Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio Broglia (Pisa), Marco Bruni (Portsmouth), Andrea Bruschi (Roma), Cesare Bucci (Parma), Antonio Buonomo (Napoli), Marina Caffiero (Roma), Roberto Calabrese (Ferrara), Antonino Caleca (Pisa), Alessandro Camiz (Roma), Piermarco Cannarsa (Roma), Giliberto Capano (Bologna), Alessandra Capuano (Roma), Luigina Carlucci Aiello (Roma), Rino Castaldi (Pisa), Mariano Casu (Cagliari), Giuseppe Catalano (Roma), Massimo Ceraolo (Pisa), Giovanni Cercignani (Pisa), Daniele Checchi (MIlano), Pietro Ciarlo (Cagliari), Ciro Ciliberto (Roma), Claudia Cimino (Pisa), Gianna Cioni (Roma), Francesco Clementi (Milano), Giovanna Colombini (Pisa), Alessandra Contenti (Roma), Antonio Contestabile (Bologna), Marco Cosentino (Varese), Sergio Cova (Milano), Vito D'Andrea (Roma), Giacomo Mauro D'Ariano (Pavia), Francesco D'Auria (Pisa), Nino Dazzi (Roma), Paolo De Bartolomeis (Firenze), Corrado De Concini (Roma), Anna Maria De Luca (Roma), Paolo De Pascali (Roma), Rosabruna De Pasquale (Firenze), Francesco De Sarlo (Firenze), Alberto De Toni (Udine), Maria Dedò (Milano), Pierpaolo Degano (Pisa), Alberto Del Guerra (Pisa), Gianfranco Dell'Agli (Cassino), Gianfranco Denti (Pisa), Mariangiola Dezani (Torino), Vincenzo Di Cataldo (Catania), Simona Di Pippo (Roma), Patrizio Dimitri (Roma), Gaetano Domenici (Roma), Giovanni Dosi (Pisa), Roberto Dvornicich (Pisa), Michele Emmer (Roma), Elisa Faiulo (Roma), Gianluca Farinoia (Bari), Giancarlo Fasano (Pisa), Roberto Fattorusso (Napoli), Caterina Fattorusso (Napoli), Stefano Ferraina (Roma), Rosella Ferraris Franceschi (Pisa), Francesco Filippi (Roma), Piero Floriani (Pisa), Giorgio Forti (Milano), Renato Foschi (Roma), Lucia Franchini (Pisa), Marco Franciosi (Pisa), Vittoria Franco (Firenze), Aldo Frediani (Pisa), Paolo Freguglia (L'Aquila), Maria Funicello (Potenza), Leonida Fusani (Ferrara), Margherita Galbiati (PIsa), Gaetano Gallinaro (Genova), Emma Gallo (Milano), Giorgio Gallo (Pisa), Maria Cristina Gambi (Napoli), Simona Genovese (Roma), Livia Giacardi (Torino), Elio Giamello (Torino), Concetta Giancola (Napoli), Franco Giannessi (Pisa), Mauro Giannini (Genova), Emilio Giardina (Catania), Romano Giglioli (Pisa), Maria Rita Gismondo (Milano), Salvatore Giuffrida (Catania), Davide Giusti (Bologna), Sergio Givone (Firenze), Giampaolo Gorini (PIsa), José Luis Gotor (Roma), Giuseppe Graziano (Benevento), Stefano Grego (Viterbo), Antonio Guarna (FIrenze), Maurizio Iacono (Pisa), Elena Ippoliti (Roma), Romano Isler (Trieste), Robert Jennings (Milano), Annalina Lapucci (Pisa), Amedeo Lepore (Napoli), Edoardo Lombardi Vallauri (Roma), Giuseppe Longo (Parigi), Massimo Losa (Pisa), Antonio Lucacchini (Pisa), Fabrizio Luccio (Pisa), Piero Luporini (Camerino), Antonella Magliocchi (Pisa), Reno Mandolesi (Bologna), Pierangelo Marcati (L'Aquila), Alessandro Marconi (Firenze), Franco Mariani (Roma), Piero Marietti (Roma), Manuela Marini (Pisa), Giacomo Marramao (Roma), Paolo Marsili (Roma), Luca Martino (Pisa), Maurizio Matteuzzi (Bologna), Chiara Mazzoleni (Venezia), Claudia Medaglia (Pisa), David Meghnagi (Roma), Maria Cristina Menziani (Modena), Vito Monaco (Bologna), Luigi Monsù Scolaro (Messina), Alfonso Montella (Napoli), Silvia Morante (Roma), Mauro Morganti (Pisa), Enzo Morra (Napoli), Umberto Mura (Pisa), Anna Musinu (Cagliari), Pietro Nastasi (Palermo), Federico Nastasi (Roma), Barbara Nelli (L'Aquila), Bruno Neri (Pisa), Carlo Nervi (Torino), Ettore Novellino (Napoli), Cesare Oliva (Milano), Filomena Pacella (Roma), Guido Paduano (Pisa), Gianluigi Palombella (Parma), Antonella Paolini (Macerata), Cristina Papa (Perugia), Rita Pardini (Pisa), Gabriella Pasi (Milano), Mauro Pasquali (Roma), Dino Pedreschi (Pisa), Paolo Pelacchi (PIsa), Bruno Pellegrini (Pisa), Angelo Petrosillo (Monopoli), Claudio Pettinari (Camerino), Alessandro Pezzella (Napoli), Gabriella Piazzesi (Firenze), Giovanni Polara (MIlano), Giovanni Polara (Napoli), Leone Porciani (Pavia), Mariano Pracella (Pisa), Antonio Praturlon (Roma), Massimo Preziuso (Roma), Giovanni Principi (Padova), Francesco Priolo (Catania), Fabrizio Profico (Roma), Santino Prosperi (Bologna), Mario Pulvirenti (Roma), Michele Purrello (Catania), Roberto Purrello (Catania), Vieri Quilici (Roma), Orlando Ragnisco (Roma), Riccardo Reitano (Catania), Salvatore Rionero (Napoli), Renata Riva (Genova), Silvia Romanelli (Bari), Silvia Roncagliolo (Genova), Franco Rositi (Pavia), Anna Maria Rossi (Pisa), Paolo Rossi (Pisa), Alberto Rotondi (Pavia), Fabrizio Rufo (Roma), Fausto Sacerdote (Pisa), Marco Santagata (Pisa), Giovanni Santangelo (Pisa), Enrica Santarcangelo (Pisa), Francesco Paolo Sassi (Padova), Alessandro Saviozzi (Pisa), Francesco Sberlati (Bologna), Valerio Scali (Bologna), Paolo Scarpi (Padova), Andrea Scozzafava (Firenze), Roberto Sinigaglia (Genova), Giorgio Sirilli (Roma), Simonetta Soldani (Firenze), Mario Stefanini (Roma), Lorenzo Stella (Roma), Elisabetta Strickland (Roma), Pietro Tagliatesta (Roma), Giuseppe Tanelli (Firenze), Mirko Tavoni (Pisa), Vittorio Tellarini (PIsa), Fulvio Tessitore (Napoli), Maria Rosaria Tiné (Pisa), Flavio Toigo (Padova), Jacopo Tomasi (Pisa), Lorenzo Tortora De Falco (Roma), Francesca Tovena (Roma), Carlo Tozzi (Pisa), Francesco Saverio Trincia (Roma), Giorgio Valle (Milano), Massimo Vedovelli (Siena), Vincenzo Vespri (Firenze), Antonio Vicino (Siena), Augusto Vigna Taglianti (Roma), RIccardo Vigneri (Catania), Cristiano Violani (Roma), Vincenzo Vita (Roma), Giuliano Volpe (Foggia), Paolo Zambonelli (Bologna), Severino Zanelli (Pisa), Carmine Zappacosta (Pisa).
Codivido e sottoscrivo immediatamente. Alfio Ragusa (Catania)
Luciano Modica luciano.modica@alice.it ha scritto:
Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio Broglia (Pisa), Marco Bruni (Portsmouth), Andrea Bruschi (Roma), Cesare Bucci (Parma), Antonio Buonomo (Napoli), Marina Caffiero (Roma), Roberto Calabrese (Ferrara), Antonino Caleca (Pisa), Alessandro Camiz (Roma), Piermarco Cannarsa (Roma), Giliberto Capano (Bologna), Alessandra Capuano (Roma), Luigina Carlucci Aiello (Roma), Rino Castaldi (Pisa), Mariano Casu (Cagliari), Giuseppe Catalano (Roma), Massimo Ceraolo (Pisa), Giovanni Cercignani (Pisa), Daniele Checchi (MIlano), Pietro Ciarlo (Cagliari), Ciro Ciliberto (Roma), Claudia Cimino (Pisa), Gianna Cioni (Roma), Francesco Clementi (Milano), Giovanna Colombini (Pisa), Alessandra Contenti (Roma), Antonio Contestabile (Bologna), Marco Cosentino (Varese), Sergio Cova (Milano), Vito D'Andrea (Roma), Giacomo Mauro D'Ariano (Pavia), Francesco D'Auria (Pisa), Nino Dazzi (Roma), Paolo De Bartolomeis (Firenze), Corrado De Concini (Roma), Anna Maria De Luca (Roma), Paolo De Pascali (Roma), Rosabruna De Pasquale (Firenze), Francesco De Sarlo (Firenze), Alberto De Toni (Udine), Maria Dedò (Milano), Pierpaolo Degano (Pisa), Alberto Del Guerra (Pisa), Gianfranco Dell'Agli (Cassino), Gianfranco Denti (Pisa), Mariangiola Dezani (Torino), Vincenzo Di Cataldo (Catania), Simona Di Pippo (Roma), Patrizio Dimitri (Roma), Gaetano Domenici (Roma), Giovanni Dosi (Pisa), Roberto Dvornicich (Pisa), Michele Emmer (Roma), Elisa Faiulo (Roma), Gianluca Farinoia (Bari), Giancarlo Fasano (Pisa), Roberto Fattorusso (Napoli), Caterina Fattorusso (Napoli), Stefano Ferraina (Roma), Rosella Ferraris Franceschi (Pisa), Francesco Filippi (Roma), Piero Floriani (Pisa), Giorgio Forti (Milano), Renato Foschi (Roma), Lucia Franchini (Pisa), Marco Franciosi (Pisa), Vittoria Franco (Firenze), Aldo Frediani (Pisa), Paolo Freguglia (L'Aquila), Maria Funicello (Potenza), Leonida Fusani (Ferrara), Margherita Galbiati (PIsa), Gaetano Gallinaro (Genova), Emma Gallo (Milano), Giorgio Gallo (Pisa), Maria Cristina Gambi (Napoli), Simona Genovese (Roma), Livia Giacardi (Torino), Elio Giamello (Torino), Concetta Giancola (Napoli), Franco Giannessi (Pisa), Mauro Giannini (Genova), Emilio Giardina (Catania), Romano Giglioli (Pisa), Maria Rita Gismondo (Milano), Salvatore Giuffrida (Catania), Davide Giusti (Bologna), Sergio Givone (Firenze), Giampaolo Gorini (PIsa), José Luis Gotor (Roma), Giuseppe Graziano (Benevento), Stefano Grego (Viterbo), Antonio Guarna (FIrenze), Maurizio Iacono (Pisa), Elena Ippoliti (Roma), Romano Isler (Trieste), Robert Jennings (Milano), Annalina Lapucci (Pisa), Amedeo Lepore (Napoli), Edoardo Lombardi Vallauri (Roma), Giuseppe Longo (Parigi), Massimo Losa (Pisa), Antonio Lucacchini (Pisa), Fabrizio Luccio (Pisa), Piero Luporini (Camerino), Antonella Magliocchi (Pisa), Reno Mandolesi (Bologna), Pierangelo Marcati (L'Aquila), Alessandro Marconi (Firenze), Franco Mariani (Roma), Piero Marietti (Roma), Manuela Marini (Pisa), Giacomo Marramao (Roma), Paolo Marsili (Roma), Luca Martino (Pisa), Maurizio Matteuzzi (Bologna), Chiara Mazzoleni (Venezia), Claudia Medaglia (Pisa), David Meghnagi (Roma), Maria Cristina Menziani (Modena), Vito Monaco (Bologna), Luigi Monsù Scolaro (Messina), Alfonso Montella (Napoli), Silvia Morante (Roma), Mauro Morganti (Pisa), Enzo Morra (Napoli), Umberto Mura (Pisa), Anna Musinu (Cagliari), Pietro Nastasi (Palermo), Federico Nastasi (Roma), Barbara Nelli (L'Aquila), Bruno Neri (Pisa), Carlo Nervi (Torino), Ettore Novellino (Napoli), Cesare Oliva (Milano), Filomena Pacella (Roma), Guido Paduano (Pisa), Gianluigi Palombella (Parma), Antonella Paolini (Macerata), Cristina Papa (Perugia), Rita Pardini (Pisa), Gabriella Pasi (Milano), Mauro Pasquali (Roma), Dino Pedreschi (Pisa), Paolo Pelacchi (PIsa), Bruno Pellegrini (Pisa), Angelo Petrosillo (Monopoli), Claudio Pettinari (Camerino), Alessandro Pezzella (Napoli), Gabriella Piazzesi (Firenze), Giovanni Polara (MIlano), Giovanni Polara (Napoli), Leone Porciani (Pavia), Mariano Pracella (Pisa), Antonio Praturlon (Roma), Massimo Preziuso (Roma), Giovanni Principi (Padova), Francesco Priolo (Catania), Fabrizio Profico (Roma), Santino Prosperi (Bologna), Mario Pulvirenti (Roma), Michele Purrello (Catania), Roberto Purrello (Catania), Vieri Quilici (Roma), Orlando Ragnisco (Roma), Riccardo Reitano (Catania), Salvatore Rionero (Napoli), Renata Riva (Genova), Silvia Romanelli (Bari), Silvia Roncagliolo (Genova), Franco Rositi (Pavia), Anna Maria Rossi (Pisa), Paolo Rossi (Pisa), Alberto Rotondi (Pavia), Fabrizio Rufo (Roma), Fausto Sacerdote (Pisa), Marco Santagata (Pisa), Giovanni Santangelo (Pisa), Enrica Santarcangelo (Pisa), Francesco Paolo Sassi (Padova), Alessandro Saviozzi (Pisa), Francesco Sberlati (Bologna), Valerio Scali (Bologna), Paolo Scarpi (Padova), Andrea Scozzafava (Firenze), Roberto Sinigaglia (Genova), Giorgio Sirilli (Roma), Simonetta Soldani (Firenze), Mario Stefanini (Roma), Lorenzo Stella (Roma), Elisabetta Strickland (Roma), Pietro Tagliatesta (Roma), Giuseppe Tanelli (Firenze), Mirko Tavoni (Pisa), Vittorio Tellarini (PIsa), Fulvio Tessitore (Napoli), Maria Rosaria Tiné (Pisa), Flavio Toigo (Padova), Jacopo Tomasi (Pisa), Lorenzo Tortora De Falco (Roma), Francesca Tovena (Roma), Carlo Tozzi (Pisa), Francesco Saverio Trincia (Roma), Giorgio Valle (Milano), Massimo Vedovelli (Siena), Vincenzo Vespri (Firenze), Antonio Vicino (Siena), Augusto Vigna Taglianti (Roma), RIccardo Vigneri (Catania), Cristiano Violani (Roma), Vincenzo Vita (Roma), Giuliano Volpe (Foggia), Paolo Zambonelli (Bologna), Severino Zanelli (Pisa), Carmine Zappacosta (Pisa).
