A chi si interessa dei problemi che sorgono per l'uso meccanico degli indicatori bibliometrici e delle relative mediane nell'università e nella ricerca in Italia (abilitazione scientifica, chiamate di professori, finanziamenti di progetti di ricerca, etc.) desidero segnalare una petizione al Ministro preparata dal prof. Patrizio Dimitri:
http://www.petizioni24.com/no_alla_bibliometria_per_valutare_universita_e_ri...
Colgo l'occasione per ricordare che il 26 settembre 2012 fu presentata alla Camera dei Deputati l'autorevole mozione bipartisan n. 1/01152 sullo stesso tema:
http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.asp?highLight=0&...
Questa mozione non fu mai posta all'ordine del giorno della Camera ma portò il Ministro Profumo a intervenire sulla questione con la nota di indirizzo n. 754 dell'11 gennaio 2013:
http://abilitazione.miur.it/public/documenti/Nota_circolare_754.pdf
Sempre a questo proposito segnalo infine la "San Francisco Declaration on Research Assessment (DORA)"
e il relativo recente commento su www.roars.ithttp://www.roars.it a firma del prof. Alberto Baccini.
Luciano Modica
L'uso rigoroso delle mediane per calcolare le idoneita' ha delle conseguenze aberranti. In questo post vorrei spiegare perche' con una dimostrazione matematica (in nota).
Il criterio della mediana significa che il 50% dei professori, in qualunque momento, e indipendentemente del loro livello scientifico, sono non idonei con questo criterio, e che le nuove reclute avranno parametri migliori.
Quindi all'iterazione successiva le mediane saranno piu' alte, rendendo inqualificabili una buona parte dei nuovi professori appena reclutati.
Si andra' quindi ad un aumento esponenziale[1] dei requisiti per l'idoneita'; a meno che i nuovi professori, appena nominati non decidano di smettere di produrre, abbassando la mediana.
Senza contare gli aspetti umilianti di qualificare meta' dei professori esistenti come non idonei al lavoro svolto. Forse questo piacerebbe ai giornalisti, che potrebbero scrivere "Crisi dell'Universita' Italiana: Oltre il 50% degli attuali professori sono inidonei. Si valuta un pensionamento forzoso." Ma pensate cosa succederebbe se in qualunque altro lavoro, giornalisti compresi, meta' dei lavoratori fossero periodicamente per legge dichiarati "non idonei". E in nota vedrete che i pensionamenti degli inidonei peggiorano, e di molto, la situazione.
NOTA:
[1] Odio l'abuso del termine "crescita esponenziale" intendendo "forte crescita"; qui si tratta di esponenziale "vero" (una crescita dello x% l'anno con x>0 e' comunque esponenziale). Ma anche di forte crescita dei parametri. E vediamo perche'.
Supponiamo che ci siano 500 professori e 100 reclutati (un turnover del 20%; giustificato supponendo carriera di 20 anni per un ordinario, e 4 anni fra mandate). E supponiamo che i parametri dei reclutati siano distribuiti nello stesso modo degli attuali docenti idonei (ipotesi riduttiva: se vengono scelti solo i "migliori" degli idonei, la mediana cresce di piu' e il conto peggiora).
Ne segue che nella piattaforma successiva di 600 professori 300 saranno non idonei, di questi 250 fra i vecchi gia' non idonei, e 50 fra gli idonei alla mandata precedente, distribuiti in proporzione 250/100 ossia circa 36 fra gli ex-idonei e 14 fra i nuovi vincitori. Ossia con un livello di idoneita' normalizzato, aumentato del 14%. Cambiando il rapporto fra professori e reclutati, cambiano le percentuali, ma non il carattere esponenziale della crescita della mediana.
Non ho preso in considerazione i collocamenti a riposo, ma questi aumentano la percentuale dei neo-reclutati quindi la percentuale di crescita esponenziale del livello di idoneita'. Ad esempio, nell'ipotesi precedente se ci fossero 100 collocamenti a riposo, di cui 50 sotto mediana, ci sarebbero solo 200 fra i vecchi non idonei, e sempre 50 altri sotto mediana fra ex-idonei e nuovi, ma ora sarebbero presi in proporzione 200/100 quindi 33 fra i vecchi idonei e 17 fra i nuovi. Una crescita del 17%.
Spalmato su 4 anni, una crescita del 4% annuo. Crescesse cosi' il PIL! (o almeno il PRIN).
