Caro Procesi,
E' vero, sono anni che parliamo sempre delle stesse cose e non se ne esce, perché le decisioni le prendono altri. Sarebbe ora di farsi sentire, ad esempio col blocco delle lauree.
In riferimento ai versi di Trilussa, sinceramente non mi riconosco nel ruolo di quello che urla e sbraita, ma poi all¹atto pratico ³intigne li biscotti ne la tazza². In questi anni ho promosso petizioni, ho inviato articoli e lettere ai giornali, ho cercato di non rimanere in silenzio dicendo quello che penso sul mondo accademico e sulle sue ipocrisie. E continuerò a farlo finche non sopraggiungerà la stanchezza. Credo che se molti avessero fatto lo stesso, senza lamentarsi e basta, forse ora avremmo maggiore visibilità.
A parte questo, la mia idea sarà pure assurda, cose del genere non si fanno nemmeno nel terzo mondo (come tu dici), ma questo paese è ormai anche meno del terzo mondo, in quanto a corruzione, nepotismo e degrado culturale. Dici che la mia idea è ingiusta verso quei colleghi che, saranno anche una minoranza, sono scienziati seri e corretti. Bene, io mi ritengo parte di questa minoranza e sarebbe proprio questa minoranza ad essere garantita e tutelata da enti di valutazione composti in buona parte da membri esterni al sistema di potere accademico italiano.
L¹ho gia detto fino alla noia e non mi stanco di ripeterlo, perché mi sembra che molti facciano orecchie da mercante su questo punto, tu compreso: finora l¹esperienza insegna che cambiare le regole del reclutamento nel sistema accademico italiano non cambia il risultato finale. E¹ vero o no? Sarebbe lo stesso anche con il reclutamento gestito dai Dipartimenti. Sono convinto che il mio Dipartimento farebbe in media un buon lavoro, ma in generale temo che sarebbe un disastro con ancora meno vincoli al nepotismo. In realtà, bisognerebbe cambiare gli attori, quelli che hanno gestito da sempre il reclutamento, perché sono, volenti o nolenti, i responsabili delle patologie del sistema. In questo senso, dovrebbero fare autocritica tutti quelli che hanno fatto parte del sistema di potere accademico senza combatte per cambiarlo, ma adattandosi a convivere con esso.
Patrizio Dimitri
caro Dimitri, io potrei anche risponderti se non fosse che questa discussione è diventata stucchevole, sono tre anni che giriamo sempre intorno alle stesse cose, è evidente che ognuno resta della sua opinione, non si combina niente, ci si stracciano le vesti di fronte all'immoralità dilagante (sempre degli altri) etc..
Insomma già cento anni fa Trilussa raccontava bene questo modo di fare politica (vedi sotto). Ma fra tutte la tua idea che ci vorrebbe qualcuno veramente esterno ed estraneo la trovo assurda, per usare un eufemismo, questo non lo fanno neppure nei paesi del terzo mondo da quando si sono emancipati. Inoltre è ingiusta verso quei colleghi che, saranno anche una minoranza, sono scienziati seri e corretti. I concorsi fatti dai Dipartimenti credo siano l'unica soluzione, una soluzione che ha ovvi limiti ma che si può correggere per punire i Dipartimenti più scadenti. Gli strumenti ci sono e possono essere ad esempio un confronto in senato accademico, se i posti li distribuisce o anche li deve formalmente approvare il senato c'`e una ovvia concorrenza fra gruppi, l'obbligo di inserire effettivamente un relatore esterno (ma attenzione che se non è´fatto bene questo può diventare un boomerang in mano a gruppi abbastanza spregiudicati), La creazione di un ruolo di docenti distinti come in Francia che passano attraverso una selezione nazionale ed internazionale e possono avere poi una certa influenza almeno morale. La possibilità di mettersi sul mercato (quello della scienza) dei docenti.
Faccio un esempio xx è un ricercatore che vince un ERC o ha un riconoscimento importante, in altri paesi si fa fare una offerta da un altro dipartimento e poi contratta la sua permanenza in quello di partenza. Insomma se qualcuno di voi pensa che la soluzione sia burocratica magari con la migliore burocrazia austroungarica non si va da nessuna parte.
Le riforme si fanno curando i dettagli, ma certo credo che parlare ancora di riforma dell'Università fa veramente terrore un po a tutti perché di fatto ogni volta sembra di fare la tela di Penelope, infinite riunioni per nuovi regolamenti, votazioni lotte politiche tempo perso in abbondanza poi anni ed anni per attuare le cose più semplici. C'è qualcosa di profondamente perverso in tutto questo.
L'eroe ar caffe'
E' stato ar fronte, sì, ma cór pensiero, però te dà le spiegazzioni esatte de le battaje che nun ha mai fatte, come ce fusse stato pe davero.
Avressi da vedé come combatte ne le trincee d'Aragno! Che gueriero! Tre sere fa , pe' prenne er Montenero, ha rovesciato er cuccomo del latte!
Cór su' sistema de combattimento trova ch'è tutto facile: va a Pola, entra a Trieste e te bombarda Trento.
Spiana li monti, sfonna, spara, ammazza...
- Per me - barbotta - c'è una strada sola...
E intigne li biscotti ne la tazza.
Claudio Procesi, Professore Emerito,
Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo
Membro dell'Accademia dei Lincei
Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php