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Anch'io condivido e sottoscrivo, grazie per questa revisione Laura Sacerdote
2013/1/18 Luciano Modica luciano.modica@alice.it
Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.it< http://www.petizionepubblica.it%3E perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio Broglia (Pisa), Marco Bruni (Portsmouth), Andrea Bruschi (Roma), Cesare Bucci (Parma), Antonio Buonomo (Napoli), Marina Caffiero (Roma), Roberto Calabrese (Ferrara), Antonino Caleca (Pisa), Alessandro Camiz (Roma), Piermarco Cannarsa (Roma), Giliberto Capano (Bologna), Alessandra Capuano (Roma), Luigina Carlucci Aiello (Roma), Rino Castaldi (Pisa), Mariano Casu (Cagliari), Giuseppe Catalano (Roma), Massimo Ceraolo (Pisa), Giovanni Cercignani (Pisa), Daniele Checchi (MIlano), Pietro Ciarlo (Cagliari), Ciro Ciliberto (Roma), Claudia Cimino (Pisa), Gianna Cioni (Roma), Francesco Clementi (Milano), Giovanna Colombini (Pisa), Alessandra Contenti (Roma), Antonio Contestabile (Bologna), Marco Cosentino (Varese), Sergio Cova (Milano), Vito D'Andrea (Roma), Giacomo Mauro D'Ariano (Pavia), Francesco D'Auria (Pisa), Nino Dazzi (Roma), Paolo De Bartolomeis (Firenze), Corrado De Concini (Roma), Anna Maria De Luca (Roma), Paolo De Pascali (Roma), Rosabruna De Pasquale (Firenze), Francesco De Sarlo (Firenze), Alberto De Toni (Udine), Maria Dedò (Milano), Pierpaolo Degano (Pisa), Alberto Del Guerra (Pisa), Gianfranco Dell'Agli (Cassino), Gianfranco Denti (Pisa), Mariangiola Dezani (Torino), Vincenzo Di Cataldo (Catania), Simona Di Pippo (Roma), Patrizio Dimitri (Roma), Gaetano Domenici (Roma), Giovanni Dosi (Pisa), Roberto Dvornicich (Pisa), Michele Emmer (Roma), Elisa Faiulo (Roma), Gianluca Farinoia (Bari), Giancarlo Fasano (Pisa), Roberto Fattorusso (Napoli), Caterina Fattorusso (Napoli), Stefano Ferraina (Roma), Rosella Ferraris Franceschi (Pisa), Francesco Filippi (Roma), Piero Floriani (Pisa), Giorgio Forti (Milano), Renato Foschi (Roma), Lucia Franchini (Pisa), Marco Franciosi (Pisa), Vittoria Franco (Firenze), Aldo Frediani (Pisa), Paolo Freguglia (L'Aquila), Maria Funicello (Potenza), Leonida Fusani (Ferrara), Margherita Galbiati (PIsa), Gaetano Gallinaro (Genova), Emma Gallo (Milano), Giorgio Gallo (Pisa), Maria Cristina Gambi (Napoli), Simona Genovese (Roma), Livia Giacardi (Torino), Elio Giamello (Torino), Concetta Giancola (Napoli), Franco Giannessi (Pisa), Mauro Giannini (Genova), Emilio Giardina (Catania), Romano Giglioli (Pisa), Maria Rita Gismondo (Milano), Salvatore Giuffrida (Catania), Davide Giusti (Bologna), Sergio Givone (Firenze), Giampaolo Gorini (PIsa), José Luis Gotor (Roma), Giuseppe Graziano (Benevento), Stefano Grego (Viterbo), Antonio Guarna (FIrenze), Maurizio Iacono (Pisa), Elena Ippoliti (Roma), Romano Isler (Trieste), Robert Jennings (Milano), Annalina Lapucci (Pisa), Amedeo Lepore (Napoli), Edoardo Lombardi Vallauri (Roma), Giuseppe Longo (Parigi), Massimo Losa (Pisa), Antonio Lucacchini (Pisa), Fabrizio Luccio (Pisa), Piero Luporini (Camerino), Antonella Magliocchi (Pisa), Reno Mandolesi (Bologna), Pierangelo Marcati (L'Aquila), Alessandro Marconi (Firenze), Franco Mariani (Roma), Piero Marietti (Roma), Manuela Marini (Pisa), Giacomo Marramao (Roma), Paolo Marsili (Roma), Luca Martino (Pisa), Maurizio Matteuzzi (Bologna), Chiara Mazzoleni (Venezia), Claudia Medaglia (Pisa), David Meghnagi (Roma), Maria Cristina Menziani (Modena), Vito Monaco (Bologna), Luigi Monsù Scolaro (Messina), Alfonso Montella (Napoli), Silvia Morante (Roma), Mauro Morganti (Pisa), Enzo Morra (Napoli), Umberto Mura (Pisa), Anna Musinu (Cagliari), Pietro Nastasi (Palermo), Federico Nastasi (Roma), Barbara Nelli (L'Aquila), Bruno Neri (Pisa), Carlo Nervi (Torino), Ettore Novellino (Napoli), Cesare Oliva (Milano), Filomena Pacella (Roma), Guido Paduano (Pisa), Gianluigi Palombella (Parma), Antonella Paolini (Macerata), Cristina Papa (Perugia), Rita Pardini (Pisa), Gabriella Pasi (Milano), Mauro Pasquali (Roma), Dino Pedreschi (Pisa), Paolo Pelacchi (PIsa), Bruno Pellegrini (Pisa), Angelo Petrosillo (Monopoli), Claudio Pettinari (Camerino), Alessandro Pezzella (Napoli), Gabriella Piazzesi (Firenze), Giovanni Polara (MIlano), Giovanni Polara (Napoli), Leone Porciani (Pavia), Mariano Pracella (Pisa), Antonio Praturlon (Roma), Massimo Preziuso (Roma), Giovanni Principi (Padova), Francesco Priolo (Catania), Fabrizio Profico (Roma), Santino Prosperi (Bologna), Mario Pulvirenti (Roma), Michele Purrello (Catania), Roberto Purrello (Catania), Vieri Quilici (Roma), Orlando Ragnisco (Roma), Riccardo Reitano (Catania), Salvatore Rionero (Napoli), Renata Riva (Genova), Silvia Romanelli (Bari), Silvia Roncagliolo (Genova), Franco Rositi (Pavia), Anna Maria Rossi (Pisa), Paolo Rossi (Pisa), Alberto Rotondi (Pavia), Fabrizio Rufo (Roma), Fausto Sacerdote (Pisa), Marco Santagata (Pisa), Giovanni Santangelo (Pisa), Enrica Santarcangelo (Pisa), Francesco Paolo Sassi (Padova), Alessandro Saviozzi (Pisa), Francesco Sberlati (Bologna), Valerio Scali (Bologna), Paolo Scarpi (Padova), Andrea Scozzafava (Firenze), Roberto Sinigaglia (Genova), Giorgio Sirilli (Roma), Simonetta Soldani (Firenze), Mario Stefanini (Roma), Lorenzo Stella (Roma), Elisabetta Strickland (Roma), Pietro Tagliatesta (Roma), Giuseppe Tanelli (Firenze), Mirko Tavoni (Pisa), Vittorio Tellarini (PIsa), Fulvio Tessitore (Napoli), Maria Rosaria Tiné (Pisa), Flavio Toigo (Padova), Jacopo Tomasi (Pisa), Lorenzo Tortora De Falco (Roma), Francesca Tovena (Roma), Carlo Tozzi (Pisa), Francesco Saverio Trincia (Roma), Giorgio Valle (Milano), Massimo Vedovelli (Siena), Vincenzo Vespri (Firenze), Antonio Vicino (Siena), Augusto Vigna Taglianti (Roma), RIccardo Vigneri (Catania), Cristiano Violani (Roma), Vincenzo Vita (Roma), Giuliano Volpe (Foggia), Paolo Zambonelli (Bologna), Severino Zanelli (Pisa), Carmine Zappacosta (Pisa).
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Condivido e volentieri sottoscrivo l'appello.
Grazie anna
Concordo con Anna Painelli. Comunque firmo l'Appello pur convinto che non serva a nulla... le motivazioni le ho scritte in altri messaggi e non mi dilungo per non nannoiarVi.
Comunque colgo l'occasione per segnalare un altro fatto che io ritengo una manifestazione assoluta di eticità e che costituisce l'ennesima dimostrazione delle mie analisi sulla responsabilità totale dei Prof. Universitari per quella che é e sarà la nostra Universitas. Siamo stupendi nel chiedere regole sacrosante ai polòitici, ma non siamo mai capaci intanto di "imporle" al nostro interno... D'altronde le regole, nella nostra cultura, valgono sole e sempre per gli altri.
Ci sono fra giorni le elezioni per il CUN, organismo che io ritengo inutile e corporativo (per me da eliminare). Ebbene nella mia area di appartenenza (Scienze della Terra- Settore 04, se non sbaglio), ci sono 3 rappresentanti nel CUN. Guarda caso nell'ultima tornata, dei pochissimi PRIN approvati (comunque miserie...), 2 sono di 2 Rappresentanti dell'area di Scienze della Terra. Ho commentato: "Si vede che stando al PRIN si diventa bravi a scrivere i progetti...". Non pensate che per esempio chi sta in organismi tipo CUN, dovrebbe astenersi dal presentare Progetti? Pensate anche che sia normale che chi è stato per esempio nella tornata precedente rappresentante dei Prof. Associati, avendo ottenuto nel frattempo una promozione, poi si candidi come rappresentante degli Ordinari, (oppure l'ex Rappresentante dei Ricercatori che si candida per gli Associati) nel nome della continuità? Se si chiede discontinuità nelle cariche Parlamentari, non dovrebbe valere la stessa regola nelle rappresentaze universitarie? Qualcuno ha forse dei dubbi sul fatto che tale continuità non costituisca altro che la conferma di clientele che si consolidano, diventando sistema? Io non voterò per il CUN per le ragioni sopra esposte. Benedetto De Vivo
----- Original Message ----- From: "anna painelli" anna.painelli@unipr.it To: "Forum Università e Ricerca" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Saturday, January 19, 2013 10:06 AM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione]Appello alla politica per università e ricerca - versione finale
Condivido e volentieri sottoscrivo l'appello.
Grazie anna
Che il CUN sia un organo perfettibile siamo anche d'accordo e, in generale, questo vale per tutti. Che ci siano persone che sfruttano le regole a proprio vantaggio accade dappertutto e non è certo una specificità del CUN. Basta che ognuno guardi nel proprio ateneo. Oltretutto, se qualcuno che non dovrebbe candidarsi si candida e viene eletto il problema non è solo lui/lei ma anche e soprattutto chi lo/la ha votato/a. Per questo la strada per il risanamento sarà lunga e irta di ostacoli (ma questo lo sappiamo bene tutti).
Non sono poi d'accordo con te che il CUN, nel suo complesso, sia un organismo da sopprimere. Io propendo al contrario per migliorarlo e potenziarlo. In questi anni il CUN si è espresso molte volte in modo anche durissimo contro le molteplici decisioni assurde che ci sono cascate addosso. E' l'unico organo che ha difeso in numerose occasioni l'Università assumendo posizioni spesso e volentieri in netto contrasto con quelle della CRUI e con quelle dei vari Ministri. Il fatto che quelle prese di posizione non abbiano ottenuto gli effetti sperati non può certo essere imputato solo al CUN ed è purtroppo sorte comune di tantissime forme di protesta in difesa dell'università di questi anni. Diversamente poi dalla CRUI, il CUN è un organo consultivo previsto dalla legge, mentre la quasi plenipotenziaria CRUI no ed è questa che non dovrebbe avere (nella forma e nella sostanza) alcun potere. Purtroppo, mentre al CUN ci vanno rappresentanti delle varie fasce e il comportamento del consiglio è più equilibrato, alla CRUI ci vanno solo i Rettori, il cui comportamento, in generale, è anche lui tristemente noto.
Vi metto qui il link ad una recentissima intervista ad Andrea Lenzi, presidente del CUN, a proposito della situazione universitaria, ricordando che il CUN non è da oggi che sottolinea queste cose come invece fa la CRUI:
http://www.roars.it/online/dichiarazione-cun-sulle-emergenze-del-sistema/
Cordialmente, Guido Mula
On 19/01/13 14.34, "Benedetto De Vivo" bdevivo@unina.it wrote:
Concordo con Anna Painelli. Comunque firmo l'Appello pur convinto che non serva a nulla... le motivazioni le ho scritte in altri messaggi e non mi dilungo per non nannoiarVi.
Comunque colgo l'occasione per segnalare un altro fatto che io ritengo una manifestazione assoluta di eticità e che costituisce l'ennesima dimostrazione delle mie analisi sulla responsabilità totale dei Prof. Universitari per quella che é e sarà la nostra Universitas. Siamo stupendi nel chiedere regole sacrosante ai polòitici, ma non siamo mai capaci intanto di "imporle" al nostro interno... D'altronde le regole, nella nostra cultura, valgono sole e sempre per gli altri.
Ci sono fra giorni le elezioni per il CUN, organismo che io ritengo inutile e corporativo (per me da eliminare). Ebbene nella mia area di appartenenza (Scienze della Terra- Settore 04, se non sbaglio), ci sono 3 rappresentanti nel CUN. Guarda caso nell'ultima tornata, dei pochissimi PRIN approvati (comunque miserie...), 2 sono di 2 Rappresentanti dell'area di Scienze della Terra. Ho commentato: "Si vede che stando al PRIN si diventa bravi a scrivere i progetti...". Non pensate che per esempio chi sta in organismi tipo CUN, dovrebbe astenersi dal presentare Progetti? Pensate anche che sia normale che chi è stato per esempio nella tornata precedente rappresentante dei Prof. Associati, avendo ottenuto nel frattempo una promozione, poi si candidi come rappresentante degli Ordinari, (oppure l'ex Rappresentante dei Ricercatori che si candida per gli Associati) nel nome della continuità? Se si chiede discontinuità nelle cariche Parlamentari, non dovrebbe valere la stessa regola nelle rappresentaze universitarie? Qualcuno ha forse dei dubbi sul fatto che tale continuità non costituisca altro che la conferma di clientele che si consolidano, diventando sistema? Io non voterò per il CUN per le ragioni sopra esposte. Benedetto De Vivo
----- Original Message ----- From: "anna painelli" anna.painelli@unipr.it To: "Forum Università e Ricerca" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Saturday, January 19, 2013 10:06 AM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione]Appello alla politica per università e ricerca - versione finale
Condivido e volentieri sottoscrivo l'appello.
Grazie anna
concordo con Guido. Il CUN è un organo istituzionale ed elettivo. Andrebbe potenziato e certo perfezionato. Purtroppo è stato *nella pratica* sostituito dalla CRUI che invece è solo una libera associazione di rettori e che ha dimostrato di inseguire interessi altri da quelli della comunità universitaria....
2013/1/19 Guido Mula guido.mula@dsf.unica.it
Che il CUN sia un organo perfettibile siamo anche d'accordo e, in generale, questo vale per tutti. Che ci siano persone che sfruttano le regole a proprio vantaggio accade dappertutto e non è certo una specificità del CUN. Basta che ognuno guardi nel proprio ateneo. Oltretutto, se qualcuno che non dovrebbe candidarsi si candida e viene eletto il problema non è solo lui/lei ma anche e soprattutto chi lo/la ha votato/a. Per questo la strada per il risanamento sarà lunga e irta di ostacoli (ma questo lo sappiamo bene tutti).
Non sono poi d'accordo con te che il CUN, nel suo complesso, sia un organismo da sopprimere. Io propendo al contrario per migliorarlo e potenziarlo. In questi anni il CUN si è espresso molte volte in modo anche durissimo contro le molteplici decisioni assurde che ci sono cascate addosso. E' l'unico organo che ha difeso in numerose occasioni l'Università assumendo posizioni spesso e volentieri in netto contrasto con quelle della CRUI e con quelle dei vari Ministri. Il fatto che quelle prese di posizione non abbiano ottenuto gli effetti sperati non può certo essere imputato solo al CUN ed è purtroppo sorte comune di tantissime forme di protesta in difesa dell'università di questi anni. Diversamente poi dalla CRUI, il CUN è un organo consultivo previsto dalla legge, mentre la quasi plenipotenziaria CRUI no ed è questa che non dovrebbe avere (nella forma e nella sostanza) alcun potere. Purtroppo, mentre al CUN ci vanno rappresentanti delle varie fasce e il comportamento del consiglio è più equilibrato, alla CRUI ci vanno solo i Rettori, il cui comportamento, in generale, è anche lui tristemente noto.
Vi metto qui il link ad una recentissima intervista ad Andrea Lenzi, presidente del CUN, a proposito della situazione universitaria, ricordando che il CUN non è da oggi che sottolinea queste cose come invece fa la CRUI:
http://www.roars.it/online/dichiarazione-cun-sulle-emergenze-del-sistema/
Cordialmente, Guido Mula
On 19/01/13 14.34, "Benedetto De Vivo" bdevivo@unina.it wrote:
Concordo con Anna Painelli. Comunque firmo l'Appello pur convinto che non serva a nulla... le motivazioni le ho scritte in altri messaggi e non mi dilungo per non nannoiarVi.
Comunque colgo l'occasione per segnalare un altro fatto che io ritengo
una
manifestazione assoluta di eticità e che costituisce l'ennesima dimostrazione delle mie analisi sulla responsabilità totale dei Prof. Universitari per quella che é e sarà la nostra Universitas. Siamo
stupendi
nel chiedere regole sacrosante ai polòitici, ma non siamo mai capaci
intanto
di "imporle" al nostro interno... D'altronde le regole, nella nostra cultura, valgono sole e sempre per gli altri.
Ci sono fra giorni le elezioni per il CUN, organismo che io ritengo
inutile
e corporativo (per me da eliminare). Ebbene nella mia area di appartenenza (Scienze della Terra- Settore 04,
se
non sbaglio), ci sono 3 rappresentanti nel CUN. Guarda caso nell'ultima tornata, dei pochissimi PRIN approvati (comunque miserie...), 2 sono di 2 Rappresentanti dell'area di Scienze della Terra. Ho commentato: "Si vede
che
stando al PRIN si diventa bravi a scrivere i progetti...". Non pensate che per esempio chi sta in organismi tipo CUN, dovrebbe astenersi dal presentare Progetti? Pensate anche che sia normale che chi è stato per esempio nella tornata precedente rappresentante dei Prof. Associati, avendo ottenuto nel
frattempo
una promozione, poi si candidi come rappresentante degli Ordinari,
(oppure
l'ex Rappresentante dei Ricercatori che si candida per gli Associati) nel nome della continuità? Se si chiede discontinuità nelle cariche Parlamentari, non dovrebbe
valere
la stessa regola nelle rappresentaze universitarie? Qualcuno ha forse dei dubbi sul fatto che tale continuità non costituisca altro che la conferma di clientele che si consolidano, diventando
sistema?