Se invece i sotto mediana fra i pensionati fossero 100, ci sarebbero 100 nuovi inidonei, da distribuire 250/100 ossia 72 e 28: 28% di aumento delle mediane, 6.5% annuo.
Se poi i pensionamenti fossero piu' dei reclutamenti, ancora peggio.
Carlo Traverso
segnalo questo documento. Il problema del "misuse" dei dati bibliometrici non é solo italiano, anche se noi arriviamo sempre in ritardo Gabriella Tocco
Il giorno 26 maggio 2013 17:45, Carlo Traverso traverso@posso.dm.unipi.itha scritto:
L'uso rigoroso delle mediane per calcolare le idoneita' ha delle conseguenze aberranti. In questo post vorrei spiegare perche' con una dimostrazione matematica (in nota).
Il criterio della mediana significa che il 50% dei professori, in qualunque momento, e indipendentemente del loro livello scientifico, sono non idonei con questo criterio, e che le nuove reclute avranno parametri migliori.
Quindi all'iterazione successiva le mediane saranno piu' alte, rendendo inqualificabili una buona parte dei nuovi professori appena reclutati.
Si andra' quindi ad un aumento esponenziale[1] dei requisiti per l'idoneita'; a meno che i nuovi professori, appena nominati non decidano di smettere di produrre, abbassando la mediana.
Senza contare gli aspetti umilianti di qualificare meta' dei professori esistenti come non idonei al lavoro svolto. Forse questo piacerebbe ai giornalisti, che potrebbero scrivere "Crisi dell'Universita' Italiana: Oltre il 50% degli attuali professori sono inidonei. Si valuta un pensionamento forzoso." Ma pensate cosa succederebbe se in qualunque altro lavoro, giornalisti compresi, meta' dei lavoratori fossero periodicamente per legge dichiarati "non idonei". E in nota vedrete che i pensionamenti degli inidonei peggiorano, e di molto, la situazione.
NOTA:
[1] Odio l'abuso del termine "crescita esponenziale" intendendo "forte crescita"; qui si tratta di esponenziale "vero" (una crescita dello x% l'anno con x>0 e' comunque esponenziale). Ma anche di forte crescita dei parametri. E vediamo perche'.
Supponiamo che ci siano 500 professori e 100 reclutati (un turnover del 20%; giustificato supponendo carriera di 20 anni per un ordinario, e 4 anni fra mandate). E supponiamo che i parametri dei reclutati siano distribuiti nello stesso modo degli attuali docenti idonei (ipotesi riduttiva: se vengono scelti solo i "migliori" degli idonei, la mediana cresce di piu' e il conto peggiora).
Ne segue che nella piattaforma successiva di 600 professori 300 saranno non idonei, di questi 250 fra i vecchi gia' non idonei, e 50 fra gli idonei alla mandata precedente, distribuiti in proporzione 250/100 ossia circa 36 fra gli ex-idonei e 14 fra i nuovi vincitori. Ossia con un livello di idoneita' normalizzato, aumentato del 14%. Cambiando il rapporto fra professori e reclutati, cambiano le percentuali, ma non il carattere esponenziale della crescita della mediana.
Non ho preso in considerazione i collocamenti a riposo, ma questi aumentano la percentuale dei neo-reclutati quindi la percentuale di crescita esponenziale del livello di idoneita'. Ad esempio, nell'ipotesi precedente se ci fossero 100 collocamenti a riposo, di cui 50 sotto mediana, ci sarebbero solo 200 fra i vecchi non idonei, e sempre 50 altri sotto mediana fra ex-idonei e nuovi, ma ora sarebbero presi in proporzione 200/100 quindi 33 fra i vecchi idonei e 17 fra i nuovi. Una crescita del 17%.
Spalmato su 4 anni, una crescita del 4% annuo. Crescesse cosi' il PIL! (o almeno il PRIN).
Se invece i sotto mediana fra i pensionati fossero 100, ci sarebbero 100 nuovi inidonei, da distribuire 250/100 ossia 72 e 28: 28% di aumento delle mediane, 6.5% annuo.
Se poi i pensionamenti fossero piu' dei reclutamenti, ancora peggio.
Carlo Traverso
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Se poi i pensionamenti fossero piu' dei reclutamenti, ancora peggio.
Carlo Traverso
Ecco, sara` peggio.
