Caro Patrizio, siamo da capo a 12! Ricordi che scrissi una lettera di protesta a Mussi? E tra le altre cose paventavo l'effetto "carrozzoni" che inevitabilmente si avra' con il minimo di 5 unita' di ricerca. Queste regole sono folli. Si assistera' al solito fenomeno di aggregazione di persone totalmente inutili ad un determinato progetto solo per fare numero. Sono molto delusa da questa scelta del Ministro ed anche depressa.
Francesca Matteucci
On 01/07/2012 12:36 AM, P. Dimitri wrote:
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo biologico, le dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi, Luciano Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più degni sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di Modica, chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate col Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un chiaro e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e accademicamente potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale ed organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore di un progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi con interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e congrue dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e competitivo; 2) vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad arrangiarsi ed a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di programmazione e non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello"marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine etnica, nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE ALL'ETA`: piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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