Io non voterò per il CUN per le ragioni sopra esposte. Benedetto De Vivo
----- Original Message ----- From: "anna painelli" anna.painelli@unipr.it To: "Forum Università e Ricerca" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Saturday, January 19, 2013 10:06 AM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione]Appello alla politica per università e ricerca - versione finale
Condivido e volentieri sottoscrivo l'appello.
Grazie anna
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Condivido e sottoscrivo.
Grazie, Stefano Borgani.
===================================================================== Prof. Stefano Borgani, Astronomy Unit, Dept. of Physics, University of Trieste Director - INAF - Astronomical Observatory of Trieste via Tiepolo 11, I-34143 Trieste, Italy Tel. +39-040-3199-240 (136); Fax. +39-040-3094-18; Cel. +39-347-598-1644 borgani@oats.inaf.it http://adlibitum.oats.inaf.it/borgani
Secretary: Simonetta Fabrizio & Gabriella SchiulazTel. +39-040-3199-241 ; Fax. +39-040-3094-18 segreteria@oats.inaf.it =====================================================================
Sottoscrivo con convinzione l'appello.
Egidio Longo ____________________________________
Dipartimento di Fisica - Sapienza Università di Roma P.le A. Moro 2, 00185 Roma (Italy) Tel. +39 06 49914084
On 18/gen/2013, at 22.38, Luciano Modica wrote:
Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio Broglia (Pisa), Marco Bruni (Portsmouth), Andrea Bruschi (Roma), Cesare Bucci (Parma), Antonio Buonomo (Napoli), Marina Caffiero (Roma), Roberto Calabrese (Ferrara), Antonino Caleca (Pisa), Alessandro Camiz (Roma), Piermarco Cannarsa (Roma), Giliberto Capano (Bologna), Alessandra Capuano (Roma), Luigina Carlucci Aiello (Roma), Rino Castaldi (Pisa), Mariano Casu (Cagliari), Giuseppe Catalano (Roma), Massimo Ceraolo (Pisa), Giovanni Cercignani (Pisa), Daniele Checchi (MIlano), Pietro Ciarlo (Cagliari), Ciro Ciliberto (Roma), Claudia Cimino (Pisa), Gianna Cioni (Roma), Francesco Clementi (Milano), Giovanna Colombini (Pisa), Alessandra Contenti (Roma), Antonio Contestabile (Bologna), Marco Cosentino (Varese), Sergio Cova (Milano), Vito D'Andrea (Roma), Giacomo Mauro D'Ariano (Pavia), Francesco D'Auria (Pisa), Nino Dazzi (Roma), Paolo De Bartolomeis (Firenze), Corrado De Concini (Roma), Anna Maria De Luca (Roma), Paolo De Pascali (Roma), Rosabruna De Pasquale (Firenze), Francesco De Sarlo (Firenze), Alberto De Toni (Udine), Maria Dedò (Milano), Pierpaolo Degano (Pisa), Alberto Del Guerra (Pisa), Gianfranco Dell'Agli (Cassino), Gianfranco Denti (Pisa), Mariangiola Dezani (Torino), Vincenzo Di Cataldo (Catania), Simona Di Pippo (Roma), Patrizio Dimitri (Roma), Gaetano Domenici (Roma), Giovanni Dosi (Pisa), Roberto Dvornicich (Pisa), Michele Emmer (Roma), Elisa Faiulo (Roma), Gianluca Farinoia (Bari), Giancarlo Fasano (Pisa), Roberto Fattorusso (Napoli), Caterina Fattorusso (Napoli), Stefano Ferraina (Roma), Rosella Ferraris Franceschi (Pisa), Francesco Filippi (Roma), Piero Floriani (Pisa), Giorgio Forti (Milano), Renato Foschi (Roma), Lucia Franchini (Pisa), Marco Franciosi (Pisa), Vittoria Franco (Firenze), Aldo Frediani (Pisa), Paolo Freguglia (L'Aquila), Maria Funicello (Potenza), Leonida Fusani (Ferrara), Margherita Galbiati (PIsa), Gaetano Gallinaro (Genova), Emma Gallo (Milano), Giorgio Gallo (Pisa), Maria Cristina Gambi (Napoli), Simona Genovese (Roma), Livia 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Chiara Mazzoleni (Venezia), Claudia Medaglia (Pisa), David Meghnagi (Roma), Maria Cristina Menziani (Modena), Vito Monaco (Bologna), Luigi Monsù Scolaro (Messina), Alfonso Montella (Napoli), Silvia Morante (Roma), Mauro Morganti (Pisa), Enzo Morra (Napoli), Umberto Mura (Pisa), Anna Musinu (Cagliari), Pietro Nastasi (Palermo), Federico Nastasi (Roma), Barbara Nelli (L'Aquila), Bruno Neri (Pisa), Carlo Nervi (Torino), Ettore Novellino (Napoli), Cesare Oliva (Milano), Filomena Pacella (Roma), Guido Paduano (Pisa), Gianluigi Palombella (Parma), Antonella Paolini (Macerata), Cristina Papa (Perugia), Rita Pardini (Pisa), Gabriella Pasi (Milano), Mauro Pasquali (Roma), Dino Pedreschi (Pisa), Paolo Pelacchi (PIsa), Bruno Pellegrini (Pisa), Angelo Petrosillo (Monopoli), Claudio Pettinari (Camerino), Alessandro Pezzella (Napoli), Gabriella Piazzesi (Firenze), Giovanni Polara (MIlano), Giovanni Polara (Napoli), Leone Porciani (Pavia), Mariano Pracella (Pisa), Antonio Praturlon (Roma), Massimo Preziuso (Roma), Giovanni Principi (Padova), Francesco Priolo (Catania), Fabrizio Profico (Roma), Santino Prosperi (Bologna), Mario Pulvirenti (Roma), Michele Purrello (Catania), Roberto Purrello (Catania), Vieri Quilici (Roma), Orlando Ragnisco (Roma), Riccardo Reitano (Catania), Salvatore Rionero (Napoli), Renata Riva (Genova), Silvia Romanelli (Bari), Silvia Roncagliolo (Genova), Franco Rositi (Pavia), Anna Maria Rossi (Pisa), Paolo Rossi (Pisa), Alberto Rotondi (Pavia), Fabrizio Rufo (Roma), Fausto Sacerdote (Pisa), Marco Santagata (Pisa), Giovanni Santangelo (Pisa), Enrica Santarcangelo (Pisa), Francesco Paolo Sassi (Padova), Alessandro Saviozzi (Pisa), Francesco Sberlati (Bologna), Valerio Scali (Bologna), Paolo Scarpi (Padova), Andrea Scozzafava (Firenze), Roberto Sinigaglia (Genova), Giorgio Sirilli (Roma), Simonetta Soldani (Firenze), Mario Stefanini (Roma), Lorenzo Stella (Roma), Elisabetta Strickland (Roma), Pietro Tagliatesta (Roma), Giuseppe Tanelli (Firenze), Mirko Tavoni (Pisa), Vittorio Tellarini (PIsa), Fulvio Tessitore (Napoli), Maria Rosaria Tiné (Pisa), Flavio Toigo (Padova), Jacopo Tomasi (Pisa), Lorenzo Tortora De Falco (Roma), Francesca Tovena (Roma), Carlo Tozzi (Pisa), Francesco Saverio Trincia (Roma), Giorgio Valle (Milano), Massimo Vedovelli (Siena), Vincenzo Vespri (Firenze), Antonio Vicino (Siena), Augusto Vigna Taglianti (Roma), RIccardo Vigneri (Catania), Cristiano Violani (Roma), Vincenzo Vita (Roma), Giuliano Volpe (Foggia), Paolo Zambonelli (Bologna), Severino Zanelli (Pisa), Carmine Zappacosta (Pisa).
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Sottoscrivo con convinzione l'appello.
mario barra ____________________________________
Dipartimento di Fisica - Sapienza Università di Roma P.le A. Moro 2, 00185 Roma (Italy) Tel. +39 06 49914084
On 18/gen/2013, at 22.38, Luciano Modica wrote:
Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio 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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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Cari colleghi ho già manifestato, con altri (pochi in verità), il mio dissenso dall'impostazione di Modica, che mi pare solo capace di scrivere appelli strappalacrime a gente che non ha esitato a stanziare solo 39 milioni per il prossimo PRIN e solo 29 per il prossimo Futuro in Ricerca. Questa modalità è suicida. Oggettivamente, se non facciamo qualcosa, ma ci limitiamo solo agli appelli col cuore (e col cappello) in mano, siamo complici del piano di demolizione dell'Università pubblica che il neoliberismo trasversale dell'establishment politico-economico sta conducendo. Questo, al di là della buona fede di molti dei firmatari (non di tutti, purtroppo).
Rilancio. Piuttosto che l'appello di Modica, a mio parere pietistico, propongo di assumere un atteggiamento fattivo, basato sulla responsabilità di chi fa della scienza e della cultura un uso quotidiano e non accetta di muoversi nella prospettiva di una limitazione pesante della loro condivisione e diffusione. Insomma, se è vero che siamo diventati 53000 in tutto il Paese, mi domando e vi domando, se è accettabile che, per esempio, in tutta Italia vi siano solo 300 genetisti medici o 3000 biochimici (i numeri sono di fantasia, ma verosimili) e con conoscenze al livello più avanzato esistente (questo ci si aspetterebbe dall'accademia), e che ci si debba muovere nella prospettiva di ridimensionare tutte le consistenze e , sempre per esempio, finire con 200 genetisti medici o 1800 biochimici. E' possibile pensare che in un paese di 60 milioni di individui, nel 21° secolo, la competenza a livello accademico di genetica medica sia ristretta a sole 200 persone, o che la competenza biochimica sia diffusa a meno di un paio di migliaia di individui? Questo è quello che si prepara e voi credete che si possa accettare?
Quello che dovremmo tutti ricordare è che dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo, ciascuno sperando, purtroppo, nelle vie personali o negli aggiustamenti individuali. Forse un dovere lo abbiamo ed è quello di far continuare ed anzi migliorare la nostra disciplina. Altro che ridimensionamento! Noi dovremmo rivendicare il raddoppio degli universitari. Dovremmo ricordare che il numero dei laureati deve fortemente incrementare perché questo Paese possa pensare di continuare a progredire, in un sistema che prima o poi si assesterà in qualcosa di diverso dall'attuale e che non potrà che essere migliore (la mia è fiducia nella storia).
Popongo un'agenda, visto che va tanto di moda. Una serie di parole d'ordine, veloce da leggere ed altrettanto semplice da capire.
/Propongo di legare a questa agenda un impegno di lot//ta: il blocco degli esami e delle lauree./
AGENDA PER L'UNIVERSITA'
1) Togliere alla politica per dare alla ricerca: taglio strutturale dei bilanci parlamentari e delle provincie di 1.5 miliardi da destinare interamente all'Università, una misura senza aggravi per il bilancio statale
2) Incremento progressivo del FFO per l'Università, fino a raggiungere i 20 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni, e decuplicazione degli stanziamenti per progetti di ricerca rispetto allo scandaloso livello dell'ultimo bando (meno di 70 milioni)
3) Ripristino del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato e istituzionalizzazione dell'immissione in ruolo, a regime, di 2000 ricercatori per anno e di 5000 ricercatori per anno per i prossimi 10 anni, con lo scopo di raddoppiare il numero di addetti all'Università
4) Riconoscimento del stato giuridico di docente per i ricercatori
5) Unificazione del ruolo dei professori associati e ordinari nel ruolo unico di professore, con classi stipendiali legate ai livelli di produttività scientifica e gestione dei gruppi di ricerca
6) Modifica della riforma Gelmini per le regole del governo delle università, per l'abolizione dei concorsi locali ed a favore della chiamata diretta degli idonei da una graduatoria nazionale.
Coraggio!
Rino Esposito
Caro Rino:
io ero stata critica rispetto alla versione originale dell'appello, ma il nuovo appello è (secondo me) condivisibile e quindi ho ritenuto opportuno sottoscriverlo. Concordo che firmare appelli non serve e non basta più. Come dici benissimo "dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo". Dovremmo avere un moto di orgoglio o meglio di dignità e cominciare a lottare con i denti e con le unghie a difesa dell'università pubblica, della scuola pubblica e della ricerca.
Dovremmo difendere la qualità dell'insegnamento universitario, inscindibile dalla libertà di cocenza e dall'attività seria di ricerca anche (e lasciami dire soprattutto) di base, dovremmo difendere l'università come un luogo di accesso all'istruzione superiore volta al miglioramento individuale e della società, offerta a tutti e alla portata di tutti (i meritevoli e i capaci, indipendentemente dal reddito), dovremmo difendere l'accesso ai ruoli universitari per garantire non solo posti di lavoro ai giovani capaci e fermare il brain drain, ma anche per garantire la continuità della trasmissione del sapere, senza la quale muoriamo..
queste e tante altre cose, dovremmo difendere, ma il problema è come?
Temo che sottroscrivere agende abbia la stessa (in)utilità che sottoscrivere appelli (comuqnue sottoscrivo immediatamente l'agenda che proponi). Le uniche forme di lotta sensate comprenderebbero dimissioni in blocco, blocco degli esami e delle lauree, picchettaggi delle autostrade... Ma queste cose NON riusciamo a farle, purtroppo, lo abbiamo visto molto bene. Anche perchè siamo spesso divisi al nostro interno. Ci si trova a fare i conti da un lato coi colleghi ordinari che di fronte ad azioni di lotta sono sconvolti perchè "è contro la legge, contro il regolamento, ma però il senato ha già deliberato all'unanimità...", dall'altra i ricercatori vedono *il nemico ordinario* come privilegiato perchè riceve uno stipendio dignitoso e barone-fannullone di default.
chiedo a te e a tutti: come possiamo recuperare dignità, credibilità e spirito di corpo? cosa possiamo fare almeno per salvare il salvabile?
ciao anna
2013/1/19 Rino Esposito rino.esposito@uniud.it
Cari colleghi ho già manifestato, con altri (pochi in verità), il mio dissenso dall'impostazione di Modica, che mi pare solo capace di scrivere appelli strappalacrime a gente che non ha esitato a stanziare solo 39 milioni per il prossimo PRIN e solo 29 per il prossimo Futuro in Ricerca. Questa modalità è suicida. Oggettivamente, se non facciamo qualcosa, ma ci limitiamo solo agli appelli col cuore (e col cappello) in mano, siamo complici del piano di demolizione dell'Università pubblica che il neoliberismo trasversale dell'establishment politico-economico sta conducendo. Questo, al di là della buona fede di molti dei firmatari (non di tutti, purtroppo).
Rilancio. Piuttosto che l'appello di Modica, a mio parere pietistico, propongo di assumere un atteggiamento fattivo, basato sulla responsabilità di chi fa della scienza e della cultura un uso quotidiano e non accetta di muoversi nella prospettiva di una limitazione pesante della loro condivisione e diffusione. Insomma, se è vero che siamo diventati 53000 in tutto il Paese, mi domando e vi domando, se è accettabile che, per esempio, in tutta Italia vi siano solo 300 genetisti medici o 3000 biochimici (i numeri sono di fantasia, ma verosimili) e con conoscenze al livello più avanzato esistente (questo ci si aspetterebbe dall'accademia), e che ci si debba muovere nella prospettiva di ridimensionare tutte le consistenze e , sempre per esempio, finire con 200 genetisti medici o 1800 biochimici. E' possibile pensare che in un paese di 60 milioni di individui, nel 21° secolo, la competenza a livello accademico di genetica medica sia ristretta a sole 200 persone, o che la competenza biochimica sia diffusa a meno di un paio di migliaia di individui? Questo è quello che si prepara e voi credete che si possa accettare?
Quello che dovremmo tutti ricordare è che dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo, ciascuno sperando, purtroppo, nelle vie personali o negli aggiustamenti individuali. Forse un dovere lo abbiamo ed è quello di far continuare ed anzi migliorare la nostra disciplina. Altro che ridimensionamento! Noi dovremmo rivendicare il raddoppio degli universitari. Dovremmo ricordare che il numero dei laureati deve fortemente incrementare perché questo Paese possa pensare di continuare a progredire, in un sistema che prima o poi si assesterà in qualcosa di diverso dall'attuale e che non potrà che essere migliore (la mia è fiducia nella storia).
Popongo un'agenda, visto che va tanto di moda. Una serie di parole d'ordine, veloce da leggere ed altrettanto semplice da capire.
/Propongo di legare a questa agenda un impegno di lot//ta: il blocco degli esami e delle lauree./
AGENDA PER L'UNIVERSITA'
- Togliere alla politica per dare alla ricerca: taglio strutturale dei
bilanci parlamentari e delle provincie di 1.5 miliardi da destinare interamente all'Università, una misura senza aggravi per il bilancio statale
- Incremento progressivo del FFO per l'Università, fino a raggiungere i
20 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni, e decuplicazione degli stanziamenti per progetti di ricerca rispetto allo scandaloso livello dell'ultimo bando (meno di 70 milioni)
- Ripristino del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato e
istituzionalizzazione dell'immissione in ruolo, a regime, di 2000 ricercatori per anno e di 5000 ricercatori per anno per i prossimi 10 anni, con lo scopo di raddoppiare il numero di addetti all'Università
Riconoscimento del stato giuridico di docente per i ricercatori
Unificazione del ruolo dei professori associati e ordinari nel ruolo
unico di professore, con classi stipendiali legate ai livelli di produttività scientifica e gestione dei gruppi di ricerca
- Modifica della riforma Gelmini per le regole del governo delle
università, per l'abolizione dei concorsi locali ed a favore della chiamata diretta degli idonei da una graduatoria nazionale.
