Caro Luca,
Certo che abbiamo letto il testo della legge, che era e continua ad essere ben lontana dalla "riforma epocale" decantata dal Ministro. Noi non siamo come un numero esagerato di parlamentari che votano senza sapere cosa. Alcuni punti negativi evidenti del disegno di legge sono per esempio la questione del governo degli atenei, lasciato in mano ad una oligarchia non responsabile verso nessuno nella quale chi fa parte dell'accademia non ha sostanzialmente o quasi nessun potere. Il pensare che chi sta nelle università non sia in grado di pensieri autonomi se non deviati è un'aberrazione evidente, tanto declamata comunque dal ministro come un fatto certo. Quello che manca dappertutto è una responsabilizzazione effettiva delle persone che fanno le scelte, cosa che manca nella legge se non a parole.
Questa legge oltretutto contiene un numero aberrante di deleghe al governo, ed è sostanzialmente una scatola pericolosamente vuota che non ha alcun senso approvare in tutta fretta. Il prolungamento della durata degli assegni di ricerca, la cancellazione della tanto declamata "tenure track" che torna ad essere una cosa vincolata alle disponibilità di bilancio, l'assenza di qualunque criterio qualificante sulla tempistica dei finanziamenti e sulla loro congruità rispetto ad un parametro che non sia generico, e si può continuare sono alcuni degli aspetti "carenti" del disegno di legge.
La legge in questione è solo una lista di cose da fare per il governo, carente di qualunque progettazione strategica pluriennale e di concretezza se non per l'aspetto del governo degli atenei, comunque trattato con l'approssimazione di chi confonde l'Università con una azienda (come ha detto il Ministro Tremonti con la cultura non si mangia...).
Nulla si fa per valorizzare davvero chi lavora bene se non decantare il fatto che tutto sarà meritocratico. Mi pare tuttavia una questione prioritaria definire il concetto che non si può essere meritocratici in un contesto che non lo permette. Non si può essere efficienti in un sistema che a fine 2010 non ha ancora assegnato alle università i fondi per il 2010, che ci mette anche otto anni per finanziare un progetto di ricerca di tre anni, che bandisce i PRIN ogni due anni dando una miseria e facendo castelli in aria sul valore meritocratico di avere un PRIN finanziato, che soffoca le Università e poi parla di commissariare le università che non gestiscono bene i fondi che non hanno, etc etc
Lo stesso relatore della legge al Senato, On. Valditara, ha affermato la settimana scorsa che la legge non mette al centro ricerca e didattica. Dato che queste sono le due mansioni costitutive delle Università, mi spieghi che tipo di disegno di legge è quello in discussione? Di quale merito parla se non agganciato a queste due cose? Di che attività parla se non mette il fuoco sull'essenziale? E' chiaramente una legge vuota per l'approvazione della quale non esiste nessuna fretta e per la quale l'apertura di un confronto potrebbe essere solo salutare.
Noi chiediamo il dialogo sui contenuti, quello che otteniamo sono attacchi con slogan imbarazzanti (tipo "gli universitari sono degli incompetenti inoccupabili").
Io, e come me tantissimi altri, non tratto la questione della legge processando le intenzioni. Quello che si contesta sono proprio i contenuti, vuoti per certi aspetti, vaghi per altri, dannosi per altri ancora. Nella riforma nulla si fa per trasformare l'Università in un luogo dove si producono e si dispensano Cultura e idee nuove, ma si mettono solo paletti aprioristici e belle parole. Non bastano però le parole, servono provvedimenti sensati. Tantissimi tra gli universitari chiedono di confrontarsi sulle norme e sulle idee alternative, cosa che il Ministro si rifiuta pervicacemente di fare.
Caro Luca, questa non è una buona riforma e neanche una riforma sufficiente. E' una schifezza ingestibile che, se per caso venisse approvata con un governo che rischia di cadere da un momento all'altro bloccherà le Università peggio di quanto è accaduto con la legge Moratti cinque anni fa. Non dimenticare poi che il Ministro attuale pochi giorni fa ha minacciato le università di conseguenze pesanti se la legge non passa, dimenticando il fatto che le conseguenze pesanti non sarebbero quelle di non rifinanziare gli atenei, per esempio, ma quelle derivanti dal fatto che LEI continuerebbe a non assolvere i propri OBBLIGHI di legge, continuando a non predisporre quei decreti attuativi che mancano dal 2005. Non è una questione di delegittimare le persone per non parlare delle idee. Con il Ministro è una questione di un testo inaccettabile supportato da una persona che si comporta in modo inaccettabile.
Cordialmente, Guido Mula Ricercatore - Cagliari
Ma qualcuno ha letto il testo uscito dalla Camera? Scusate ma mi sembra una follia collettiva. A me continua a sembrare una buona legge, ottima no, ma buona. prevede ad esempio per la prima volta una valutazione ex post della qualità del reclutamento, lascia moltissima autonomia agli atenei, inserisce la contabilità economica, riduce la discrezionalità ad esempio sugli assegni, favorisce la peer review sulla ricerca, invita a pianificare per ogni ricercatore a tempo determinato i punti per il passaggio ad associato e potrei continuare. Perché non si parla di articoli e commi, ma si processano le intenzioni? Personalmente mi ripugna dover cancellare la mia autonomia di giudizio solo perché detesto questo governo e non stimo questo ministro. Quello riguarda il mio voto, non la mia indipendenza di giudizio. Scusate, ma credo che vada detto.
Luca Solari
Ps per i solerti indagatori, ho firmato l'appello dei 400, non conosco nessuno degli altri firmatari, sono associato con idoneitá di prima fascia, ho amici, anche uno socialista e uno di CL. Credo però che questo non tolga nulla al diritto di dissentire anche da una maggioranza e trovo squallido quel modo di gestire il dissenso, tramite la distruzione delle persone e non il confronto tra idee. Era x questo che mi piaceva questa lista, una volta. Sent from my BlackBerry® wireless device
Dopo una pausa di riflessione, nella quale ho considerato chi me lo faccia fare di scrivere per essere insultato da qualcuno, ho deciso che per il rispetto che ho per tutti gli altri fosse corretto esprimere meglio la mia posizione che come tutte è personale e discutibile, ma soprattutto originale e mia. ciò fatto, per amor di confronto e rispetto, mi ritiro in buon ordine, perché non avevo l'obiettivo di convincere nessuno, ma solo di capire
In particolare, come già in passato, ho apprezzato quanto detto da Guido e Claudio ai quali mi piacerebbe rispondere per spiegare le mie posizioni (che non sono legate come qualcuno simpaticamente ricordava a presunti vantaggi, mi piace sempre ricordare Pasolini su Villa Giulia quando mi capitano attacchi così feroci...)
Premetto che molti dei miei giudizi derivano dall'esperienza fatta come membro del Senato Accademico e del CDA, alla luce della mia modesta competenza in ambito di processi organizzativi nel profit e nel non profit.
Veniamo a Guido
Certo che abbiamo letto il testo della legge, che era e continua ad essere ben lontana dalla "riforma epocale" decantata dal Ministro. Noi non siamo come un numero esagerato di parlamentari che votano senza sapere cosa.
Come detto condivido il fatto che non sia una riforma epocale e che arrivi senza una vera discussione allargata a tutti gli accademici e i tecnico-amministrativi dell'università (faccio fatica a capire come si sarebbe potuto fare tuttavia). Penso anche che sia un tentativo di definire alcune linee di azione vincolando la discrezionalità del Ministero nel ddl (cosa che spiega l'eccessiva numerosità di materie che si cerca di regolare con qualche confusione finale anche di interpretazione). Penso infine che sia fortemente condizionata dal desiderio di molti che il Governo cada (e questo è per me comprensibile).
Alcuni punti negativi evidenti del disegno di legge sono per esempio la questione del governo degli atenei, lasciato in mano ad una oligarchia non responsabile verso nessuno nella quale chi fa parte dell'accademia non ha sostanzialmente o quasi nessun potere. Il pensare che chi sta nelle università non sia in grado di pensieri autonomi se non deviati è un'aberrazione evidente, tanto declamata comunque dal ministro come un fatto certo. Quello che manca dappertutto è una responsabilizzazione effettiva delle persone che fanno le scelte, cosa che manca nella legge se non a parole.
