Caro Dimitri, Ho capito il tuo punto. Però vorrei aggiungere che al giorno d' oggi non c'è più quasi nessuno che vince un concorso di ricercatore con meno di 10 anni di ricerca alle spalle. In 10 anni, o di più, le citazioni personali e il fattore "h" sono parametri bibliometrici utilizzabili e sono bene più "probante" dell' IF. Certo, si può anche non decidere di usare i parametri bibliometrici, però nel caso in cui si decida di utilizzarli è meglio usare quelli fanno riferimento al candidato. Saluti, Robert jenninjgs
IF da solo può non essere sufficiente, ma è comunque un parametro che valuta l'impatto internazionale delle riviste su cui si pubblica. Eâ chiaro che non tutte le riviste più lette e citate siano le migliori, ma ad esempio io posso avere un indice chiaro che mi dice se Journal of Pizza & Fichi è una rivista buona o scadente. Ho letto che tu preferisci le citazioni come parametro., ma nel caso di ricercatori più giovani, che non è detto debbano avere valanghe di pubblicazioni, un articolo anche se importante, potrebbe non aver avuto il tempo di ricevere un numero decente di citazioni. Patrizio Dimitri Il 07/02/12 15.05, "Robert Jennings" robert.jennings@unimi.it ha scritto: > >> D'accordo con quanto scritto da Masulli con >> l'eccezione, dell'importanza del fattore d'impatto. > > Cari colleghi, > Come alcuni di voi sapete, > mi esprimo da tempo contro lâuso del fattore > dâimpatto come criterio di valutazione di un > gruppo oppure di una persona. A questo scopo > ritengo sia il parametro bibliometrico più > inutile di tutti, in quanto, riguarda âlâimpattoâ > del giornale(somma del numero di citazione del > giornale) e non dei singoli articoli delle > persone o dei gruppi. Questo parere è ormai molto > diffuso nel mondo scientifico e il suo uso nei > nostri concorsi nazionali universitari mi rende > perplesso. A questo proposito vi segnalo > unâarticolo del giugno 2010 su Nature (456, 864- > 866). in cui viene presentata unâanalisi dei vari > parametri bibliometrici. Per chi non ha voglia di > cercare e leggere lâarticolo cito una frase che > viene sottolineata nellâarticolo ââIf there is > one thing which every bibliometrician agrees > on it is that you should never use the journal > impact factor to evaluate research performance > for an article or for an individual.â > > Basta con l'IF, ce ne sono altri parametri > bibliometrici molto, ma molto, più utili. > > > Saluti, > Robert Jennings > > > >> Caro Dr. Massulli, >> >> apprezzo molto la sua decisione di rispondere al >> mio messaggio esponendo le sue idee sul bandi >> PRIN e FIRB. Tuttavia, vorrei riaffermare con >> forza la mia convinzione che tali bandi sono >> quanto di peggio il MIUR sia riuscito a >> partorire in questi ultimi anni. Non credo che >> questo sia frutto della “mente >> bacata” di alcuni burocrati o del >> Ministro, ma sia il risultato di impostazioni >> sbagliate che non tengono conto della natura e >> delle regole internazionali della ricerca di >> base, e delle specificità dei vari settori di ricerca. >> >> Ma veniamo al punto. Qual’è lo scopo dei >> bandi PRIN e FIRB. Spero che convenga con me che >> sia quello di finanziare la buona ricerca, >> permettendo a tutti i ricercatori qualificati di >> partecipare a una valutazione comparativa dei >> loro progetti. Ebbene, i limiti di >> partecipazione ai bandi PRIN e FIRB sono in >> contrasto con questo scopo, specialmente per quanto riguarda la Biologia. >> >> Non mi voglio soffermare troppo sul numero >> minimo di gruppi richiesto per partecipare ai >> due bandi. Come ho scritto nell’articolo, >> questo vincolo favorisce la formazione di >> cordate eterogenee (organizzate in soli due >> mesi) che poco o nulla hanno a che fare con le >> vere collaborazioni scientifiche. Se si voleva >> ridurre il numero