Mi permetto di copiare qui sotto un interveto di Calamandrei (1950!) sulla scuola pubblica, forse noto a molti, ma estremamente attuale; va letto in toto (facilmente rpereibile in rete), ma le poche farsi qui sotto sono gia' sufficientemente chiare. Martino Bolognesi
//// [ ] Allora, il partito dominante segue unaltra strada (è tutta unipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. [ ] Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener docchio i cuochi di questa bassa cucina. Loperazione si fa in tre modi: ve lho già detto: - rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. - attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. - dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Questultimo è il metodo più pericoloso. » la fase più pericolosa di tutta loperazione [ ]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito [ ]. Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nellart. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato. [ ]
------------------------------------------------------------------ Prof. Martino Bolognesi Department of Biomolecular Sciences & Biotechnology University of Milano Via Celoria, 26 I-20133 Milano - Italy phone: +39 02 50314893 fax: +39 02 50314895 http://users.unimi.it/biolstru/Home.html
-----Original Message----- From: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] On Behalf Of Laura Sacerdote Sent: lunedì 14 marzo 2011 11.50 To: anna.painelli@unipr.it; Forum "Università e Ricerca" Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] scuola pubblica e privata secondoPISA2009
Cari tutti, non continuiamo solo a criticare: siamo tutti d'accordo. Piuttosto capiamo come comportarsi. Siamo sicuri che sia giusto collaborare allo sfascio chiudendoci nel nostro guscio e facendo il minimo per didattica e organizzazione. Personalmente lo desiderei molto ma credo che sia nostro dover salvare il salvabile. Se riusciremo a offrire qualcosa di decente ai nostri studenti, nonostante tutto, avremo fatto qualcosa di socialmente utile.
Mi spaventa chi aiuta il tracollo tirandosi indietro: credo che comunque noi dobbiamo sentirci dei doveri verso i nostri studenti e verso i giovani che formiamo. Se dovranno emigrare non sara' colpa nostra ma se non potranno farlo perche' non li abbiamo preparati si. Il vero punto a mio avviso e': che linee seguire per evitare di partecipare allo sfascio.
Laura Sacerdote
2011/3/14 anna painelli anna.painelli@unipr.it
il problema è che NON sono cretini, ma furbi. Vendono demagogia della più bassa lega, infarcendo i loro discorsi di frasi fatte e BUGIE (dimostrabili bugie). Ma, evidentemente, il popolo è bue e ci casca.
On Mon, 2011-03-14 at 12:30 -0700, camillo la mesa wrote:
Per molti di loro sembra applicabile la definizione icastica, ed un pò
volgare, che Nixon dette del suo vicepresidente Gerald Ford, il quale, poi, gli succedette alla presidenza quando lui dovette dimettersi. " E' incapace di camminare e scureggiare nello stesso tempo". Oppure si potrebbe far riferimento ad una battuta del grande Walter Matthau: " E' così cretino che al mondiale dei dei cretini arriverebbe secondo. ...." Quello che indigna è che il sedicente ministro della pubblica istruzione paragoni le scuole alle caserme: è la prova provata di una mentalità concentrazionaria. Meno scuole e meno insegnanti significa meno preparazione. Mi piacerebbe sapere, a questo punto, come si possa sperare di avere gente preparata in maniera soddisfacente per le sfide economiche e di produttività cui saremo sottoposti in futuro. Forse tornando alla servitù della gleba?
Camillo La Mesa
Il giorno 14/mar/2011, alle ore 01.49, anna painelli ha scritto:
io sono spaventosamente depressa e demotivata.
Mi sto arrendendo: pensate davvero che la ministra e i suoi collaboratori siano capaci di leggere un grafico? Dubito.
Ma se anche lo fossero, non cambierebbe nulla. Non sono i dati di fatto che interessano l'attuale governo. Solo la propaganda.
Quando la ministra lamenta che in italia abbiamo più bidelli che carabinieri, nessuno pensa di chiederle se in Italia abbiamo più scuole o caserme.
Temo che il tempo della ragione sia finito.
saluti anna
On Mon, 2011-03-14 at 08:45 +0100, Graziella Caselli wrote:
Proporrei di organizzare un invio di migliaia di e-mail
"dimostrative"
al
ministro della pubblica istruzione. Bastano due parole di invito a
visitare
il sito (http://pisa2009.acer.edu.au/interactive.php)
e a confrontare i risultati degli studenti dei due tipi di scuole. E' probabile che più delle due parole possa parlare il grafico che noi
non
possiamo vedere.
Prof.ssa Graziella Caselli Dipartimento di Scienze Statistiche Viale Regina Elena, 295 00161-Roma Tel: ++39.06.49255319 e-mail: graziella.caselli@uniroma1.it ----- Original Message ----- From: giulini@pitagora.dima.unige.it To: universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Sunday, March 13, 2011 2:42 PM Subject: [Universitas_in_trasformazione] scuola pubblica e privata secondoPISA2009
Sul tema della difesa della scuola pubblica vorrei proporvi lo stralcio di una mia lettera che ho inviato ad un giornalista di Repubblica (e che, immagino, non avra` alcun seguito). Purtroppo non posso inserire il grafico visto che unira non ammette allegati.
