Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice: ------------------------ Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine etnica, nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche ------------------------
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE ALL'ETA`: piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo biologico, le dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi, Luciano Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più degni sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di Modica, chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate col Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un chiaro e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e accademicamente potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale ed organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore di un progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi con interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e congrue dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e competitivo; 2) vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad arrangiarsi ed a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di programmazione e non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello" marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine etnica, nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE ALL'ETA`: piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Ma Profumo NON è un POLITICO, ma un TECNICO, già Rettore del Politecnico di Torino, nonché (lo è ancora ?) Presidente del CNR.
Mi sembra che questi tecnici siano tutti specializzati nel conflitto di interessi
A parte questo, mi sembra che lo scopo di questa manovra sia: a) Tenere tutti impegnati a scrivere progetti più o meno sensati, invece che a fare ricerca, o a cercare di opporsi a questa deriva culturale b) Scaricare sulle Università l'onere ed il costo delle valutazioni. Ma le Università sapranno farlo ? Secondo i miei calcoli, vista la percentuale dello 0.75 %, ed i soldi GIA' ASSEGNATI all'area chimica (la mia) saranno approvati circa 15-16 progetti, a fronte di un massimo di progetti ammessi dalle Univesità di circa 20. Quindi nelle aggregazioni bisogna mettersi in cordata con chi è in grado di superare la valutazione LOCALE, che risente di tutte le incrostazioni di potere.. ed ammesso che questa cordata, magari valida e coesa (una parola di moda !) dal punto di vista scientifico, ci sia.. come fa a scegliere il coordinatore ? Solo le Università grandi potranno fare (forse) una selezione.
Provate anche voi a fare questo esercizio per il vostro settore, e capirete come le cose funzioneranno...
Non che le cose prima funzionassero bene, il problema sta tutto nella mancanza cronica di soldi. Ma per Profumo questo non è un fattore determinante per competere a livello Europeo... è COLPA NOSTRA se non sappiamo prendere i finanziamenti Europei
Alberto Girlando
On Sat, 2012-01-07 at 00:36 +0100, P. Dimitri wrote:
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo biologico, le dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi, Luciano Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più degni sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di Modica, chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate col Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un chiaro e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e accademicamente potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale ed organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore di un progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi con interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e congrue dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e competitivo; 2) vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad arrangiarsi ed a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di programmazione e non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello" marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine etnica, nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE ALL'ETA`: piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Ma Profumo NON è un POLITICO, ma un TECNICO, già Rettore del Politecnico di Torino, nonché (lo è ancora ?) Presidente del CNR.
Credi che Rettori o Presidenti di Enti di ricerca non siano dei politici o non intessano con la politica rapporti strettissimi? Questo governo è un governo politico, tecnico solo a parole, e Profumo per stare dove sta e per essere, o essere stato, Presidente del CNR ha fatto certamente politica e non solo....
Il 07/01/12 06.41, "Alberto Girlando" alberto.girlando@unipr.it ha scritto:
Ma Profumo NON è un POLITICO, ma un TECNICO, già Rettore del Politecnico di Torino, nonché (lo è ancora ?) Presidente del CNR.
Mi sembra che questi tecnici siano tutti specializzati nel conflitto di interessi
A parte questo, mi sembra che lo scopo di questa manovra sia: a) Tenere tutti impegnati a scrivere progetti più o meno sensati, invece che a fare ricerca, o a cercare di opporsi a questa deriva culturale b) Scaricare sulle Università l'onere ed il costo delle valutazioni. Ma le Università sapranno farlo ? Secondo i miei calcoli, vista la percentuale dello 0.75 %, ed i soldi GIA' ASSEGNATI all'area chimica (la mia) saranno approvati circa 15-16 progetti, a fronte di un massimo di progetti ammessi dalle Univesità di circa 20. Quindi nelle aggregazioni bisogna mettersi in cordata con chi è in grado di superare la valutazione LOCALE, che risente di tutte le incrostazioni di potere.. ed ammesso che questa cordata, magari valida e coesa (una parola di moda !) dal punto di vista scientifico, ci sia.. come fa a scegliere il coordinatore ? Solo le Università grandi potranno fare (forse) una selezione.
Provate anche voi a fare questo esercizio per il vostro settore, e capirete come le cose funzioneranno...
Non che le cose prima funzionassero bene, il problema sta tutto nella mancanza cronica di soldi. Ma per Profumo questo non è un fattore determinante per competere a livello Europeo... è COLPA NOSTRA se non sappiamo prendere i finanziamenti Europei
Alberto Girlando
On Sat, 2012-01-07 at 00:36 +0100, P. Dimitri wrote:
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo biologico, le dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi, Luciano Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più degni sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di Modica, chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate col Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un chiaro e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e accademicamente potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale ed organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore di un progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi con interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e congrue dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e competitivo; 2) vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad arrangiarsi ed a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di programmazione e non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello" marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine etnica, nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE ALL'ETA`: piu` chiaro di cosi' ...
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On Sat, 2012-01-07 at 09:11 +0100, P. Dimitri wrote:
Ma Profumo NON è un POLITICO, ma un TECNICO, già Rettore del Politecnico di Torino, nonché (lo è ancora ?) Presidente del CNR.
Credi che Rettori o Presidenti di Enti di ricerca non siano dei politici o non intessano con la politica rapporti strettissimi? Questo governo è un governo politico, tecnico solo a parole, e Profumo per stare dove sta e per essere, o essere stato, Presidente del CNR ha fatto certamente politica e non solo....
Certo che no... c'era molta ironia nella mia affermazione, pensavo si capisse dal mio accenno ai confiliiti di interesse..
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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On Sat, 2012-01-07 at 09:11 +0100, P. Dimitri wrote:
Ma Profumo NON è un POLITICO, ma un TECNICO, già Rettore del Politecnico di Torino, nonché (lo è ancora ?) Presidente del CNR.