di progetti da valutare, >> meglio sarebbe stato permettere la >> partecipazione di gruppi (unità ) dello stesso >> Dipartimento già impegnati da anni in vere >> collaborazioni scientifiche (ovvero stabilire un >> minimo di PI per ogni progetto). >> >> La cosa peggiore sono però i vincoli di >> partecipazione al FIRB-giovani, e le confesso >> che non capisco il suo ragionamento al >> riguardo. Non capisco perchè lei ritenga >> corretto un limite inferiore di 15 pubblicazioni >> (per gli strutturati) e non un fattore di >> impatto (IF) minimo. Le riviste di Biologia sono >> migliaia e molto diverse tra loro. Ne esistono >> alcune con IF compresi tra 1 e 2 che >> generalmente pubblicano lavori di scarsissimo >> valore. Ne esistono invece altre con IF di oltre >> 30 (e.g. Nature, Science, Cell etc.) su cui è >> difficilissimo pubblicare e che accettano solo >> lavori di notevole originalità e completezza. >> E’ quindi ovvio che per pubblicare su >> riviste a basso IF bastano pochi mesi di lavoro, >> mentre per pubblicare su una rivista ad alto IF >> ci vogliono anni di durissimo impegno. E’ >> quindi altrettanto ovvio che chi “pubblica >> bene” pubblica molto meno di chi pubblica >> su riviste a basso IF. Allora perché escludere >> dalla partecipazione al bando chi ha un numero >> limitato di lavori ad alto IF permettendo invece >> di partecipare a chi ha pubblicato molti lavori >> di scarsa qualità . Questo non solo è >> profondamente diseducativo per i giovani, ma è >> anche in contrasto con i criteri che saranno >> usati dall’ANVUR per la valutazione della >> ricerca. Vorrei inoltre farle notare che in >> importanti bandi di ricerca su fondi privati >> (vedi bando AIRC 2012 appena uscito) si richiede >> un IF complessivo di 50 come condizione minima >> per la partecipazione e non si parla del numero di pubblicazioni. >> >> Infine, come avevo scritto nell’articolo, >> trovo assurdo discriminare tra un giovane che ha >> un posto a tempo indeterminato ed uno che non lo >> ha. Perché un ricercatore di 35 anni assunto a >> tempo indeterminato con 10 pubblicazioni (alcune >> delle quali su riviste prestigiose) non può >> partecipare al FIRB-giovani mentre può farlo un >> trentacinquenne non strutturato con 10 >> pubblicazioni? Spero che voglia ammettere che >> questo è un errore che va corretto al più presto. >> >> Come le ho detto, ho apprezzato molto la sua >> risposta, che mi sembra denotare un suo genuino >> interesse per il problema del finanziamento >> della ricerca. Al di là delle opinioni del >> comitato nazionale dei garanti, vorrei poterla >> convincere della correttezza delle mie >> argomentazioni, che sono condivise dalla >> stragrande maggioranza dei ricercatori attivi >> nel settore biologico. Ma perché non chiede in >> giro? Perché non fa un giro nei laboratori e >> parla con i giovani (questo è un invito)? Io non >> credo che i burocrati abbiano una “mente >> bacata”, ma credo che i burocrati la mente >> debbano usarla per capire la realtà che >> li circonda e le situazioni che sono chiamati a >> gestire. Solo in questo modo, potranno diventare >> dirigenti consapevoli del loro ruolo e operare nell’interesse del >> Paese. >> >> Cordialmente, >> Maurizio Gatti >> >> >> >> >> From: "Massulli Mauro" mauro.massulli@miur.it >> To: "Maurizio Gatti" maurizio.gatti@uniroma1.it >> X-TM-AS-Product-Ver: IMSS-7.1.0.1433-6.8.0.1017-18686.006 >> X-TM-AS-Result: No--1.869-5.0-31-10 >> X-imss-scan-details: No--1.869-5.0-31-10 >> X-TM-AS-User-Approved-Sender: No >> >> >> Caro professor Gatti, >> grazie dell'articolo che mi ha inviato, ma è, >> già lo sa, una posizione che non condivido. I >> requisiti OGGETTIVI di ammissiiblità non debbono >> essere confusi con le valutazioni scientifiche >> che spetteranno ai referee. Ciò che lei propone >> sembra essere un sistema misto "requisiti >> oggettivi/qualità della ricerca" inaccettabile >> in fase di ammissione al bando, o che, se si >> traducesse in un allargamento dei requisiti >> relativi al cut-off, porterebbe come conseguenza >> ad un allargamento della competizione, con >> allungamento dei tempi e scadimento della qualità della valutazione stessa. >> Questi requisiti non sono frutto della mia >> "mente bacata" (mia o di qualsiasi altro >> "burocrate"): sono stati ampiamente ponderati, >> in fase di preparazione del bando, dalla >> Commissione di esperti FIRB, composta da 10 suoi >> colleghi docenti in varie discipline, tra cui >> anche un giurista, e quindi ben valutati anche >> sotto il profilo della legittimità oltre che dell'opportunità . >> Ciò non esclude che possano esserci pareri >> contrari (come il suo), ma non si comprende il >> motivo per cui qualche parere contrario debba >> prevalere sull'opinione di esperti che hanno >> avuto ISTITUZIONALMENTE il compito di occuparsi, >> tra l'altro, anche della predisposizione del bando! >> Non vorrei che, come al solito, si pensasse che >> debba/possa prevalere l'opinione di chi (anche >> pacatamente, come nel suo caso, e del tutto >> legittimamente) "alza la voce" per esprimere il >> proprio legittimo dissenso, perché allora >> veramente non comprenderei quale sarebbe >> l'utilità di quegli organismi di esperti >> istituzionalmente preposti allo svolgimento di determinati compiti. >> Posto dunque che io, per quanto mi riguarda, >> confermo la mia opinione complessivamente >> contraria (salvo assicurarla che farò di tutto >> perché siano prese comunque in considerazione le >> sue opinioni per il prossimo bando), non posso >> che chiarire che la modifica dei bandi non è una >> questione di cui mi posso occupare io: per >> questo (così come per tutte le altre richieste >> di modifica che compaiono nel suo articolo, e >> che si riferiscono a vincoli di altra natura, >> posti per motivazioni strategiche, e che >> comunque nulla hanno a che vedere con necessità >> amministrative) deve rivolgersi direttamente al >> Ministro, cui peraltro la sua "lettera aperta" certamente non sarà sfuggita. >> Con la massima stima, le invio i miei più >> cordiali saluti, augurandomi sinceramente di >> averla presto in qualche Comitato di Selezione o >> nel Comitato Nazionale dei Garanti della >> Ricerca: vedrà , scontrandosi con gli aspetti più >> pratici dell'operatività di tutti i giorni, che >> in fondo in fondo quello dei suoi colleghi non è poi un gran bel vivere... >> >> Mauro Massulli >> >> >> >> -----"P. Dimitri" liviapat@inwind.it ha scritto: ----- >> >> ======================= >> Per: Università e Ricerca Forum >> universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
Da: "P. Dimitri"
liviapat@inwind.it >> Data: 06/02/2012 06.56PM >> Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] >> R: concorsi: problema etico e non di metodo >> ======================= >> Condivido pienamente lo scritto di Walter Lacarbonara. Non male l'idea del >> libro bianco... >> >> Anche io inserisco un'autocitazione, un breve articolo su "Epolis" in cui, >> guarda caso, critico la valutazione del Prin 2006. >> >> Il 2006 è stato un anno di ³straordinaria follia² per Università e Ricerca: >> si è parlato di tagli della finanziaria, paralisi degli Atenei, corsi di >> laurea fantasma e concorsi pilotati, ma è stato trascurato un¹altro aspetto >> critico che riguarda la gestione dei fondi pubblici per la ricerca. A tale >> proposito, la ciliegina sulla torta è stata la recente valutazione dei >> progetti PRIN: commissioni di parte, valutatori stranieri quasi del tutto >> scomparsi e pochi ³esperti nostrani² che hanno sottoposto centinaia di >> ricerche a ³processi sommari², formulando giudizi degni delle