Leggendo l'articolo 2 su organi e articolazione dell'università, ho un'impressione diversa. vi si aggiunge ad esempio la necessità di "trasparenza dell'attività amministrativa e accessibilità delle informazioni relative all'ateneo"; il rettore deve proporre un documento di programmazione triennale agli organi e dura 6 anni non rinnovabili, il SA è composto su base elettiva e prevede una rappresentanza dei direttori di dipartimento, il CDA non può agire su aspetti di didattica senza il parere del SA. certo il rischio di un CDA compiacente c'è, ma molto dipende da come verranno scritti gli statuti e da quali principi si utilizzeranno. che l'elezione risolva questi aspetti mi sembra un po' discutibile. se ben composto è un organismo che può riprendere in mano la coerenza di molte decisioni a partire dalle chiamate che spesso non sono legate ad una reale valutazione degli impatti sull'equilibrio dell'ateneo. ci sono i rappresentanti degli studenti e le persone devono "candidature individuate anche mediante avvisi pubblici tra personalità italiane o straniere in possesso di comprovata competenza in campo gestionale ovvero di un'esperienza professionale di alto livello con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica culturale". consideranoddo che si guadagna pochissimo, penso che il rischio Asl sia del tutto teorico...
Questa legge oltretutto contiene un numero aberrante di deleghe al governo, ed è sostanzialmente una scatola pericolosamente vuota che non ha alcun senso approvare in tutta fretta. Il prolungamento della durata degli assegni di ricerca, la cancellazione della tanto declamata "tenure track" che torna ad essere una cosa vincolata alle disponibilità di bilancio, l'assenza di qualunque criterio qualificante sulla tempistica dei finanziamenti e sulla loro congruità rispetto ad un parametro che non sia generico, e si può continuare sono alcuni degli aspetti "carenti" del disegno di legge.
Sì, in buona parte d'accordo ma credo che una ragione sia anche di blindare il governo nel testo del ddl. sul tenure track, ho una percezione diversa.
La legge in questione è solo una lista di cose da fare per il governo, carente di qualunque progettazione strategica pluriennale e di concretezza se non per l'aspetto del governo degli atenei, comunque trattato con l'approssimazione di chi confonde l'Università con una azienda (come ha detto il Ministro Tremonti con la cultura non si mangia...).
Sono uno dei più forti critici dell'aziendalizzazione in sanità in Lombardia e in generale in ambiti diversi da quello aziendale come la scuola. questa riforma mi sembra molto lontana da questo obiettivo. al di là dell'aspetto nominalistico del Direttore generale, nella pratica mi sembra che nulla dica sull'eventuale intervento di capitali esterni che beninteso per me non sarebbero il demonio, ma non credo potrebbero contribuire più di tanto
Nulla si fa per valorizzare davvero chi lavora bene se non decantare il fatto che tutto sarà meritocratico. Mi pare tuttavia una questione prioritaria definire il concetto che non si può essere meritocratici in un contesto che non lo permette. Non si può essere efficienti in un sistema che a fine 2010 non ha ancora assegnato alle università i fondi per il 2010, che ci mette anche otto anni per finanziare un progetto di ricerca di tre anni, che bandisce i PRIN ogni due anni dando una miseria e facendo castelli in aria sul valore meritocratico di avere un PRIN finanziato, che soffoca le Università e poi parla di commissariare le università che non gestiscono bene i fondi che non hanno, etc etc
certo, di questo il ddl non parla. richiama un concetto astratto di merito. tuttavia, inserisce all'art 2 una commissione paritetica studenti-docenti con l'obiettivo di valutare l'attività di servizio agli studenti. definisce un fondo per il merito all'art. 4 che non sembra debba sostituirsi alle borse di studio tradizionali (ma qui non sono sicuro) con una previsione di un comitato consultivo con studenti del CNSU. prevede all'art. 5 una valutazione ex post delle politiche di reclutamento. prevede la definizione di LEP relativi a tutti i servizi e questa parte non risulta definita senza oneri aggiuntivi, ma con oneri da determinare e rifinanziare
Lo stesso relatore della legge al Senato, On. Valditara, ha affermato la settimana scorsa che la legge non mette al centro ricerca e didattica. Dato che queste sono le due mansioni costitutive delle Università, mi spieghi che tipo di disegno di legge è quello in discussione? Di quale merito parla se non agganciato a queste due cose? Di che attività parla se non mette il fuoco sull'essenziale? E' chiaramente una legge vuota per l'approvazione della quale non esiste nessuna fretta e per la quale l'apertura di un confronto potrebbe essere solo salutare.
certamente questo sarebbe lasciato ai nuovi Statuti, ma se di quelli non ci fidiamo, allora credo che ci sia poco da riformare.
Noi chiediamo il dialogo sui contenuti, quello che otteniamo sono attacchi con slogan imbarazzanti (tipo "gli universitari sono degli incompetenti inoccupabili").
è una ragione per evitare strumentalizzazioni contrarie. alla stupidità non si risponde secondo me con l'arroccamento sull'Aventino.
Io, e come me tantissimi altri, non tratto la questione della legge processando le intenzioni. Quello che si contesta sono proprio i contenuti, vuoti per certi aspetti, vaghi per altri, dannosi per altri ancora. Nella riforma nulla si fa per trasformare l'Università in un luogo dove si producono e si dispensano Cultura e idee nuove, ma si mettono solo paletti aprioristici e belle parole. Non bastano però le parole, servono provvedimenti sensati. Tantissimi tra gli universitari chiedono di confrontarsi sulle norme e sulle idee alternative, cosa che il Ministro si rifiuta pervicacemente di fare.
ma tu credi che sia il Ministro ad aver scritto questa legge?
Caro Luca, questa non è una buona riforma e neanche una riforma sufficiente. E' una schifezza ingestibile che, se per caso venisse approvata con un governo che rischia di cadere da un momento all'altro bloccherà le Università peggio di quanto è accaduto con la legge Moratti cinque anni fa. Non dimenticare poi che il Ministro attuale pochi giorni fa ha minacciato le università di conseguenze pesanti se la legge non passa, dimenticando il fatto che le conseguenze pesanti non sarebbero quelle di non rifinanziare gli atenei, per esempio, ma quelle derivanti dal fatto che LEI continuerebbe a non assolvere i propri OBBLIGHI di legge, continuando a non predisporre quei decreti attuativi che mancano dal 2005.
senza dubbio e infatti spero che se ne vada con questo Governo, ma ciò non toglie che questo non mi basta per essere convinto che il ddl che impropriamente ne porta il nome sia una schifezza.
ora a Claudio
Il giorno 05/dic/2010, alle ore 22.02, claudio procesi ha scritto:
caro Solari, Non e` facile leggere il testo uscito, almeno io non lo ho trovato completo, ho trovato gli emendamenti sul sito del Senato e quindi bisognerebbe andare ad inserirli analiticamente e poi rileggere il tutto. Fra l'altro il testo che ho letto mi ha lasciato spesso perplesso, si alterna un linguaggio burocratico con passaggi un po fumosi che non si capisce cosa vogliono dire.
in realtà è necessario infatti leggere il testo con le modifiche che ora è disponibile. io mi riferivo a quello avendo ricevuto il link
Ci sono 4 punti che loro contestano, uno e` quello sulla "governance" che accentra il potere sul rettore ed il consiglio di amministrazione con membri esterni. Personalmente ho sempre evitato di commentare su questo punto, non perche' non ci siano perplessita` (il rischio ASL) ma semplicemente non mi sento abbastanza competente su questa questione. Gli altri tre punti sono sul diritto allo studio i precari e sulla idea di mettere ad esaurimento il ruolo di ricercatore e creare una specie di "tenure track" di un massimo di 8 anni.
su questo sono previsti almeno tre (o due) membri esterni ma con le caratteristiche sopra indicate. ricordo che in molti statuti già oggi sono presenti soprattutto professori ordinari sebbene elettivi. personalmente, poi, sarò stato fortunato, ma nel mio CDA si pensava a tutto l'ateneo e non a rappresentare "caste" ecc. anche perché ci sono precise responsabilità individuali e non è il caso di scherzare... inoltre, finalmente ci sarà una contabilità gestionale che consentirà di capire quanto costa ad esempio la non copertura di un settore scientifico disciplinare o un corso di laurea. non impone di attivare solo ciò che è economico, ma giustamente in una situazione di risorse scarse obbliga a dichiarare le proprie priorità anche considerando le conseguenze economiche. per me questo è un buon punto
Io credo che l'idea di mettere ad esaurimento 25.000 ricercatori prevedendo forse 1500 o al massimo 6000 concorsi sia folle.
