Come sempre... i numeri da soli non aiutano a dare un quadro completo della situazione. Da un lato è certamente auspicabile che il numero di posti per ricercatori sia maggiore dei posti riservati alle progressioni di carriera; va considerato però il fatto che le carriere universitarie sono ormai lentissime, un nuovo bando per la progressione viene sempre considerato da anni l' ultima spiaggia... non si sa mai se ci saranno nuovi concorsi, se verranno bloccati, come verranno espletati, se non sia il caso di approfittare - forse per l' ultima volta - che una Facoltà abbia i punti, i talleri, o come si vogliono chiamare. E se l' Ateneo non sarà virtuoso fra due anni e non potrà accettare le chiamate? Di qui, il numero incontrollato di posti messi a concorso ogni volta che, per grazia ricevuta, si sbloccano dei bandi. E naturalmente il caos fertilizza il terreno per i più disinvolti. E perchè la giusta progressione di una carriera professionale deve essere così snaturata come è oggi quella universitaria? E' vero che chi deve "progredire" sta molto meglio di un precario, ma stiamo evidentemente cadendo in un clima di competizione tra persone che non dovrebbero essere in tale situazione e la competizione non coinvolge più nemmeno un vago discorso sul merito dei singoli. Non si deve accettare il dilemma o il rinnovamento o la progressione di carriera. Questo accade anche in altre strutture ad alta professionalità che non siano l' Università? Non credo, per esempio non la Magistratura.
Per come la vedo io, oggi la situazione è: ti pago -poco, non mi avete convinto che i nostri stipendi siano lauti-, ti do denaro -pochissimo e male organizzato- perchè tu possa fare ricerca e didattica e, se sei uno "scienziato", contentati perchè ti diverti, se puoi avere una professione libera, contentati perchè il Prof. davanti al tuo nome aumenta la tua parcella.
E' chiaro che partendo da un sistema distorto all' origine i risultati che si ottengono sono quelli che vediamo. Ritorniamo al punto da cui eravamo partiti: indichiamo una strada percorribile per una riforma seria, con criteri certi, con regole adatte a permettere una pianificazione della ricerca e della didattica e, quindi, di reclutamento e di carriera.
A me sembra che la proposta iniziale attorno a cui ci siamo organizzati sia ancora molto valida, anzi lo è di più alla luce proprio di questi numeri.
Maria Pia De Pascale