pagelle di >> scuola elementare. à triste notare che in alcune aree, come la Biologia, >> alcuni valutatori hanno approvato, progetti di collaboratori e amici. Una >> liaison dangereuse da cui non sono immuni nemmeno i garanti. >> Una valutazione trasparente di progetti e ricercatori, che preveda norme per >> gestire i conflitti d¹interesse, è il primo passo verso il risanamento del >> mondo accademico, compromesso da nepotismi e clientele. Il sistema attuale >> va rifondato perché permette di addomesticare i giudizi. Ben venga, quindi, >> l¹agenzia per la valutazione di Università e Ricerca (Anvur), istituita dal >> Ministro Mussi, ma guai se fosse composta dai ³soliti noti². Perché funzioni >> veramente, l¹agenzia deve essere ³commissariata ² con l¹inserimento di >> esperti stranieri, avulsi da inciuci locali. Solo così si potrà spazzare via >> il ³casereccio e canceroso² apparato clientelare con i suoi ³esperti² e >> rifondare un codice etico, finalmente a vantaggio del merito. >> >> Patrizio Dimitri >> >> >> Il 06/02/12 17.38, "Walter Lacarbonara" walter.lacarbonara@uniroma1.it ha >> scritto: >> >>> Sul tema reclutamento vi inoltro un estratto da un mio contributo del >>> 2006. >>> Approfitto per aggiungere un'ulteriore nota. >>> Non azzardo molto se dico che in almeno il 90% delle valutazioni, >>> il commissario presidente portava con successo il "suo" candidato, >>> indiscutibilmente il genio della situazione. >>> Come si può accettare di fare una valutazione >>> comparativa oggettiva se il candidato vincitore porta in buona parte >>> dei suoi prodotti scientifici la firma del commissario-protettore? >>> (A proposito, Cosmelli mi ha fatto venire un'idea simpatica, scrivere >>> un libro bianco con estratti dai verbali degli ultimi decenni, da >>> tradurre in inglese, >>> potrebbe diventare un best-seller per la sua tragicomicità ...io ne ho >>> letto >>> alcuni che sono un vero capolavoro). >>> >>> Vengo all'autocitazione. >>> "....... La difficoltà italiana ad uscire da questa posizione di >>> stallo richiederebbe soluzioni >>> coraggiose, di ippocratica memoria. Bisognerebbe innanzitutto partire >>> dalla constatazione >>> condivisa che il nostro Paese oggi non consente una sana competizione >>> per l¹identificazione dei migliori intelletti, e l¹attuale riforma >>> [ndr. riforma Moratti] >>> non ha introdotto alcun sostanziale ed efficace cambiamento affinché >>> si possa instaurare >>> una reale inversione di tendenza e portare così il processo selettivo >>> ad uno stadio qualitativo all¹altezza >>> del passato scientifico e culturale del nostro Paese. E¹ necessario, >>> se si hanno >>> a cuore le sorti della scienza italiana e del nostro patrimonio >>> scientifico e tecnologico, >>> che attraverso un formidabile sforzo bipartisan si condivida >>> l¹obiettivo secondo >>> cui si debbano porre in essere le condizioni etiche e contestuali, >>> attraverso >>> forme adeguate ed una rigorosa attività di programmazione, per cui >>> ogni concorso >>> rappresenti una olimpiade per il riconoscimento dei migliori, che sono >>> i soli a >>> poter assicurare un futuro di qualità alla nostra ricerca ed al nostro >>> sistema di alta >>> formazione. >>> Una possibile, ma sofferta, soluzione per migliorare l¹oggettività e >>> la qualità del >>> reclutamento consisterebbe nel coinvolgimento di esperti ed accademici >>> stranieri >>> chiamati a far parte del processo selettivo dei candidati italiani, >>> anche per via telematica >>> per ridurre i costi come ipotizzato peraltro dagli accademici lincei >>> [8]. Sofferta >>> e triste soluzione perchè sottolineerebbe la incapacità ad operare una >>> nostra >>> selezione autonoma ed efficace ed al passo con i paesi più produttivi, >>> oltre che rendere >>> ancora più evidente tale incapacità all¹intera