Vi segnalo un interessante articolo "The Italian Paradox", scritto su CNRS International Magazine. L'articolo si trova su
http://www2.cnrs.fr/en/1588.htm
Saluti, Giuseppe Buttazzo
2009/10/20 buttazzo@dm.unipi.it:
Vi segnalo un interessante articolo "The Italian Paradox", scritto su CNRS International Magazine. L'articolo si trova su
Ho letto l'articolo, non c'e' alcun paradosso secondo me e i dati sono gia' conosciuti e discussi da King (Scientific wealth of nations), Perotti (lo splendido isolamento dell'universita' italiana), Amaldi (art. di G.A.Stella sul Corriere della Sera).
Gli italiani spendono meno di altri per la ricerca [R&D spending, has averaged around 1.13% of GDP, compared with a European Union average of 1.84% (2004-2006)] ma pubblicano in proporzione di piu'. L'articolo citato e' molto approssimativo su questo (Yet between 1998 and 2008, Italy produced 371,205 scientific publications, putting the country in eighth position worldwide and fourth in Europe) ma i dati quantitativi sono su King e riassunti e ripresentati da Amaldi.
Ma non c'e' nulla di strano, il paradosso e' solo apparente: si mescolano dati molto diversi quali la ricerca pubblica (tendenzialmente aperta e di base) e quella privata, tendenzialmente orientata ai brevetti e chiusa. Come nota Perotti in tutti i Paesi del mondo i ricercatori statali pubblicano molto piu' di quelli privati e quando si confrontano solo i ricercatori statali italiani con gli altri l'Italia ritorna ad essere sotto la media OCSE, dopo Svizzera, anglosassoni, scandinavi, Olanda, Germania in posizione simile alla Francia e superiore solo a Spagna e Portogallo.
L'anomalia italiana sta nel fatto che lo Stato spende in ricerca (vado a memoria e a spanne) 2/3 degli altri Paesi avanzati ma i privati spendono solo 1/4. E infatti i risultati italiani in termini di brevetti sono penosi. Anche l'autore dell'articolo nota l'anomalia italiana riguardo l'apporto privato alla ricerca, ma non ne trae le dovute conclusioni (With 51%, the public sector is the largest contributor to R&D funding, compared to the private sector's 48%–an uncommon occurrence in major world economies.)
Cordialmente,
universitas_in_trasformazione@lists.dm.unipi.it