Cari tutti,
Per varie ragioni non sono ancora intervenuto nel dibattito, che trovo molto vivace e interessante. Due piccoli commenti prima di arrivare al motivo principale di questo mail. Personalmente sono d'accordo per l'abolizione dei concorsi (ho anche aderito al gruppo su facebook ;-) ) a fronte ovviamente di una valutazione in ingresso ma soprattutto di una valutazione successiva che metta chi fa le scelte di fronte alle proprie responsabilità, come è stato più volte scritto in questa mailing list.
Vi accludo poi il link ad una mia riflessione sul sito di multiversitas ( http://www.multiversitas.it/?p=429 ) che contiene una proposta di definizione del Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università fatta su base meritocratica ma che garantisca anche il funzionamento delle sedi.
Il punto sul quale volevo soffermarmi in realtà è un altro: nonostante la discussione tra di noi sia molto interessante, trovo che ci sia una mancanza fondamentale: la discussione verte solo sull'università, dimenticandosi che i partner in gioco sono due: università e governo (in senso lato).
Se quindi vogliamo davvero parlare di valutazione, meritocrazia e rivoluzioni varie, mi sembrerebbe prioritario richiedere a gran voce che la meritocrazia e l'efficienza appartengano ai due giocatori. Se un Ministero si permette di rispondere ad una domanda di finanziamento per progetti triennali in tempi biblici (anche sei anni e oltre), se i finanziamenti assegnati sono ridicoli rispetto alle spese effettive (spesso l'acquisto di strumentazione viene finanziato con meno del 30% del costo vero), e se l'impegno burocratico di gestione dei progetti rischia di superare l'impegno scientifico, a me sembra che i nostri discorsi rischino di rimanere in buona parte inapplicabili.
La nostra prima richiesta, come requisito indispensabile per la riforma di università, concorsi, competitività, etc. dovrebbe essere che i Ministeri che fanno i bandi debbano obbligatoriamente dare valutazione e, se del caso, erogare i finanziamenti, entro massimo 4-6 mesi dalla chiusura del bando, con finanziamenti che tengano conto dell'IVA (o che non ce la facciano pagare) e che siano congrui con le spese, tenendo conto eventualmente anche di un overhead cospicuo per la sede di appartenenza.
Fintanto che la situazione rimane quella di una strutturale inefficienza da parte governativa che chiede competitività solo alle università e su di essa scarica anche tutte le colpe della propria inefficienza secondo me la sostanza della nostra situazione non cambierà.
Concludo citando un contributo interessante che forse conoscete già, che confronta l'università italiana con quella di altri paesi, e che dimostra una volta di più che non siamo poi così malmessi come ci dicono da governo:
http://ugo.sc.unica.it/AnalisiComparataUni.pdf
Cordialmente,
Guido Mula