Credi che Rettori o Presidenti di Enti di ricerca non siano dei politici o non intessano con la politica rapporti strettissimi? Questo governo è un governo politico, tecnico solo a parole, e Profumo per stare dove sta e per essere, o essere stato, Presidente del CNR ha fatto certamente politica e non solo....
Certo che no... c'era molta ironia nella mia affermazione, pensavo si capisse dal mio accenno ai confiliiti di interesse..
Alberto Girlando
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questo ministro è sicuramente meno ignorante e cialtrone del precedente (non che ci volesse molto.....), ma politicamente mi sembra in sintonia.... tenuto conto dei tempi di uscita, sono propenso a credere che il bando PRIN fosse già abbozzato dal ministro precedente (o meglio dallo staff ministeriale) per informazione dei colleghi, all'interno della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia (area Scienze della Terra) ci stiamo attrezzando per arrivare, almeno, a capire quale sia il modo migliore (o meno peggio) di procedere posso inoltrare alla lista eventuali ragionamenti in merito saluti (e non deprimiamoci troppo.....) Piero Lattanzi
Pierfranco Lattanzi Professor of Applied mineralogy Dipartimento di Scienze della Terra Università di Cagliari via Trentino 51, I-09127 Cagliari, Italy +39-070-6757722 - +39-055-2757490 lattanzp@unica.it skype: pierfranco.lattanzi
-------------------------------------------------- From: "P. Dimitri" liviapat@inwind.it Sent: Saturday, January 07, 2012 9:11 AM To: alberto.girlando@unipr.it; "Universitàe Ricerca Forum" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] La ricerca e l'arte di arrangiarsi nel paese di Pulcinella
Ma Profumo NON è un POLITICO, ma un TECNICO, già Rettore del Politecnico di Torino, nonché (lo è ancora ?) Presidente del CNR.
Credi che Rettori o Presidenti di Enti di ricerca non siano dei politici o non intessano con la politica rapporti strettissimi? Questo governo è un governo politico, tecnico solo a parole, e Profumo per stare dove sta e per essere, o essere stato, Presidente del CNR ha fatto certamente politica e non solo....
Il 07/01/12 06.41, "Alberto Girlando" alberto.girlando@unipr.it ha scritto:
Ma Profumo NON è un POLITICO, ma un TECNICO, già Rettore del Politecnico di Torino, nonché (lo è ancora ?) Presidente del CNR.
Mi sembra che questi tecnici siano tutti specializzati nel conflitto di interessi
A parte questo, mi sembra che lo scopo di questa manovra sia: a) Tenere tutti impegnati a scrivere progetti più o meno sensati, invece che a fare ricerca, o a cercare di opporsi a questa deriva culturale b) Scaricare sulle Università l'onere ed il costo delle valutazioni. Ma le Università sapranno farlo ? Secondo i miei calcoli, vista la percentuale dello 0.75 %, ed i soldi GIA' ASSEGNATI all'area chimica (la mia) saranno approvati circa 15-16 progetti, a fronte di un massimo di progetti ammessi dalle Univesità di circa 20. Quindi nelle aggregazioni bisogna mettersi in cordata con chi è in grado di superare la valutazione LOCALE, che risente di tutte le incrostazioni di potere.. ed ammesso che questa cordata, magari valida e coesa (una parola di moda !) dal punto di vista scientifico, ci sia.. come fa a scegliere il coordinatore ? Solo le Università grandi potranno fare (forse) una selezione.
Provate anche voi a fare questo esercizio per il vostro settore, e capirete come le cose funzioneranno...
Non che le cose prima funzionassero bene, il problema sta tutto nella mancanza cronica di soldi. Ma per Profumo questo non è un fattore determinante per competere a livello Europeo... è COLPA NOSTRA se non sappiamo prendere i finanziamenti Europei
Alberto Girlando
On Sat, 2012-01-07 at 00:36 +0100, P. Dimitri wrote:
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo biologico, le dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi, Luciano Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più degni sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di Modica, chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate col Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un chiaro e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e accademicamente potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale ed organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore di un progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi con interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e congrue dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e competitivo; 2) vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad arrangiarsi ed a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di programmazione e non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello" marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine etnica, nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE ALL'ETA`: piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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Ho seguito un pò stancamente i vari messaggi che sul sito Universitas in Trasformazione, ed ho letto la lettera di Dimitri su La Repubblica (che condivido). Ritengo per esempio semplicemente assurdo il fatto che ci sia una lista "pre-confezionata" di valutatori... Non mi risulta che esista nulla di simile nell'NSF Americano. Insomma un progetto andrebbe valutato nè più nè meno di come un Chief Editor valuta e gestisce pubblicazioni sottomesse alla propria rivista. La lista "pre-confezionata" dei valutatori è una tipica aberrazione Italiana. A livello di esperienza personale posso dire che essendo diventato Chief Editor della rivista Journal of Geochemical Exploration (Elsevier) nel 2007, l'ho portata da un IF di 0,45 del 2007 a 2,125 nel 2010. Come? Semplicemente facendo valutazioni di merito e costituendo un Editorial Board di mia assoluta fiducia, senza guardare in faccia a NESSUNO! JGE é diventato nel giro di 4 anni la rivista leader mondiale nel settore dell'esplorazione mineraria e ambientale... nel 2007 era il fanalino di coda del settore specifico.
In merito alle nuove regole per il PRIN 2011, sarò noiosissimo, ma io continuo a pensare che il problema non sia quanto buona sia la Regola X invece che la regola Y, oppure il Ministro X invece che Y. Tra l'altro Profumo prima di diventare Ministro era il Rettore dll'Università di Torino... Tutte le regole sono buone o cattive, ma se non avviene una "rivoluzione" nella testa di noi Professori Universitari non se ne uscirà mai.