Io non so cosa sia in teoria giusto fare, certo nel momento in cui si decide di abolire la figura del ricercatore a tempo determinato io non vedo altra via d'uscita che una enorme ope--legis perche' e` una follia tenere 25000 persone con uno status di questo tipo. Secondo me questo gia` e ` sufficiente per bocciare la riforma. Io ricordo bene quando furono aboliti gli assistenti ed i professori incaricati, ci fu un relativamente lungo (ma non troppo) periodo di idoneita`, nella matematica rimasero fuori pochi assistenti e con il senno di poi credo che non sia stato utile avere qualche assistente a vita frustrato e magari poco disponibile, magari accanto ad altri miracolati altrettanto scadenti.
l'esaurimento del ruolo è già stato deciso dalle leggi precedenti, qui si prevede che le università debbano in qualche modo predisporre modalità di riassorbimento. certamente il testo lascia totale discrezionalità all'accademia, ma davvero pensiamo di essere in mani così pessime? forse mi rendo conto che la mia esperienza è del tutto peculiare, ma non ho mai visto questi atteggiamenti nel mio SA e nemmeno nel mio CDA. viene previsto come obbligatorio il concorso di abilitazione nazionale ogni anno e questa mi sembra una possibile garanzia. per quanto riguarda il destino dei ricercatori va detto che a regole date, non so quanti potrebbero comunque diventare associati. non capisco bene, quindi, quanto sia il ddl a creare questo problema, semmai non lo risolve.
Fra l'altro io da tempo propugno la idea di avere contratti differenziati per chi smette di fare ricerca (sono moltissimi) e chi continua a farla, ma se si vuole fare finta che siamo tutti uguali poi si paga un conto salato.
sono d'accordo con la tua proposta che giudico ragionevole. si dovrebbe riconoscere l'esistenza di tre carriere o tre ruoli: ricerca, didattica e amministrazione e pensare poi a forme di riequilibrio. in alcuni casi, c'è chi si sottrae a tutto per fare solo ricerca e personalmente non credo che questo sia del tutto corretto visto che siamo in un sistema di università di ricerca E didattica. se hai come capita a me quasi 50 richieste di tesi all'anno (più i dottorandi...) di persone che sentono che la tua materia è quella che a loro serve per entrare nel mondo del lavoro non è facile lavorare come chi sceglie con il contagocce e si segue 1 o 2 studenti
Poi c'e` la questione dei ricercatori a tempo determinato. Qui e` veramente essenziale che ci sia una politica che non crei false aspettative e precari che dopo 8 anni a tempo determinato si trovino in mezzo ad una strada. Io non ho il quadro di tutto il mondo, so per esempio che in Francia vogliono assumere al piu presto i Maitre de conference e sono contrari ai post--doc. Ma anche in America (che peraltro non e` confrontabile in quanto molto piu dinamico come mondo del lavoro), ci sono le vere tenure track e credo che i tempi per avere una tenure siano molto piu` rapidi. Ora 2 o 3 anni di postdoc senza impegno ha senso ma 8 non mi pare proprio, un matematico (ma anche molte altre figure accademiche) dopo 8 anni di post-doc e` totalmente fuori del mercato di lavoro e non mi e` chiaro cosa possa fare.
personalmente sono stato per strada per 10 anni dal 1991 al 2001, ma capisco che il mio settore è diverso e avrei avuto comunque una possibilità di impiego, anche perché altrimenti non me lo sarei potuto permettere. l'art. 21 comma 5 è di ambigua interpretazione; a me sembra che la frase "La programmazione assicura la disponibilità di risorse necessarie in caso di esito positivo della procedura di valutazione" che va effettuata in caso di ottenimento dell'abilitazione nazionale. certo se poi le università usano in modo indiscriminato questa figura, c'è un rischio elevatissimo. ma siamo proprio sicuri di essere così? sarò ottimista o fortunato, ma pur consapevole delle storture alla fine ho visto quasi sempre trionfare il buon senso.
Poi c'e' la questione diritto allo studio, qui si potrebbe dire che la cosa non riguarda strettamente la riforma ma certo riguarda la politica verso l'Universita`. Se leggete la riforma troverete in svariati luoghi la frase "senza oneri" come per mettere le mani avanti che soldi si tolgono e non si danno. Intanto la Gelmini tentava di equiparare il CEPU alle Universita` private (mi dicono che per ora non ci e` riuscita ma non ci si puo` fidare).
come dicevo prima il fondo per il merito non mi sembra stravolga tutto, ma confesso il mio limite di comprensione.
I precari. Anche questo e` solo una appendice, ma importante alla riforma. Ad oggi non si capisce quali risorse ci siano e che politica si voglia fare. Questo secondo me e` un punto veramente doloroso in cui la politica dovrebbe avere il coraggio di dire una parola chiara. Io non so quanti siano, si parla di 20000 ?? E` evidente che e` impossibile assumere 20000 precari a meno di non voler bloccare l'Universita` per i prossimi 20 anni.
ora, che cosa è un precario nell'università? se è un assegnista di ricerca, mi piacerebbe capire come vengono trattati. quelli che lavorano con me, fanno di fatto quello che vogliono, nel senso che sono dedicati alla loro ricerca e alla loro carriera, non certo a lavorare per me. certo vengono in aula quando ho 200 studenti agli esami per un'oretta di guardiani, ma gli esami li correggo tutti io da sempre.in questo caso, non sono precari ma per me ricercatori autonomi, consapevoli del rischio e avvisati che l'unica cosa da fare è pubblicare e farsi un network di ricerca. se invece è personale a tempo determinato, allora si tratta di tutt'altra cosa.
Questo tutti dovrebbero avere il coraggio di dirlo anche se non tutti hanno le stesse responsabilita` nell'aver generato questa bomba.
C'e` un'altra cosa che mi preoccupa, intanto non mi piace questa gerarchizzazione per cui tutto e` nelle mani dei professori ordinari. Pensare che questa sia una garanzia di serieta` vuol dire non conoscere la situazione, inoltre e` importante mantenere un senso di comunita` fra i giovani e gli anziani piuttosto che una gerarchia. Io sono abituato a giudicare le persone per il loro valore scientifico non per il titolo che ricoprono. Ma il metodo di reclutamento mi lascia molto perplesso (in modo molto diverso da quello di vari colleghi). La riforma prevede una idoneita` nazionale data da una commissione di 4 professori ordinari, piu`, non si capisce bene quanti scelti sul piano internazionale, il modo in cui sono scelti mi disturba moltissimo. I 4 saranno sorteggiati fra coloro che faranno esplicitamente domanda di partecipare e potranno essere distaccati al ministero (questo e` quello che ho capito, se sbaglio correggetemi). Il mio timore e` molteplice. Prima di tutto non credo che le persone piu` impegnate nella ricerca si faranno avanti per stare in una commissione distaccata al ministero, il rischio e` che i peggiori fra i professori universitari o quantomeno una pletora di mediocri siano in queste commissioni il sorteggio provvedera` a questo per ragioni statistiche. Pensare che membri del mondo internazionale possano essere una garanzia vuol dire non sapere nulla di come funzionano queste cose. Una cosa e` chiedere un parere ad un esperto sulla produzione scientifica di un candidato, magari confrontandolo con altri, ed altro e` avere un membro del tutto esterno. A me e` capitato di essere membro esterno e sempre ci si sente in imbarazzo in quanto non responsabili della politica locale, quindi un membro esterno (se e` una persona seria il che non e` garantito visto che saranno i burocrati a sceglierli) non puo` prendersi responsabilita` troppo grandi rispetto alla politica locale.