Maurizio
non é già "peggio" ? Gabriella Tocco
Il giorno 26 maggio 2013 21:12, Maurizio Persico mau@dcci.unipi.it ha scritto:
Se poi i pensionamenti fossero piu' dei reclutamenti, ancora peggio.
Carlo Traverso
Ecco, sara` peggio.
Maurizio
--
Prof. Maurizio Persico
Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale Universita` di Pisa v. Risorgimento 35 I-56126 PISA (ITALY)
tel 0039-050-2219243 fax 0039-050-2219260 e-mail mau@dcci.unipi.it http:\perseo.dcci.unipi.it
"If you think education is expensive, try ignorance" (D. Bok, President of Harvard University 1971-1990)
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Certo, e' gia' peggio, ma da inguaribile ottimista spero sempre che il nuovo ministro sia meglio del precedente. E' da molti anni che non succede, e anche il massimo locale precedente non era gran che, ma fusse che fusse la vorta bbona. Questa volta almeno e' un cultore della materia (e magari anche idoneo come mediana).
Carlo
"Gabriella" == Gabriella Tocco gabriella.tocco@uniroma1.it writes:
Gabriella> non é già "peggio" ? Gabriella Tocco
Gabriella> Il giorno 26 maggio 2013 21:12, Maurizio Persico Gabriella> mau@dcci.unipi.it ha scritto:
>> Se poi i pensionamenti fossero piu' dei reclutamenti, ancora >> peggio. >> >> Carlo Traverso >> >> Ecco, sara` peggio. >> >> Maurizio >>
Ringrazio Carlo Traverso per la sua interessante, ma anche preoccupante analisi......
L'uso rigoroso delle mediane per calcolare le idoneita' ha delle conseguenze aberranti. In questo post vorrei spiegare perche' con una dimostrazione matematica (in nota).
Il criterio della mediana significa che il 50% dei professori, in qualunque momento, e indipendentemente del loro livello scientifico, sono non idonei con questo criterio, e che le nuove reclute avranno parametri migliori.
Quindi all'iterazione successiva le mediane saranno piu' alte, rendendo inqualificabili una buona parte dei nuovi professori appena reclutati.
Si andra' quindi ad un aumento esponenziale[1] dei requisiti per l'idoneita'; a meno che i nuovi professori, appena nominati non decidano di smettere di produrre, abbassando la mediana.
Senza contare gli aspetti umilianti di qualificare meta' dei professori esistenti come non idonei al lavoro svolto. Forse questo piacerebbe ai giornalisti, che potrebbero scrivere "Crisi dell'Universita' Italiana: Oltre il 50% degli attuali professori sono inidonei. Si valuta un pensionamento forzoso." Ma pensate cosa succederebbe se in qualunque altro lavoro, giornalisti compresi, meta' dei lavoratori fossero periodicamente per legge dichiarati "non idonei". E in nota vedrete che i pensionamenti degli inidonei peggiorano, e di molto, la situazione.
NOTA:
[1] Odio l'abuso del termine "crescita esponenziale" intendendo "forte crescita"; qui si tratta di esponenziale "vero" (una crescita dello x% l'anno con x>0 e' comunque esponenziale). Ma anche di forte crescita dei parametri. E vediamo perche'.
Supponiamo che ci siano 500 professori e 100 reclutati (un turnover del 20%; giustificato supponendo carriera di 20 anni per un ordinario, e 4 anni fra mandate). E supponiamo che i parametri dei reclutati siano distribuiti nello stesso modo degli attuali docenti idonei (ipotesi riduttiva: se vengono scelti solo i "migliori" degli idonei, la mediana cresce di piu' e il conto peggiora).
Ne segue che nella piattaforma successiva di 600 professori 300 saranno non idonei, di questi 250 fra i vecchi gia' non idonei, e 50 fra gli idonei alla mandata precedente, distribuiti in proporzione 250/100 ossia circa 36 fra gli ex-idonei e 14 fra i nuovi vincitori. Ossia con un livello di idoneita' normalizzato, aumentato del 14%. Cambiando il rapporto fra professori e reclutati, cambiano le percentuali, ma non il carattere esponenziale della crescita della mediana.
Non ho preso in considerazione i collocamenti a riposo, ma questi aumentano la percentuale dei neo-reclutati quindi la percentuale di crescita esponenziale del livello di idoneita'. Ad esempio, nell'ipotesi precedente se ci fossero 100 collocamenti a riposo, di cui 50 sotto mediana, ci sarebbero solo 200 fra i vecchi non idonei, e sempre 50 altri sotto mediana fra ex-idonei e nuovi, ma ora sarebbero presi in proporzione 200/100 quindi 33 fra i vecchi idonei e 17 fra i nuovi. Una crescita del 17%.
