei ricercatori. Non diventero' nemmeno ordinario, sarebbe insensato sacrificare un posto a tempo indeterminato, se mai ce ne saranno in futuro, per uno che gia' ce l'ha, quando abbiamo una maggioranza di precari ultratrentenni. Devo quindi stringere alleanze con chi si trova in posizione piu' avanzata. Ma non mi sto compiangendo, intendiamoci, sto solo cercando accordi di ampio respiro. Sono entrata da studente all' universita' a 17 anni, ho passato qui tutta la mia vita provando l' indiscutibile piacere di alzarmi la mattina felice di andare a lavorare. Vorrei che lo potessero fare anche i miei figli. E quelli di tutti.
Ci mettiamo al lavoro?
Cordialmente
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
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