comunità internazionale. >>> E¹ evidente come questo accorgimento non basti da solo a trasformare >>> drasticamente >>> lo stato delle cose. Deve essere garantita seriamente l¹autonomia >>> gestionale, >>> organizzativa e programmatica delle Università e degli enti di ricerca >>> incentivando >>> al tempo stesso e in tutte le forme possibili i comportamenti >>> virtuosi......" >>> tratto da La ricchezza scientifica dell'Italia e la recente riforma >>> dell'Università (2006), Walter Lacarbonara e Giorgio Antonio Presicce, >>> l'Albatros, 95-116. >>> >>> Il giorno 06/feb/12, alle ore 19:01, P. Dimitri ha scritto: >>> >>>> >>>> Certo Valeria, >>>> >>>> Certo, non è che gli stranieri siano dei santi, ma come dici tu >>>> hanno un >>>> senso etico più sviluppato rispetto al nostro...Una commissione di >>>> valutazione fatta da esperti stranieri innalzerebbe sicuramente il >>>> tasso >>>> etico. Per dare un contentino all'accademia, ci si potrebbe inserire >>>> anche >>>> un rappresentante italiano.... >>>> Forse, dopo un decennio di gestione esterna le nuove generazioni >>>> universitarie potrebbero essere "eticamente" (e non solo) migliori >>>> delle >>>> precedenti. Per il resto del paese auspicherei una rivoluzione >>>> culturale >>>> "pacifica", ma la vedo difficile.... >>>> >>>> Patrizio Dimitri >>>> >>>> Il 06/02/12 17.22, "Valeria Zotti" valeria.zotti@unibo.it ha >>>> scritto: >>>> >>>>> Quest'ultima ipotesi (di Patrizio Dimitri) mi sembra molto >>>>> interessante. >>>>> Utopica? >>>>> Sebbene i board internazionali siano spesso formati da amici dei >>>>> baroni >>>>> locali, c'è da confidare nel senso etico più sviluppato dei colleghi >>>>> stranieri. >>>>> >>>>> Valeria Zotti >>>>> una giovane ricercatrice contenta che questa lista, meraviglioso >>>>> strumento >>>>> d'informazione e di scambio costruttivo, sia di nuovo attiva >>>>> >>>>> >>>>> -----Messaggio originale----- >>>>> Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it
[mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per >>>>> conto di >>>>> P. Dimitri >>>>> Inviato: lunedì 6 febbraio 2012 17.12 >>>>> A: Università e Ricerca Forum >>>>> Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] concorsi: problema >>>>> etico e non di >>>>> metodo >>>>> >>>>> Cari colleghi, >>>>> >>>>> Credo che non esista una medicina per curare un sistema che è in >>>>> fin di >>>>> vita. >>>>> Come ho avuto modo di dire anche altre volte, il problema >>>>> principale del >>>>> reclutamento non è metodologico, ma etico. Non dipende dalle regole >>>>> (concorsi o chiamata diretta), ma da chi ha fatto ed utilizzato >>>>> queste >>>>> regole, ovvero buona parte del corpo docente, ordinari in >>>>> particolare, che >>>>> hanno gestito i concorsi negli ultimi decenni. Come mai nella >>>>> maggior parte >>>>> dei concorsi ad ordinario, associato e ricercatore, i candidati >>>>> vincitori >>>>> sono sempre i ³figli scientifici² del membro interno o del >>>>> presidente di >>>>> commissione? E¹ possibile che siano sempre i più bravi? >>>>> Credo che le chiamate dirette non risolverebbero il problema, i >>>>> nostri abili >>>>> strateghi accademici troverebbero sempre il modo per giustificare >>>>> le loro >>>>> scelte. A meno che non si tolga dalle mani dell¹accademia la >>>>> gestione dei >>>>> reclutamenti e della valutazione e la sia dia ad agenzie fatte da >>>>> esperti >>>>> internazionali, estranei agli inciuci locali. >>>>> >>>>> Patrizio Dimitri >>>>> >>>>> >>>>> Il 06/02/12 15.55, "Mirella Sari Gorla" >>>>> mirella.sarigorla@unimi.it ha >>>>> scritto: >>>>> >>>>>> Questo scritto esprime esattamente quello che anch'io penso (da >>>>>> molti anni!) >>>>>> >>>>>> At 14.08 06/02/2012, you wrote: >>>>>>> Come detto in precedenza, non contribuisco al forum e faccio ache >>>>>>> errori ignorando