premesso che ho 69 anni e comunque l'anno prossimo andro' in pensione ritengo che la discussione sui 65 anni sia del tutto male impostata e mi stupisco che i colleghi non lo capiscano.
I dati reali sono che effettivamente vi e` stata una immissione discontinua negli organici universitari ed anche una cattiva pianificazione dei possibili sviluppi di carriera per cui di fatto abbiamo un picco di docenti sopra i 60 anni e uno strangolamento dei ricercatori. Ora la logica direbbe che una possibile serie di misure una tantum, di sfoltimento e razionalizzazione potrebbero avere un senso, in quanto compensative degli squilibri precedenti ma prima di introdurre una norma strutturale sarebbe bene accendere il cervello e riflettere. Ma che significa 65 o 70 o 80 o 200?
Cercate di fare un minimo di modellizzazione matematica, se fra 100 anni la vita si estendera` magari a 150 anni come gestirla? A me piace leggere la fantascienza e quei pochi autori bravi si sono posti questi problemi ipotetici che poi di fatto tanto ipotetici non sono.
Una soluzione proposta da alcuni autori e` l'uccisione dei vecchi (con ovvie leggi ad personam per le oligarchie), un altra quote strettissime per la procreazione etc.. POi ci sono le classiche soluzioni, guerre ed epidemie.
La natura ha un metodo infallibile, la morte, ma poi ci sono i cani che vivono 15 anni e le tartarughe 900, quindi cerchiamo di affrontare il problema da scienziati.
La premessa e` che come esseri umani non ci piace l'idea di morire presto per far spazio alle generazioni successive. Pero` se andate in un convegno in Africa vedrete che l'eta` media dei partecipanti e` molto bassa, evviva, evviva? Di fatto io avevo tre collaboratori africani di un progetto di matematica e sono tutti morti a eta` variabili dai 40 ai 60 anni. Io non lo considero una grande cosa anche se certamente adesso trovero` collaboratori piu` giovani.
Se accettiamo l'idea che ci piace vivere a lungo ed anche in salute dobbiamo trovare un modo per avere comunque una vita piena e non 30, 40, 50 anni di vita marginale da pensionati. Certo il problema e` immenso, richiede cambiamenti profondi prima di tutto nella procreazione poi nell'inserimento nel lavoro etc.. Il problema in sostanza e` come andare a regime, come potete facilmente calcolare.
In una situazione a regime, se in media ogni coppia produce due figli il fatto che vivano 10 anni o 10mila non cambia se non nella velocita` di ricambio completo e coerentemente non cambia il problema delle carriere universitarie, certo si puo` andare a regime in tanti modi diversi e qui e` la vera questione della gerontocrazia, nella Universita` per essere concreti questo ci dovrebbe portare ad una qualche forma di gestione per cui entro i 40 anni di eta` tutti i meritevoli diventino professori di prima fascia.
Poi se uno vuole avere figli ogni 10 anni ad esempio e` bene che la vita si accorci drasticamente o che aumenti in modo enorme la mortalita` infantile, comunque in qualche modo la natura provvedera` (in modo probabilmente orrendo). Il problema ovviamente e` che non siamo affatto a regime ma abbiamo passato una fase in cui sembrava che l'espansione, in particolare l'espansione demografica fosse inarrestabile, oggi credo non sia cosi anche se non ho i dati precisi e mi affido solo su informazioni frammentarie.
Quindi si ragioni pure su come rimediare ad una gestione passata sbagliata ma non se ne proponga a regime un'altra sbagliata in modo diverso.
Insomma io non ho una soluzione ma trovo la proposta dei 65 anni una proposta demagogica che a mio avviso mostra semplicemente la pochezza del PD.
On Jul 24, 2010, at 3:14 AM, camillo la mesa wrote:
In linea di massima non sono contrario al pensionamento a 65 anni. Vorrei che mi si spiegasse, però, perché si cerchi con insistenza di mandare in pensione più tardi molte categorie e si proponga restrizione per i soli docenti universitari. E' un premio alla categoria? Non mi sembra Camillo La Mesa
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