Certo che non dobbiamo arrenderci. Per noi docenti strutturati e` una scelta abbastanza facile. Denunciare gli attacchi che vengono dall'alto, combattere le porcate a tutti i livelli, non cedere a compromessi, tutto bene. Al massimo ci tagliano i fondi di ricerca, ma io ci ho fatto il callo, e continuo a lavorare (anche se riconosco che in campi diversi dal mio e` molto difficile).
Pero` con i giovani precari dobbiamo essere onesti. Devono sapere che l'unica chance che hanno di entrare in ruolo nell'universita` italiana ormai e` un concorso per associato, dove competeranno con ricercatori molto piu` anziani di loro, circa meta` dei quali sono bravi e hanno lavorato sodo per anni. E che il numero di posti e` sufficiente per premiare solo meta` di questi ricercatori meritevoli. Il fatto (deprecabile) che ogni sede preferisca i propri candidati gia` in ruolo non deve nascondere questi dati, e comunque e` determinato anche da motivi di bilancio, che ormai dominano su ogni altra considerazione. Scientemente, i consiglieri della gelmini hanno messo il merito in contrapposizione col rinnovamento. Naturalmente, una generazione di baroni universitari piu` rampanti e adattabili e` ancora in grado di forzare alcune di queste porte chiuse. Io no, e da anni incoraggio tutti i giovani aspiranti ricercatori a partire.
Saluti
Maurizio Persico