Vi porto il mio caso fatto di una lunga serie di insuccessi di finanziamenti PRIN e/o comunque di finanziamenti pubblici (attraverso il Gruppo Nazionale per la Vulcanologia, l'INGV, e via discorrendo, ivi compresi alcuni progetti Europei). BADATE BENE CHE NON FACCIO DEL VITTIMISMO. A 65 anni cerco di analizzare e di capire.... Se metto insieme TUTTI (ma proprio TUTTI i finanziamenti) che ho ricevuto dal 1976 (quando sono entrato nel "sistema" come Ricercatore del CNR, per poi passare nell'Università nel 1987) al 2011 (si tratta quindi di 35 anni di attività) i miei fondi assommano a meno di 1 milione di Euro. Eppure con questi pochi fondi distribuiti su 35 anni ho una produzione scientifica (almeno nel campo delle Scienze della Terra) fra le più elevate in Italia (é possibile verificare sul sito www.fluidenv.unina.it). Ill 90% delle mie ricerche e pubblicazioni sono in collaborazione con Ricercatori di varie Istituzioni prestigiose degli USA, Inghilterra, Australia etc... Per parlare fuor di eufemismo, trovare "collaborazioni" internazionali con il portafoglio pieno é semplicissimo, tutti sono capacissimi in questo modo... trovare le collaborazioni internazionali di prestigio con il portafoglio quasi vuoto é ben più difficile, perché a livello internazionale NESSUNO regala NULLA! Eppure, a fronte di un rapporto costi-benefici elevatissimo, il tutto si é tradotto il più delle volte in bocciature per i vari progetti che ho presentato (PRIN, INGV, etc..). E non nascondo che per i pochi Progetti PRIN che ho avuto approvati, si è verificata la fortunata circostanza di essere incappato in qualche referaggio di un amico... Qualcuno mi dice: "non hai successo, perché non sei un buon politico"; io rispondo: confermo in pieno.. di fatti, faccio il Ricercatore! Comunque, a parte le dietrologie di varia natura (di cui siamo Maestri insuperabili, noi Italiani) quale è l'arcano mistero per il quale con pochissimi soldi "riesco a convinvcere" tanti prestigiosi colleghi a collaborare con il sottoscritto su progetti (per i quali ho fondi irrisori), ma non riesco assolutamente a trovare il minimo di credito in Italia? Senza abbandonarsi a vittimismi inutili, continuo a pensare che in Italia non si cambia mai registro perché manca il valore fondante che é alla base del sistema NSF (che certo non é la perfezione sulla Terra): l'etica personale. Questa analisi l'ho fatta attraverso questo blog altre volte... ma nulla é cambiato, e quindi non posso fare altro che riproporla. Cordiali saluti Benedetto
----- Original Message ----- From: "Piero Lattanzi" lattanzp@unica.it To: "Universitàe Ricerca Forum" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Sunday, January 08, 2012 9:57 AM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] La ricerca e l'arte diarrangiarsi nel paese di Pulcinella
questo ministro è sicuramente meno ignorante e cialtrone del precedente (non che ci volesse molto.....), ma politicamente mi sembra in sintonia.... tenuto conto dei tempi di uscita, sono propenso a credere che il bando PRIN fosse già abbozzato dal ministro precedente (o meglio dallo staff ministeriale) per informazione dei colleghi, all'interno della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia (area Scienze della Terra) ci stiamo attrezzando per arrivare, almeno, a capire quale sia il modo migliore (o meno peggio) di procedere posso inoltrare alla lista eventuali ragionamenti in merito saluti (e non deprimiamoci troppo.....) Piero Lattanzi
Pierfranco Lattanzi Professor of Applied mineralogy Dipartimento di Scienze della Terra Università di Cagliari via Trentino 51, I-09127 Cagliari, Italy +39-070-6757722 - +39-055-2757490 lattanzp@unica.it skype: pierfranco.lattanzi
-------------------------------------------------- From: "P. Dimitri" liviapat@inwind.it Sent: Saturday, January 07, 2012 9:11 AM To: alberto.girlando@unipr.it; "Universitàe Ricerca Forum" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] La ricerca e l'arte di arrangiarsi nel paese di Pulcinella
Ma Profumo NON è un POLITICO, ma un TECNICO, già Rettore del Politecnico di Torino, nonché (lo è ancora ?) Presidente del CNR.
Credi che Rettori o Presidenti di Enti di ricerca non siano dei politici o non intessano con la politica rapporti strettissimi? Questo governo è un governo politico, tecnico solo a parole, e Profumo per stare dove sta e per essere, o essere stato, Presidente del CNR ha fatto certamente politica e non solo....
Il 07/01/12 06.41, "Alberto Girlando" alberto.girlando@unipr.it ha scritto:
Ma Profumo NON è un POLITICO, ma un TECNICO, già Rettore del Politecnico di Torino, nonché (lo è ancora ?) Presidente del CNR.
Mi sembra che questi tecnici siano tutti specializzati nel conflitto di interessi
A parte questo, mi sembra che lo scopo di questa manovra sia: a) Tenere tutti impegnati a scrivere progetti più o meno sensati, invece che a fare ricerca, o a cercare di opporsi a questa deriva culturale b) Scaricare sulle Università l'onere ed il costo delle valutazioni. Ma le Università sapranno farlo ? Secondo i miei calcoli, vista la percentuale dello 0.75 %, ed i soldi GIA' ASSEGNATI all'area chimica (la mia) saranno approvati circa 15-16 progetti, a fronte di un massimo di progetti ammessi dalle Univesità di circa 20. Quindi nelle aggregazioni bisogna mettersi in cordata con chi è in grado di superare la valutazione LOCALE, che risente di tutte le incrostazioni di potere.. ed ammesso che questa cordata, magari valida e coesa (una parola di moda !) dal punto di vista scientifico, ci sia.. come fa a scegliere il coordinatore ? Solo le Università grandi potranno fare (forse) una selezione.
Provate anche voi a fare questo esercizio per il vostro settore, e capirete come le cose funzioneranno...