Le ultime (infelici) dichiarazioni di un certo ben noto personaggio politico sulla scuola pubblica hanno suscitato, giustamente, molte polemiche. Da piu` parti si sono richiamate le bellissime parole di Calamandrei, ma qualcuno potrebbe obiettare che quel discorso risale a 60 anni fa e ormai non e` piu` attuale. In realta`, ci sono documenti recentissimi che smentiscono clamorosamente gli stolti discorsi che ci sono stati propinati. E` piu` che evidente che le infelici espressioni del politico (?!?) di cui sopra cercano di inculcare l?idea che la scuola privata garantisce una preparazione ben superiore. Il documento OCSE PISA 2009 che riporta i risultati dei test di comprensione del testo, matematica e scienze dei ragazzi di 15 anni di tutti i paesi OCSE (solo i dati della Francia sono fortemente incompleti) e paesi partners, permette di analizzare la diversa risposta degli studenti che frequentano le due tipologie di scuole, pubblica e privata. Un?oretta di lavoro sul database di Pisa 2009 (http://pisa2009.acer.edu.au/interactive.php) fornisce risultati illuminanti.
Riassumiamo:
In tutte e tre le ?specialità? (Reading, Mathematics, Science) la scuola pubblica italiana naviga un po? al di sopra di metà classifica, tra la 25-sima e la 28-sima posizione (su 64 paesi); il punteggio medio dei nostri studenti e` da 1 a 3 punti al di sopra della media (anche se non mancano delle sorprese: nella matematica i nostri studenti sopravanzano di 4 punti i colleghi USA).
Sul versante privato la situazione precipita: perdiamo oltre 20 posizioni, oscillando tra la 47-sima e la 49-sima posizione (su 61 paesi), ma, cosa assai piu` grave, gli studenti delle scuole private ottengono punteggi tra i 70 e i 73 punti inferiori alla media
OCSE.
Ancora più istruttivo è paragonare la differenza di rendimento tra gli studenti ?privati? e quelli ?pubblici?. Nell?OCSE gli studenti ?privati? sono piu` bravi di quelli ?pubblici?, ottenendo in media punteggi di 34/35 punti superiori. In Italia la
situazione s?inverte:
i ?privati? ottengono un punteggio (medio) tra i 37 e i 41 punti inferiore ai loro colleghi ?pubblici?. Se volessimo compilare una classifica in cui si tiene conto del ?gap? privato/pubblico l?Italia sarebbe in piena zona retrocessione: in questa classifica la sua posizione oscillerebbe tra la 55-sima e la 58-sima posizione. La situazione e` in realta` ancora piu` grave, perche` le ?economie? che ci seguono in questa classifica hanno scuole pubbliche di straordinario valore (Cina-Shangai, Hong-Kong, Singapore, Taipei), che distaccano considerevolmente le corrispondenti, sia pure ottime, scuole private.
Una considerazione finale. I report PISA si susseguono a ritmo triennale dal 2000. Nel periodo 2000-2009 i punteggi medi acquisiti dagli studenti OCSE hanno accusato una lieve flessione (tra i 4 e i 6 punti per i pubblici; tra i 3 e i 12 punti tra i privati); in Italia invece i punteggi dei ?pubblici? sono saliti tra i 2 (reading) e i 29 (mathematics) punti, mentre i ?privati? sono crollati tra i 14 e i 50 punti.
Un ministro (m minuscola) della Pubblica Istruzione (P e I maiuscolo) con un minimo di dignita` avrebbe dovuto rispondere alle insulse affermazioni di quel politico (?!?) con feroce
risentimento.
Evidentemente questo minimo di dignita` non c?e`. Ma probabilmente del PISA 2009, a quel ministro (minuscolo) non hanno
detto nulla.
D?altronde credo che neppure il cavallo nominato senatore, secondo la leggenda, da Gaio Silvio (scusate: Giulio) Cesare Germanico (Caligola), si sia mai rivoltato contro il suo ?sponsor; anche perche` non era in grado di farlo! Purtropppo, se oggi abbiamo il piu` incompetente ministro (m minuscola) della Pubblica Istruzione (P e I maiuscola) di tutti i tempi un motivo ci sara`.
Saverio Giulini Prof. Ordinario Mat 05 Facolta` di Architettura Universita` di Genova
P.S. E` anche interessante leggere quanto viene riportato a pag. 45 del documento PISA 2009 Results: What Makes a School Successful? Resources, Policies and Practices: ?However, students who attend private schools are also from more advantaged socio-economic backgrounds, so part of the positive relationship between private schools and performance is due to the socio-economic characteristics of the school and students, rather than to an advantage intrinsic in private schools.? E per spiegare come in certi paesi il rendimento ?privato? sia inferiore a quello ?pubblico? recita (riferendosi al Giappone) ??a common explanation for this outcome is that some students who cannot attend public schools known for their high performance may opt for private schools as a second choice.? Poichè la nostra scuola pubblica consegue punteggi piu` bassi di quella giapponese, possiamo orgogliosamente affermare che nel rapporto pubblico/privato la nostra scuola privata e`, in media, la peggiore del mondo. Nel grafico accluso (mi limito alla matematica) si misura la differenza di rendimento tra privato e pubblico: piu` a destra ci si sposta piu` la scuola privata e` ?peggiore? in confronto a quella pubblica (legenda: blu=paesi OCSE, azzurro=economie partners, nero=media OCSE, rosso=Italia).
Saverio Giulini
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