personalmente sarei dell'avviso di definire uno standard minimo di presentabilità dei candidati per settore e poi lasciare alla cooptazione e alla responsabilità dei chiamanti, poiché i meccanismi concorsuali non risolvono questo problema. permettimi però di dire che aventinizzarsi non è un modo per cambiare le cose e forse sarebbe il caso che si presentassero proprio quelli più validi. su questo c'è una timida previsione nell'art. 16, comma h che prevede certe caratteristiche minime
Poi c'e` la questione della meritocrazia. per ora io vedo solo parole. Credo che tutti quelli che si sono occupati della questione sanno che creare una agenzia di valutazione e` una impresa seria che richiede metodologie, consenso, visione, insomma buona politica. Senza una seria agenzia di valutazione le idee di premiare i dipartimenti o i docenti virtuosi non marciano. Poi certo se si fa la valutazione ma non ci si mettono i soldi diventa una burla, come il CIVR. Al momento mi pare che sia solo sulla carta, mentre andava fatta prima della riforma. La parte premiale e` minima ed il rischio evidente e` che venga gestita in modo del tutto burocratico, magari una ulteriore prerogativa del potere dei rettori (questo non lo so). Insomma in generale l'impressione che ho e` di una riforma molto pasticciata, in cui si sovrappongono buone idee che spesso abortiscono con altre del tutto inaccettabili.
nell'equilibrio tra i due aspetti per me prevalgono quelli potenzialmente positivi, qui sta la differenza di posizione, legata alla mia prospettiva che ritiene centrale l'autonomia e la responsabilizzazione delgi atenei per generare un po' di competizione virtuosa
Di fatto credo che il limite vero di questa riforma e` che, al contrario di quella fatta da Ruberti 30 anni fa, sia stata tutta elaborata nelle stanze del Ministero con alcuni consiglieri esterni non rappresentativi del nostro mondo, senza alcun dibattito nel mondo accademico anzi spesso con slogan "contro"
ho ragioni per pensare che non sia così e che tra le righe le mille cose che si cerca di regolare nascano proprio dalla preoccupazione per una gestione della parte attuativa troppo discrezionale da parte del governo
claudio
l'amara realtà è che l'università risulta ancora una volta funzionale a battaglie politiche che nulla c'entrano. Moratti, Mussi e Gelmini ci sono passati sopra senza che si potesse percepire alcune differenza né sui finanziamenti né sulle strategie di lungo periodo. ora però fa comodo ad alcuni alzare un polverone che poteva risolversi con il governo Prodi e questo io non lo dimentico.
luca
io trovo questa discussione interessante ma mi piacerebbe sapere da Solari che eta` aveva alla fine degli anni 80, perche' io mi ricordo una lunga discussione nell'Universita` durante la gestazione della riforma di Ruberti, quello che continuo a pensare sia mancata in questi anni. Certo non ha aiutato il fatto che il ministro sia cosi` diverso da Ruberti, infatti il ruolo del ministro non e` evidentemente tecnico ma proprio politico ovvero quello di riuscire a stabilire un dialogo con le varie istanze della societa` per tentare una sintesi ma mi rendo pure conto che di Ruberti nella politica al momento non se ne vedono in giro.
On Dec 6, 2010, at 9:53 PM, Luca Solari wrote:
Dopo una pausa di riflessione, nella quale ho considerato chi me lo faccia fare di scrivere per essere insultato da qualcuno, ho deciso che per il rispetto che ho per tutti gli altri fosse corretto esprimere meglio la mia posizione che come tutte è personale e discutibile, ma soprattutto originale e mia. ciò fatto, per amor di confronto e rispetto, mi ritiro in buon ordine, perché non avevo l'obiettivo di convincere nessuno, ma solo di capire
In particolare, come già in passato, ho apprezzato quanto detto da Guido e Claudio ai quali mi piacerebbe rispondere per spiegare le mie posizioni (che non sono legate come qualcuno simpaticamente ricordava a presunti vantaggi, mi piace sempre ricordare Pasolini su Villa Giulia quando mi capitano attacchi così feroci...)
Premetto che molti dei miei giudizi derivano dall'esperienza fatta come membro del Senato Accademico e del CDA, alla luce della mia modesta competenza in ambito di processi organizzativi nel profit e nel non profit.
Veniamo a Guido
Certo che abbiamo letto il testo della legge, che era e continua ad essere ben lontana dalla "riforma epocale" decantata dal Ministro. Noi non siamo come un numero esagerato di parlamentari che votano senza sapere cosa.
Come detto condivido il fatto che non sia una riforma epocale e che arrivi senza una vera discussione allargata a tutti gli accademici e i tecnico-amministrativi dell'università (faccio fatica a capire come si sarebbe potuto fare tuttavia). Penso anche che sia un tentativo di definire alcune linee di azione vincolando la discrezionalità del Ministero nel ddl (cosa che spiega l'eccessiva numerosità di materie che si cerca di regolare con qualche confusione finale anche di interpretazione). Penso infine che sia fortemente condizionata dal desiderio di molti che il Governo cada (e questo è per me comprensibile).
Alcuni punti negativi evidenti del disegno di legge sono per esempio la questione del governo degli atenei, lasciato in mano ad una oligarchia non responsabile verso nessuno nella quale chi fa parte dell'accademia non ha sostanzialmente o quasi nessun potere. Il pensare che chi sta nelle università non sia in grado di pensieri autonomi se non deviati è un'aberrazione evidente, tanto declamata comunque dal ministro come un fatto certo. Quello che manca dappertutto è una responsabilizzazione effettiva delle persone che fanno le scelte, cosa che manca nella legge se non a parole.
Leggendo l'articolo 2 su organi e articolazione dell'università, ho un'impressione diversa. vi si aggiunge ad esempio la necessità di "trasparenza dell'attività amministrativa e accessibilità delle informazioni relative all'ateneo"; il rettore deve proporre un documento di programmazione triennale agli organi e dura 6 anni non rinnovabili, il SA è composto su base elettiva e prevede una rappresentanza dei direttori di dipartimento, il CDA non può agire su aspetti di didattica senza il parere del SA. certo il rischio di un CDA compiacente c'è, ma molto dipende da come verranno scritti gli statuti e da quali principi si utilizzeranno. che l'elezione risolva questi aspetti mi sembra un po' discutibile. se ben composto è un organismo che può riprendere in mano la coerenza di molte decisioni a partire dalle chiamate che spesso non sono legate ad una reale valutazione degli impatti sull'equilibrio dell'ateneo. ci sono i rappresentanti degli studenti e le persone devono "candidature individuate anche mediante avvisi pubblici tra personalità italiane o straniere in possesso di comprovata competenza in campo gestionale ovvero di un'esperienza professionale di alto livello con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica culturale". consideranoddo che si guadagna pochissimo, penso che il rischio Asl sia del tutto teorico...
Questa legge oltretutto contiene un numero aberrante di deleghe al governo, ed è sostanzialmente una scatola pericolosamente vuota che non ha alcun senso approvare in tutta fretta. Il prolungamento della durata degli assegni di ricerca, la cancellazione della tanto declamata "tenure track" che torna ad essere una cosa vincolata alle disponibilità di bilancio, l'assenza di qualunque criterio qualificante sulla tempistica dei finanziamenti e sulla loro congruità rispetto ad un parametro che non sia generico, e si può continuare sono alcuni degli aspetti "carenti" del disegno di legge.
Sì, in buona parte d'accordo ma credo che una ragione sia anche di blindare il governo nel testo del ddl. sul tenure track, ho una percezione diversa.
La legge in questione è solo una lista di cose da fare per il governo, carente di qualunque progettazione strategica pluriennale e di concretezza se non per l'aspetto del governo degli atenei, comunque trattato con l'approssimazione di chi confonde l'Università con una azienda (come ha detto il Ministro Tremonti con la cultura non si mangia...).