Non che le cose prima funzionassero bene, il problema sta tutto nella mancanza cronica di soldi. Ma per Profumo questo non è un fattore determinante per competere a livello Europeo... è COLPA NOSTRA se non sappiamo prendere i finanziamenti Europei
Alberto Girlando
On Sat, 2012-01-07 at 00:36 +0100, P. Dimitri wrote:
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo biologico, le dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi, Luciano Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più degni sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di Modica, chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate col Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un chiaro e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e accademicamente potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale ed organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore di un progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi con interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e congrue dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e competitivo; 2) vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad arrangiarsi ed a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di programmazione e non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello" marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine etnica, nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE ALL'ETA`: piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Caro Patrizio, siamo da capo a 12! Ricordi che scrissi una lettera di protesta a Mussi? E tra le altre cose paventavo l'effetto "carrozzoni" che inevitabilmente si avra' con il minimo di 5 unita' di ricerca. Queste regole sono folli. Si assistera' al solito fenomeno di aggregazione di persone totalmente inutili ad un determinato progetto solo per fare numero. Sono molto delusa da questa scelta del Ministro ed anche depressa.
Francesca Matteucci
On 01/07/2012 12:36 AM, P. Dimitri wrote:
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo biologico, le dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi, Luciano Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più degni sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di Modica, chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate col Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un chiaro e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e accademicamente potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale ed organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore di un progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi con interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e congrue dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e competitivo; 2) vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad arrangiarsi ed a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di programmazione e non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello"marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine etnica, nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE ALL'ETA`: piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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Cari tutti, concordo in toto con le affermazioni di Patrizio Dimitri. Devo tuttavia aggiungere che in effetti esistono casi di proficua e collaudata collaborazione di 5-6 unità. Ne posso dare testimonianza diretta in quanto con altri colleghi, di 5-6 e talvola 7 sedi diverse, da oltre 10 anni formiamo un gruppo che si interessa di proteine amiloidi. Questa esperienza positiva, tuttavia, non implica che tutti i gruppi di rcerca debbano conformarsi in questa maniera. In effetti la coordinazione è qualcosa che si crea con il tempo e quindi, in generale non c'è cosa peggiore che cercare di fare squadra in occasione di una domanda di finanziamento.
Il problema vero è la qualità di un progetto che questa struttura del bando PRIN non favorisce, anzi sfavorisce totalmente, solo perché bisogna avere una procedura non troppo onerosa per il MIUR e soprattutto perché bisogna distribuire pochi soldi spacciandoli per tanti
Ci risiamo, il lupo perde il pelo e non il vizio. Qualsiasi sia il governo al potere, per la ricerca non ci sono risorse! Quindi Profumo gestisce, solo con un profilo mediatico diverso, lo stesso tipo di politica che prima di lui hanno gestito Gelmini, Mussi, Moratti, Berlinguer, Zecchino, Podestà ....
Anche quando chiamano un cosiddetto tecnico o non-politico, stanno molto attenti a selezionarlo tra quella classe di persone che purtroppo abbonda anche tra i componenti dell'accademia.
Ci vuole poco a capire che se si stanziano solo 175 milioni per 3 anni per un PRIN, 1) si è aumentato solo del 30% rispetto al vergognoso picco negativo raggiunto dalla gestione Gelmini; 2) il numero di docenti finanziati sarà al massimo di 6500 unità a fronte di una platea di circa 60000 ricercatori, di cui almeno la metà presenta progetti degni di supporto; 3) la dotazione complessiva per la ricerca è ridicola in un paese in cui non esiste finanziamento privato (all'infuori di favori personali o collette radiotelevisive), in un paese in cui l'industria si adopera solo per sottrarre alla ricerca una parte dei comunque esigui finanziamenti, accaparrandoseli sotto l'etichetta falsa di ricerca applicata; 4) se si crede nel proprio impegno, di fronte a scelte così umilianti per il finanziamento pubblico alla ricerca, ci si dimette.
La designazione di Profumo al MIUR non è piovuta dal cielo, ma è stata una scelta di Monti, almeno condivisa, se non proprio spontanea (quella sarebbe stata addirittura peggiore). Il tenore delle risposte di Profumo l'altro giorno al Sole 24 ore fa capire, secondo me, che siamo di fronte ad un altro elemento deteriore di cui, purtroppo, è popolata l'accademia italiana. Non basta essere universitari per essere al di sopra della mediocrità o, peggio ancora, della cialtroneria imperante ancora nella politica italiana.
Propongo di aprire una campagna di sensibilizzazione pubblica affinché si dimezzino le spese per gli emolumenti dei parlamentari e si destinino stabilmente queste risorse al finanziamento della ricerca: altro che 175 milioni, ogni anno avremmo un PRIN da 500 milioni! Mi rendo conto che insistere adesso sul tasto del finanziamento alla politica può rischiare di essere preso come discorso demagogico-populistico. Tuttavia, mi pare che proporre una destinazione certa, strutturale e duratura della somma recuperata dia una connotazione positivamente concreta ad un'operazione di redistribuzione dele risorse pubbliche.
Il famoso 'grido di dolore' di Riccardo Muti che non lasciò insensibile Tremonti si è concretizzato con un aumento delle accise sulla benzina. Se la ricerca venisse finanziata con quanto si risparmia in stupendi e rimborsi ai parlamentari, non avremmo aggiunto un'altra odiosa imposizione indiretta, bensì solo razionalizzato la destinazione delle risorse pubbliche.