la metodologia. Inserisco nel testo quello che, >>>>>>> sbagliando, avevo allegato. Non me ne vagliate per la lunghezza. >>>>>>> >>>>>>> SMA >>>>>>> >>>>>>> Valore legale del titolo di studio e qualità delle università >>>>>>> >>>>>>> Prendo spunto dall?articolo di Luciano Modica recentemente >>>>>>> apparso sul >>>>>>> quotidiano Europa, per ritornare sul dibattito che, periodicamente, >>>>>>> riaccende l?interesse sull?annosa questione del ?valore legale del >>>>>>> titolo di studio? e sull?opportunità o meno di una sua >>>>>>> abrogazione o >>>>>>> modifica. >>>>>>> Avendo sottoscritto l?appello per l?abrogazione di detto valore >>>>>>> legale, ho provato un certo disagio nel leggere che, secondo >>>>>>> Modica?? >>>>>>> tutti coloro che si intendono davvero di università hanno espresso >>>>>>> perplessità ?. Il disagio deriva dal fatto che avendo io trascorso >>>>>>> più >>>>>>> di mezzo secolo nell?università e oltre 30 anni come Professore >>>>>>> ordinario, ritengo di intendermi di univerità , almeno di quel tanto >>>>>>> che mi consente di giudicare sulla opportunità o meno di mantenere >>>>>>> inalterate le regole che la governano. Sicuramente la lunga >>>>>>> permanenza, nel corso della mia attività di servizio, negli USA e >>>>>>> nel >>>>>>> Regno Unito, ha influenzato fortemente la mia concezione di >>>>>>> università >>>>>>> che intendo come sede di eccellenza per la ricerca scientifica e la >>>>>>> formazione ed elemento di rilevanza primaria nel segnalare il >>>>>>> livello >>>>>>> culturale di un Paese. >>>>>>> Ed è proprio questo il problema. Dovrebbe essere evidente a tutti >>>>>>> che >>>>>>> il dibattito sul valore legale del titolo di studio, riflette il >>>>>>> punto >>>>>>> di vista di coloro che attraverso la sua abolizione vedono un mezzo >>>>>>> per avviare una svolta qualitativa all?università italiana >>>>>>> relegata a >>>>>>> posizioni poco gratificanti nelle classifiche che varie >>>>>>> organizzazioni >>>>>>> elaborano ogni anno utilizzando criteri più o meno condivisibili. >>>>>>> Il recente stimolo alla discussione nasce anche dal ravvivato >>>>>>> interesse per lo scritto di Luigi Einaudi ?Prediche Inutili? >>>>>>> recentemente riproposto in una pubblicazione del Corriere della >>>>>>> Sera. >>>>>>> La proposizione del pensiero einaudiano, sorprendentemente attuale >>>>>>> ancorché espresso più di sessant?anni avrà spinto Francesco >>>>>>> Giavazzi >>>>>>> ed Alberto Alesina ad invitare il presidente Monti a rileggere con >>>>>>> attenzione lo scritto ed ..?inserire nella legge sulle >>>>>>> liberalizzazioni l'abolizione del valore legale della laurea: un >>>>>>> provvedimento che aumenterebbe competizione e qualità nei nostri >>>>>>> atenei?. >>>>>>> C?è da dire che la ?filippica di Einaudi?, così definita da Sabino >>>>>>> Cassese negli ?Annali di storia delle università italiane? (2002) >>>>>>> era >>>>>>> stata oggetto dell?analisi particolarmente articolata dell?insigne >>>>>>> giurista che così chiudeva: ?E? tempo di concludere osservando >>>>>>> che il >>>>>>> tema del valore legale dei titoli di studio è una nebulosa. Esso >>>>>>> non >>>>>>> merita filippiche, ma analisi distaccate, che non partano da furori >>>>>>> ideologici o da modelli ideali, bensì da una valutazione delle >>>>>>> condizioni delle strutture pubbliche e professionali e dei >>>>>>> condizionamenti derivanti dal riconoscimento dei ti¬toli di studio >>>>>>> sull?assetto della scuola e dell?università ?. >>>>>>> à difficile non concordare con questa esortazione. Ed è anche >>>>>>> condivisibile il titolo dell?articolo di Modica su Europa ?Il >>>>>>> valore >>>>>>> della laurea non è tutto?. à vero. Ben altro è necessario per >>>>>>> sollevare il livello della nostra università nelle classifiche che >>>>>>> pongono la prima