Sono uno dei più forti critici dell'aziendalizzazione in sanità in Lombardia e in generale in ambiti diversi da quello aziendale come la scuola. questa riforma mi sembra molto lontana da questo obiettivo. al di là dell'aspetto nominalistico del Direttore generale, nella pratica mi sembra che nulla dica sull'eventuale intervento di capitali esterni che beninteso per me non sarebbero il demonio, ma non credo potrebbero contribuire più di tanto
Nulla si fa per valorizzare davvero chi lavora bene se non decantare il fatto che tutto sarà meritocratico. Mi pare tuttavia una questione prioritaria definire il concetto che non si può essere meritocratici in un contesto che non lo permette. Non si può essere efficienti in un sistema che a fine 2010 non ha ancora assegnato alle università i fondi per il 2010, che ci mette anche otto anni per finanziare un progetto di ricerca di tre anni, che bandisce i PRIN ogni due anni dando una miseria e facendo castelli in aria sul valore meritocratico di avere un PRIN finanziato, che soffoca le Università e poi parla di commissariare le università che non gestiscono bene i fondi che non hanno, etc etc
certo, di questo il ddl non parla. richiama un concetto astratto di merito. tuttavia, inserisce all'art 2 una commissione paritetica studenti-docenti con l'obiettivo di valutare l'attività di servizio agli studenti. definisce un fondo per il merito all'art. 4 che non sembra debba sostituirsi alle borse di studio tradizionali (ma qui non sono sicuro) con una previsione di un comitato consultivo con studenti del CNSU. prevede all'art. 5 una valutazione ex post delle politiche di reclutamento. prevede la definizione di LEP relativi a tutti i servizi e questa parte non risulta definita senza oneri aggiuntivi, ma con oneri da determinare e rifinanziare
Lo stesso relatore della legge al Senato, On. Valditara, ha affermato la settimana scorsa che la legge non mette al centro ricerca e didattica. Dato che queste sono le due mansioni costitutive delle Università, mi spieghi che tipo di disegno di legge è quello in discussione? Di quale merito parla se non agganciato a queste due cose? Di che attività parla se non mette il fuoco sull'essenziale? E' chiaramente una legge vuota per l'approvazione della quale non esiste nessuna fretta e per la quale l'apertura di un confronto potrebbe essere solo salutare.
certamente questo sarebbe lasciato ai nuovi Statuti, ma se di quelli non ci fidiamo, allora credo che ci sia poco da riformare.
Noi chiediamo il dialogo sui contenuti, quello che otteniamo sono attacchi con slogan imbarazzanti (tipo "gli universitari sono degli incompetenti inoccupabili").
è una ragione per evitare strumentalizzazioni contrarie. alla stupidità non si risponde secondo me con l'arroccamento sull'Aventino.
Io, e come me tantissimi altri, non tratto la questione della legge processando le intenzioni. Quello che si contesta sono proprio i contenuti, vuoti per certi aspetti, vaghi per altri, dannosi per altri ancora. Nella riforma nulla si fa per trasformare l'Università in un luogo dove si producono e si dispensano Cultura e idee nuove, ma si mettono solo paletti aprioristici e belle parole. Non bastano però le parole, servono provvedimenti sensati. Tantissimi tra gli universitari chiedono di confrontarsi sulle norme e sulle idee alternative, cosa che il Ministro si rifiuta pervicacemente di fare.
ma tu credi che sia il Ministro ad aver scritto questa legge?
Caro Luca, questa non è una buona riforma e neanche una riforma sufficiente. E' una schifezza ingestibile che, se per caso venisse approvata con un governo che rischia di cadere da un momento all'altro bloccherà le Università peggio di quanto è accaduto con la legge Moratti cinque anni fa. Non dimenticare poi che il Ministro attuale pochi giorni fa ha minacciato le università di conseguenze pesanti se la legge non passa, dimenticando il fatto che le conseguenze pesanti non sarebbero quelle di non rifinanziare gli atenei, per esempio, ma quelle derivanti dal fatto che LEI continuerebbe a non assolvere i propri OBBLIGHI di legge, continuando a non predisporre quei decreti attuativi che mancano dal 2005.
senza dubbio e infatti spero che se ne vada con questo Governo, ma ciò non toglie che questo non mi basta per essere convinto che il ddl che impropriamente ne porta il nome sia una schifezza.
ora a Claudio
Il giorno 05/dic/2010, alle ore 22.02, claudio procesi ha scritto:
caro Solari, Non e` facile leggere il testo uscito, almeno io non lo ho trovato completo, ho trovato gli emendamenti sul sito del Senato e quindi bisognerebbe andare ad inserirli analiticamente e poi rileggere il tutto. Fra l'altro il testo che ho letto mi ha lasciato spesso perplesso, si alterna un linguaggio burocratico con passaggi un po fumosi che non si capisce cosa vogliono dire.
in realtà è necessario infatti leggere il testo con le modifiche che ora è disponibile. io mi riferivo a quello avendo ricevuto il link
Ci sono 4 punti che loro contestano, uno e` quello sulla "governance" che accentra il potere sul rettore ed il consiglio di amministrazione con membri esterni. Personalmente ho sempre evitato di commentare su questo punto, non perche' non ci siano perplessita` (il rischio ASL) ma semplicemente non mi sento abbastanza competente su questa questione. Gli altri tre punti sono sul diritto allo studio i precari e sulla idea di mettere ad esaurimento il ruolo di ricercatore e creare una specie di "tenure track" di un massimo di 8 anni.
su questo sono previsti almeno tre (o due) membri esterni ma con le caratteristiche sopra indicate. ricordo che in molti statuti già oggi sono presenti soprattutto professori ordinari sebbene elettivi. personalmente, poi, sarò stato fortunato, ma nel mio CDA si pensava a tutto l'ateneo e non a rappresentare "caste" ecc. anche perché ci sono precise responsabilità individuali e non è il caso di scherzare... inoltre, finalmente ci sarà una contabilità gestionale che consentirà di capire quanto costa ad esempio la non copertura di un settore scientifico disciplinare o un corso di laurea. non impone di attivare solo ciò che è economico, ma giustamente in una situazione di risorse scarse obbliga a dichiarare le proprie priorità anche considerando le conseguenze economiche. per me questo è un buon punto
Io credo che l'idea di mettere ad esaurimento 25.000 ricercatori prevedendo forse 1500 o al massimo 6000 concorsi sia folle.
Io non so cosa sia in teoria giusto fare, certo nel momento in cui si decide di abolire la figura del ricercatore a tempo determinato io non vedo altra via d'uscita che una enorme ope--legis perche' e` una follia tenere 25000 persone con uno status di questo tipo. Secondo me questo gia` e ` sufficiente per bocciare la riforma. Io ricordo bene quando furono aboliti gli assistenti ed i professori incaricati, ci fu un relativamente lungo (ma non troppo) periodo di idoneita`, nella matematica rimasero fuori pochi assistenti e con il senno di poi credo che non sia stato utile avere qualche assistente a vita frustrato e magari poco disponibile, magari accanto ad altri miracolati altrettanto scadenti.
l'esaurimento del ruolo è già stato deciso dalle leggi precedenti, qui si prevede che le università debbano in qualche modo predisporre modalità di riassorbimento. certamente il testo lascia totale discrezionalità all'accademia, ma davvero pensiamo di essere in mani così pessime? forse mi rendo conto che la mia esperienza è del tutto peculiare, ma non ho mai visto questi atteggiamenti nel mio SA e nemmeno nel mio CDA. viene previsto come obbligatorio il concorso di abilitazione nazionale ogni anno e questa mi sembra una possibile garanzia. per quanto riguarda il destino dei ricercatori va detto che a regole date, non so quanti potrebbero comunque diventare associati. non capisco bene, quindi, quanto sia il ddl a creare questo problema, semmai non lo risolve.