Un saluto a tutti Rino Esposito
Quoting "P. Dimitri" liviapat@inwind.it:
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo biologico, le dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi, Luciano Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più degni sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di Modica, chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate col Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un chiaro e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e accademicamente potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale ed organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore di un progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi con interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e congrue dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e competitivo; 2) vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad arrangiarsi ed a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di programmazione e non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello" marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine etnica, nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE ALL'ETA`: piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Rino Esposito Dipartimento di Scienze Mediche e Biologiche Università di Udine P.le Kolbe, 4 33100 Udine - Italy
---------------------------------------------------------------------- SEMEL (SErvizio di Messaging ELettronico) - AINF, Universita' di Udine
Cari colleghi,
Ieri ho inviato una lettera sul Prin al sole24 ore e oggi mi ha chiamato un giornalista per dirmi che l'avrebbe pubblicata. Mi ha anche detto che chi è interessato al dibattito può scrivere al seguente indirizzo:
letterealsole@ilsole24ore.com
Buona scrittura,
Patrizio Dimitri
Il 07/01/12 12.40, "Gennaro Esposito" gennaro.esposito@uniud.it ha scritto:
Cari tutti, concordo in toto con le affermazioni di Patrizio Dimitri. Devo tuttavia aggiungere che in effetti esistono casi di proficua e collaudata collaborazione di 5-6 unità. Ne posso dare testimonianza diretta in quanto con altri colleghi, di 5-6 e talvola 7 sedi diverse, da oltre 10 anni formiamo un gruppo che si interessa di proteine amiloidi. Questa esperienza positiva, tuttavia, non implica che tutti i gruppi di rcerca debbano conformarsi in questa maniera. In effetti la coordinazione è qualcosa che si crea con il tempo e quindi, in generale non c'è cosa peggiore che cercare di fare squadra in occasione di una domanda di finanziamento.
Il problema vero è la qualità di un progetto che questa struttura del bando PRIN non favorisce, anzi sfavorisce totalmente, solo perché bisogna avere una procedura non troppo onerosa per il MIUR e soprattutto perché bisogna distribuire pochi soldi spacciandoli per tanti
Ci risiamo, il lupo perde il pelo e non il vizio. Qualsiasi sia il governo al potere, per la ricerca non ci sono risorse! Quindi Profumo gestisce, solo con un profilo mediatico diverso, lo stesso tipo di politica che prima di lui hanno gestito Gelmini, Mussi, Moratti, Berlinguer, Zecchino, Podestà ....
Anche quando chiamano un cosiddetto tecnico o non-politico, stanno molto attenti a selezionarlo tra quella classe di persone che purtroppo abbonda anche tra i componenti dell'accademia.
Ci vuole poco a capire che se si stanziano solo 175 milioni per 3 anni per un PRIN,
- si è aumentato solo del 30% rispetto al vergognoso picco negativo
raggiunto dalla gestione Gelmini; 2) il numero di docenti finanziati sarà al massimo di 6500 unità a fronte di una platea di circa 60000 ricercatori, di cui almeno la metà presenta progetti degni di supporto; 3) la dotazione complessiva per la ricerca è ridicola in un paese in cui non esiste finanziamento privato (all'infuori di favori personali o collette radiotelevisive), in un paese in cui l'industria si adopera solo per sottrarre alla ricerca una parte dei comunque esigui finanziamenti, accaparrandoseli sotto l'etichetta falsa di ricerca applicata; 4) se si crede nel proprio impegno, di fronte a scelte così umilianti per il finanziamento pubblico alla ricerca, ci si dimette.
La designazione di Profumo al MIUR non è piovuta dal cielo, ma è stata una scelta di Monti, almeno condivisa, se non proprio spontanea (quella sarebbe stata addirittura peggiore). Il tenore delle risposte di Profumo l'altro giorno al Sole 24 ore fa capire, secondo me, che siamo di fronte ad un altro elemento deteriore di cui, purtroppo, è popolata l'accademia italiana. Non basta essere universitari per essere al di sopra della mediocrità o, peggio ancora, della cialtroneria imperante ancora nella politica italiana.
Propongo di aprire una campagna di sensibilizzazione pubblica affinché si dimezzino le spese per gli emolumenti dei parlamentari e si destinino stabilmente queste risorse al finanziamento della ricerca: altro che 175 milioni, ogni anno avremmo un PRIN da 500 milioni! Mi rendo conto che insistere adesso sul tasto del finanziamento alla politica può rischiare di essere preso come discorso demagogico-populistico. Tuttavia, mi pare che proporre una destinazione certa, strutturale e duratura della somma recuperata dia una connotazione positivamente concreta ad un'operazione di redistribuzione dele risorse pubbliche.
Il famoso 'grido di dolore' di Riccardo Muti che non lasciò insensibile Tremonti si è concretizzato con un aumento delle accise sulla benzina. Se la ricerca venisse finanziata con quanto si risparmia in stupendi e rimborsi ai parlamentari, non avremmo aggiunto un'altra odiosa imposizione indiretta, bensì solo razionalizzato la destinazione delle risorse pubbliche.
Un saluto a tutti Rino Esposito
Quoting "P. Dimitri" liviapat@inwind.it:
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo biologico, le dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi, Luciano Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più degni sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di Modica, chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate col Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un chiaro e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e accademicamente potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale ed organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore di un progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi con interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e congrue dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e competitivo; 2) vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad arrangiarsi ed a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di programmazione e non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello" marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine etnica, nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE ALL'ETA`: piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Rino Esposito Dipartimento di Scienze Mediche e Biologiche Università di Udine P.le Kolbe, 4 33100 Udine - Italy
SEMEL (SErvizio di Messaging ELettronico) - AINF, Universita' di Udine
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
non credo che scriverò, anche se si dovrebbe. sono stanca di lottare contro i mulini a vento.
