Scusate se insisto, ma non possiamo rischiare di disperdere questo movimento per non avere chiaro dove andare. E questo rischio esiste. Se non mi sbaglio, la discussione potrebbe diventare piu' concreta se distinguessimo chiaramente 3 stadi diversi, senza confonderli e senza rimetterli in discussione, quando non e' utile. Provo a riassumerli:
1. LA MOTIVAZIONE: Un paese moderno non puo' fare a meno di un efficace sistema di istruzione superiore. Il nostro non lo e' per colpe varie (politici, accademia, sindacati) Esiste tuttavia una componente significativa nell'universita' che ha mantenuto a un livello dignitoso ricerca e didattica e che deve essere ascoltata se si vuole riorganizzare l'Universita'. Noi vogliamo darle voce.
2. GLI OBBIETTIVI: L'Universita' si riorganizza con un piano compessivo di lungo termini, avendo chiari gli obbiettivi finali:
1. Autonomia deburocratizzata ai Dipartmenti nelle assunzioni, nella ricerca e nella didattica. 2. Valutazione ex-post come meccanismo dichiarato a priori per determinare i finanziamenti alle strutture e ai singoli 3. Stipendi europei ai giovani strutturati e non 4. Allineamento ai paesi virtuosi della percentuale di PIL dedicata alla ricerca
3. LA STRATEGIA: Il piano di ristrutturazione deve essere implementato con realismo, persistenza e capacita' di correzione, gestendo in particolare una difficile transizione, da non confondere con gi obbiettivi finali.
Io penso che 1 non abbia bisogno di ulteriore discussione. Spero neppure 2, ma vorrei essere rassicurato. Se e' cosi', dovremmo concentrare la discussione su 3, cercando di individuare e indicare alcune priorita' e sapendo comunque che i dettagli dipendono da un contesto generale che in parte necessariamente ci sfugge. Dico questo non per scoraggiare la discussione ma per un richiamo a ragioni di realismo.
Mi auguro che questo messaggio risulti di qualche utilita'.
Saluti
Riccardo Barbieri