Cari colleghi, qualche mail fa, Procesi aveva posto un interrogativo sul valore legale del titolo di studio. Nessuno ha risposto, nonostante ciò mi sembri, in materia di concorsi, il nodo centrale. Sono ormai convinta che qualsiasi meccanismo concorsuale, nel sistema universitario italiano, non ci ponga al riparo dai rischi di abusi e storture. Sono al tempo stesso convinta che l'accesso alla comunità scientifica non possa che avvenire per cooptazione: è, se fatta con rigore, una garanzia della qualità e non il contrario. Le due premesse portano quasi naturalmente alla necessità di abolire i concorsi ed è per questo che condivido in pieno l'originaria proposta di Procesi (chiamata diretta dei Dpt ecc.). Per fare ciò, come altri dicono, c'è sicuramente bisogno di rigore scientifico e morale, ma, se conserviamo il valore legale del titolo di studio, con difficoltà riusciremo a imporre tale rigore sempre e comunque. Se il titolo conseguito presso la sede X, di grande e fondato prestigio, è uguale a qualunque altro, indipendentemente dal modo e dal luogo in cui è stato conseguito, nessuno porrà mai attenzione a innalzare la qualità della propria sede universitaria badando a reclutare ricercatori di qualità. Va da sé, d'altro canto, che senza l'abolizione del valore legale del titolo di studio è impossibile abolire il meccanismo dei concorsi. Non parlo a cuor leggero dell'abolizione del valore legale del titolo di studio, perché è bene sapere che una tale misura creerebbe seri problemi a molte università. Mi chiedo d'altro canto se non sarebbe anche salutare che tante università, nate (a partire non da ora, sia chiaro, ma già dalla fine degli anni Settanta) per ragioni "elettorali" (a essere buoni) più che per serie motivazioni scientifiche, non fossero drasticamente ridimensionate. La linea, per favorire i giovani fuori sede, avrebbe dovuto essere già allora un'altra, ma qui tocco già un altro argomento e ho promesso di non essere troppo prolissa. Non so se qualcuno di voi ha visto i documenti messi a disposizione dell'Interconferenza dei presidi che includono, tra gli altri, un raffronto con i sistemi di reclutamento di tutti gli altri paesi europei. Vorrei metterli a disposizione del Forum, ma voglio evitare di intasare le vostre caselle. Come posso fare? Per chiudere aggiungo che sono una collega di area umanistica ed effettivamente un altro argomento da affrontare dovrebbe essere quello della diversa valutazione della ricerca svolta nella nostra area rispetto a quella scientifica. Soprattutto ritengo che per non incorrere, come è accaduto e ancora accade, in criteri costruiti schematicamente e rigidamente pensando ai settori scientifici, dovremmo essere reciprocamente informati sulle esigenze e le specificità di ciascuno. Grazie a tutti Rita Librandi