Lo scopo di questo messaggio però non è (solo) piangermi addosso. Volevo condividere l'unica cosa piacevole delle ultime settimane: la lettura di questo pezzo, davvero bello (secondo me) e che dice cose che a me hanno fatto bene al cuore. Ecco, mi piacerebbe scrivere al sole 24 ore qualcosa del genere. Ma non sono capace. Eppoi mi sa che non ascolterebbero o forse non potrebbero ascoltare ("Let me put the matter as starkly as I can. If we can’t speak the language of our enemies, not only will they not listen to us – they might not listen to us anyway – but they *can’t*. We need to be saying things they could hear if they would listen. ‘They’, by the way, includes all kinds of people within universities as well as outside them. But what if we can’t speak that language without losing the battle? What if the very language wins the battle by definition? What if we can’t speak of cost-effectiveness because we don’t understand either cost or effect in the way our enemies do? How do we make astrophysics sound useful without turning it into science fiction? Just what sort of transferable skills do we pick up from Greek metrics? I think of a line from Mallarmé: what’s the good of trafficking in what should not be sold, especially when it doesn’t sell?)
http://www.lrb.co.uk/v33/n24/michael-wood/must-we-pay-for-sanskrit
saluti anna
2012/1/7 P. Dimitri liviapat@inwind.it
Cari colleghi,
Ieri ho inviato una lettera sul Prin al sole24 ore e oggi mi ha chiamato un giornalista per dirmi che l'avrebbe pubblicata. Mi ha anche detto che chi è interessato al dibattito può scrivere al seguente indirizzo:
letterealsole@ilsole24ore.com
Buona scrittura,
Patrizio Dimitri
Il 07/01/12 12.40, "Gennaro Esposito" gennaro.esposito@uniud.it ha scritto:
Cari tutti, concordo in toto con le affermazioni di Patrizio Dimitri. Devo tuttavia aggiungere che in effetti esistono casi di proficua e collaudata collaborazione di 5-6 unità. Ne posso dare testimonianza diretta in quanto con altri colleghi, di 5-6 e talvola 7 sedi diverse, da oltre 10 anni formiamo un gruppo che si interessa di proteine amiloidi. Questa esperienza positiva, tuttavia, non implica che tutti i gruppi di rcerca debbano conformarsi in questa maniera. In effetti la coordinazione è qualcosa che si crea con il tempo e quindi, in generale non c'è cosa peggiore che cercare di fare squadra in occasione di una domanda di finanziamento.
Il problema vero è la qualità di un progetto che questa struttura del bando PRIN non favorisce, anzi sfavorisce totalmente, solo perché bisogna avere una procedura non troppo onerosa per il MIUR e soprattutto perché bisogna distribuire pochi soldi spacciandoli per tanti
Ci risiamo, il lupo perde il pelo e non il vizio. Qualsiasi sia il governo al potere, per la ricerca non ci sono risorse! Quindi Profumo gestisce, solo con un profilo mediatico diverso, lo stesso tipo di politica che prima di lui hanno gestito Gelmini, Mussi, Moratti, Berlinguer, Zecchino, Podestà ....
Anche quando chiamano un cosiddetto tecnico o non-politico, stanno molto attenti a selezionarlo tra quella classe di persone che purtroppo abbonda anche tra i componenti dell'accademia.
Ci vuole poco a capire che se si stanziano solo 175 milioni per 3 anni per un PRIN,
- si è aumentato solo del 30% rispetto al vergognoso picco negativo
raggiunto dalla gestione Gelmini; 2) il numero di docenti finanziati sarà al massimo di 6500 unità a fronte di una platea di circa 60000 ricercatori, di cui almeno la metà presenta progetti degni di supporto; 3) la dotazione complessiva per la ricerca è ridicola in un paese in cui non esiste finanziamento privato (all'infuori di favori personali o collette radiotelevisive), in un paese in cui l'industria si adopera solo per sottrarre alla ricerca una parte dei comunque esigui finanziamenti, accaparrandoseli sotto l'etichetta falsa di ricerca applicata; 4) se si crede nel proprio impegno, di fronte a scelte così umilianti per il finanziamento pubblico alla ricerca, ci si dimette.
La designazione di Profumo al MIUR non è piovuta dal cielo, ma è stata una scelta di Monti, almeno condivisa, se non proprio spontanea (quella sarebbe stata addirittura peggiore). Il tenore delle risposte di Profumo l'altro giorno al Sole 24 ore fa capire, secondo me, che siamo di fronte ad un altro elemento deteriore di cui, purtroppo, è popolata l'accademia italiana. Non basta essere universitari per essere al di sopra della mediocrità o, peggio ancora, della cialtroneria imperante ancora nella politica italiana.
Propongo di aprire una campagna di sensibilizzazione pubblica affinché si dimezzino le spese per gli emolumenti dei parlamentari e si destinino stabilmente queste risorse al finanziamento della ricerca: altro che 175 milioni, ogni anno avremmo un PRIN da 500 milioni! Mi rendo conto che insistere adesso sul tasto del finanziamento alla politica può rischiare di essere preso come discorso demagogico-populistico. Tuttavia, mi pare che proporre una destinazione certa, strutturale e duratura della somma recuperata dia una connotazione positivamente concreta ad un'operazione di redistribuzione dele risorse pubbliche.
Il famoso 'grido di dolore' di Riccardo Muti che non lasciò insensibile Tremonti si è concretizzato con un aumento delle accise sulla benzina. Se la ricerca venisse finanziata con quanto si risparmia in stupendi e rimborsi ai parlamentari, non avremmo aggiunto un'altra odiosa imposizione indiretta, bensì solo razionalizzato la destinazione delle risorse pubbliche.
Un saluto a tutti Rino Esposito
Quoting "P. Dimitri" liviapat@inwind.it:
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a
Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo
biologico, le
dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi,
Luciano
Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più
degni
sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di
Modica,
chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate
col
Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un
chiaro
e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e
accademicamente
potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale
ed
organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore
di un
progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi
con
interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e
congrue
dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e
competitivo;
- vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar
perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad
arrangiarsi ed
a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di
programmazione e
non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello" marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine
etnica,
nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE
ALL'ETA`:
piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie
impostazioni:
https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Rino Esposito Dipartimento di Scienze Mediche e Biologiche Università di Udine P.le Kolbe, 4 33100 Udine - Italy
SEMEL (SErvizio di Messaging ELettronico) - AINF, Universita' di Udine
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Cara Anna,
Quando si arriva a pronunciare la fatidica frase dei mulini a vento, è proprio allora che bisogna reagire!