Coraggio!
Rino Esposito
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Grazie, Anna, della solidarietà. Mi chiedi cosa possiamo fare. Non ho alcuna soluzione, al di fuori di parlare con tutti. Per esempio ho risposto alla mail di Modica in un contesto che mi pare molto più allineato su posizioni di chi fa solo appelli. Nella mia Università (Udine) ho formato con un gruppo di colleghi, il CoUP - Coordinamento per l'Università Pubblica - e cerchiamo di organizzare assemblee per muovere le coscienze. Insomma, quello che i cattolici chiamano l'apostolato (io sono ateo, beninteso). Altro non so dirti. L'unica speranza è condividere le idee e fare aumentare a coscienza. Poi la gente avrà il coraggio di organizzarsi .... può darsi. Mi spiace, non posso dire altro. Un caro saluto Rino
On 19/01/2013 12.04, anna painelli wrote:
Caro Rino:
io ero stata critica rispetto alla versione originale dell'appello, ma il nuovo appello è (secondo me) condivisibile e quindi ho ritenuto opportuno sottoscriverlo. Concordo che firmare appelli non serve e non basta più. Come dici benissimo "dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo". Dovremmo avere un moto di orgoglio o meglio di dignità e cominciare a lottare con i denti e con le unghie a difesa dell'università pubblica, della scuola pubblica e della ricerca.
Dovremmo difendere la qualità dell'insegnamento universitario, inscindibile dalla libertà di cocenza e dall'attività seria di ricerca anche (e lasciami dire soprattutto) di base, dovremmo difendere l'università come un luogo di accesso all'istruzione superiore volta al miglioramento individuale e della società, offerta a tutti e alla portata di tutti (i meritevoli e i capaci, indipendentemente dal reddito), dovremmo difendere l'accesso ai ruoli universitari per garantire non solo posti di lavoro ai giovani capaci e fermare il brain drain, ma anche per garantire la continuità della trasmissione del sapere, senza la quale muoriamo..
queste e tante altre cose, dovremmo difendere, ma il problema è come?
Temo che sottroscrivere agende abbia la stessa (in)utilità che sottoscrivere appelli (comuqnue sottoscrivo immediatamente l'agenda che proponi). Le uniche forme di lotta sensate comprenderebbero dimissioni in blocco, blocco degli esami e delle lauree, picchettaggi delle autostrade... Ma queste cose NON riusciamo a farle, purtroppo, lo abbiamo visto molto bene. Anche perchè siamo spesso divisi al nostro interno. Ci si trova a fare i conti da un lato coi colleghi ordinari che di fronte ad azioni di lotta sono sconvolti perchè "è contro la legge, contro il regolamento, ma però il senato ha già deliberato all'unanimità...", dall'altra i ricercatori vedono *il nemico ordinario* come privilegiato perchè riceve uno stipendio dignitoso e barone-fannullone di default.
chiedo a te e a tutti: come possiamo recuperare dignità, credibilità e spirito di corpo? cosa possiamo fare almeno per salvare il salvabile?
ciao anna
2013/1/19 Rino Esposito rino.esposito@uniud.it
Cari colleghi ho già manifestato, con altri (pochi in verità), il mio dissenso dall'impostazione di Modica, che mi pare solo capace di scrivere appelli strappalacrime a gente che non ha esitato a stanziare solo 39 milioni per il prossimo PRIN e solo 29 per il prossimo Futuro in Ricerca. Questa modalità è suicida. Oggettivamente, se non facciamo qualcosa, ma ci limitiamo solo agli appelli col cuore (e col cappello) in mano, siamo complici del piano di demolizione dell'Università pubblica che il neoliberismo trasversale dell'establishment politico-economico sta conducendo. Questo, al di là della buona fede di molti dei firmatari (non di tutti, purtroppo).
Rilancio. Piuttosto che l'appello di Modica, a mio parere pietistico, propongo di assumere un atteggiamento fattivo, basato sulla responsabilità di chi fa della scienza e della cultura un uso quotidiano e non accetta di muoversi nella prospettiva di una limitazione pesante della loro condivisione e diffusione. Insomma, se è vero che siamo diventati 53000 in tutto il Paese, mi domando e vi domando, se è accettabile che, per esempio, in tutta Italia vi siano solo 300 genetisti medici o 3000 biochimici (i numeri sono di fantasia, ma verosimili) e con conoscenze al livello più avanzato esistente (questo ci si aspetterebbe dall'accademia), e che ci si debba muovere nella prospettiva di ridimensionare tutte le consistenze e , sempre per esempio, finire con 200 genetisti medici o 1800 biochimici. E' possibile pensare che in un paese di 60 milioni di individui, nel 21° secolo, la competenza a livello accademico di genetica medica sia ristretta a sole 200 persone, o che la competenza biochimica sia diffusa a meno di un paio di migliaia di individui? Questo è quello che si prepara e voi credete che si possa accettare?
Quello che dovremmo tutti ricordare è che dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo, ciascuno sperando, purtroppo, nelle vie personali o negli aggiustamenti individuali. Forse un dovere lo abbiamo ed è quello di far continuare ed anzi migliorare la nostra disciplina. Altro che ridimensionamento! Noi dovremmo rivendicare il raddoppio degli universitari. Dovremmo ricordare che il numero dei laureati deve fortemente incrementare perché questo Paese possa pensare di continuare a progredire, in un sistema che prima o poi si assesterà in qualcosa di diverso dall'attuale e che non potrà che essere migliore (la mia è fiducia nella storia).
Popongo un'agenda, visto che va tanto di moda. Una serie di parole d'ordine, veloce da leggere ed altrettanto semplice da capire.
/Propongo di legare a questa agenda un impegno di lot//ta: il blocco degli esami e delle lauree./
AGENDA PER L'UNIVERSITA'
- Togliere alla politica per dare alla ricerca: taglio strutturale dei
bilanci parlamentari e delle provincie di 1.5 miliardi da destinare interamente all'Università, una misura senza aggravi per il bilancio statale
- Incremento progressivo del FFO per l'Università, fino a raggiungere i
20 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni, e decuplicazione degli stanziamenti per progetti di ricerca rispetto allo scandaloso livello dell'ultimo bando (meno di 70 milioni)
- Ripristino del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato e
istituzionalizzazione dell'immissione in ruolo, a regime, di 2000 ricercatori per anno e di 5000 ricercatori per anno per i prossimi 10 anni, con lo scopo di raddoppiare il numero di addetti all'Università
Riconoscimento del stato giuridico di docente per i ricercatori
Unificazione del ruolo dei professori associati e ordinari nel ruolo
unico di professore, con classi stipendiali legate ai livelli di produttività scientifica e gestione dei gruppi di ricerca
- Modifica della riforma Gelmini per le regole del governo delle
università, per l'abolizione dei concorsi locali ed a favore della chiamata diretta degli idonei da una graduatoria nazionale.
Coraggio!
Rino Esposito
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Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
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Caro Esposito, Nel sottoscrivere l'appello avevo specificato che non mi faccio illusioni sulla classe politica Però concordo con la collega Painelli che anche le agende non vanno molto più lontano, e concordo con te che la prima, e spesso unica, cosa che vale è la testimonianza che ci riesce di dare nella pratica quotidiana Piero Lattanzi (ordinario sconvolto e fannullone)
Pierfranco Lattanzi Professor of Applied mineralogy Università di Cagliari Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche via Trentino 51, I-09127 Cagliari tel. +390706757722 +390552757490 fax +39070282236 email lattanzp@unica.it skype pierfranco.lattanzi
Il giorno 19/01/13 12:21, "Rino Esposito" rino.esposito@uniud.it ha scritto:
Grazie, Anna, della solidarietà. Mi chiedi cosa possiamo fare. Non ho alcuna soluzione, al di fuori di parlare con tutti. Per esempio ho risposto alla mail di Modica in un contesto che mi pare molto più allineato su posizioni di chi fa solo appelli. Nella mia Università (Udine) ho formato con un gruppo di colleghi, il CoUP - Coordinamento per l'Università Pubblica - e cerchiamo di organizzare assemblee per muovere le coscienze. Insomma, quello che i cattolici chiamano l'apostolato (io sono ateo, beninteso). Altro non so dirti. L'unica speranza è condividere le idee e fare aumentare a coscienza. Poi la gente avrà il coraggio di organizzarsi .... può darsi. Mi spiace, non posso dire altro. Un caro saluto Rino
On 19/01/2013 12.04, anna painelli wrote:
Caro Rino:
io ero stata critica rispetto alla versione originale dell'appello, ma il nuovo appello è (secondo me) condivisibile e quindi ho ritenuto opportuno sottoscriverlo. Concordo che firmare appelli non serve e non basta più. Come dici benissimo "dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo". Dovremmo avere un moto di orgoglio o meglio di dignità e cominciare a lottare con i denti e con le unghie a difesa dell'università pubblica, della scuola pubblica e della ricerca.
Dovremmo difendere la qualità dell'insegnamento universitario, inscindibile dalla libertà di cocenza e dall'attività seria di ricerca anche (e lasciami dire soprattutto) di base, dovremmo difendere l'università come un luogo di accesso all'istruzione superiore volta al miglioramento individuale e della società, offerta a tutti e alla portata di tutti (i meritevoli e i capaci, indipendentemente dal reddito), dovremmo difendere l'accesso ai ruoli universitari per garantire non solo posti di lavoro ai giovani capaci e fermare il brain drain, ma anche per garantire la continuità della trasmissione del sapere, senza la quale muoriamo..
queste e tante altre cose, dovremmo difendere, ma il problema è come?
Temo che sottroscrivere agende abbia la stessa (in)utilità che sottoscrivere appelli (comuqnue sottoscrivo immediatamente l'agenda che proponi). Le uniche forme di lotta sensate comprenderebbero dimissioni in blocco, blocco degli esami e delle lauree, picchettaggi delle autostrade... Ma queste cose NON riusciamo a farle, purtroppo, lo abbiamo visto molto bene. Anche perchè siamo spesso divisi al nostro interno. Ci si trova a fare i conti da un lato coi colleghi ordinari che di fronte ad azioni di lotta sono sconvolti perchè "è contro la legge, contro il regolamento, ma però il senato ha già deliberato all'unanimità...", dall'altra i ricercatori vedono *il nemico ordinario* come privilegiato perchè riceve uno stipendio dignitoso e barone-fannullone di default.
chiedo a te e a tutti: come possiamo recuperare dignità, credibilità e spirito di corpo? cosa possiamo fare almeno per salvare il salvabile?
ciao anna
2013/1/19 Rino Esposito rino.esposito@uniud.it
Cari colleghi ho già manifestato, con altri (pochi in verità), il mio dissenso dall'impostazione di Modica, che mi pare solo capace di scrivere appelli strappalacrime a gente che non ha esitato a stanziare solo 39 milioni per il prossimo PRIN e solo 29 per il prossimo Futuro in Ricerca. Questa modalità è suicida. Oggettivamente, se non facciamo qualcosa, ma ci limitiamo solo agli appelli col cuore (e col cappello) in mano, siamo complici del piano di demolizione dell'Università pubblica che il neoliberismo trasversale dell'establishment politico-economico sta conducendo. Questo, al di là della buona fede di molti dei firmatari (non di tutti, purtroppo).
Rilancio. Piuttosto che l'appello di Modica, a mio parere pietistico, propongo di assumere un atteggiamento fattivo, basato sulla responsabilità di chi fa della scienza e della cultura un uso quotidiano e non accetta di muoversi nella prospettiva di una limitazione pesante della loro condivisione e diffusione. Insomma, se è vero che siamo diventati 53000 in tutto il Paese, mi domando e vi domando, se è accettabile che, per esempio, in tutta Italia vi siano solo 300 genetisti medici o 3000 biochimici (i numeri sono di fantasia, ma verosimili) e con conoscenze al livello più avanzato esistente (questo ci si aspetterebbe dall'accademia), e che ci si debba muovere nella prospettiva di ridimensionare tutte le consistenze e , sempre per esempio, finire con 200 genetisti medici o 1800 biochimici. E' possibile pensare che in un paese di 60 milioni di individui, nel 21° secolo, la competenza a livello accademico di genetica medica sia ristretta a sole 200 persone, o che la competenza biochimica sia diffusa a meno di un paio di migliaia di individui? Questo è quello che si prepara e voi credete che si possa accettare?
Quello che dovremmo tutti ricordare è che dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo, ciascuno sperando, purtroppo, nelle vie personali o negli aggiustamenti individuali. Forse un dovere lo abbiamo ed è quello di far continuare ed anzi migliorare la nostra disciplina. Altro che ridimensionamento! Noi dovremmo rivendicare il raddoppio degli universitari. Dovremmo ricordare che il numero dei laureati deve fortemente incrementare perché questo Paese possa pensare di continuare a progredire, in un sistema che prima o poi si assesterà in qualcosa di diverso dall'attuale e che non potrà che essere migliore (la mia è fiducia nella storia).
Popongo un'agenda, visto che va tanto di moda. Una serie di parole d'ordine, veloce da leggere ed altrettanto semplice da capire.
/Propongo di legare a questa agenda un impegno di lot//ta: il blocco degli esami e delle lauree./
AGENDA PER L'UNIVERSITA'
- Togliere alla politica per dare alla ricerca: taglio strutturale dei
bilanci parlamentari e delle provincie di 1.5 miliardi da destinare interamente all'Università, una misura senza aggravi per il bilancio statale
- Incremento progressivo del FFO per l'Università, fino a raggiungere
i 20 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni, e decuplicazione degli stanziamenti per progetti di ricerca rispetto allo scandaloso livello dell'ultimo bando (meno di 70 milioni)
- Ripristino del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato e
istituzionalizzazione dell'immissione in ruolo, a regime, di 2000 ricercatori per anno e di 5000 ricercatori per anno per i prossimi 10 anni, con lo scopo di raddoppiare il numero di addetti all'Università
Riconoscimento del stato giuridico di docente per i ricercatori
Unificazione del ruolo dei professori associati e ordinari nel ruolo
unico di professore, con classi stipendiali legate ai livelli di produttività scientifica e gestione dei gruppi di ricerca
- Modifica della riforma Gelmini per le regole del governo delle
università, per l'abolizione dei concorsi locali ed a favore della chiamata diretta degli idonei da una graduatoria nazionale.
Coraggio!
Rino Esposito
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Intanto firmo l'appello di Modica. E` moderato, davvero non chiediamo la luna, ma forse e` utile enunciare quali sono i "requisiti minimi" che garantiscano un dignitoso futuro all'universita` italiana. Se il prossimo governo ignorera` anche queste richieste (cosa per niente improbabile), sara` davvero il momento di tentare di nuovo un'opposizione dura. Tutto quello che volete. Se saremo in pochi, resistenza passiva, fino al sabotaggio.
Maurizio
On 19/01/2013 11:38, Rino Esposito wrote:
Cari colleghi ho già manifestato, con altri (pochi in verità), il mio dissenso dall'impostazione di Modica, che mi pare solo capace di scrivere appelli strappalacrime a gente che non ha esitato a stanziare solo 39 milioni per il prossimo PRIN e solo 29 per il prossimo Futuro in Ricerca. Questa modalità è suicida. Oggettivamente, se non facciamo qualcosa, ma ci limitiamo solo agli appelli col cuore (e col cappello) in mano, siamo complici del piano di demolizione dell'Università pubblica che il neoliberismo trasversale dell'establishment politico-economico sta conducendo. Questo, al di là della buona fede di molti dei firmatari (non di tutti, purtroppo).
Rilancio. Piuttosto che l'appello di Modica, a mio parere pietistico, propongo di assumere un atteggiamento fattivo, basato sulla responsabilità di chi fa della scienza e della cultura un uso quotidiano e non accetta di muoversi nella prospettiva di una limitazione pesante della loro condivisione e diffusione. Insomma, se è vero che siamo diventati 53000 in tutto il Paese, mi domando e vi domando, se è accettabile che, per esempio, in tutta Italia vi siano solo 300 genetisti medici o 3000 biochimici (i numeri sono di fantasia, ma verosimili) e con conoscenze al livello più avanzato esistente (questo ci si aspetterebbe dall'accademia), e che ci si debba muovere nella prospettiva di ridimensionare tutte le consistenze e , sempre per esempio, finire con 200 genetisti medici o 1800 biochimici. E' possibile pensare che in un paese di 60 milioni di individui, nel 21° secolo, la competenza a livello accademico di genetica medica sia ristretta a sole 200 persone, o che la competenza biochimica sia diffusa a meno di un paio di migliaia di individui? Questo è quello che si prepara e voi credete che si possa accettare?
Quello che dovremmo tutti ricordare è che dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo, ciascuno sperando, purtroppo, nelle vie personali o negli aggiustamenti individuali. Forse un dovere lo abbiamo ed è quello di far continuare ed anzi migliorare la nostra disciplina. Altro che ridimensionamento! Noi dovremmo rivendicare il raddoppio degli universitari. Dovremmo ricordare che il numero dei laureati deve fortemente incrementare perché questo Paese possa pensare di continuare a progredire, in un sistema che prima o poi si assesterà in qualcosa di diverso dall'attuale e che non potrà che essere migliore (la mia è fiducia nella storia).