Fra l'altro io da tempo propugno la idea di avere contratti differenziati per chi smette di fare ricerca (sono moltissimi) e chi continua a farla, ma se si vuole fare finta che siamo tutti uguali poi si paga un conto salato.
sono d'accordo con la tua proposta che giudico ragionevole. si dovrebbe riconoscere l'esistenza di tre carriere o tre ruoli: ricerca, didattica e amministrazione e pensare poi a forme di riequilibrio. in alcuni casi, c'è chi si sottrae a tutto per fare solo ricerca e personalmente non credo che questo sia del tutto corretto visto che siamo in un sistema di università di ricerca E didattica. se hai come capita a me quasi 50 richieste di tesi all'anno (più i dottorandi...) di persone che sentono che la tua materia è quella che a loro serve per entrare nel mondo del lavoro non è facile lavorare come chi sceglie con il contagocce e si segue 1 o 2 studenti
Poi c'e` la questione dei ricercatori a tempo determinato. Qui e` veramente essenziale che ci sia una politica che non crei false aspettative e precari che dopo 8 anni a tempo determinato si trovino in mezzo ad una strada. Io non ho il quadro di tutto il mondo, so per esempio che in Francia vogliono assumere al piu presto i Maitre de conference e sono contrari ai post--doc. Ma anche in America (che peraltro non e` confrontabile in quanto molto piu dinamico come mondo del lavoro), ci sono le vere tenure track e credo che i tempi per avere una tenure siano molto piu` rapidi. Ora 2 o 3 anni di postdoc senza impegno ha senso ma 8 non mi pare proprio, un matematico (ma anche molte altre figure accademiche) dopo 8 anni di post-doc e` totalmente fuori del mercato di lavoro e non mi e` chiaro cosa possa fare.
personalmente sono stato per strada per 10 anni dal 1991 al 2001, ma capisco che il mio settore è diverso e avrei avuto comunque una possibilità di impiego, anche perché altrimenti non me lo sarei potuto permettere. l'art. 21 comma 5 è di ambigua interpretazione; a me sembra che la frase "La programmazione assicura la disponibilità di risorse necessarie in caso di esito positivo della procedura di valutazione" che va effettuata in caso di ottenimento dell'abilitazione nazionale. certo se poi le università usano in modo indiscriminato questa figura, c'è un rischio elevatissimo. ma siamo proprio sicuri di essere così? sarò ottimista o fortunato, ma pur consapevole delle storture alla fine ho visto quasi sempre trionfare il buon senso.
Poi c'e' la questione diritto allo studio, qui si potrebbe dire che la cosa non riguarda strettamente la riforma ma certo riguarda la politica verso l'Universita`. Se leggete la riforma troverete in svariati luoghi la frase "senza oneri" come per mettere le mani avanti che soldi si tolgono e non si danno. Intanto la Gelmini tentava di equiparare il CEPU alle Universita` private (mi dicono che per ora non ci e` riuscita ma non ci si puo` fidare).
come dicevo prima il fondo per il merito non mi sembra stravolga tutto, ma confesso il mio limite di comprensione.
I precari. Anche questo e` solo una appendice, ma importante alla riforma. Ad oggi non si capisce quali risorse ci siano e che politica si voglia fare. Questo secondo me e` un punto veramente doloroso in cui la politica dovrebbe avere il coraggio di dire una parola chiara. Io non so quanti siano, si parla di 20000 ?? E` evidente che e` impossibile assumere 20000 precari a meno di non voler bloccare l'Universita` per i prossimi 20 anni.
ora, che cosa è un precario nell'università? se è un assegnista di ricerca, mi piacerebbe capire come vengono trattati. quelli che lavorano con me, fanno di fatto quello che vogliono, nel senso che sono dedicati alla loro ricerca e alla loro carriera, non certo a lavorare per me. certo vengono in aula quando ho 200 studenti agli esami per un'oretta di guardiani, ma gli esami li correggo tutti io da sempre.in questo caso, non sono precari ma per me ricercatori autonomi, consapevoli del rischio e avvisati che l'unica cosa da fare è pubblicare e farsi un network di ricerca. se invece è personale a tempo determinato, allora si tratta di tutt'altra cosa.
Questo tutti dovrebbero avere il coraggio di dirlo anche se non tutti hanno le stesse responsabilita` nell'aver generato questa bomba.
C'e` un'altra cosa che mi preoccupa, intanto non mi piace questa gerarchizzazione per cui tutto e` nelle mani dei professori ordinari. Pensare che questa sia una garanzia di serieta` vuol dire non conoscere la situazione, inoltre e` importante mantenere un senso di comunita` fra i giovani e gli anziani piuttosto che una gerarchia. Io sono abituato a giudicare le persone per il loro valore scientifico non per il titolo che ricoprono. Ma il metodo di reclutamento mi lascia molto perplesso (in modo molto diverso da quello di vari colleghi). La riforma prevede una idoneita` nazionale data da una commissione di 4 professori ordinari, piu`, non si capisce bene quanti scelti sul piano internazionale, il modo in cui sono scelti mi disturba moltissimo. I 4 saranno sorteggiati fra coloro che faranno esplicitamente domanda di partecipare e potranno essere distaccati al ministero (questo e` quello che ho capito, se sbaglio correggetemi). Il mio timore e` molteplice. Prima di tutto non credo che le persone piu` impegnate nella ricerca si faranno avanti per stare in una commissione distaccata al ministero, il rischio e` che i peggiori fra i professori universitari o quantomeno una pletora di mediocri siano in queste commissioni il sorteggio provvedera` a questo per ragioni statistiche. Pensare che membri del mondo internazionale possano essere una garanzia vuol dire non sapere nulla di come funzionano queste cose. Una cosa e` chiedere un parere ad un esperto sulla produzione scientifica di un candidato, magari confrontandolo con altri, ed altro e` avere un membro del tutto esterno. A me e` capitato di essere membro esterno e sempre ci si sente in imbarazzo in quanto non responsabili della politica locale, quindi un membro esterno (se e` una persona seria il che non e` garantito visto che saranno i burocrati a sceglierli) non puo` prendersi responsabilita` troppo grandi rispetto alla politica locale.
personalmente sarei dell'avviso di definire uno standard minimo di presentabilità dei candidati per settore e poi lasciare alla cooptazione e alla responsabilità dei chiamanti, poiché i meccanismi concorsuali non risolvono questo problema. permettimi però di dire che aventinizzarsi non è un modo per cambiare le cose e forse sarebbe il caso che si presentassero proprio quelli più validi. su questo c'è una timida previsione nell'art. 16, comma h che prevede certe caratteristiche minime
Poi c'e` la questione della meritocrazia. per ora io vedo solo parole. Credo che tutti quelli che si sono occupati della questione sanno che creare una agenzia di valutazione e` una impresa seria che richiede metodologie, consenso, visione, insomma buona politica. Senza una seria agenzia di valutazione le idee di premiare i dipartimenti o i docenti virtuosi non marciano. Poi certo se si fa la valutazione ma non ci si mettono i soldi diventa una burla, come il CIVR. Al momento mi pare che sia solo sulla carta, mentre andava fatta prima della riforma. La parte premiale e` minima ed il rischio evidente e` che venga gestita in modo del tutto burocratico, magari una ulteriore prerogativa del potere dei rettori (questo non lo so). Insomma in generale l'impressione che ho e` di una riforma molto pasticciata, in cui si sovrappongono buone idee che spesso abortiscono con altre del tutto inaccettabili.
nell'equilibrio tra i due aspetti per me prevalgono quelli potenzialmente positivi, qui sta la differenza di posizione, legata alla mia prospettiva che ritiene centrale l'autonomia e la responsabilizzazione delgi atenei per generare un po' di competizione virtuosa
Di fatto credo che il limite vero di questa riforma e` che, al contrario di quella fatta da Ruberti 30 anni fa, sia stata tutta elaborata nelle stanze del Ministero con alcuni consiglieri esterni non rappresentativi del nostro mondo, senza alcun dibattito nel mondo accademico anzi spesso con slogan "contro"
ho ragioni per pensare che non sia così e che tra le righe le mille cose che si cerca di regolare nascano proprio dalla preoccupazione per una gestione della parte attuativa troppo discrezionale da parte del governo
claudio
l'amara realtà è che l'università risulta ancora una volta funzionale a battaglie politiche che nulla c'entrano. Moratti, Mussi e Gelmini ci sono passati sopra senza che si potesse percepire alcune differenza né sui finanziamenti né sulle strategie di lungo periodo. ora però fa comodo ad alcuni alzare un polverone che poteva risolversi con il governo Prodi e questo io non lo dimentico.
