Marco Vianello wrote:
Cari colleghi,
se accettassimo la cooptazione cambiando solo le regole di formazione delle commissioni nei concorsi (vedi mail del collega Buttazzo, e poi perche' solo ordinari? una percentuale non piccolissima degli ordinari non fa ricerca a livello adeguato e non e' in grado di giudicare nessuno) sarebbe un rimedio peggiore del male
Concordo: estremamente pericoloso parlare di cooptazione senza valutazione. Conosciamo i nostri polli, l'Italia è il paese dell'eterno provvisorio... Diranno "bravi, si, avete ragione, quanto siete moderni: intanto facciamo la cooptazione, poi faremo anche la valutazione, promesso!" Senza valutazione, la cooptazione è solo l'emersione allo scoperto del nepotismo eletto a sistema. Il motivo mi sembra ovvio.
Secondo me il processo DEVE essere invertito: prima si mette in piedi la valutazione, e solo poi si puo' cominciare a ragionare di cooptazione. Questo dovrebbe essere un paletto inamovibile; che dico un paletto, una montagna.
In genere dubito che dibattere di regole e codicilli possa cambiare la natura del sistema... per cambiarla occorre cambiare la dinamica in sé, non basta agire sui vincoli che sono strumenti deboli per loro natura. Credo anche che il concorso sia un falso nemico: la prescrizione costituzionale del concorso è assai meno rigida di quello che si crede, è possibile realizzare sistemi concorsuali che realizzino legittimamente e legalmente eccellenti approssimazioni di una cooptazione responsabile. Ma se manca la retroazione della valutazione, fatta la miglior legge trovato il piu' immaginifico inganno.
L'unica cosa che si puo' chiedere alle regole è di rendere piu' difficili certi comportamenti macroscopici: per esempio una valutazione per soli titoli, o almeno una preselezione vincolante per soli titoli, impedirebbe di fatto che uno con zero articoli passasse davanti a uno con 5000. Lo impedirebbe perché introdurrebbe un criterio oggettivamente sindacabile in sede giudiziaria.
Regolamenti e leggi a parte, resta pero' il fatto che finché uno non ci rimette direttamente (in termindi di fondi, prestigio accademico etc) nel farsi carico di un qualche Nepote, non c'è speranza... in Italia non c'è nulla di simile all'etica protestante, occorre prenderne atto e conviverci.
G.
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