Popongo un'agenda, visto che va tanto di moda. Una serie di parole d'ordine, veloce da leggere ed altrettanto semplice da capire.
/Propongo di legare a questa agenda un impegno di lot//ta: il blocco degli esami e delle lauree./
AGENDA PER L'UNIVERSITA'
- Togliere alla politica per dare alla ricerca: taglio strutturale
dei bilanci parlamentari e delle provincie di 1.5 miliardi da destinare interamente all'Università, una misura senza aggravi per il bilancio statale
- Incremento progressivo del FFO per l'Università, fino a raggiungere
i 20 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni, e decuplicazione degli stanziamenti per progetti di ricerca rispetto allo scandaloso livello dell'ultimo bando (meno di 70 milioni)
- Ripristino del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato e
istituzionalizzazione dell'immissione in ruolo, a regime, di 2000 ricercatori per anno e di 5000 ricercatori per anno per i prossimi 10 anni, con lo scopo di raddoppiare il numero di addetti all'Università
Riconoscimento del stato giuridico di docente per i ricercatori
Unificazione del ruolo dei professori associati e ordinari nel
ruolo unico di professore, con classi stipendiali legate ai livelli di produttività scientifica e gestione dei gruppi di ricerca
- Modifica della riforma Gelmini per le regole del governo delle
università, per l'abolizione dei concorsi locali ed a favore della chiamata diretta degli idonei da una graduatoria nazionale.
Coraggio!
Rino Esposito
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Caro Rino,
Anche io ho alcune perplessità sul firmare appelli, ma ho scelto di aderire a quello proposto da Luciano perché mi pare che quelle richieste siano sensate e giuste.
Ci sono diverse cose che non appaiono, tra le quali quelle che citi tu sulle quali sostanzialmente concordo (anche se su alcune cose non completamente), ma sono dettagli. A mio avviso manca anche, e lo ho già scritto, la sottolineatura del fatto che una università efficiente esiste solo se inserita in un contesto anche lui efficiente, che permetta quindi programmazioni delle risorse umane e finanziarie in modo congruo con gli obiettivi propri di questa istituzione e consoni al dettato costituzionale.
E' anche evidente che non si può fare una lista lunga come la fame e che tra i punti che scrivi tu ci sono cose che sono obiettivi talmente lontani da quelli della politica attuale che si rischia, paradossalmente, di passare ancora più inosservati di un ennesimo appello.
Non ho soluzioni neanche io. Parlarsi e sforzarsi continuamente di condividere le idee certo è fondamentale. In parte in questi anni alcune idee "diverse" si sono diffuse. Quanto tempo possa metterci la pianta a crescere da quei semi non saprei. Certo è assolutamente prioritario continuare a coltivare quella pianta e un appello in sostegno dell'università con richieste sensate, specialmente se riuscisse a raccogliere molte adesioni tanto da poter anche risuonare nella stampa, male non credo possa fare.
La costruzione di un'agenda per le università e la ricerca, per quanto complessa, mi trova comunque d'accordo. Le azioni si costruiscono in funzione degli obiettivi. Proponiamo degli obiettivi, tipo quelli che proponi tu, proviamo a diffondere anche quelli. Una cosa non esclude l'altra.
Cordialmente, Guido
On 19/01/13 13.13, "Maurizio Persico" mau@dcci.unipi.it wrote:
Intanto firmo l'appello di Modica. E` moderato, davvero non chiediamo la luna, ma forse e` utile enunciare quali sono i "requisiti minimi" che garantiscano un dignitoso futuro all'universita` italiana. Se il prossimo governo ignorera` anche queste richieste (cosa per niente improbabile), sara` davvero il momento di tentare di nuovo un'opposizione dura. Tutto quello che volete. Se saremo in pochi, resistenza passiva, fino al sabotaggio.
Maurizio
On 19/01/2013 11:38, Rino Esposito wrote:
Cari colleghi ho già manifestato, con altri (pochi in verità), il mio dissenso dall'impostazione di Modica, che mi pare solo capace di scrivere appelli strappalacrime a gente che non ha esitato a stanziare solo 39 milioni per il prossimo PRIN e solo 29 per il prossimo Futuro in Ricerca. Questa modalità è suicida. Oggettivamente, se non facciamo qualcosa, ma ci limitiamo solo agli appelli col cuore (e col cappello) in mano, siamo complici del piano di demolizione dell'Università pubblica che il neoliberismo trasversale dell'establishment politico-economico sta conducendo. Questo, al di là della buona fede di molti dei firmatari (non di tutti, purtroppo).
Rilancio. Piuttosto che l'appello di Modica, a mio parere pietistico, propongo di assumere un atteggiamento fattivo, basato sulla responsabilità di chi fa della scienza e della cultura un uso quotidiano e non accetta di muoversi nella prospettiva di una limitazione pesante della loro condivisione e diffusione. Insomma, se è vero che siamo diventati 53000 in tutto il Paese, mi domando e vi domando, se è accettabile che, per esempio, in tutta Italia vi siano solo 300 genetisti medici o 3000 biochimici (i numeri sono di fantasia, ma verosimili) e con conoscenze al livello più avanzato esistente (questo ci si aspetterebbe dall'accademia), e che ci si debba muovere nella prospettiva di ridimensionare tutte le consistenze e , sempre per esempio, finire con 200 genetisti medici o 1800 biochimici. E' possibile pensare che in un paese di 60 milioni di individui, nel 21° secolo, la competenza a livello accademico di genetica medica sia ristretta a sole 200 persone, o che la competenza biochimica sia diffusa a meno di un paio di migliaia di individui? Questo è quello che si prepara e voi credete che si possa accettare?
Quello che dovremmo tutti ricordare è che dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo, ciascuno sperando, purtroppo, nelle vie personali o negli aggiustamenti individuali. Forse un dovere lo abbiamo ed è quello di far continuare ed anzi migliorare la nostra disciplina. Altro che ridimensionamento! Noi dovremmo rivendicare il raddoppio degli universitari. Dovremmo ricordare che il numero dei laureati deve fortemente incrementare perché questo Paese possa pensare di continuare a progredire, in un sistema che prima o poi si assesterà in qualcosa di diverso dall'attuale e che non potrà che essere migliore (la mia è fiducia nella storia).
Popongo un'agenda, visto che va tanto di moda. Una serie di parole d'ordine, veloce da leggere ed altrettanto semplice da capire.
/Propongo di legare a questa agenda un impegno di lot//ta: il blocco degli esami e delle lauree./
AGENDA PER L'UNIVERSITA'
- Togliere alla politica per dare alla ricerca: taglio strutturale
dei bilanci parlamentari e delle provincie di 1.5 miliardi da destinare interamente all'Università, una misura senza aggravi per il bilancio statale
- Incremento progressivo del FFO per l'Università, fino a raggiungere
i 20 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni, e decuplicazione degli stanziamenti per progetti di ricerca rispetto allo scandaloso livello dell'ultimo bando (meno di 70 milioni)
- Ripristino del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato e
istituzionalizzazione dell'immissione in ruolo, a regime, di 2000 ricercatori per anno e di 5000 ricercatori per anno per i prossimi 10 anni, con lo scopo di raddoppiare il numero di addetti all'Università
Riconoscimento del stato giuridico di docente per i ricercatori
Unificazione del ruolo dei professori associati e ordinari nel
ruolo unico di professore, con classi stipendiali legate ai livelli di produttività scientifica e gestione dei gruppi di ricerca
- Modifica della riforma Gelmini per le regole del governo delle
università, per l'abolizione dei concorsi locali ed a favore della chiamata diretta degli idonei da una graduatoria nazionale.
Coraggio!
Rino Esposito
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
caro Rino BASTA CON GRADUATORIE NAZIONALI; si devono fare SOLO bandi locali, con meccanismi premiali se si assumono bravi e diminuzione fondi se avviene al contrario. Ciò che presuppone la valutazione ex-post della ricerca sia fatta bene. Deve essere interesse del singolo dipartimento prendere i migliori. Poi i concorsi si aboliscono. Questo avviene negli USA e l'università funziona bene. E non mi dite che noi non siamo gli USA. saluti MD
2013/1/19 Rino Esposito rino.esposito@uniud.it
Cari colleghi ho già manifestato, con altri (pochi in verità), il mio dissenso dall'impostazione di Modica, che mi pare solo capace di scrivere appelli strappalacrime a gente che non ha esitato a stanziare solo 39 milioni per il prossimo PRIN e solo 29 per il prossimo Futuro in Ricerca. Questa modalità è suicida. Oggettivamente, se non facciamo qualcosa, ma ci limitiamo solo agli appelli col cuore (e col cappello) in mano, siamo complici del piano di demolizione dell'Università pubblica che il neoliberismo trasversale dell'establishment politico-economico sta conducendo. Questo, al di là della buona fede di molti dei firmatari (non di tutti, purtroppo).
Rilancio. Piuttosto che l'appello di Modica, a mio parere pietistico, propongo di assumere un atteggiamento fattivo, basato sulla responsabilità di chi fa della scienza e della cultura un uso quotidiano e non accetta di muoversi nella prospettiva di una limitazione pesante della loro condivisione e diffusione. Insomma, se è vero che siamo diventati 53000 in tutto il Paese, mi domando e vi domando, se è accettabile che, per esempio, in tutta Italia vi siano solo 300 genetisti medici o 3000 biochimici (i numeri sono di fantasia, ma verosimili) e con conoscenze al livello più avanzato esistente (questo ci si aspetterebbe dall'accademia), e che ci si debba muovere nella prospettiva di ridimensionare tutte le consistenze e , sempre per esempio, finire con 200 genetisti medici o 1800 biochimici. E' possibile pensare che in un paese di 60 milioni di individui, nel 21° secolo, la competenza a livello accademico di genetica medica sia ristretta a sole 200 persone, o che la competenza biochimica sia diffusa a meno di un paio di migliaia di individui? Questo è quello che si prepara e voi credete che si possa accettare?
Quello che dovremmo tutti ricordare è che dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo, ciascuno sperando, purtroppo, nelle vie personali o negli aggiustamenti individuali. Forse un dovere lo abbiamo ed è quello di far continuare ed anzi migliorare la nostra disciplina. Altro che ridimensionamento! Noi dovremmo rivendicare il raddoppio degli universitari. Dovremmo ricordare che il numero dei laureati deve fortemente incrementare perché questo Paese possa pensare di continuare a progredire, in un sistema che prima o poi si assesterà in qualcosa di diverso dall'attuale e che non potrà che essere migliore (la mia è fiducia nella storia).
Popongo un'agenda, visto che va tanto di moda. Una serie di parole d'ordine, veloce da leggere ed altrettanto semplice da capire.
/Propongo di legare a questa agenda un impegno di lot//ta: il blocco degli esami e delle lauree./
AGENDA PER L'UNIVERSITA'
- Togliere alla politica per dare alla ricerca: taglio strutturale dei
bilanci parlamentari e delle provincie di 1.5 miliardi da destinare interamente all'Università, una misura senza aggravi per il bilancio statale
- Incremento progressivo del FFO per l'Università, fino a raggiungere i
20 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni, e decuplicazione degli stanziamenti per progetti di ricerca rispetto allo scandaloso livello dell'ultimo bando (meno di 70 milioni)
- Ripristino del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato e
istituzionalizzazione dell'immissione in ruolo, a regime, di 2000 ricercatori per anno e di 5000 ricercatori per anno per i prossimi 10 anni, con lo scopo di raddoppiare il numero di addetti all'Università
Riconoscimento del stato giuridico di docente per i ricercatori
Unificazione del ruolo dei professori associati e ordinari nel ruolo
unico di professore, con classi stipendiali legate ai livelli di produttività scientifica e gestione dei gruppi di ricerca
- Modifica della riforma Gelmini per le regole del governo delle
università, per l'abolizione dei concorsi locali ed a favore della chiamata diretta degli idonei da una graduatoria nazionale.
Coraggio!
Rino Esposito
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Concordo al 100% BDV
----- Original Message ----- From: "Mauro Dorato" mauro.dorato@gmail.com To: rino.esposito@uniud.it; "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Cc: "Luciano Modica" luciano.modica@alice.it Sent: Saturday, January 19, 2013 1:30 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] Rialanciamo!
caro Rino BASTA CON GRADUATORIE NAZIONALI; si devono fare SOLO bandi locali, con meccanismi premiali se si assumono bravi e diminuzione fondi se avviene al contrario. Ciò che presuppone la valutazione ex-post della ricerca sia fatta bene. Deve essere interesse del singolo dipartimento prendere i migliori. Poi i concorsi si aboliscono. Questo avviene negli USA e l'università funziona bene. E non mi dite che noi non siamo gli USA. saluti MD
2013/1/19 Rino Esposito rino.esposito@uniud.it
Cari colleghi ho già manifestato, con altri (pochi in verità), il mio dissenso dall'impostazione di Modica, che mi pare solo capace di scrivere appelli strappalacrime a gente che non ha esitato a stanziare solo 39 milioni per il prossimo PRIN e solo 29 per il prossimo Futuro in Ricerca. Questa modalità è suicida. Oggettivamente, se non facciamo qualcosa, ma ci limitiamo solo agli appelli col cuore (e col cappello) in mano, siamo complici del piano di demolizione dell'Università pubblica che il neoliberismo trasversale dell'establishment politico-economico sta conducendo. Questo, al di là della buona fede di molti dei firmatari (non di tutti, purtroppo).
Rilancio. Piuttosto che l'appello di Modica, a mio parere pietistico, propongo di assumere un atteggiamento fattivo, basato sulla responsabilità di chi fa della scienza e della cultura un uso quotidiano e non accetta di muoversi nella prospettiva di una limitazione pesante della loro condivisione e diffusione. Insomma, se è vero che siamo diventati 53000 in tutto il Paese, mi domando e vi domando, se è accettabile che, per esempio, in tutta Italia vi siano solo 300 genetisti medici o 3000 biochimici (i numeri sono di fantasia, ma verosimili) e con conoscenze al livello più avanzato esistente (questo ci si aspetterebbe dall'accademia), e che ci si debba muovere nella prospettiva di ridimensionare tutte le consistenze e , sempre per esempio, finire con 200 genetisti medici o 1800 biochimici. E' possibile pensare che in un paese di 60 milioni di individui, nel 21° secolo, la competenza a livello accademico di genetica medica sia ristretta a sole 200 persone, o che la competenza biochimica sia diffusa a meno di un paio di migliaia di individui? Questo è quello che si prepara e voi credete che si possa accettare?
Quello che dovremmo tutti ricordare è che dobbiamo smettere di chiedere il permesso di esistere, non dobbiamo farci ricacciare ogni volta, nell'angolo, ciascuno sperando, purtroppo, nelle vie personali o negli aggiustamenti individuali. Forse un dovere lo abbiamo ed è quello di far continuare ed anzi migliorare la nostra disciplina. Altro che ridimensionamento! Noi dovremmo rivendicare il raddoppio degli universitari. Dovremmo ricordare che il numero dei laureati deve fortemente incrementare perché questo Paese possa pensare di continuare a progredire, in un sistema che prima o poi si assesterà in qualcosa di diverso dall'attuale e che non potrà che essere migliore (la mia è fiducia nella storia).
Popongo un'agenda, visto che va tanto di moda. Una serie di parole d'ordine, veloce da leggere ed altrettanto semplice da capire.
/Propongo di legare a questa agenda un impegno di lot//ta: il blocco degli esami e delle lauree./
AGENDA PER L'UNIVERSITA'
- Togliere alla politica per dare alla ricerca: taglio strutturale dei
bilanci parlamentari e delle provincie di 1.5 miliardi da destinare interamente all'Università, una misura senza aggravi per il bilancio statale
- Incremento progressivo del FFO per l'Università, fino a raggiungere i
20 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni, e decuplicazione degli stanziamenti per progetti di ricerca rispetto allo scandaloso livello dell'ultimo bando (meno di 70 milioni)
- Ripristino del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato e
istituzionalizzazione dell'immissione in ruolo, a regime, di 2000 ricercatori per anno e di 5000 ricercatori per anno per i prossimi 10 anni, con lo scopo di raddoppiare il numero di addetti all'Università
Riconoscimento del stato giuridico di docente per i ricercatori
Unificazione del ruolo dei professori associati e ordinari nel ruolo
unico di professore, con classi stipendiali legate ai livelli di produttività scientifica e gestione dei gruppi di ricerca
- Modifica della riforma Gelmini per le regole del governo delle
università, per l'abolizione dei concorsi locali ed a favore della chiamata diretta degli idonei da una graduatoria nazionale.
Coraggio!
