In tutta onestà, faccio fatica a capire lottimismo di alcuni e il pessimismo di altri su queste nuove modalità di formazione delle commissioni dei concorsi. Mi sembra che in ambedue i casi i colleghi pecchino di ingenuità. Pensate che sia così difficile mettersi daccordo dopo le estrazioni invece che prima delle elezioni (come avveniva in passato)? Possibile che nessuno ricordi gli infiniti ricorsi al TAR nei vecchi concorsi nazionali? Una lista piu o meno aperta di idonei servirà solo a dare un contentino ai ricercatori bravi che con le vecchie regole venivano regolarmente bocciati perché nessuno li voleva in casa propria: avranno la loro bella idoneità e non ne faranno niente. Se esiste il malcostume tra gli accademici (come è certo), non è cambiando le regole dei concorsi che si riesce a moralizzare il reclutamento. La soluzione non può che essere piu drastica, eliminando semplicemente la finzione dei concorsi (in tanti anni di università credo che i vincitori o gli idonei non previsti li posso contare sulle dita di una mano) e valutando a posteriori le scelte. Non so se i meccanismi ex post suggeriti siano i migliori, ma mi sembrerebbe piu utile concentrarsi su questi meccanismi, piuttosto che dilungarsi in inutili discussioni sulle procedure concorsuali. Cordialmente, Tullio Pozzan
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