Spalmato su 4 anni, una crescita del 4% annuo. Crescesse cosi' il PIL! (o almeno il PRIN).
Se invece i sotto mediana fra i pensionati fossero 100, ci sarebbero 100 nuovi inidonei, da distribuire 250/100 ossia 72 e 28: 28% di aumento delle mediane, 6.5% annuo.
Se poi i pensionamenti fossero piu' dei reclutamenti, ancora peggio.
Carlo Traverso
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Non sono intervenuta nel dibattito perchè avevo l'impressione che dibattere su criteri di selezione più o meno buoni in una situazione in cui la mancanza di fondi impedisce alla maggior parte delle università di programmare qualsiasi forma di assunzione (non dimentichiamo che è ancora in atto la decimazione - un assunto ogni 10 pensionamenti), fosse un po' surreale.
Ciò detto, visto che si fanno considerazioni numeriche, vi propongo la mia interpretazione. Credo che la prima cosa da chiedersi è: dove si vuole andare a parare?
Se non sbaglio una delle parole d'ordine degli ultimi tempi è stata quella di tendere a formare una "piramide": più associati che ordinari, più ricercatori che associati. Io, personalmente, non sono affatto daccordo con questa visione militare dell'università. Credo invece che la selezione dovrebbe essere dura all'ingresso (da precario a ricercatore), dopodichè, in teoria (e in presenza degli opportuni meriti) tutti dovrebbero avere il diritto di arrivare a fine carriera. Ma questo è il mio punto di vista e credo non fosse (e non sia) quello dei legislatori.
Supponiamo perciò che si voglia conservare una proporzione 1 ordinario (O), 2 associati (A), 4 ricercatori (R). E' evidente che la promozione di un associato a ordinario comporterebbe, per mantenere la proporzione, la promozione di 3 ricercatori a associato e l'assunzione di 7 nuovi ricercatori). Come si fa a evitare questa esplosione? Semplice si cerca un meccanismo che renda sostanzialmente impossibile il passaggio A-->O e molto difficile quella R-->A.
Concludendo, se uno pensa (non io) che si debba tendere a una struttuta a piramide, l'idea di fare crescere esponenzialmente la difficoltà di essere promosso da un ruolo al successivo è furbissima.
Se viceversa la si pensa come me, la logica vorrebbe che venissero selezionati i candidati a essere promossi al ruolo superiore tra coloro che risultino essere tra i migliori (sopra la mediana) del proprio ruolo e non certo al di sopra della mediana degli appartenenti al ruolo in cui devono arrivare.
Pretendere che per accedere al ruolo superiore (un ricercatore ad associato o un associato a ordinario) si debba dimostrare di essere superiore a più della metà di quelli che il ruolo già lo ricoprono è implicitamente dichiarare che la metà di quelli che ricoprono quel ruolo dovrebbe essere retrocesso.
Nel frattempo si è cominciato a tendere alla piramide "sfoltendo" i ruoli superiori, ovvero impedendo di fatto la progressione di carriera. Per questo motivo, nonostante la palese assurdità di pretendere che uno debba risultare "migliore" della metà di coloro che appartengono al ruolo in cui deve essere promosso, molti superano le fatidiche mediane. Infatti:
1. Il ruolo degli ordinari "anziani" (con molti titoli) si è andato svuotando senza che venissero rimpiazzati (dal 2008 a Fisica a TV gli ordinari sono passati da 30 a 21, gli associati da 19 a 16 e i ricercatori da 32 a 32)
2. Gli associati e i ricercatori sono rimasti nel loro ruolo un tempo molto più lungo del normale.
3. I ricercatori e gli associati hanno accumulato (per anzianità) un numero di titoli paragonabile a quello dei colleghi ordinari rimasti in servizio.
E', secondo me, abbastanza evidente che il problema non è "come" si promuove, ma dove si vuole arrivare. Prima di imbarcarci nella ricerca di complicati algoritmi (alla ricerca di un'obiettività dei numeri che noi sappiamo in partenza non esistere) sarebbe forse opportuno riflettere sul dove vogliamo arrivare.