Rino Esposito
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Caro Modica, di nuovo sottoscrivo il tuo documento. Grazie, Mario Stefanini
----- Original Message ----- From: "Luciano Modica" luciano.modica@alice.it To: "Luciano Modica" luciano.modica@alice.it Sent: Friday, January 18, 2013 10:38 PM Subject: [Universitas_in_trasformazione] Appello alla politica per università e ricerca - versione finale
Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio Broglia (Pisa), Marco Bruni (Portsmouth), Andrea Bruschi (Roma), Cesare Bucci (Parma), Antonio Buonomo (Napoli), Marina Caffiero (Roma), Roberto Calabrese (Ferrara), Antonino Caleca (Pisa), Alessandro Camiz (Roma), Piermarco Cannarsa (Roma), Giliberto Capano (Bologna), Alessandra Capuano (Roma), Luigina Carlucci Aiello (Roma), Rino Castaldi (Pisa), Mariano Casu (Cagliari), Giuseppe Catalano (Roma), Massimo Ceraolo (Pisa), Giovanni Cercignani (Pisa), Daniele Checchi (MIlano), Pietro Ciarlo (Cagliari), Ciro Ciliberto (Roma), Claudia Cimino (Pisa), Gianna Cioni (Roma), Francesco Clementi (Milano), Giovanna Colombini (Pisa), Alessandra Contenti (Roma), Antonio Contestabile (Bologna), Marco Cosentino (Varese), Sergio Cova (Milano), Vito D'Andrea (Roma), Giacomo Mauro D'Ariano (Pavia), Francesco D'Auria (Pisa), Nino Dazzi (Roma), Paolo De Bartolomeis (Firenze), Corrado De Concini (Roma), Anna Maria De Luca (Roma), Paolo De Pascali (Roma), Rosabruna De Pasquale (Firenze), Francesco De Sarlo (Firenze), Alberto De Toni (Udine), Maria Dedò (Milano), Pierpaolo Degano (Pisa), Alberto Del Guerra (Pisa), Gianfranco Dell'Agli (Cassino), Gianfranco Denti (Pisa), Mariangiola Dezani (Torino), Vincenzo Di Cataldo (Catania), Simona Di Pippo (Roma), Patrizio Dimitri (Roma), Gaetano Domenici (Roma), Giovanni Dosi (Pisa), Roberto Dvornicich (Pisa), Michele Emmer (Roma), Elisa Faiulo (Roma), Gianluca Farinoia (Bari), Giancarlo Fasano (Pisa), Roberto Fattorusso (Napoli), Caterina Fattorusso (Napoli), Stefano Ferraina (Roma), Rosella Ferraris Franceschi (Pisa), Francesco Filippi (Roma), Piero Floriani (Pisa), Giorgio Forti (Milano), Renato Foschi (Roma), Lucia Franchini (Pisa), Marco Franciosi (Pisa), Vittoria Franco (Firenze), Aldo Frediani (Pisa), Paolo Freguglia (L'Aquila), Maria Funicello (Potenza), Leonida Fusani (Ferrara), Margherita Galbiati (PIsa), Gaetano Gallinaro (Genova), Emma Gallo (Milano), Giorgio Gallo (Pisa), Maria Cristina Gambi (Napoli), Simona Genovese (Roma), Livia 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Chiara Mazzoleni (Venezia), Claudia Medaglia (Pisa), David Meghnagi (Roma), Maria Cristina Menziani (Modena), Vito Monaco (Bologna), Luigi Monsù Scolaro (Messina), Alfonso Montella (Napoli), Silvia Morante (Roma), Mauro Morganti (Pisa), Enzo Morra (Napoli), Umberto Mura (Pisa), Anna Musinu (Cagliari), Pietro Nastasi (Palermo), Federico Nastasi (Roma), Barbara Nelli (L'Aquila), Bruno Neri (Pisa), Carlo Nervi (Torino), Ettore Novellino (Napoli), Cesare Oliva (Milano), Filomena Pacella (Roma), Guido Paduano (Pisa), Gianluigi Palombella (Parma), Antonella Paolini (Macerata), Cristina Papa (Perugia), Rita Pardini (Pisa), Gabriella Pasi (Milano), Mauro Pasquali (Roma), Dino Pedreschi (Pisa), Paolo Pelacchi (PIsa), Bruno Pellegrini (Pisa), Angelo Petrosillo (Monopoli), Claudio Pettinari (Camerino), Alessandro Pezzella (Napoli), Gabriella Piazzesi (Firenze), Giovanni Polara (MIlano), Giovanni Polara (Napoli), Leone Porciani (Pavia), Mariano Pracella (Pisa), Antonio Praturlon (Roma), Massimo Preziuso (Roma), Giovanni Principi (Padova), Francesco Priolo (Catania), Fabrizio Profico (Roma), Santino Prosperi (Bologna), Mario Pulvirenti (Roma), Michele Purrello (Catania), Roberto Purrello (Catania), Vieri Quilici (Roma), Orlando Ragnisco (Roma), Riccardo Reitano (Catania), Salvatore Rionero (Napoli), Renata Riva (Genova), Silvia Romanelli (Bari), Silvia Roncagliolo (Genova), Franco Rositi (Pavia), Anna Maria Rossi (Pisa), Paolo Rossi (Pisa), Alberto Rotondi (Pavia), Fabrizio Rufo (Roma), Fausto Sacerdote (Pisa), Marco Santagata (Pisa), Giovanni Santangelo (Pisa), Enrica Santarcangelo (Pisa), Francesco Paolo Sassi (Padova), Alessandro Saviozzi (Pisa), Francesco Sberlati (Bologna), Valerio Scali (Bologna), Paolo Scarpi (Padova), Andrea Scozzafava (Firenze), Roberto Sinigaglia (Genova), Giorgio Sirilli (Roma), Simonetta Soldani (Firenze), Mario Stefanini (Roma), Lorenzo Stella (Roma), Elisabetta Strickland (Roma), Pietro Tagliatesta (Roma), Giuseppe Tanelli (Firenze), Mirko Tavoni (Pisa), Vittorio Tellarini (PIsa), Fulvio Tessitore (Napoli), Maria Rosaria Tiné (Pisa), Flavio Toigo (Padova), Jacopo Tomasi (Pisa), Lorenzo Tortora De Falco (Roma), Francesca Tovena (Roma), Carlo Tozzi (Pisa), Francesco Saverio Trincia (Roma), Giorgio Valle (Milano), Massimo Vedovelli (Siena), Vincenzo Vespri (Firenze), Antonio Vicino (Siena), Augusto Vigna Taglianti (Roma), RIccardo Vigneri (Catania), Cristiano Violani (Roma), Vincenzo Vita (Roma), Giuliano Volpe (Foggia), Paolo Zambonelli (Bologna), Severino Zanelli (Pisa), Carmine Zappacosta (Pisa).
_______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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__________ Informazioni da ESET NOD32 Antivirus, versione del database delle firme digitali 7503 (20120921) __________
Il messaggio è stato controllato da ESET NOD32 Antivirus.
www.nod32.it
Condivido e sottoscrivo.
Valeria Zotti (Bologna)
Luciano Modica luciano.modica@alice.it ha scritto:
Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio 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Chiara Mazzoleni (Venezia), Claudia Medaglia (Pisa), David Meghnagi (Roma), Maria Cristina Menziani (Modena), Vito Monaco (Bologna), Luigi Monsù Scolaro (Messina), Alfonso Montella (Napoli), Silvia Morante (Roma), Mauro Morganti (Pisa), Enzo Morra (Napoli), Umberto Mura (Pisa), Anna Musinu (Cagliari), Pietro Nastasi (Palermo), Federico Nastasi (Roma), Barbara Nelli (L'Aquila), Bruno Neri (Pisa), Carlo Nervi (Torino), Ettore Novellino (Napoli), Cesare Oliva (Milano), Filomena Pacella (Roma), Guido Paduano (Pisa), Gianluigi Palombella (Parma), Antonella Paolini (Macerata), Cristina Papa (Perugia), Rita Pardini (Pisa), Gabriella Pasi (Milano), Mauro Pasquali (Roma), Dino Pedreschi (Pisa), Paolo Pelacchi (PIsa), Bruno Pellegrini (Pisa), Angelo Petrosillo (Monopoli), Claudio Pettinari (Camerino), Alessandro Pezzella (Napoli), Gabriella Piazzesi (Firenze), Giovanni Polara (MIlano), Giovanni Polara (Napoli), Leone Porciani (Pavia), Mariano Pracella (Pisa), Antonio Praturlon (Roma), Massimo Preziuso (Roma), Giovanni Principi (Padova), Francesco Priolo (Catania), Fabrizio Profico (Roma), Santino Prosperi (Bologna), Mario Pulvirenti (Roma), Michele Purrello (Catania), Roberto Purrello (Catania), Vieri Quilici (Roma), Orlando Ragnisco (Roma), Riccardo Reitano (Catania), Salvatore Rionero (Napoli), Renata Riva (Genova), Silvia Romanelli (Bari), Silvia Roncagliolo (Genova), Franco Rositi (Pavia), Anna Maria Rossi (Pisa), Paolo Rossi (Pisa), Alberto Rotondi (Pavia), Fabrizio Rufo (Roma), Fausto Sacerdote (Pisa), Marco Santagata (Pisa), Giovanni Santangelo (Pisa), Enrica Santarcangelo (Pisa), Francesco Paolo Sassi (Padova), Alessandro Saviozzi (Pisa), Francesco Sberlati (Bologna), Valerio Scali (Bologna), Paolo Scarpi (Padova), Andrea Scozzafava (Firenze), Roberto Sinigaglia (Genova), Giorgio Sirilli (Roma), Simonetta Soldani (Firenze), Mario Stefanini (Roma), Lorenzo Stella (Roma), Elisabetta Strickland (Roma), Pietro Tagliatesta (Roma), Giuseppe Tanelli (Firenze), Mirko Tavoni (Pisa), Vittorio Tellarini (PIsa), Fulvio Tessitore (Napoli), Maria Rosaria Tiné (Pisa), Flavio Toigo (Padova), Jacopo Tomasi (Pisa), Lorenzo Tortora De Falco (Roma), Francesca Tovena (Roma), Carlo Tozzi (Pisa), Francesco Saverio Trincia (Roma), Giorgio Valle (Milano), Massimo Vedovelli (Siena), Vincenzo Vespri (Firenze), Antonio Vicino (Siena), Augusto Vigna Taglianti (Roma), RIccardo Vigneri (Catania), Cristiano Violani (Roma), Vincenzo Vita (Roma), Giuliano Volpe (Foggia), Paolo Zambonelli (Bologna), Severino Zanelli (Pisa), Carmine Zappacosta (Pisa).
_______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Aderisco senz'altro all'appello.
Maria Balsamo (ordinario Bio/05 Urbino)
----- Original Message ----- From: "Luciano Modica" luciano.modica@alice.it To: "Luciano Modica" luciano.modica@alice.it Sent: Friday, January 18, 2013 10:38 PM Subject: [Universitas_in_trasformazione] Appello alla politica per università e ricerca - versione finale
Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio Broglia (Pisa), Marco Bruni (Portsmouth), Andrea Bruschi (Roma), Cesare Bucci (Parma), Antonio Buonomo (Napoli), Marina Caffiero (Roma), Roberto Calabrese (Ferrara), Antonino Caleca (Pisa), Alessandro Camiz (Roma), Piermarco Cannarsa (Roma), Giliberto Capano (Bologna), Alessandra Capuano (Roma), Luigina Carlucci Aiello (Roma), Rino Castaldi (Pisa), Mariano Casu (Cagliari), Giuseppe Catalano (Roma), Massimo Ceraolo (Pisa), Giovanni Cercignani (Pisa), Daniele Checchi (MIlano), Pietro Ciarlo (Cagliari), Ciro Ciliberto (Roma), Claudia Cimino (Pisa), Gianna Cioni (Roma), Francesco Clementi (Milano), Giovanna Colombini (Pisa), Alessandra Contenti (Roma), Antonio Contestabile (Bologna), Marco Cosentino (Varese), Sergio Cova (Milano), Vito D'Andrea (Roma), Giacomo Mauro D'Ariano (Pavia), Francesco D'Auria (Pisa), Nino Dazzi (Roma), Paolo De Bartolomeis (Firenze), Corrado De Concini (Roma), Anna Maria De Luca (Roma), Paolo De Pascali (Roma), Rosabruna De Pasquale (Firenze), Francesco De Sarlo (Firenze), Alberto De Toni (Udine), Maria Dedò (Milano), Pierpaolo Degano (Pisa), Alberto Del Guerra (Pisa), Gianfranco Dell'Agli (Cassino), Gianfranco Denti (Pisa), Mariangiola Dezani (Torino), Vincenzo Di Cataldo (Catania), Simona Di Pippo (Roma), Patrizio Dimitri (Roma), Gaetano Domenici (Roma), Giovanni Dosi (Pisa), Roberto Dvornicich (Pisa), Michele Emmer (Roma), Elisa Faiulo (Roma), Gianluca Farinoia (Bari), Giancarlo Fasano (Pisa), Roberto Fattorusso (Napoli), Caterina Fattorusso (Napoli), Stefano Ferraina (Roma), Rosella Ferraris Franceschi (Pisa), Francesco Filippi (Roma), Piero Floriani (Pisa), Giorgio Forti (Milano), Renato Foschi (Roma), Lucia Franchini (Pisa), Marco Franciosi (Pisa), Vittoria Franco (Firenze), Aldo Frediani (Pisa), Paolo Freguglia (L'Aquila), Maria Funicello (Potenza), Leonida Fusani (Ferrara), Margherita Galbiati (PIsa), Gaetano Gallinaro (Genova), Emma Gallo (Milano), Giorgio Gallo (Pisa), Maria Cristina Gambi (Napoli), Simona Genovese (Roma), Livia Giacardi (Torino), Elio Giamello (Torino), Concetta Giancola (Napoli), Franco Giannessi (Pisa), Mauro Giannini (Genova), Emilio Giardina (Catania), Romano Giglioli (Pisa), Maria Rita Gismondo (Milano), Salvatore Giuffrida (Catania), Davide Giusti (Bologna), Sergio Givone (Firenze), Giampaolo Gorini (PIsa), José Luis Gotor (Roma), Giuseppe Graziano (Benevento), Stefano Grego (Viterbo), Antonio Guarna (FIrenze), Maurizio Iacono (Pisa), Elena Ippoliti (Roma), Romano Isler (Trieste), Robert Jennings (Milano), Annalina Lapucci (Pisa), Amedeo Lepore (Napoli), Edoardo Lombardi Vallauri (Roma), Giuseppe Longo (Parigi), Massimo Losa (Pisa), Antonio Lucacchini (Pisa), Fabrizio Luccio (Pisa), Piero Luporini (Camerino), Antonella Magliocchi (Pisa), Reno Mandolesi (Bologna), Pierangelo Marcati (L'Aquila), Alessandro Marconi (Firenze), Franco Mariani (Roma), Piero Marietti (Roma), Manuela Marini (Pisa), Giacomo Marramao (Roma), Paolo Marsili (Roma), Luca Martino (Pisa), Maurizio Matteuzzi (Bologna), 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(Pisa), Vittorio Tellarini (PIsa), Fulvio Tessitore (Napoli), Maria Rosaria Tiné (Pisa), Flavio Toigo (Padova), Jacopo Tomasi (Pisa), Lorenzo Tortora De Falco (Roma), Francesca Tovena (Roma), Carlo Tozzi (Pisa), Francesco Saverio Trincia (Roma), Giorgio Valle (Milano), Massimo Vedovelli (Siena), Vincenzo Vespri (Firenze), Antonio Vicino (Siena), Augusto Vigna Taglianti (Roma), RIccardo Vigneri (Catania), Cristiano Violani (Roma), Vincenzo Vita (Roma), Giuliano Volpe (Foggia), Paolo Zambonelli (Bologna), Severino Zanelli (Pisa), Carmine Zappacosta (Pisa).
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__________ Informazioni da ESET NOD32 Antivirus, versione del database delle firme digitali 7909 (20130118) __________
Il messaggio è stato controllato da ESET NOD32 Antivirus.
www.nod32.it
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Aderisco all'appello. Camillo La Mesa Il giorno 19/gen/2013, alle ore 14.23, maria.balsamo ha scritto:
Aderisco senz'altro all'appello.