Patrizio Dimitri
Il 07/01/12 18.11, "anna painelli" anna.painelli@unipr.it ha scritto:
non credo che scriverò, anche se si dovrebbe. sono stanca di lottare contro i mulini a vento.
Lo scopo di questo messaggio però non è (solo) piangermi addosso. Volevo condividere l'unica cosa piacevole delle ultime settimane: la lettura di questo pezzo, davvero bello (secondo me) e che dice cose che a me hanno fatto bene al cuore. Ecco, mi piacerebbe scrivere al sole 24 ore qualcosa del genere. Ma non sono capace. Eppoi mi sa che non ascolterebbero o forse non potrebbero ascoltare ("Let me put the matter as starkly as I can. If we can’t speak the language of our enemies, not only will they not listen to us – they might not listen to us anyway – but they *can’t*. We need to be saying things they could hear if they would listen. ‘They’, by the way, includes all kinds of people within universities as well as outside them. But what if we can’t speak that language without losing the battle? What if the very language wins the battle by definition? What if we can’t speak of cost-effectiveness because we don’t understand either cost or effect in the way our enemies do? How do we make astrophysics sound useful without turning it into science fiction? Just what sort of transferable skills do we pick up from Greek metrics? I think of a line from Mallarmé: what’s the good of trafficking in what should not be sold, especially when it doesn’t sell?)
http://www.lrb.co.uk/v33/n24/michael-wood/must-we-pay-for-sanskrit
saluti anna
2012/1/7 P. Dimitri liviapat@inwind.it
Cari colleghi,
Ieri ho inviato una lettera sul Prin al sole24 ore e oggi mi ha chiamato un giornalista per dirmi che l'avrebbe pubblicata. Mi ha anche detto che chi è interessato al dibattito può scrivere al seguente indirizzo:
letterealsole@ilsole24ore.com
Buona scrittura,
Patrizio Dimitri
Il 07/01/12 12.40, "Gennaro Esposito" gennaro.esposito@uniud.it ha scritto:
Cari tutti, concordo in toto con le affermazioni di Patrizio Dimitri. Devo tuttavia aggiungere che in effetti esistono casi di proficua e collaudata collaborazione di 5-6 unità. Ne posso dare testimonianza diretta in quanto con altri colleghi, di 5-6 e talvola 7 sedi diverse, da oltre 10 anni formiamo un gruppo che si interessa di proteine amiloidi. Questa esperienza positiva, tuttavia, non implica che tutti i gruppi di rcerca debbano conformarsi in questa maniera. In effetti la coordinazione è qualcosa che si crea con il tempo e quindi, in generale non c'è cosa peggiore che cercare di fare squadra in occasione di una domanda di finanziamento.
Il problema vero è la qualità di un progetto che questa struttura del bando PRIN non favorisce, anzi sfavorisce totalmente, solo perché bisogna avere una procedura non troppo onerosa per il MIUR e soprattutto perché bisogna distribuire pochi soldi spacciandoli per tanti
Ci risiamo, il lupo perde il pelo e non il vizio. Qualsiasi sia il governo al potere, per la ricerca non ci sono risorse! Quindi Profumo gestisce, solo con un profilo mediatico diverso, lo stesso tipo di politica che prima di lui hanno gestito Gelmini, Mussi, Moratti, Berlinguer, Zecchino, Podestà ....
Anche quando chiamano un cosiddetto tecnico o non-politico, stanno molto attenti a selezionarlo tra quella classe di persone che purtroppo abbonda anche tra i componenti dell'accademia.
Ci vuole poco a capire che se si stanziano solo 175 milioni per 3 anni per un PRIN,
- si è aumentato solo del 30% rispetto al vergognoso picco negativo
raggiunto dalla gestione Gelmini; 2) il numero di docenti finanziati sarà al massimo di 6500 unità a fronte di una platea di circa 60000 ricercatori, di cui almeno la metà presenta progetti degni di supporto; 3) la dotazione complessiva per la ricerca è ridicola in un paese in cui non esiste finanziamento privato (all'infuori di favori personali o collette radiotelevisive), in un paese in cui l'industria si adopera solo per sottrarre alla ricerca una parte dei comunque esigui finanziamenti, accaparrandoseli sotto l'etichetta falsa di ricerca applicata; 4) se si crede nel proprio impegno, di fronte a scelte così umilianti per il finanziamento pubblico alla ricerca, ci si dimette.
La designazione di Profumo al MIUR non è piovuta dal cielo, ma è stata una scelta di Monti, almeno condivisa, se non proprio spontanea (quella sarebbe stata addirittura peggiore). Il tenore delle risposte di Profumo l'altro giorno al Sole 24 ore fa capire, secondo me, che siamo di fronte ad un altro elemento deteriore di cui, purtroppo, è popolata l'accademia italiana. Non basta essere universitari per essere al di sopra della mediocrità o, peggio ancora, della cialtroneria imperante ancora nella politica italiana.
Propongo di aprire una campagna di sensibilizzazione pubblica affinché si dimezzino le spese per gli emolumenti dei parlamentari e si destinino stabilmente queste risorse al finanziamento della ricerca: altro che 175 milioni, ogni anno avremmo un PRIN da 500 milioni! Mi rendo conto che insistere adesso sul tasto del finanziamento alla politica può rischiare di essere preso come discorso demagogico-populistico. Tuttavia, mi pare che proporre una destinazione certa, strutturale e duratura della somma recuperata dia una connotazione positivamente concreta ad un'operazione di redistribuzione dele risorse pubbliche.
Il famoso 'grido di dolore' di Riccardo Muti che non lasciò insensibile Tremonti si è concretizzato con un aumento delle accise sulla benzina. Se la ricerca venisse finanziata con quanto si risparmia in stupendi e rimborsi ai parlamentari, non avremmo aggiunto un'altra odiosa imposizione indiretta, bensì solo razionalizzato la destinazione delle risorse pubbliche.