università italiana intorno al 150° posto. >>>>>>> A mio parere, il valore legale del titolo di studio appare come >>>>>>> espressione del più rigido e paralizzante controllo da parte dello >>>>>>> Stato: il modello franco-napoleonico che attua:??un ideale, che è >>>>>>> l?ideale dell?ordine, dell?euritmia, della uniformità . Unica la >>>>>>> fonte: >>>>>>> lo Stato. Unico il valore degli studi: quello voluto dai poteri >>>>>>> pubblici secondo la norma costituzionale?? >>>>>>> Concordo: una forma di controllo dello Stato è indispensabile a >>>>>>> garanzia di un accettabile livello qualitativo delle strutture che >>>>>>> erogano formazione ed è vero che una qualche forma di >>>>>>> certificazione è >>>>>>> presente, in forme diverse, nei paesi dell?Unione Europea >>>>>>> (Accreditation Models in Higher EducationEuropean Network for >>>>>>> Quality >>>>>>> Assurance in Higher Education 2004, Helsinki). L?accreditation >>>>>>> (certificazione) è cosa diversa; essa certifica il raggiungimento >>>>>>> di >>>>>>> standards qualitativi da parte delle organizzazioni che erogano >>>>>>> titoli >>>>>>> di studio. Nel Regno Unito la certificazione non è prerogativa del >>>>>>> goveno. Le istituzioni che erogano formazione e/o svolgono ricerca >>>>>>> scientifica devono uniformarsi a criteri definiti per ottenere il >>>>>>> titolo di ?università ?. La valutazione è affidata ad un?agenzia >>>>>>> (Quality Assurance Agency) che opera per conto del Privy Council >>>>>>> organismo consultivo, costituito da esperti che possono essere o no >>>>>>> membri dl parlamento o della camera dei lord, ma non con >>>>>>> incarichi di >>>>>>> governo. >>>>>>> Certamente, valutare la qualità di una università non é semplice. >>>>>>> La >>>>>>> valutazione può essere influenzata da pregiudizi e tendenze non >>>>>>> sempre >>>>>>> condivisibili. Ciò non ostante esiste un ?ranking? delle >>>>>>> università di >>>>>>> tutto il mondo che viene effettuato annualmente da varie >>>>>>> organizzazioni in diversi paesi del mondo che ha un forte impatto >>>>>>> sulla opinione pubblica. >>>>>>> Perché queste classifiche rivestono tanta impportanza? A parer >>>>>>> mio, la >>>>>>> popolarità dell?esercizio è riferibile a molti fattori. In primo >>>>>>> luogo >>>>>>> il complesso di tendenze comprese nel termine, ?globalizzazione?, >>>>>>> ma >>>>>>> anche la ultrarapida evoluzione delle tecnologie della >>>>>>> informazione e >>>>>>> la presa di coscienza che un alto livello di istruzione >>>>>>> rappresenti un >>>>>>> elemento di benessere per le comunità . Da qui l?aumento progressivo >>>>>>> della domanda di formazione superiore ed una spinta verso un alto >>>>>>> livello di internazionalizzazione delle università . Molte >>>>>>> università >>>>>>> private e pubbliche cercano attraverso attività internazionali a >>>>>>> porre >>>>>>> rimedio alle proprie difficoltà finanziarie. Non si può ignorare >>>>>>> che >>>>>>> il contributo economico ai paesi da parte delle università più >>>>>>> prestigiose è notevole. Una stima, probabilmente approssimata per >>>>>>> difetto, pone a circa 12 miliardi di dollari il contributo alla >>>>>>> economia statunitense da parte di studenti stranieri (P. G. >>>>>>> Altbach e >>>>>>> J. Knight, The Internationalization of Higher Education: >>>>>>> Motivations >>>>>>> and Realities,The NEA 2006 Almanac of Higher Education). >>>>>>> >>>>>>> Tutto ciò detto è, purtroppo, facile constatare che l?università >>>>>>> italiana non figura bene nelle varie classifiche. Anche la Francia, >>>>>>> paese a noi vicno geograficamente ma, soprattutto, per una simile >>>>>>> gestione del sistema accademico, non figura bene. I nostri colleghi >>>>>>> d?oltralpe, sempre più propensi ad invocare la sfortuna e la >>>>>>> imparzialità degli arbitri, rispondono con un