Maria Balsamo (ordinario Bio/05 Urbino)
----- Original Message ----- From: "Luciano Modica" luciano.modica@alice.it To: "Luciano Modica" luciano.modica@alice.it Sent: Friday, January 18, 2013 10:38 PM Subject: [Universitas_in_trasformazione] Appello alla politica per università e ricerca - versione finale
Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio 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(Firenze), Alberto De Toni (Udine), Maria Dedò (Milano), Pierpaolo Degano (Pisa), Alberto Del Guerra (Pisa), Gianfranco Dell'Agli (Cassino), Gianfranco Denti (Pisa), Mariangiola Dezani (Torino), Vincenzo Di Cataldo (Catania), Simona Di Pippo (Roma), Patrizio Dimitri (Roma), Gaetano Domenici (Roma), Giovanni Dosi (Pisa), Roberto Dvornicich (Pisa), Michele Emmer (Roma), Elisa Faiulo (Roma), Gianluca Farinoia (Bari), Giancarlo Fasano (Pisa), Roberto Fattorusso (Napoli), Caterina Fattorusso (Napoli), Stefano Ferraina (Roma), Rosella Ferraris Franceschi (Pisa), Francesco Filippi (Roma), Piero Floriani (Pisa), Giorgio Forti (Milano), Renato Foschi (Roma), Lucia Franchini (Pisa), Marco Franciosi (Pisa), Vittoria Franco (Firenze), Aldo Frediani (Pisa), Paolo Freguglia (L'Aquila), Maria Funicello (Potenza), Leonida Fusani (Ferrara), Margherita Galbiati (PIsa), Gaetano Gallinaro (Genova), Emma Gallo (Milano), Giorgio Gallo (Pisa), Maria Cristina Gambi (Napoli), Simona Genovese (Roma), Livia Giacardi (Torino), Elio Giamello (Torino), Concetta Giancola (Napoli), Franco Giannessi (Pisa), Mauro Giannini (Genova), Emilio Giardina (Catania), Romano Giglioli (Pisa), Maria Rita Gismondo (Milano), Salvatore Giuffrida (Catania), Davide Giusti (Bologna), Sergio Givone (Firenze), Giampaolo Gorini (PIsa), José Luis Gotor (Roma), Giuseppe Graziano (Benevento), Stefano Grego (Viterbo), Antonio Guarna (FIrenze), Maurizio Iacono (Pisa), Elena Ippoliti (Roma), Romano Isler (Trieste), Robert Jennings (Milano), Annalina Lapucci (Pisa), Amedeo Lepore (Napoli), Edoardo Lombardi Vallauri (Roma), Giuseppe Longo (Parigi), Massimo Losa (Pisa), Antonio Lucacchini (Pisa), Fabrizio Luccio (Pisa), Piero Luporini (Camerino), Antonella Magliocchi (Pisa), Reno Mandolesi (Bologna), Pierangelo Marcati (L'Aquila), Alessandro Marconi (Firenze), Franco Mariani (Roma), Piero Marietti (Roma), Manuela Marini (Pisa), Giacomo Marramao (Roma), Paolo Marsili (Roma), Luca Martino (Pisa), Maurizio Matteuzzi (Bologna), Chiara Mazzoleni (Venezia), Claudia Medaglia (Pisa), David Meghnagi (Roma), Maria Cristina Menziani (Modena), Vito Monaco (Bologna), Luigi Monsù Scolaro (Messina), Alfonso Montella (Napoli), Silvia Morante (Roma), Mauro Morganti (Pisa), Enzo Morra (Napoli), Umberto Mura (Pisa), Anna Musinu (Cagliari), Pietro Nastasi (Palermo), Federico Nastasi (Roma), Barbara Nelli (L'Aquila), Bruno Neri (Pisa), Carlo Nervi (Torino), Ettore Novellino (Napoli), Cesare Oliva (Milano), Filomena Pacella (Roma), Guido Paduano (Pisa), Gianluigi Palombella (Parma), Antonella Paolini (Macerata), Cristina Papa (Perugia), Rita Pardini (Pisa), Gabriella Pasi (Milano), Mauro Pasquali (Roma), Dino Pedreschi (Pisa), Paolo Pelacchi (PIsa), Bruno Pellegrini (Pisa), Angelo Petrosillo (Monopoli), Claudio Pettinari (Camerino), Alessandro Pezzella (Napoli), Gabriella Piazzesi (Firenze), Giovanni Polara (MIlano), Giovanni Polara (Napoli), Leone Porciani (Pavia), Mariano Pracella (Pisa), Antonio Praturlon (Roma), Massimo Preziuso (Roma), Giovanni Principi (Padova), Francesco Priolo (Catania), Fabrizio Profico (Roma), Santino Prosperi (Bologna), Mario Pulvirenti (Roma), Michele Purrello (Catania), Roberto Purrello (Catania), Vieri Quilici (Roma), Orlando Ragnisco (Roma), Riccardo Reitano (Catania), Salvatore Rionero (Napoli), Renata Riva (Genova), Silvia Romanelli (Bari), Silvia Roncagliolo (Genova), Franco Rositi (Pavia), Anna Maria Rossi (Pisa), Paolo Rossi (Pisa), Alberto Rotondi (Pavia), Fabrizio Rufo (Roma), Fausto Sacerdote (Pisa), Marco Santagata (Pisa), Giovanni Santangelo (Pisa), Enrica Santarcangelo (Pisa), Francesco Paolo Sassi (Padova), Alessandro Saviozzi (Pisa), Francesco Sberlati (Bologna), Valerio Scali (Bologna), Paolo Scarpi (Padova), Andrea Scozzafava (Firenze), Roberto Sinigaglia (Genova), Giorgio Sirilli (Roma), Simonetta Soldani (Firenze), Mario Stefanini (Roma), Lorenzo Stella (Roma), Elisabetta Strickland (Roma), Pietro Tagliatesta (Roma), Giuseppe Tanelli (Firenze), Mirko Tavoni (Pisa), Vittorio Tellarini (PIsa), Fulvio Tessitore (Napoli), Maria Rosaria Tiné (Pisa), Flavio Toigo (Padova), Jacopo Tomasi (Pisa), Lorenzo Tortora De Falco (Roma), Francesca Tovena (Roma), Carlo Tozzi (Pisa), Francesco Saverio Trincia (Roma), Giorgio Valle (Milano), Massimo Vedovelli (Siena), Vincenzo Vespri (Firenze), Antonio Vicino (Siena), Augusto Vigna Taglianti (Roma), RIccardo Vigneri (Catania), Cristiano Violani (Roma), Vincenzo Vita (Roma), Giuliano Volpe (Foggia), Paolo Zambonelli (Bologna), Severino Zanelli (Pisa), Carmine Zappacosta (Pisa).
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
__________ Informazioni da ESET NOD32 Antivirus, versione del database delle firme digitali 7909 (20130118) __________
Il messaggio è stato controllato da ESET NOD32 Antivirus.
www.nod32.it
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Aderisco volentieri all'appello.
Marco Grilli
PS Non ho trovato il mio nome nella lista in fondo e spero possa essere aggiunto. Grazie
Il 2013-01-18 22:38 Luciano Modica ha scritto:
Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio Broglia (Pisa), Marco Bruni (Portsmouth), Andrea Bruschi (Roma), Cesare Bucci (Parma), Antonio Buonomo (Napoli), Marina Caffiero (Roma), Roberto Calabrese (Ferrara), Antonino Caleca (Pisa), Alessandro Camiz (Roma), Piermarco Cannarsa (Roma), Giliberto Capano (Bologna), Alessandra Capuano (Roma), Luigina Carlucci Aiello (Roma), Rino Castaldi (Pisa), Mariano Casu (Cagliari), Giuseppe Catalano (Roma), Massimo Ceraolo (Pisa), Giovanni Cercignani (Pisa), Daniele Checchi (MIlano), Pietro Ciarlo (Cagliari), Ciro Ciliberto (Roma), Claudia Cimino (Pisa), Gianna Cioni (Roma), Francesco Clementi (Milano), Giovanna Colombini (Pisa), Alessandra Contenti (Roma), Antonio Contestabile (Bologna), Marco Cosentino (Varese), Sergio Cova (Milano), Vito D'Andrea (Roma), Giacomo Mauro D'Ariano (Pavia), Francesco D'Auria (Pisa), Nino Dazzi (Roma), Paolo De Bartolomeis (Firenze), Corrado De Concini (Roma), Anna Maria De Luca (Roma), Paolo De Pascali (Roma), Rosabruna De Pasquale (Firenze), Francesco De Sarlo (Firenze), Alberto De Toni (Udine), Maria Dedò (Milano), Pierpaolo Degano (Pisa), Alberto Del Guerra (Pisa), Gianfranco Dell'Agli (Cassino), Gianfranco Denti (Pisa), Mariangiola Dezani (Torino), Vincenzo Di Cataldo (Catania), Simona Di Pippo (Roma), Patrizio Dimitri (Roma), Gaetano Domenici (Roma), Giovanni Dosi (Pisa), Roberto Dvornicich (Pisa), Michele Emmer (Roma), Elisa Faiulo (Roma), Gianluca Farinoia (Bari), Giancarlo Fasano (Pisa), Roberto Fattorusso (Napoli), Caterina Fattorusso (Napoli), Stefano Ferraina (Roma), Rosella Ferraris Franceschi (Pisa), Francesco Filippi (Roma), Piero Floriani (Pisa), Giorgio Forti (Milano), Renato Foschi (Roma), Lucia Franchini (Pisa), Marco Franciosi (Pisa), Vittoria Franco (Firenze), Aldo Frediani (Pisa), Paolo Freguglia (L'Aquila), Maria Funicello (Potenza), Leonida Fusani (Ferrara), Margherita Galbiati (PIsa), Gaetano Gallinaro (Genova), Emma Gallo (Milano), Giorgio Gallo (Pisa), Maria Cristina Gambi (Napoli), Simona Genovese (Roma), Livia Giacardi (Torino), Elio Giamello (Torino), Concetta Giancola (Napoli), Franco Giannessi (Pisa), Mauro Giannini (Genova), Emilio Giardina (Catania), Romano Giglioli (Pisa), Maria Rita Gismondo (Milano), Salvatore Giuffrida (Catania), Davide Giusti (Bologna), Sergio Givone (Firenze), Giampaolo Gorini (PIsa), José Luis Gotor (Roma), Giuseppe Graziano (Benevento), Stefano Grego (Viterbo), Antonio Guarna (FIrenze), Maurizio Iacono (Pisa), Elena Ippoliti (Roma), Romano Isler (Trieste), Robert Jennings (Milano), Annalina Lapucci (Pisa), Amedeo Lepore (Napoli), Edoardo Lombardi Vallauri (Roma), Giuseppe Longo (Parigi), Massimo Losa (Pisa), Antonio Lucacchini (Pisa), Fabrizio Luccio (Pisa), Piero Luporini (Camerino), Antonella Magliocchi (Pisa), Reno Mandolesi (Bologna), Pierangelo Marcati (L'Aquila), Alessandro Marconi (Firenze), Franco Mariani (Roma), Piero Marietti (Roma), Manuela Marini (Pisa), Giacomo Marramao (Roma), Paolo Marsili (Roma), Luca Martino (Pisa), Maurizio Matteuzzi (Bologna), Chiara Mazzoleni (Venezia), Claudia Medaglia (Pisa), David Meghnagi (Roma), Maria Cristina Menziani (Modena), Vito Monaco (Bologna), Luigi Monsù Scolaro (Messina), Alfonso Montella (Napoli), Silvia Morante (Roma), Mauro Morganti (Pisa), Enzo Morra (Napoli), Umberto Mura (Pisa), Anna Musinu (Cagliari), Pietro Nastasi (Palermo), Federico Nastasi (Roma), Barbara Nelli (L'Aquila), Bruno Neri (Pisa), Carlo Nervi (Torino), Ettore Novellino (Napoli), Cesare Oliva (Milano), Filomena Pacella (Roma), Guido Paduano (Pisa), Gianluigi Palombella (Parma), Antonella Paolini (Macerata), Cristina Papa (Perugia), Rita Pardini (Pisa), Gabriella Pasi (Milano), Mauro Pasquali (Roma), Dino Pedreschi (Pisa), Paolo Pelacchi (PIsa), Bruno Pellegrini (Pisa), Angelo Petrosillo (Monopoli), Claudio Pettinari (Camerino), Alessandro Pezzella (Napoli), Gabriella Piazzesi (Firenze), Giovanni Polara (MIlano), Giovanni Polara (Napoli), Leone Porciani (Pavia), Mariano Pracella (Pisa), Antonio Praturlon (Roma), Massimo 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(Pisa), Vittorio Tellarini (PIsa), Fulvio Tessitore (Napoli), Maria Rosaria Tiné (Pisa), Flavio Toigo (Padova), Jacopo Tomasi (Pisa), Lorenzo Tortora De Falco (Roma), Francesca Tovena (Roma), Carlo Tozzi (Pisa), Francesco Saverio Trincia (Roma), Giorgio Valle (Milano), Massimo Vedovelli (Siena), Vincenzo Vespri (Firenze), Antonio Vicino (Siena), Augusto Vigna Taglianti (Roma), RIccardo Vigneri (Catania), Cristiano Violani (Roma), Vincenzo Vita (Roma), Giuliano Volpe (Foggia), Paolo Zambonelli (Bologna), Severino Zanelli (Pisa), Carmine Zappacosta (Pisa).
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Aderisco all'appello di Modica. Giancarlo Rossi
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Aderisco Luisa Migliorati
-----Messaggio originale----- From: Luciano Modica Sent: Friday, January 18, 2013 10:38 PM To: Luciano Modica Subject: [Universitas_in_trasformazione] Appello alla politica per università e ricerca - versione finale
Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio 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(Firenze), Alberto De Toni (Udine), Maria Dedò (Milano), Pierpaolo Degano (Pisa), Alberto Del Guerra (Pisa), Gianfranco Dell'Agli (Cassino), Gianfranco Denti (Pisa), Mariangiola Dezani (Torino), Vincenzo Di Cataldo (Catania), Simona Di Pippo (Roma), Patrizio Dimitri (Roma), Gaetano Domenici (Roma), Giovanni Dosi (Pisa), Roberto Dvornicich (Pisa), Michele Emmer (Roma), Elisa Faiulo (Roma), Gianluca Farinoia (Bari), Giancarlo Fasano (Pisa), Roberto Fattorusso (Napoli), Caterina Fattorusso (Napoli), Stefano Ferraina (Roma), Rosella Ferraris Franceschi (Pisa), Francesco Filippi (Roma), Piero Floriani (Pisa), Giorgio Forti (Milano), Renato Foschi (Roma), Lucia Franchini (Pisa), Marco Franciosi (Pisa), Vittoria Franco (Firenze), Aldo Frediani (Pisa), Paolo Freguglia (L'Aquila), Maria Funicello (Potenza), Leonida Fusani (Ferrara), Margherita Galbiati (PIsa), Gaetano Gallinaro (Genova), Emma Gallo (Milano), Giorgio Gallo (Pisa), Maria Cristina Gambi (Napoli), Simona Genovese (Roma), Livia Giacardi (Torino), Elio Giamello (Torino), Concetta Giancola (Napoli), Franco Giannessi (Pisa), Mauro Giannini (Genova), Emilio Giardina (Catania), Romano Giglioli (Pisa), Maria Rita Gismondo (Milano), Salvatore Giuffrida (Catania), Davide Giusti (Bologna), Sergio Givone (Firenze), Giampaolo Gorini (PIsa), José Luis Gotor (Roma), Giuseppe Graziano (Benevento), Stefano Grego (Viterbo), Antonio Guarna (FIrenze), Maurizio Iacono (Pisa), Elena Ippoliti (Roma), Romano Isler (Trieste), Robert Jennings (Milano), Annalina Lapucci (Pisa), Amedeo Lepore (Napoli), Edoardo Lombardi Vallauri (Roma), Giuseppe Longo (Parigi), Massimo Losa (Pisa), Antonio Lucacchini (Pisa), Fabrizio Luccio (Pisa), Piero Luporini (Camerino), Antonella Magliocchi (Pisa), Reno Mandolesi (Bologna), Pierangelo Marcati (L'Aquila), Alessandro Marconi (Firenze), Franco Mariani (Roma), Piero Marietti (Roma), Manuela Marini (Pisa), Giacomo Marramao (Roma), Paolo Marsili (Roma), Luca Martino (Pisa), Maurizio Matteuzzi (Bologna), Chiara Mazzoleni (Venezia), Claudia Medaglia (Pisa), David Meghnagi (Roma), Maria Cristina Menziani (Modena), Vito Monaco (Bologna), Luigi Monsù Scolaro (Messina), Alfonso Montella (Napoli), Silvia Morante (Roma), Mauro Morganti (Pisa), Enzo Morra (Napoli), Umberto Mura (Pisa), Anna Musinu (Cagliari), Pietro Nastasi (Palermo), Federico Nastasi (Roma), Barbara Nelli (L'Aquila), Bruno Neri (Pisa), Carlo Nervi (Torino), Ettore Novellino (Napoli), Cesare Oliva (Milano), Filomena Pacella (Roma), Guido Paduano (Pisa), Gianluigi Palombella (Parma), Antonella Paolini (Macerata), Cristina Papa (Perugia), Rita Pardini (Pisa), Gabriella Pasi (Milano), Mauro Pasquali (Roma), Dino Pedreschi (Pisa), Paolo Pelacchi (PIsa), Bruno Pellegrini (Pisa), Angelo Petrosillo (Monopoli), Claudio Pettinari (Camerino), Alessandro Pezzella (Napoli), Gabriella Piazzesi (Firenze), Giovanni Polara (MIlano), Giovanni Polara (Napoli), Leone Porciani (Pavia), Mariano Pracella (Pisa), Antonio Praturlon (Roma), Massimo Preziuso (Roma), Giovanni Principi (Padova), Francesco Priolo (Catania), Fabrizio Profico (Roma), Santino Prosperi (Bologna), Mario Pulvirenti (Roma), Michele Purrello (Catania), Roberto Purrello (Catania), Vieri Quilici (Roma), Orlando Ragnisco (Roma), Riccardo Reitano (Catania), Salvatore Rionero (Napoli), Renata Riva (Genova), Silvia Romanelli (Bari), Silvia Roncagliolo (Genova), Franco Rositi (Pavia), Anna Maria Rossi (Pisa), Paolo Rossi (Pisa), Alberto Rotondi (Pavia), Fabrizio Rufo (Roma), Fausto Sacerdote (Pisa), Marco Santagata (Pisa), Giovanni Santangelo (Pisa), Enrica Santarcangelo (Pisa), Francesco Paolo Sassi (Padova), Alessandro Saviozzi (Pisa), Francesco Sberlati (Bologna), Valerio Scali (Bologna), Paolo Scarpi (Padova), Andrea Scozzafava (Firenze), Roberto Sinigaglia (Genova), Giorgio Sirilli (Roma), Simonetta Soldani (Firenze), Mario Stefanini (Roma), Lorenzo Stella (Roma), Elisabetta Strickland (Roma), Pietro Tagliatesta (Roma), Giuseppe Tanelli (Firenze), Mirko Tavoni (Pisa), Vittorio Tellarini (PIsa), Fulvio Tessitore (Napoli), Maria Rosaria Tiné (Pisa), Flavio Toigo (Padova), Jacopo Tomasi (Pisa), Lorenzo Tortora De Falco (Roma), Francesca Tovena (Roma), Carlo Tozzi (Pisa), Francesco Saverio Trincia (Roma), Giorgio Valle (Milano), Massimo Vedovelli (Siena), Vincenzo Vespri (Firenze), Antonio Vicino (Siena), Augusto Vigna Taglianti (Roma), RIccardo Vigneri (Catania), Cristiano Violani (Roma), Vincenzo Vita (Roma), Giuliano Volpe (Foggia), Paolo Zambonelli (Bologna), Severino Zanelli (Pisa), Carmine Zappacosta (Pisa).
