Purtroppo anch'io penso che tutti oquasi tuttii i metodi andrebbero bene se ci fosse più senso etico, che in Italia è sempre scarseggiato, e ora in particolare. Ciò non toglie che non si debba tentare di migliorare. Margherita Hack ----- Original Message ----- From: "Benedetto De Vivo" bdevivo@unina.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Sunday, December 14, 2008 2:21 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] R: R: questione dei due ruoli
Concordo pienamente con Gianturco; il rischio grosso di volere reiventare la ruota esiste. Penso che se si volesse veramente cambiare basterebbe prendere a modello il sistema anglo-sassone con alcuni correttivi; ma il correttivo fondamentale per far funzionare il tutto, nei limiti della decenza, non ce lo darà NESSUNA Legge al mondo: l'eticità personale. Direi che mediamente in Italia, questo valore non esiste, o esiste con mille sfumature. Con questo non voglio assolutamente fare il "moralista", ma faccio una constatazione culturale che pervade tutta la nostra società; e la nostra Università é parte integrante e portante di questa cultura.
Ciò detto non capisco inoltre alcune posizioni che vedono come un fatto ultranegativo che alcune Università si ridurrebbero a dei superlicei... forse l'80% dei Colleges Americani svolgono questo ruolo, e non mi sembra che il risultato complessivo sia negativo. E non mi si venga a dire che dipende dal fatto che lì gli studenti che provengono dalle High School sono degli asini, mentre i nostri liceali sono dei geni.... pur considerando ancora mediamente superiore il livello di preparazione dei nostri liceali a quello degli studenti delle high school, non penso sia il caso di avere tanta puzza sotto il naso rispetto a questo problema. La realtà delle tante sedi periferiche già riflette questa situazione (fatta salva qualche eccezione): nelle sedi periferiche al più si svolge didattica, mentre la ricerca viene fatta nelle sedi maggiori di provenienza dei professori. Benedetto De Vivo
At 10.12 14/12/2008, you wrote:
Carissimi, trovo questa riluttanza a mettere il naso fuori dal nostro paese ed evitare così di dover re-inventare la ruota, magari con qualche difetto di..quadratura, un poco scoraggiante ! Siccome penso sarà molto difficile tenere tutte le quasi cento università pubbliche italiane allo stesso livello di competizione nella ricerca, di fatto in molti casi saranno, bene che vada, delle teaching University : sarebbe già un grosso risultato che ridurrebbe le frustrazioni di chi insegna in provincia profonda e ha ancor meno infrastrutture per la ricerca delle Uiniversità più consolidate e permetterebbe agli studenti migliori di migrare a fare le lauree specialistiche e il dottorato in sedi fortemente valutate sulle ricerche che fanno. Non vedo il problema ! Molti paesi civili funzionano così e con successi marcatamente migliori dei nostri : siamo in coda a tutte le classifiche internazionali e non solo perchè ci sono pochi soldi per la ricerca....
Di solito sono sempre d'accordo con Patrizio, ma questa volta no. E' fondamentale che chi insegni all'universita' sia anche un ricercatore altrimenti ridurremo l'universita' ad un super-liceo.
non tutte le Università e ,visto lo stato dei licei italiani odierni, mi parrebbe un passo avanti...
E' noto che la scienza procede rapidamente e chi non fa ricerca fa molta fatica a tenere dietro ai passi della scienza. Pertanto ritengo che sia necessario avere professori di materie scientifiche impegnati nella ricerca, come peraltro lo e' ovunque nel mondo anglosassone.
questo non è vero e sarebbe bene ci informassimo prima di preoccuparci...
Franco A. Gianturco
Dr. Franco A.Gianturco,DPhil(Oxon), MRSC,CPhys,FInstP,Fellow APS,Fellow EPS Professor of Theoretical Chemical Physics, Department of Chemistry, The University of Rome "La Sapienza" Piazzale A.Moro, 5, 00185 Rome, Italy. Tel.+39-06-49913306 , Fax : +39-06-49913305 . E.mail : fa.gianturco@caspur.it .
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