Cari Colleghi,
che ci sia un bel numero di noi che non faccia ricerca ad un livello accettabile credo che sia sostanzialmente vero e in buona parte accertato ma affermare che in tutte le sedi minori nessuno faccia ricerca è alquanto opinabile. La questione dell'attività di ricerca accetabile/eccellente rispetto a quella scarsa o nulla è una materia che merita molta attenzione. Credo che ancora una volta una valutazione seria ed oggettiva della produzione e produttività scientifica, anche a parità di risorse umane e facilities disponibili nelle sedi in cui si opera, potrebbe dare risposta definitiva alla questione. "Valutazione Seria e Oggettiva" non significa assoluta ma che almeno tenda a quella esistente nei paesi tecnologicamente più avanzati.
Non ci sarebbe nulla da scandalizzarsi se nella sede universitaria di riferimento c'è un numero limitato di colleghi non più in grado di poter fare ricerca, se mai fatta, ad un livello accettabile e che quindi costoro decidano di non sottoporsi alla valutazione seria ed oggettiva della produzione e produttività scientifica di cui sopra. Costoro potrebbero essere "sterilizzati" su diversi aspetti per esempio ma non solo: 1)non potrebbero attingere alle risorse per la ricerca a tutti i livelli (internazionale, nazionale, regionale, locale, del municipio...), 2) non potrebbero essere eletti per le cariche istituzionali e di rappresentanza (rettore, senato, consiglio di amministrazione, preside, direttore di dipartimento, rappresentanti CUN, ecc,) 3) non potrebbero essere eletti/sorteggiati come componenti delle commissioni di concorso (fino a che questi esisteranno e prima dell'avvento dell'eventuale cooptazione diretta), non potrebberofar parte dei comitati di valutazione nazionale della ricerca (comunque si chiami, l'importante che funzioni su basi oggettive e realistiche), non potrebbero far parte dei comitati di valutazione dei progetti di ricerca a tutti i livelli (internazionale, nazionale, regionale, locale, del municipio...). In altri sistemi universitari tale condizione (scelta leberamente) è possibile. Essi si dedicherebbero completamente alla didattica di base che deve fornire agli studenti conoscenze consolidate nel tempo e meno dipendenti dall'avanzamento della ricerca da cui si può comunque attingere con del buon lavoro bibliografico. Essi potrebbero essere utili in altre attività di gestione di strutture didattiche (laboratori, musei, ecc).
Ovviamente se in tutti/la maggioranza dei settori disciplinari della sede universitaria di riferimento non si fa ricerca ovvero la valutazione seria ed oggettiva di cui sopra accerta che la produzione e produttività scientifica è scarsa o nulla è chiaro che si potrebbe arrivare a definire livelli istituzionali universitari differenziati.
Scusatemi forse ho esagerato credendo di essere professore universitario di un paese "normale" che, appunto, dovrebbe essere organizzato per avere dalle sue istituzioni, che comunque costano, servizi accettabili/eccellenti.
Forse però, a parte le esagerazioni e aspetti utopici di cui sopra, "QUALCOSA" di tutto ciò deve essere preteso o almeno, sperando di non essere tra i pochi, sognato.
Vi ringrazio per l'attenzione
Nicola Iacobellis
At 16.13 19/03/09 +0100, you wrote:
.. di nuovo, concordo con Claudio.. Cari saluti Benedetto
At 15.04 19/03/2009, you wrote:
caro Carlo io capisco benissimo le due obiezioni, la prima e` su un compromesso e come tutti i compromessi e` ben discutibile ma la seconda questione ha motivazioni molto piu` profonde.
Il problema e` che tu pensi ai nostri dipartimenti in cui ovviamente cercheremo di evitare l'esistenza di docenti che non fanno ricerca, ma il vero problema e` il proliferare di piccole Universita` di provincia che non hanno alcuna vocazione o possibilita` di ricerca. Poi queste hanno i loro rettori che siedono nella CRUI e alla fine formano una maggioranza in questa sede.