luca
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
tel. 0039-06-49913212, fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/
Caro Claudio, Mi sono laureato nel 1991 e in un'università come la Bocconi che allora non proponeva molti spazi di discussione sulla riforma universitaria, figuriamoci poi per studenti e poi borsisti. I settori delle scienze economico- aziendali allora erano poi molto marginali e ancora tutti italiani e senza quasi esposizione all'estero. Quindi, non ho vissuto quella stagione che tu ricordi e ho perso la speranza che si possa vivere in un paese dove non ci si ascolta più. Come detto, credo che il deficit sia oggi sociale e politico e che manchi tutta una classe dirigente sia politica sia accademica, anche grazie al disinteresse di molti per il governo della cosa comune. Stare negli organi e farlo per bene è davvero impegnativo e non attira amicizie se non fai compromessi. Lo stesso vale, al di là della facile demagogia, per la politica. Lasciare quel governo ad altri perché si pensa solo alla ricerca (nelle università) e al proprio orto (nella società) come spesso accade produce effetti distorsivi. Ecco perché ritengo che sia un dovere anche l'attività amministrativa per un docente universitario. Su Ruberti e la classe politica degli anni '80, credimi, non posso che essere d'accordo, fino a rimpiangere chi allora detestavo... La mia posizione sull ddl non è una posizione politica. Io credo che se non passa questo ddl (e non passerà, visto che da un altro lato spero nella crisi di governo) non ci sarà più alcuna riforma o peggio calerà sull'autonomia la scure del centralismo sostenuto dai vincoli di bilancio e caro ad alcuni settori sia dell'attuale maggioranza che della possibile alternativa (abbiamo dimenticato Mussi?). Questo testo dava la possibilità di alcuni cambiamenti di cui abbiamo bisogno, ma soprattutto imponeva ad un sistema inerte di rimettersi in moto per darsi nuove regole. Per me questo lumicino è meglio di niente. Capisco tuttavia la diversità di opinione di chi è in settori diversi e molto maturi con blocchi significativi o ne deriva un danneggiamento. Ad esempio, mi rendo conto che il fatto di aver sperimentato a Trento la figura di ricercatore a tempo determinato (dopo 7 anni di borse di studio) senza particolari patemi, mi ha fatto dimenticare che non in tutti i settori puoi sempre avere un'alternativa. A me ha dato l'occasione dopo l'idoneità di sperimentare un piccolo job market ed essere chiamato in un'università dove non conoscevo nemmeno il portiere. Quando lo racconto molti non ci credono ma è il vantaggio di un raggruppamento nuovo, dove pochi prima della mia generazione avevano mai pubblicato all'estero. Concludendo, spero di sbagliarmi e che si apra una nuova stagione di dialogo veramente pragmatico e non fine a sé stesso
Luca
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-----Original Message----- From: claudio procesi procesi@mat.uniroma1.it Sender: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it Date: Mon, 06 Dec 2010 23:52:48 To: Forum "Università e Ricerca"universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Reply-to: Forum "Università e Ricerca" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] R: "La finta riforma Gelmini e il furto dei beni demaniali dello Stato"
io trovo questa discussione interessante ma mi piacerebbe sapere da Solari che eta` aveva alla fine degli anni 80, perche' io mi ricordo una lunga discussione nell'Universita` durante la gestazione della riforma di Ruberti, quello che continuo a pensare sia mancata in questi anni. Certo non ha aiutato il fatto che il ministro sia cosi` diverso da Ruberti, infatti il ruolo del ministro non e` evidentemente tecnico ma proprio politico ovvero quello di riuscire a stabilire un dialogo con le varie istanze della societa` per tentare una sintesi ma mi rendo pure conto che di Ruberti nella politica al momento non se ne vedono in giro.
On Dec 6, 2010, at 9:53 PM, Luca Solari wrote:
Dopo una pausa di riflessione, nella quale ho considerato chi me lo faccia fare di scrivere per essere insultato da qualcuno, ho deciso che per il rispetto che ho per tutti gli altri fosse corretto esprimere meglio la mia posizione che come tutte è personale e discutibile, ma soprattutto originale e mia. ciò fatto, per amor di confronto e rispetto, mi ritiro in buon ordine, perché non avevo l'obiettivo di convincere nessuno, ma solo di capire
In particolare, come già in passato, ho apprezzato quanto detto da Guido e Claudio ai quali mi piacerebbe rispondere per spiegare le mie posizioni (che non sono legate come qualcuno simpaticamente ricordava a presunti vantaggi, mi piace sempre ricordare Pasolini su Villa Giulia quando mi capitano attacchi così feroci...)
Premetto che molti dei miei giudizi derivano dall'esperienza fatta come membro del Senato Accademico e del CDA, alla luce della mia modesta competenza in ambito di processi organizzativi nel profit e nel non profit.
Veniamo a Guido
Certo che abbiamo letto il testo della legge, che era e continua ad essere ben lontana dalla "riforma epocale" decantata dal Ministro. Noi non siamo come un numero esagerato di parlamentari che votano senza sapere cosa.
Come detto condivido il fatto che non sia una riforma epocale e che arrivi senza una vera discussione allargata a tutti gli accademici e i tecnico-amministrativi dell'università (faccio fatica a capire come si sarebbe potuto fare tuttavia). Penso anche che sia un tentativo di definire alcune linee di azione vincolando la discrezionalità del Ministero nel ddl (cosa che spiega l'eccessiva numerosità di materie che si cerca di regolare con qualche confusione finale anche di interpretazione). Penso infine che sia fortemente condizionata dal desiderio di molti che il Governo cada (e questo è per me comprensibile).
Alcuni punti negativi evidenti del disegno di legge sono per esempio la questione del governo degli atenei, lasciato in mano ad una oligarchia non responsabile verso nessuno nella quale chi fa parte dell'accademia non ha sostanzialmente o quasi nessun potere. Il pensare che chi sta nelle università non sia in grado di pensieri autonomi se non deviati è un'aberrazione evidente, tanto declamata comunque dal ministro come un fatto certo. Quello che manca dappertutto è una responsabilizzazione effettiva delle persone che fanno le scelte, cosa che manca nella legge se non a parole.
Leggendo l'articolo 2 su organi e articolazione dell'università, ho un'impressione diversa. vi si aggiunge ad esempio la necessità di "trasparenza dell'attività amministrativa e accessibilità delle informazioni relative all'ateneo"; il rettore deve proporre un documento di programmazione triennale agli organi e dura 6 anni non rinnovabili, il SA è composto su base elettiva e prevede una rappresentanza dei direttori di dipartimento, il CDA non può agire su aspetti di didattica senza il parere del SA. certo il rischio di un CDA compiacente c'è, ma molto dipende da come verranno scritti gli statuti e da quali principi si utilizzeranno. che l'elezione risolva questi aspetti mi sembra un po' discutibile. se ben composto è un organismo che può riprendere in mano la coerenza di molte decisioni a partire dalle chiamate che spesso non sono legate ad una reale valutazione degli impatti sull'equilibrio dell'ateneo. ci sono i rappresentanti degli studenti e le persone devono "candidature individuate anche mediante avvisi pubblici tra personalità italiane o straniere in possesso di comprovata competenza in campo gestionale ovvero di un'esperienza professionale di alto livello con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica culturale". consideranoddo che si guadagna pochissimo, penso che il rischio Asl sia del tutto teorico...
Questa legge oltretutto contiene un numero aberrante di deleghe al governo, ed è sostanzialmente una scatola pericolosamente vuota che non ha alcun senso approvare in tutta fretta. Il prolungamento della durata degli assegni di ricerca, la cancellazione della tanto declamata "tenure track" che torna ad essere una cosa vincolata alle disponibilità di bilancio, l'assenza di qualunque criterio qualificante sulla tempistica dei finanziamenti e sulla loro congruità rispetto ad un parametro che non sia generico, e si può continuare sono alcuni degli aspetti "carenti" del disegno di legge.
Sì, in buona parte d'accordo ma credo che una ragione sia anche di blindare il governo nel testo del ddl. sul tenure track, ho una percezione diversa.
La legge in questione è solo una lista di cose da fare per il governo, carente di qualunque progettazione strategica pluriennale e di concretezza se non per l'aspetto del governo degli atenei, comunque trattato con l'approssimazione di chi confonde l'Università con una azienda (come ha detto il Ministro Tremonti con la cultura non si mangia...).