misto di >>>>>>> indignazione e >>>>>>> costernazione. Indignazione perchè ritengono che il sistema >>>>>>> favorisca >>>>>>> le università anglosassoni; costernazione perchè la migliore >>>>>>> università francese, Parigi VI, figura solo al 45° posto. >>>>>>> Che cosa accomuna l?unversità italiana e quella francese e le rende >>>>>>> profondamente diverse da quelle anglo-sassoni? Come il sistema >>>>>>> italiano, anche l?università francese é stretta nella morsa di un >>>>>>> modello statale centralizzato super-burocratico, che si esprime >>>>>>> anche >>>>>>> nel valore legale del titolo di studio. Anche in Francia il >>>>>>> reclutamento accademico avviene attraverso il concorso pubblico >>>>>>> gestito dal ministero per l?istruzione, un sistema definito, ? >>>>>>> assurdo? >>>>>>> dalla rivista The Economist in una inchiesta, di qualche anno >>>>>>> addietro, intitolata ?The art of the impossible: a survey of >>>>>>> France?. >>>>>>> Non c?é dubbio alcuno che la condizione di ?funzionario dello >>>>>>> stato? >>>>>>> del docente universitario offra molti vantaggi. Ma anche molte >>>>>>> possibilità di abuso, tanto?.pantalone paga! Scriveva Luigi >>>>>>> Einaudi, >>>>>>> riferendosi ai fellows delle università di Cambridge ed Oxford: ?? >>>>>>> Chi >>>>>>> diede loro la facoltà di insegnare e giudicare? Il sovrano poi >>>>>>> sanzionò il fatto già accaduto, la fama già riconosciuta: ma la >>>>>>> fonte >>>>>>> del diritto di insegnare e dichiarare non era il diploma >>>>>>> imperiale o >>>>>>> la bolla papale; era invece il riconoscimento pubblico spontaneo >>>>>>> di un >>>>>>> corpo di facoltà nato dal fatto, e affermato dalla gelosa tutela >>>>>>> del >>>>>>> nome del collegio insegnante?? ed ancora: ??Il riconoscimento viene >>>>>>> meno ed I diplomi perdono valore quando lo spirito di abnegazione >>>>>>> dei >>>>>>> monaci insegnanti si affievolisce; quando il crescere dei redditi >>>>>>> dei >>>>>>> patrimoni dei corpi insegnanti rende appetibili le cattedre per >>>>>>> motivi >>>>>>> diversi da quelli scientifici e le cariche si danno a prebendari >>>>>>> favoriti o simoniaci?? >>>>>>> Il "concorso pubblico" per il reclutamento dei docenti, almeno come >>>>>>> viene gestito in Italia (ed io ne conosco a fondo i dettagli) é una >>>>>>> procedura anacronistica che consente l'asservimento di un interesse >>>>>>> pubblico ad un interesse di parte. Come é possibile ritenere >>>>>>> efficiente un sistema che delega la scelta (per giunta, definitiva: >>>>>>> quanti straordinari non sono diventati ordinari?) degli operatori >>>>>>> ad >>>>>>> una commissione fatta da persone che, per quanto competenti ed >>>>>>> oneste, >>>>>>> non saranno mai tenute a dar conto, se non sul piano formale o >>>>>>> giuridico, del proprio operato? Sono convinto che fino a quando >>>>>>> non si >>>>>>> realizzerà una completa autonomia delle università , che dovrebbero >>>>>>> competere sul piano produttivo non solo per la prosperità ma >>>>>>> anche per >>>>>>> la propria sopravvivenza, la condizione della università e della >>>>>>> ricerca scientifica in Italia rimarrà sostanzialmente immutata. >>>>>>> Temo, >>>>>>> purtroppo, che non basterebbe abrogare o modificare il valore >>>>>>> legale >>>>>>> del titolo di studio nella sua presente formulazione, ma sarebbe, >>>>>>> certamente, un passo importante. >>>>>>> >>>>>>> -- >>>>>>> Salvatore M. Aloj MD >>>>>>> Professor Emeritus >>>>>>> Department of Cellular & Molecular >>>>>>> Biology & Pathology "L. Califano" >>>>>>> University of Naples Federico II >>>>>>> Via S. Pansini, 5, I-80131, Napoli, Italy >>>>>>> Tel: +39-0817463601 >>>>>>> Mobile: +393281421839 >>>>>>> Fax: +39-0817463308 >>>>>>> >>>>>>> _______________________________________________ >
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