Silvia
Prof. Silvia Morante
Member of the C6 Commission of IUPAP
Representativefor the connectivity with IUPAB
Department of Physics University of Rome "Tor Vergata"
Via della Ricerca Scientifica, 1 00133 Roma - Italy
Tel. +390672594554
Fax. +39062023507
http://biophys.roma2.infn.it/index.php/group-members/50-morante-web-page
*/"Ceux qui peuvent vous faire croire des absurdités peuvent vous faire commettre des atrocités."/*/François-Marie Arouet -- Voltaire/
-
Il 5/27/13 11:23 AM, Patrizio Dimitri ha scritto:
Ringrazio Carlo Traverso per la sua interessante, ma anche preoccupante analisi......
L'uso rigoroso delle mediane per calcolare le idoneita' ha delle conseguenze aberranti. In questo post vorrei spiegare perche' con una dimostrazione matematica (in nota).
Il criterio della mediana significa che il 50% dei professori, in qualunque momento, e indipendentemente del loro livello scientifico, sono non idonei con questo criterio, e che le nuove reclute avranno parametri migliori.
Quindi all'iterazione successiva le mediane saranno piu' alte, rendendo inqualificabili una buona parte dei nuovi professori appena reclutati.
Si andra' quindi ad un aumento esponenziale[1] dei requisiti per l'idoneita'; a meno che i nuovi professori, appena nominati non decidano di smettere di produrre, abbassando la mediana.
Senza contare gli aspetti umilianti di qualificare meta' dei professori esistenti come non idonei al lavoro svolto. Forse questo piacerebbe ai giornalisti, che potrebbero scrivere "Crisi dell'Universita' Italiana: Oltre il 50% degli attuali professori sono inidonei. Si valuta un pensionamento forzoso." Ma pensate cosa succederebbe se in qualunque altro lavoro, giornalisti compresi, meta' dei lavoratori fossero periodicamente per legge dichiarati "non idonei". E in nota vedrete che i pensionamenti degli inidonei peggiorano, e di molto, la situazione.
NOTA:
[1] Odio l'abuso del termine "crescita esponenziale" intendendo "forte crescita"; qui si tratta di esponenziale "vero" (una crescita dello x% l'anno con x>0 e' comunque esponenziale). Ma anche di forte crescita dei parametri. E vediamo perche'.
Supponiamo che ci siano 500 professori e 100 reclutati (un turnover del 20%; giustificato supponendo carriera di 20 anni per un ordinario, e 4 anni fra mandate). E supponiamo che i parametri dei reclutati siano distribuiti nello stesso modo degli attuali docenti idonei (ipotesi riduttiva: se vengono scelti solo i "migliori" degli idonei, la mediana cresce di piu' e il conto peggiora).
Ne segue che nella piattaforma successiva di 600 professori 300 saranno non idonei, di questi 250 fra i vecchi gia' non idonei, e 50 fra gli idonei alla mandata precedente, distribuiti in proporzione 250/100 ossia circa 36 fra gli ex-idonei e 14 fra i nuovi vincitori. Ossia con un livello di idoneita' normalizzato, aumentato del 14%. Cambiando il rapporto fra professori e reclutati, cambiano le percentuali, ma non il carattere esponenziale della crescita della mediana.
Non ho preso in considerazione i collocamenti a riposo, ma questi aumentano la percentuale dei neo-reclutati quindi la percentuale di crescita esponenziale del livello di idoneita'. Ad esempio, nell'ipotesi precedente se ci fossero 100 collocamenti a riposo, di cui 50 sotto mediana, ci sarebbero solo 200 fra i vecchi non idonei, e sempre 50 altri sotto mediana fra ex-idonei e nuovi, ma ora sarebbero presi in proporzione 200/100 quindi 33 fra i vecchi idonei e 17 fra i nuovi. Una crescita del 17%.
Spalmato su 4 anni, una crescita del 4% annuo. Crescesse cosi' il PIL! (o almeno il PRIN).
Se invece i sotto mediana fra i pensionati fossero 100, ci sarebbero 100 nuovi inidonei, da distribuire 250/100 ossia 72 e 28: 28% di aumento delle mediane, 6.5% annuo.
Se poi i pensionamenti fossero piu' dei reclutamenti, ancora peggio.
Carlo Traverso
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Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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Vorrei fare un breve commento sull'intervento della Prof. Morante che ho apprezzato tantissimo per la sua lucidità. Secondo me centra perfettamente il punto nodale di tutta la vicenda della valutazione.
