voglio aggiungere un elemento, si parla ogni tanto di ridurre drasticamente le "pensioni d'oro", la mia in particolare.
Il ragionamento è che le pensioni come la mia sono state ottenute da un regime più favorevole di quello attuale.
Io credo che anche noi, pensionati d'oro, possiamo contribuire per la nostra parte ma trovo aberrante la motivazione, in definitiva ci si accusa di essere vissuti in un tempo diverso da quello attuale.
Certo il regime delle pensioni era diverso e noi che avremmo dovuto fare? Quello era il contratto con lo stato, per questo molte cose erano diverse, io mi ricordo quando aspettavo (ad Arpino) ogni settimana uno "sfilatino" che i miei nonni mi spedivano da Roma o il cioccolato distribuito dagli americani non per questo chiedo un risarcimento per essere vissuto sotto la seconda guerra mondiale o quando viaggiare fuori dell'Italia era quasi un sogno.
Il problema chiaramente è la difficoltà nell'esercitare i principi di equità, da questo punto di vista è chiaro che non si può lasciare tutto all'arbitrio del legislatore che può essere tentato da prendere scorciatoie funeste (vedi ad esempio il problema degli esodati), quindi è necessario un supplemento di lucidità nel difendere anche i propri interessi legittimi senza per questo venir meno al patto di solidarietà su cui deve essere fondata qualunque società.
A me pare che la nostra società abbia concesso privilegi assurdi a classi particolari, ma non mi pare che i professori universitari siano stati fra i più privilegiati, se mai la questione resta delle progressioni di stipendio automatiche, per pura anzianeità. Certamente, se nei miei 40 anni di carriera mi fossi dedicato a ballare il tango invece di fare ricerca scientifica la mia pensione sarebbe identica come pure la mia carriera.
Per noi peraltro il merito può essere riconosciuto a livello internazionale mentre molto peggio è per una brava segretaria o un bravo insegnante di Liceo il cui merito non viene in alcun modo riconosciuto.
Infine il contratto con lo stato, chiaramente può essere cambiato unilateralmente dallo stato stesso. A me come a tanti altri è già successo, fino a pochi anni fa credevo di andare fuori ruolo a 70 anni ed in pensione a 75, poi mi è stato detto che sarei andato in pensione a 72 poi alla fine a 70.
Poi la mia liquidazione è stata divisa in tre parti in tre anni distinti, insomma "todo cambia" ma è importante che dietro ai cambiamenti ci siano strategie eque e non categorie che per posizioni di ovvio potere riescono a mantenere i propri privilegi. claudio
On Jun 18, 2014, at 4:19 PM, Alberto Lusiani wrote:
Sono complessivamente d'accordo su quanto scritto da Lattanzi.
Personalmente considero uno dei piu' gravi problemi italiani gli scatti di anzianita' automatici, che sono di entita' superiore agli standard internazionali, e che causano indirettamente una serie di squilibri e danni, come ad esempio bassi salari iniziali e un tasso di occupazione tra 55 e 64 anni forse il piu' miserabile di tutto l'OCSE.
Tuttavia concordo che questi scatti fanno parte di un patto e contratto, che prevede anche elementi negativi come appunto bassi salari iniziali, pertanto come controparte e' corretto lamentare il fatto che il contratto non sia rispettato.
Va pero' tenuto anche presente che la crisi economica mondiale dal 2008 ad oggi e' la piu' grave dai tempi della grande depressione del 1929, per cui secondo me il vero punto su cui dobbiamo protestare dovrebbe essere che possiamo accettare di condividere il peso della crisi a patto che la condivisione sia per quanto possibile equa in confronto alla cosiddetta capacita' contributiva. Premesso questo e' giusto far presente il ns. contributo fino ad oggi e chiedere che la nosta remunerazione sia regolata secondo principi di equita' e - nella misura in cui cio' e' possibile ed equo - anche dal rispetto del contratto di lavoro unilateralmente non rispettato dal 2008 in poi.
2014-06-18 13:59 GMT+02:00 Pierfranco Lattanzi lattanzp@unica.it:
Cari colleghi Mi pare che la questione si ponga su diversi piani
[...]
Cordialmente,
Alberto Lusiani _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Claudio Procesi, Professore Emerito,
Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo
Membro dell'Accademia dei Lincei
Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/