----- Original Message ----- From: "claudio procesi" procesi@mat.uniroma1.it To: "Forum Università e Ricerca" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Sunday, January 20, 2013 10:51 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] R: appelli e mozioni
cari colleghi, sono stato accusato di una certa spocchia per la mia ultima lettera e mi si chiede perché raccontare dell'Università di 40 anni fa a chi è entrato molto dopo e quindi certo non è responsabile degli errori di quegli anni.
Io credo che sia opportuno per chi si ritiene un intellettuale di esprimere candidamente le proprie opinioni, anche a rischio di sembrare un ingenuo, anche se sono poco ortodosse ed anche, direi specialmente, se sono potenzialmente sgradite. L'alternativa è di essere un chierico o un conformista. Parlare di cosa succedeva 40 anni fa credo sia utile, perché io sono convinto che molti dei mali dell'Università di oggi abbiano radici profonde in errori fatti in quegli anni, perché chi non conosce la propria storia è destinato a riviverla ed infine perché alcune delle idee sciagurate di quel periodo, come quella del docente unico, che credevo sepolte dalla polvere della storia, sinistramente ritornano come a dimostrare che questo è un paese senza speranza e senza futuro. Un paese di persone intelligenti governato da mediocri.
Concordo pienamente
Per quanto riguarda il neoliberismo ho parlato volutamente di spot elettorali. Non oso certo addentrarmi in problematiche molto al di la delle mie capacità ma vorrei solo osservare che quando si parla di fenomeni che hanno scale temporali, macroeconomiche, geografiche gigantesche sarebbe bene usare un po di modestia e capire che non è un programma elettorale più o meno rivoluzionario che può incidere realmente su questi fenomeni. La politica certamente deve fare la sua parte ma con una certa modestia invece io sento un fortissimo odore di cialtroneria.
Concordo... la politica certamente deve fare la sua parte e va sempre pungolata... ma il mio motto è "think global, act local". E tanti nostri colleghi questo non lo vogliono proprio fare... incominciamo le "rivoluzioni", prima di invocarle per il sistema generale, dalle seclte quotidiane nei nostri Dipartimenti. Il sistema poi viene di conseguenza, essendo la somma delle piccole realtà locali. Solo che questo è molto, molto faticoso, e porta frutti sul lungo termine.
Per questo mi ha veramente irritato ascoltare Ingroia che, avendo fatto fino ad ora il magistrato, e non sappiamo neanche con quale successo, pretende di diventare il leader di una rivoluzione civile il cui probabile effetto sarà simile a quello che produsse Nader negli USA una decina di anni fa, facendo vincere Bush invece di Al Gore e favorendo guerre e disastri economici, e comunque ha riciclato parecchi personaggi che speravamo di aver archiviato.
Super d'accordo.. come diceva un vecchio amico diciamo rivoluzionario e morto restando coerente con il suo pensiero: "tutti i rivoluzionari che predicano la rivoluzione ad ogni pié sospinto, smettono di esserlo, appena si siedono al tavolo del potere".
Benedetto De Vivo
Claudio Procesi, Professore Emerito,
Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo
Membro dell'Accademia dei Lincei
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