Un saluto a tutti Rino Esposito
Quoting "P. Dimitri" liviapat@inwind.it:
Caro Vianello,
Sono perfettamente d'accordo con la critica sui vincoli quantitativi. Da quando ho letto il bando Prin questo aspetto mi assilla e mi preoccupa. Proprio ieri stavo pensando di scrivere una breve lettera a
Repubblica......
E' vero che rispetto ad alcuni anni fa, specialmente nel campo
biologico, le
dimensioni medie dei gruppi sono cresciute, ma queste non sono necessariamente funzione della qualità della ricerca. Ritengo assurdo definire un numero minimo di ben 5 unità per un Prin. Purtroppo, se ne parlava anche quando c'era Mussi. Si tratta della riproposizione del concetto di "massa critica" tanto caro al sottosegretario di Mussi,
Luciano
Modica (che spero ci leggerà). Secondo tale concetto, i progetti più
degni
sarebbero quelli capaci di aggregare più persone. Tant'è vero che in una bozza del bando Prin uscita negli ultimi mesi dell¹ultimo Governo Prodi figurava proprio un simile limite quantitativo, poi per fortuna rimosso. Magari Profumo ha resuscitato un tale criterio su suggerimento di
Modica,
chissà... Se lo applicate a molte ricerche eccellenti, anche premiate
col
Nobel, queste non verrebbero mai ammesse ad un siffatto Prin! Sembra una barzelletta, ma non me ne meraviglio; in realtà temo si tratti di un
chiaro
e premeditato tentativo mirato a favorire i gruppi ampi e
accademicamente
potenti, tagliando tutto il resto.
Come se non bastasse, un altro problema è di natura pratica, culturale
ed
organizzativa. Chi non ha al momento la possibilità di aggregare 5 unità attorno ad un filone di ricerca (nel mio caso sono stato coordinatore
di un
progetto di 3 unità finanziato nel 2008) in due mesi scarsi deve arrovellarsi il cervello per: 1) a) sbrigarsi per racimolare colleghi
con
interessi comuni ed organizzare 5 unità scientificamente valide e
congrue
dal punto di vista tematico b) scrivere un progetto sensato e
competitivo;
- vendersi al migliore offerente (ammesso che possa farlo); 3) lasciar
perdere e chiudere bottega. Io tenterò la prima opzione, ma il tempo è scarso.
Ritengo che sia poco serio costringere dei professionisti ad
arrangiarsi ed
a fare salti mortali per mettere in piedi collaborazioni scientifiche dell¹ultima ora. La ricerca è una cosa seria, necessita di
programmazione e
non di improvvisazione. Ma questo i nostri abili politici lo sanno?
Patrizio Dimitri
Il 06/01/12 12.07, "Marco Vianello" marcov@math.unipd.it ha scritto:
Cari colleghi,
esiste nei fatti la liberta` di ricerca in Italia? o meglio, esistono le pari opportunita` nell'accesso alle risorse per la ricerca, basate esclusivamente sulla qualita` scientifica?
la risposta sembra negativa (da molto tempo), e ora in particolare dopo l'emanazione dei bandi PRIN e FIRB
e` triste, ogni governo riesce ad inventarsi nuovi metodi per sottofinanziare (o non finanziare del tutto) moltissimi di quelli che dedicano la vita alla ricerca scientifica, siano questi vincoli economici o burocratici
sui bandi PRIN e FIRB si sono espressi in modo molto chiaro i Direttori della Scuola Normale e Sant'Anna, ma un dibattito su questa mailing list sarebbe ragionevole e auspicabile
per chi non avesse letto la lettera aperta al ministro e una "risposta" in intervista dello stesso (da cui si coglie che non sembra esserci la minima intenzione di cambiare rotta) allego questi link
http://www.math.unipd.it/~marcov/letteraSNS.pdf
http://www.math.unipd.it/~marcov/intervista.pdf
personalmente vorrei semplicemente evidenziare un aspetto a mio avviso sottovalutato: i bandi FIRB sono in evidente contrasto con la Carta Europea dei Ricercatori
conosco personalmente vari dottori di ricerca ultra-36enni non strutturati molto validi (membri loro malgrado di quella "generazione bruciata" di ricercatori colpevolmente dimenticata a livello politico e accademico), che non possono fare domanda perche' discriminati non in base alla distanza dal titolo ma in base all'eta`
la carta europea dei ricercatori nella sezione "Principi generali" dice:
Non discriminazione
I datori di lavoro e/o i finanziatori dei ricercatori non devono discriminare i ricercatori in base al genere, all'eta`, all'origine
etnica,
nazionale o sociale, alla religione o alle convinzioni, all'orientamento sessuale, alla lingua, alla disabilita`, alle opinioni politiche e alle condizioni sociali o economiche
I FINANZIATORI DEI RICERCATORI NON DEVONO DISCRIMINARE IN BASE
ALL'ETA`:
piu` chiaro di cosi' ...
Marco Vianello dip.to di matematica Universita` di Padova _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie
impostazioni:
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Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie
impostazioni:
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Rino Esposito Dipartimento di Scienze Mediche e Biologiche Università di Udine P.le Kolbe, 4 33100 Udine - Italy
SEMEL (SErvizio di Messaging ELettronico) - AINF, Universita' di Udine
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A proposito di Prin, avete visto questo? Niente male....
Un effetto collaterale delle nuove norma risiede anche nel fatto che se un ricercatore partecipa a un progetto di cui non è coordinatore (e può, fra l'altro, partecipare solo a uno) e il coordinatore presenta un progetto che non viene ammesso dalla sua università, il ricercatore partecipante si vedrebbe estromesso da tutto il PRIN in buona sostanza senza neppure essere stato valutato... Alcune norme a volte sembrano vengano inventate dai burocrati al solo scopo di complicare le cose... Saluti Alessio Papini
On 01/11/2012 09:33 PM, P. Dimitri wrote:
A proposito di Prin, avete visto questo? Niente male....
http://www.roars.it/online/?p=3073
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