Infatti, se posso rifrasare con parole mie quello che dice l'intervento, non esiste un metodo di valutazione valido in assoluto, ma solo criteri funzionali o disfunzionali rispetto all'obiettivo che si vuole raggiungere. Quindi l'attenzione (e la critica) andrebbe rivolta al modello di università e di organizzazione della ricerca implicito nel sistema di valutazione ANVUR piuttosto che agli aspetti più tecnici.
Diverse analisi infatti prefigurano che la valutazione meccanico-quantitativa applicata anche all'assegnazione dei finanziamenti comporterà una polarizzazione della ricerca in pochi, grandi, gruppi che decideranno gli indirizzi e le politiche della ricerca. Per fare un'analogia con il tessuto produttivo è come se si passasse da un'organizzazione a piccole e medie imprese a un'organizzazione basata su multinazionali.
Cordiali saluti, Stefano Pascarella
Il 5/28/2013 9:45 AM, morante ha scritto:
Non sono intervenuta nel dibattito perchè avevo l'impressione che dibattere su criteri di selezione più o meno buoni in una situazione in cui la mancanza di fondi impedisce alla maggior parte delle università di programmare qualsiasi forma di assunzione (non dimentichiamo che è ancora in atto la decimazione - un assunto ogni 10 pensionamenti), fosse un po' surreale.
Ciò detto, visto che si fanno considerazioni numeriche, vi propongo la mia interpretazione. Credo che la prima cosa da chiedersi è: dove si vuole andare a parare?
Se non sbaglio una delle parole d'ordine degli ultimi tempi è stata quella di tendere a formare una "piramide": più associati che ordinari, più ricercatori che associati. Io, personalmente, non sono affatto daccordo con questa visione militare dell'università. Credo invece che la selezione dovrebbe essere dura all'ingresso (da precario a ricercatore), dopodichè, in teoria (e in presenza degli opportuni meriti) tutti dovrebbero avere il diritto di arrivare a fine carriera. Ma questo è il mio punto di vista e credo non fosse (e non sia) quello dei legislatori.
Supponiamo perciò che si voglia conservare una proporzione 1 ordinario (O), 2 associati (A), 4 ricercatori (R). E' evidente che la promozione di un associato a ordinario comporterebbe, per mantenere la proporzione, la promozione di 3 ricercatori a associato e l'assunzione di 7 nuovi ricercatori). Come si fa a evitare questa esplosione? Semplice si cerca un meccanismo che renda sostanzialmente impossibile il passaggio A-->O e molto difficile quella R-->A.
Concludendo, se uno pensa (non io) che si debba tendere a una struttuta a piramide, l'idea di fare crescere esponenzialmente la difficoltà di essere promosso da un ruolo al successivo è furbissima.
Se viceversa la si pensa come me, la logica vorrebbe che venissero selezionati i candidati a essere promossi al ruolo superiore tra coloro che risultino essere tra i migliori (sopra la mediana) del proprio ruolo e non certo al di sopra della mediana degli appartenenti al ruolo in cui devono arrivare.
Pretendere che per accedere al ruolo superiore (un ricercatore ad associato o un associato a ordinario) si debba dimostrare di essere superiore a più della metà di quelli che il ruolo già lo ricoprono è implicitamente dichiarare che la metà di quelli che ricoprono quel ruolo dovrebbe essere retrocesso.
Nel frattempo si è cominciato a tendere alla piramide "sfoltendo" i ruoli superiori, ovvero impedendo di fatto la progressione di carriera. Per questo motivo, nonostante la palese assurdità di pretendere che uno debba risultare "migliore" della metà di coloro che appartengono al ruolo in cui deve essere promosso, molti superano le fatidiche mediane. Infatti:
- Il ruolo degli ordinari "anziani" (con molti titoli) si è andato
svuotando senza che venissero rimpiazzati (dal 2008 a Fisica a TV gli ordinari sono passati da 30 a 21, gli associati da 19 a 16 e i ricercatori da 32 a 32)
- Gli associati e i ricercatori sono rimasti nel loro ruolo un tempo
molto più lungo del normale.
- I ricercatori e gli associati hanno accumulato (per anzianità) un
numero di titoli paragonabile a quello dei colleghi ordinari rimasti in servizio.
