At 09:43 +0100 2/3/09, Enrico Valdinoci wrote:
Un fatto forse non noto a tutti: il RAE inglese e` stato recentemente abolito, sostanzialmente perche' e` stato valutato troppo costoso.
Questo a me pare un punto cruciale!
O una valutazione seria e` sostenibile in termini di spesa in Italia (e allora puo` permettere la cooptazione) o la cooptazione rischia di diventare arbitraria o guidata da una valutazione insufficiente (con i difetti sottolineati da Giuseppe).
Non me ne intendo troppo, pero` il costo del RAE deve essere inteso come sottrazione di risorse umane da compiti piu` produttivi, non come costi aggiuntivi che richiedono un finanziamento.
In altre parole, il grosso dello sforzo del RAE viene fatto dalle biblioteche, che sono incaricate di raccogliere e organizzare tutti i documenti necessari, e dai membri del RAE stesso, all'incirca un accademico per dipartimento, che dedicano praticamente un anno a tempo pieno al RAE. Nessuno viene assunto per il RAE.
Si e` stimato che comunque la comunita` scientifica gia` opera una valutazione, in forma di peer reviewing degli articoli scientifici e delle proposte di grant, e in forma di citazioni, e il REF si avvantaggera` maggiormente di questo.
Il problema (che secondo me e` serio) e` che un po' il peer reviewing (sia di articoli sia di grant) ma soprattutto l'impact factor, tendono a privilegiare le strade gia` battute. Il RAE, specialmente l'ultimo, e` stato particolarmente efficace nell'individuare eccellenze nascoste. C'e` il rischio che spostando i criteri di assegnamento delle risorse sulle metriche scoraggi la ricerca piu` speculativa, e da qui nascono le resistenze (soprattutto dei teorici e degli umanisti, ovviamente).
-Alessio