2009/4/2 Maurizio Tirassa maurizio.tirassa@tele2.it:
At 21:51 +0200 02.04.2009, annick.farina@unifi.it wrote:
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Queste regole infatti non servono a niente, se non a Dichiarare il Principio. Peccato che tanto spesso si preferisca Dichiarare Principi anziché più banalmente far funzionare le cose.
Queste regole vigono non per legge ma per pressione sociale, in buona approssimazione, in sistemi universitari ben funzionanti, in combinazione con l'autonomia. Come documenta Abravanel nel suo libro sulla meritocrazia, si tratta di pratiche che si sono sviluppate storicamente ad Harvard e nelle migliori universita' USA. Probabilmente si tratta di pratiche incompatibili con la cultura italiana, per cui tanto vale lasciar perdere, ma ritengo errato sostenere che non servano a nulla.
Una volta che si permetta a ciascun ateneo/dipartimento di reclutare chi vuole e si permetta alle conseguenze di tale scelta di ricadere sulla struttura medesima, che bisogno c'è di queste ulteriori regole? Non siamo già abbastanza oberati di obblighi formali, amministrativi e burocratici in genere?
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Per di più, non si capisce neppure che razza di Principio sia quello dichiarato con questa regola. Si può eventualmente auspicare che un giovane faccia esperienza in giro per il mondo, ma perché obbligarlo? per legge?! Io ho girato
Lo scopo non e' il movimento dei giovani ma facilitare scelte meritocratiche e contrastare l'inbreeding, correlato negativamente con la produttivita' scientifica come documentato in studi che ho indicato in passato. Sarebbero anche utili contro il nepotismo.
Se un Dipartimento sceglie liberamente, le condizioni di partenza tra interni ed esterni non potranno che essere asimmetriche, a causa dei maggiori rapporti di relazione tra interni e membri del Dipartimento responsabili delle scelte.
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Infine, non continuiamo a ragionare come se l'accademia fosse fatta di ricercatori singoli, monadi senza relazioni. Non è così, o almeno non necessariamente: spesso è fatta di gruppi di ricerca. Costruire regole apposta per impedire lo
Non mi sembra che queste norme di fatto impediscano lo sviluppo dei gruppi di ricerca dove sono praticate. Dove non sono applicate, come documentano studi che ho citato in passato, viene favorita la costituzione di strutture gerarchiche gerontocratiche con produttivita' scientifica sub-ottimale.
Cordialmente,
universitas_in_trasformazione@lists.dm.unipi.it