E', secondo me, abbastanza evidente che il problema non è "come" si promuove, ma dove si vuole arrivare. Prima di imbarcarci nella ricerca di complicati algoritmi (alla ricerca di un'obiettività dei numeri che noi sappiamo in partenza non esistere) sarebbe forse opportuno riflettere sul dove vogliamo arrivare.
Silvia
Prof. Silvia Morante
Member of the C6 Commission of IUPAP
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Department of Physics University of Rome "Tor Vergata"
Via della Ricerca Scientifica, 1 00133 Roma - Italy
Tel. +390672594554
Fax. +39062023507
http://biophys.roma2.infn.it/index.php/group-members/50-morante-web-page
*/"Ceux qui peuvent vous faire croire des absurdités peuvent vous faire commettre des atrocités."/*/François-Marie Arouet -- Voltaire/
Il 5/27/13 11:23 AM, Patrizio Dimitri ha scritto:
Ringrazio Carlo Traverso per la sua interessante, ma anche preoccupante analisi......
L'uso rigoroso delle mediane per calcolare le idoneita' ha delle conseguenze aberranti. In questo post vorrei spiegare perche' con una dimostrazione matematica (in nota).
Il criterio della mediana significa che il 50% dei professori, in qualunque momento, e indipendentemente del loro livello scientifico, sono non idonei con questo criterio, e che le nuove reclute avranno parametri migliori.
Quindi all'iterazione successiva le mediane saranno piu' alte, rendendo inqualificabili una buona parte dei nuovi professori appena reclutati.
Si andra' quindi ad un aumento esponenziale[1] dei requisiti per l'idoneita'; a meno che i nuovi professori, appena nominati non decidano di smettere di produrre, abbassando la mediana.
Senza contare gli aspetti umilianti di qualificare meta' dei professori esistenti come non idonei al lavoro svolto. Forse questo piacerebbe ai giornalisti, che potrebbero scrivere "Crisi dell'Universita' Italiana: Oltre il 50% degli attuali professori sono inidonei. Si valuta un pensionamento forzoso." Ma pensate cosa succederebbe se in qualunque altro lavoro, giornalisti compresi, meta' dei lavoratori fossero periodicamente per legge dichiarati "non idonei". E in nota vedrete che i pensionamenti degli inidonei peggiorano, e di molto, la situazione.
NOTA:
[1] Odio l'abuso del termine "crescita esponenziale" intendendo "forte crescita"; qui si tratta di esponenziale "vero" (una crescita dello x% l'anno con x>0 e' comunque esponenziale). Ma anche di forte crescita dei parametri. E vediamo perche'.
Supponiamo che ci siano 500 professori e 100 reclutati (un turnover del 20%; giustificato supponendo carriera di 20 anni per un ordinario, e 4 anni fra mandate). E supponiamo che i parametri dei reclutati siano distribuiti nello stesso modo degli attuali docenti idonei (ipotesi riduttiva: se vengono scelti solo i "migliori" degli idonei, la mediana cresce di piu' e il conto peggiora).
Ne segue che nella piattaforma successiva di 600 professori 300 saranno non idonei, di questi 250 fra i vecchi gia' non idonei, e 50 fra gli idonei alla mandata precedente, distribuiti in proporzione 250/100 ossia circa 36 fra gli ex-idonei e 14 fra i nuovi vincitori. Ossia con un livello di idoneita' normalizzato, aumentato del 14%. Cambiando il rapporto fra professori e reclutati, cambiano le percentuali, ma non il carattere esponenziale della crescita della mediana.
Non ho preso in considerazione i collocamenti a riposo, ma questi aumentano la percentuale dei neo-reclutati quindi la percentuale di crescita esponenziale del livello di idoneita'. Ad esempio, nell'ipotesi precedente se ci fossero 100 collocamenti a riposo, di cui 50 sotto mediana, ci sarebbero solo 200 fra i vecchi non idonei, e sempre 50 altri sotto mediana fra ex-idonei e nuovi, ma ora sarebbero presi in proporzione 200/100 quindi 33 fra i vecchi idonei e 17 fra i nuovi. Una crescita del 17%.
Spalmato su 4 anni, una crescita del 4% annuo. Crescesse cosi' il PIL! (o almeno il PRIN).
Se invece i sotto mediana fra i pensionati fossero 100, ci sarebbero 100 nuovi inidonei, da distribuire 250/100 ossia 72 e 28: 28% di aumento delle mediane, 6.5% annuo.
Se poi i pensionamenti fossero piu' dei reclutamenti, ancora peggio.
Carlo Traverso
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