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Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Luciano Modica luciano.modica@alice.it ha scritto:
Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunità di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perché il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio Broglia (Pisa), Marco Bruni (Portsmouth), Andrea Bruschi (Roma), Cesare Bucci (Parma), Antonio Buonomo (Napoli), Marina Caffiero (Roma), Roberto Calabrese (Ferrara), Antonino Caleca (Pisa), Alessandro Camiz (Roma), Piermarco Cannarsa (Roma), Giliberto Capano (Bologna), Alessandra Capuano (Roma), Luigina Carlucci Aiello (Roma), Rino Castaldi (Pisa), Mariano Casu (Cagliari), Giuseppe Catalano (Roma), Massimo Ceraolo (Pisa), Giovanni Cercignani (Pisa), Daniele Checchi (MIlano), Pietro Ciarlo (Cagliari), Ciro Ciliberto (Roma), Claudia Cimino (Pisa), Gianna Cioni (Roma), Francesco Clementi (Milano), Giovanna Colombini (Pisa), Alessandra Contenti (Roma), Antonio Contestabile (Bologna), Marco Cosentino (Varese), Sergio Cova (Milano), Vito D'Andrea (Roma), Giacomo Mauro D'Ariano (Pavia), Francesco D'Auria (Pisa), Nino Dazzi (Roma), Paolo De Bartolomeis (Firenze), Corrado De Concini (Roma), Anna Maria De Luca (Roma), Paolo De Pascali (Roma), Rosabruna De Pasquale (Firenze), Francesco De Sarlo (Firenze), Alberto De Toni (Udine), Maria Dedò (Milano), Pierpaolo Degano (Pisa), Alberto Del Guerra (Pisa), Gianfranco Dell'Agli (Cassino), Gianfranco Denti (Pisa), Mariangiola Dezani (Torino), Vincenzo Di Cataldo (Catania), Simona Di Pippo (Roma), Patrizio Dimitri (Roma), Gaetano Domenici (Roma), Giovanni Dosi (Pisa), Roberto Dvornicich (Pisa), Michele Emmer (Roma), Elisa Faiulo (Roma), Gianluca Farinoia (Bari), Giancarlo Fasano (Pisa), Roberto Fattorusso (Napoli), Caterina Fattorusso (Napoli), Stefano Ferraina (Roma), Rosella Ferraris Franceschi (Pisa), Francesco Filippi (Roma), Piero Floriani (Pisa), Giorgio Forti (Milano), Renato Foschi (Roma), Lucia Franchini (Pisa), Marco Franciosi (Pisa), Vittoria Franco (Firenze), Aldo Frediani (Pisa), Paolo Freguglia (L'Aquila), Maria Funicello (Potenza), Leonida Fusani (Ferrara), Margherita Galbiati (PIsa), Gaetano Gallinaro (Genova), Emma Gallo (Milano), Giorgio Gallo (Pisa), Maria Cristina Gambi (Napoli), Simona Genovese (Roma), Livia Giacardi (Torino), Elio Giamello (Torino), Concetta Giancola (Napoli), Franco Giannessi (Pisa), Mauro Giannini (Genova), Emilio Giardina (Catania), Romano Giglioli (Pisa), Maria Rita Gismondo (Milano), Salvatore Giuffrida (Catania), Davide Giusti (Bologna), Sergio Givone (Firenze), Giampaolo Gorini (PIsa), José Luis Gotor (Roma), Giuseppe Graziano (Benevento), Stefano Grego (Viterbo), Antonio Guarna (FIrenze), Maurizio Iacono (Pisa), Elena Ippoliti (Roma), Romano Isler (Trieste), Robert Jennings (Milano), Annalina Lapucci (Pisa), Amedeo Lepore (Napoli), Edoardo Lombardi Vallauri (Roma), Giuseppe Longo (Parigi), Massimo Losa (Pisa), Antonio Lucacchini (Pisa), Fabrizio Luccio (Pisa), Piero Luporini (Camerino), Antonella Magliocchi (Pisa), Reno Mandolesi (Bologna), Pierangelo Marcati (L'Aquila), Alessandro Marconi (Firenze), Franco Mariani (Roma), Piero Marietti (Roma), Manuela Marini (Pisa), Giacomo Marramao (Roma), Paolo Marsili (Roma), Luca Martino (Pisa), Maurizio Matteuzzi (Bologna), Chiara Mazzoleni (Venezia), Claudia Medaglia (Pisa), David Meghnagi (Roma), Maria Cristina Menziani (Modena), Vito Monaco (Bologna), Luigi Monsù Scolaro (Messina), Alfonso Montella (Napoli), Silvia Morante (Roma), Mauro Morganti (Pisa), Enzo Morra (Napoli), Umberto Mura (Pisa), Anna Musinu (Cagliari), Pietro Nastasi (Palermo), Federico Nastasi (Roma), Barbara Nelli (L'Aquila), Bruno Neri (Pisa), Carlo Nervi (Torino), Ettore Novellino (Napoli), Cesare Oliva (Milano), Filomena Pacella (Roma), Guido Paduano (Pisa), Gianluigi Palombella (Parma), Antonella Paolini (Macerata), Cristina Papa (Perugia), Rita Pardini (Pisa), Gabriella Pasi (Milano), Mauro Pasquali (Roma), Dino Pedreschi (Pisa), Paolo Pelacchi (PIsa), Bruno Pellegrini (Pisa), Angelo Petrosillo (Monopoli), Claudio Pettinari (Camerino), Alessandro Pezzella (Napoli), Gabriella Piazzesi (Firenze), Giovanni Polara (MIlano), Giovanni Polara (Napoli), Leone Porciani (Pavia), Mariano Pracella (Pisa), Antonio Praturlon (Roma), Massimo Preziuso (Roma), Giovanni Principi (Padova), Francesco Priolo (Catania), Fabrizio Profico (Roma), Santino Prosperi (Bologna), Mario Pulvirenti (Roma), Michele Purrello (Catania), Roberto Purrello (Catania), Vieri Quilici (Roma), Orlando Ragnisco (Roma), Riccardo Reitano (Catania), Salvatore Rionero (Napoli), Renata Riva (Genova), Silvia Romanelli (Bari), Silvia Roncagliolo (Genova), Franco Rositi (Pavia), Anna Maria Rossi (Pisa), Paolo Rossi (Pisa), Alberto Rotondi (Pavia), Fabrizio Rufo (Roma), Fausto Sacerdote (Pisa), Marco Santagata (Pisa), Giovanni Santangelo (Pisa), Enrica Santarcangelo (Pisa), Francesco Paolo Sassi (Padova), Alessandro Saviozzi (Pisa), Francesco Sberlati (Bologna), Valerio Scali (Bologna), Paolo Scarpi (Padova), Andrea Scozzafava (Firenze), Roberto Sinigaglia (Genova), Giorgio Sirilli (Roma), Simonetta Soldani (Firenze), Mario Stefanini (Roma), Lorenzo Stella (Roma), Elisabetta Strickland (Roma), Pietro Tagliatesta (Roma), Giuseppe Tanelli (Firenze), Mirko Tavoni (Pisa), Vittorio Tellarini (PIsa), Fulvio Tessitore (Napoli), Maria Rosaria Tiné (Pisa), Flavio Toigo (Padova), Jacopo Tomasi (Pisa), Lorenzo Tortora De Falco (Roma), Francesca Tovena (Roma), Carlo Tozzi (Pisa), Francesco Saverio Trincia (Roma), Giorgio Valle (Milano), Massimo Vedovelli (Siena), Vincenzo Vespri (Firenze), Antonio Vicino (Siena), Augusto Vigna Taglianti (Roma), RIccardo Vigneri (Catania), Cristiano Violani (Roma), Vincenzo Vita (Roma), Giuliano Volpe (Foggia), Paolo Zambonelli (Bologna), Severino Zanelli (Pisa), Carmine Zappacosta (Pisa).
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Aderisco pienamente e sottoscrivo. Angelo Bella --- Catania
Piena adesione, Massimo Di Toro Dip. di Fisica (retired) e LNS-INFN, Catania
Caro Luciano,
sottoscrivo e ti ringrazio per questo appello bipartisan.
Solo poche note di commento. C'è da chiedersi quanti abbiano ancora a cuore le sorti dell'Università pubblica, ormai vista come un costo improduttivo ed insostenibile, dai bocconiani in primis, certamente un argomento che non fa 'audience' e non ha 'appeal' elettorale. In questi anni ho maturato una sfiducia più ampia nel sistema perchè l'attuale università è frutto di politiche di reclutamento sbagliate dalla 382/80 in poi che hanno nel tempo reso maggioritaria la mediocrità contornata da sostanziale assenza di eticità dietro la finta facciata di gestione democratica degli organi di governance. Occorrerebbe a riguardo una profonda autocritica.
Ultima nota: Diamo speranza all'università per dare speranza all'Italia suona come un accorato quanto disperato appello. Io proporrei: Per il rilancio di una moderna Università Pubblica.
Walter Lacarbonara (Sapienza, Roma)
Sottoscrivo l'appello, grazie dell'iniziativa e cordiali saluti, Mariella Dentini _________________- Prof. Mariella Dentini Department of Chemistry, Sapienza University of Rome, P.le A. Moro 5, 00185 Roma. Phone: +39 06 49913633 Fax: +39 06 490631 Mobile: 3396066532
-----Luciano Modica luciano.modica@alice.it ha scritto: -----
======================= Per: Luciano Modica luciano.modica@alice.it Da: Luciano Modica luciano.modica@alice.it Data: 19/01/2013 09.02AM Oggetto: [Universitas_in_trasformazione] Appello alla politica per università e ricerca - versione finale ======================= Cari amici,
scusandomi del ritardo vi sottopongo la versione finale dell'appello alla politica su università e ricerca, completo delle firme di chi lo ha finora sottoscritto. Vi prego di segnalarmi al più presto eventuali errori da correggere. A partire dalla mattina di martedì 22 l'appello sarà reso disponibile sul sito www.petizionepubblica.ithttp://www.petizionepubblica.it perché possa essere sottoscritto da chiunque lo condivida. Vi sarò grato se segnalerete questa possibilità alle vostre mailing list.
Vorrei ringraziare vivamente tutti coloro che hanno commentato l'appello e così hanno contribuito alla versione finale, che spero vi appaia migliore della precedente.
Un caro saluto.
Luciano Modica
DIAMO SPERANZA ALL'UNIVERSITA' PER DARE SPERANZA ALL'ITALIA
Si conclude la XVI legislatura repubblicana, una delle peggiori per l'università: pesanti tagli (tra cui spiccano quelli del finanziamento ordinario e dei progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2013); drastica riduzione dei docenti; forte calo delle immatricolazioni; perenne insufficienza degli interventi per il diritto allo studio; chiusura di ogni opportunit à di reclutamento per i giovani ricercatori. Un'inflazione di norme e adempimenti imbriglia il sistema e sottrae un'infinità di tempo al lavoro didattico e di ricerca danneggiandone la qualità. Un nuovo centralismo lede gli spazi di autonomia e democrazia nel sistema, negli atenei e persino nei singoli dipartimenti. Intanto si susseguono martellanti attacchi mediatici, spesso basati su dati fasulli.
Facciamo appello alla migliore politica, a tutti i partiti che si confronteranno nelle prossime elezioni, all'opinione pubblica che ha a cuore il destino dell'Italia, perché dicano basta a questa situazione e si impegnino a dare nuove prospettive al sistema unitario del sapere costituito da scuola, università e ricerca pubbliche. La politica ritrovi, al di là delle maggioranze, una concordia di fondo sulle strategie: sono necessari anni per vedere i frutti degli investimenti in formazione e ricerca, ma servono decenni per rimettere in sesto un sistema colpito da estesi disinvestimenti. Non c'è più tempo da perdere.
Facciamo appello in particolare alle forze politiche che si riconoscono in una scelta riformista e progressista per la società italiana. Ritrovino una presenza attiva nel tessuto vivo dell'università e della ricerca, una nuova capacità di misurarsi con i loro problemi. L'occasione della prossima campagna elettorale va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati.
Certo, non tutto funziona come dovrebbe e occorre riconoscere gli errori commessi. Ma si abbandonino sterili schemi censori e autoritari, diffusi anche dall'agenzia nazionale di valutazione e talora basati su parametri inaffidabili. Si punti invece ad un continuo e diffuso miglioramento qualitativo delle attività didattiche e di ricerca, senza concentrarsi esclusivamente sulle pur benemerite isole di eccellenza.
L'università e la ricerca hanno bisogno di fiducia e di sicurezza del quadro normativo e finanziario. La fiducia è la condizione essenziale per arrestare l'emorragia di risorse finanziarie e umane e per predisporre subito, ad imitazione delle politiche anticicliche adottate dalla quasi totalità dei Paesi avanzati negli ultimi anni di crisi, un quadro certo di investimenti per la crescita mirati sulla cultura e sull'innovazione, con l'obiettivo di riallinearli gradualmente almeno agli standard medi europei. Senza fiducia e senza sicurezza le attività di didattica e ricerca avanzate sono destinate a deperire.
L'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. Occorre sfrondare senza remore questa giungla: sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati.
Il divario formativo che ci separa dall'Europa e dal mondo avanzato in termini di numero di laureati va colmato, incentivando l'iscrizione all'università e l'ingresso tempestivo dei laureati nel mondo del lavoro, dedicando molto maggior sostegno ai meno abbienti, restituendo all'alta formazione il ruolo di equo ascensore sociale e di promotrice di benessere. Agli studenti meritevoli si aprano le porte delle lauree magistrali e dei dottorati di ricerca per dare all'Italia una classe dirigente ben preparata e una spinta decisa all'innovazione in ogni campo. Il potenziamento del capitale umano è la prima politica pubblica da recuperare, l'unica affinché l'Italia imbocchi di nuovo un cammino di crescita e di successi.
Nello stesso tempo si ricordi che non c'è università se non c'è ricerca e non c'è ricerca se non c'è ricerca universitaria pubblica e libera. L'esame critico delle conoscenze esistenti e il loro continuo ampliamento è nella natura stessa di ogni università italiana o europea: guai a pensare di poterne fare a meno. La ricerca pubblica ha subìto una drammatica contrazione di risorse finanziarie e logistiche, spesso dirottate su altri assi di intervento che si sono rivelati produttori di scarsa innovazione e fonti di sprechi. Si punti a riequilibrare il finanziamento alla ricerca universitaria e pubblica in ogni campo disciplinare, ciascuno necessario ad un armonico sviluppo culturale ed economico.
Infine università e ricerca non possono fare a meno delle migliori intelligenze delle nuove generazioni, quelle che stiamo costringendo all'estero in decine di migliaia ogni anno. I nuovi meccanismi di reclutamento si sono rivelati fallimentari. Mai l'università era apparsa tanto chiusa ai giovani brillanti come oggi, mai la carriera universitaria tanto incerta anche per i più meritevoli tra i docenti in servizio. E' urgente rimediare perch é il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori non si diffonda come un'epidemia.
Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà, sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vorremmo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano.
Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro.
Luciano Modica (Pisa), Francesca Acquistapace (Pisa), Franca Alacevich (Firenze), Antonio Albano (Pisa), Amedeo Alpi (Pisa), Luigi Ambrosio (Pisa), Fulvio Ananasso (Roma), Luciano Anselmo (Pisa), Anna Arnoldi (Milano), Fabrizio Baiardi (Pisa), Paolo Baragli (Pisa), Roberto Barale (Pisa), Carmela Barbera (Napoli), Riccardo Barbieri (Pisa), Luciano Barboni (Camerino), Giuseppina Barsacchi (Pisa), Riccardo Basosi (Siena), Giorgio Battelli (Bologna), Michele Battini (Pisa), Roberto Battiston (Perugia), Hugo Beirao da Veiga (Pisa), Manlio Bellomo (Catania), Stefano Bennati (Pisa), Carlo Bernardini (Roma), Giovanni Berti (Pisa), Paolo Bertinetti (Torino), Pier Marco Bertinetto (Pisa), Bruno Bertolini (Roma), Maurizio Bettini (Siena), Giorgio Bianciardi (Siena), Lucio Bianco (Roma), Enzo Bianco (Catania), Franca Bimbi (Padova), Gianpiero Boatto (Sassari), Lucio Boccardo (Roma), Ferdinando Boero (Lecce), Alberto Brandi (Firenze), Franco Brezzi (Pavia), Daniela Brizzolara (Pisa), Fabrizio 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