Tu pensi sia realistico eliminarle? Io non credo, per due ordini di motivi, il primo banale e` quello della politica locale che alla fine avra` l'ultima parola ma il secondo e` piu` strutturale, ovvero il fatto che nella situazione attuale vi e` una richiesta di educazione superiore di basso livello che le Universita` non possono soddisfare. Probabilmente la soluzione vera sarebbe di creare una rete di "Junior College" con regole diverse da quelle dell'Universita`, ma credo che nella situazione attuale sia una soluzione non percorribile.
Quindi la nostra soluzione di compromesso, che avrebbe anche un altro vantaggio.Tu sai benissimo che moltissimi dipartimenti sono pieni di persone che non hanno mai fatto ricerca e non sono in grado di farla. Non possiamo ne' ucciderli ne' cacciarli, molti continueranno ad occupare questi posti per chi sa quanti anni, se noi potessimo "sterilizzarli" su tutto cio` che riguarda la ricerca avremmo dei benefici enormi.
Insomma credo che hai capito, in un mondo ideale ricerca e didattica vanno insieme, nel mondo reale semplicemente NON e` cosi' e bisogna assolutamente trovare qualche rimedio. Perche' poi questi nonricercatori votano per i rettori per il CUN etc, e creano le paludi politico accademiche che ben conosciamo. Se noi prendiamo una posizione sdegnosa e li ignoriamo non significa che non continuano a fare danni.
claudio
On Mar 19, 2009, at 12:57 PM, Carlo Di Castro wrote:
Cari tutti, Mi dispiace di inviarvi queste considerazioni solo adesso a cose fatte, ma sono stato fuori. Ho firmato l'appello perche' condivido l'impostazione centrale di dare peso ai dipartimenti, eliminando o almeno cambiando le facolta' (e I CCL), proposta che faccio fin dai tempi della sperimentazione. Tuttavia ci sono due punti su cui sono in totale disaccordo:
- Anche se "limitatamnete ad una fase transitoria, un eventuale
concorso per il conseguimento di unidoneità nazionale per laccesso alla docenza" codificherebbe secondo me la scelta del candidato meno bravo senza piu' necessita' di giustificazioni. Sarebbe difficile negare l'idoneita' in un'ampia rosa di nomi a livello nazionale. 2) Il secondo punto su cui dissento e' piu' rilevante, perche' mentre il primo agirebbe su una situazione che e' gia' fortemente deteriorata e la soluzione indicata non la migliorerebbe ma certamente non potrebbe in pratica renderla peggiore di quella attuale, il secondo punto aprirebbe la strada al potenziamento e alla proliferazione di strutture che sviluppatesi negli anni per sottogoverno vorremmo invece abolire.
"...si propone di introdurre la possibilità di operare una scelta volontaria e reversibile fra carriera scientifica e carriera didattica, con la possibilità per quei colleghi che optino per questultima, sospendendo o limitando limpegno nella ricerca, di essere valutati solo in base alla didattica svolta."
Sono convinto che non si possa fare buona ricerca (salvo rare eccezioni) senza superare una soglia di competenze che permettano la formazione di scuole di ricerca. Questo aspetto coinvolge anche linsegnamento perché una didattica, che offra ai giovani un metodo di lavoro facilmente rinnovabile nei contenuti e che susciti in loro interesse e curiosità, non può essere fatta al di fuori di un contesto di ricerca vivace e stimolante. Il dipartimento, deve essere inteso, e cosi' mi pare sia inteso nel documento, come la struttura che dovrebbe recuperare luniversità al1a produzione scientifica, configurata non come somma di singoli prodotti marginali di ricerca, ma come prodotto culturale globale sia nella sua formazione che nella trasmissione. Come si puo' pensare a livello universitario di separare i due scopi? Un caro saluto, Carlo Di Castro
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