Sono uno dei più forti critici dell'aziendalizzazione in sanità in Lombardia e in generale in ambiti diversi da quello aziendale come la scuola. questa riforma mi sembra molto lontana da questo obiettivo. al di là dell'aspetto nominalistico del Direttore generale, nella pratica mi sembra che nulla dica sull'eventuale intervento di capitali esterni che beninteso per me non sarebbero il demonio, ma non credo potrebbero contribuire più di tanto
Nulla si fa per valorizzare davvero chi lavora bene se non decantare il fatto che tutto sarà meritocratico. Mi pare tuttavia una questione prioritaria definire il concetto che non si può essere meritocratici in un contesto che non lo permette. Non si può essere efficienti in un sistema che a fine 2010 non ha ancora assegnato alle università i fondi per il 2010, che ci mette anche otto anni per finanziare un progetto di ricerca di tre anni, che bandisce i PRIN ogni due anni dando una miseria e facendo castelli in aria sul valore meritocratico di avere un PRIN finanziato, che soffoca le Università e poi parla di commissariare le università che non gestiscono bene i fondi che non hanno, etc etc
certo, di questo il ddl non parla. richiama un concetto astratto di merito. tuttavia, inserisce all'art 2 una commissione paritetica studenti-docenti con l'obiettivo di valutare l'attività di servizio agli studenti. definisce un fondo per il merito all'art. 4 che non sembra debba sostituirsi alle borse di studio tradizionali (ma qui non sono sicuro) con una previsione di un comitato consultivo con studenti del CNSU. prevede all'art. 5 una valutazione ex post delle politiche di reclutamento. prevede la definizione di LEP relativi a tutti i servizi e questa parte non risulta definita senza oneri aggiuntivi, ma con oneri da determinare e rifinanziare
Lo stesso relatore della legge al Senato, On. Valditara, ha affermato la settimana scorsa che la legge non mette al centro ricerca e didattica. Dato che queste sono le due mansioni costitutive delle Università, mi spieghi che tipo di disegno di legge è quello in discussione? Di quale merito parla se non agganciato a queste due cose? Di che attività parla se non mette il fuoco sull'essenziale? E' chiaramente una legge vuota per l'approvazione della quale non esiste nessuna fretta e per la quale l'apertura di un confronto potrebbe essere solo salutare.
certamente questo sarebbe lasciato ai nuovi Statuti, ma se di quelli non ci fidiamo, allora credo che ci sia poco da riformare.
Noi chiediamo il dialogo sui contenuti, quello che otteniamo sono attacchi con slogan imbarazzanti (tipo "gli universitari sono degli incompetenti inoccupabili").
è una ragione per evitare strumentalizzazioni contrarie. alla stupidità non si risponde secondo me con l'arroccamento sull'Aventino.
Io, e come me tantissimi altri, non tratto la questione della legge processando le intenzioni. Quello che si contesta sono proprio i contenuti, vuoti per certi aspetti, vaghi per altri, dannosi per altri ancora. Nella riforma nulla si fa per trasformare l'Università in un luogo dove si producono e si dispensano Cultura e idee nuove, ma si mettono solo paletti aprioristici e belle parole. Non bastano però le parole, servono provvedimenti sensati. Tantissimi tra gli universitari chiedono di confrontarsi sulle norme e sulle idee alternative, cosa che il Ministro si rifiuta pervicacemente di fare.
ma tu credi che sia il Ministro ad aver scritto questa legge?
Caro Luca, questa non è una buona riforma e neanche una riforma sufficiente. E' una schifezza ingestibile che, se per caso venisse approvata con un governo che rischia di cadere da un momento all'altro bloccherà le Università peggio di quanto è accaduto con la legge Moratti cinque anni fa. Non dimenticare poi che il Ministro attuale pochi giorni fa ha minacciato le università di conseguenze pesanti se la legge non passa, dimenticando il fatto che le conseguenze pesanti non sarebbero quelle di non rifinanziare gli atenei, per esempio, ma quelle derivanti dal fatto che LEI continuerebbe a non assolvere i propri OBBLIGHI di legge, continuando a non predisporre quei decreti attuativi che mancano dal 2005.
senza dubbio e infatti spero che se ne vada con questo Governo, ma ciò non toglie che questo non mi basta per essere convinto che il ddl che impropriamente ne porta il nome sia una schifezza.
ora a Claudio
Il giorno 05/dic/2010, alle ore 22.02, claudio procesi ha scritto:
caro Solari, Non e` facile leggere il testo uscito, almeno io non lo ho trovato completo, ho trovato gli emendamenti sul sito del Senato e quindi bisognerebbe andare ad inserirli analiticamente e poi rileggere il tutto. Fra l'altro il testo che ho letto mi ha lasciato spesso perplesso, si alterna un linguaggio burocratico con passaggi un po fumosi che non si capisce cosa vogliono dire.
in realtà è necessario infatti leggere il testo con le modifiche che ora è disponibile. io mi riferivo a quello avendo ricevuto il link
Ci sono 4 punti che loro contestano, uno e` quello sulla "governance" che accentra il potere sul rettore ed il consiglio di amministrazione con membri esterni. Personalmente ho sempre evitato di commentare su questo punto, non perche' non ci siano perplessita` (il rischio ASL) ma semplicemente non mi sento abbastanza competente su questa questione. Gli altri tre punti sono sul diritto allo studio i precari e sulla idea di mettere ad esaurimento il ruolo di ricercatore e creare una specie di "tenure track" di un massimo di 8 anni.
su questo sono previsti almeno tre (o due) membri esterni ma con le caratteristiche sopra indicate. ricordo che in molti statuti già oggi sono presenti soprattutto professori ordinari sebbene elettivi. personalmente, poi, sarò stato fortunato, ma nel mio CDA si pensava a tutto l'ateneo e non a rappresentare "caste" ecc. anche perché ci sono precise responsabilità individuali e non è il caso di scherzare... inoltre, finalmente ci sarà una contabilità gestionale che consentirà di capire quanto costa ad esempio la non copertura di un settore scientifico disciplinare o un corso di laurea. non impone di attivare solo ciò che è economico, ma giustamente in una situazione di risorse scarse obbliga a dichiarare le proprie priorità anche considerando le conseguenze economiche. per me questo è un buon punto
Io credo che l'idea di mettere ad esaurimento 25.000 ricercatori prevedendo forse 1500 o al massimo 6000 concorsi sia folle.
Io non so cosa sia in teoria giusto fare, certo nel momento in cui si decide di abolire la figura del ricercatore a tempo determinato io non vedo altra via d'uscita che una enorme ope--legis perche' e` una follia tenere 25000 persone con uno status di questo tipo. Secondo me questo gia` e ` sufficiente per bocciare la riforma. Io ricordo bene quando furono aboliti gli assistenti ed i professori incaricati, ci fu un relativamente lungo (ma non troppo) periodo di idoneita`, nella matematica rimasero fuori pochi assistenti e con il senno di poi credo che non sia stato utile avere qualche assistente a vita frustrato e magari poco disponibile, magari accanto ad altri miracolati altrettanto scadenti.
l'esaurimento del ruolo è già stato deciso dalle leggi precedenti, qui si prevede che le università debbano in qualche modo predisporre modalità di riassorbimento. certamente il testo lascia totale discrezionalità all'accademia, ma davvero pensiamo di essere in mani così pessime? forse mi rendo conto che la mia esperienza è del tutto peculiare, ma non ho mai visto questi atteggiamenti nel mio SA e nemmeno nel mio CDA. viene previsto come obbligatorio il concorso di abilitazione nazionale ogni anno e questa mi sembra una possibile garanzia. per quanto riguarda il destino dei ricercatori va detto che a regole date, non so quanti potrebbero comunque diventare associati. non capisco bene, quindi, quanto sia il ddl a creare questo problema, semmai non lo risolve.
Fra l'altro io da tempo propugno la idea di avere contratti differenziati per chi smette di fare ricerca (sono moltissimi) e chi continua a farla, ma se si vuole fare finta che siamo tutti uguali poi si paga un conto salato.
sono d'accordo con la tua proposta che giudico ragionevole. si dovrebbe riconoscere l'esistenza di tre carriere o tre ruoli: ricerca, didattica e amministrazione e pensare poi a forme di riequilibrio. in alcuni casi, c'è chi si sottrae a tutto per fare solo ricerca e personalmente non credo che questo sia del tutto corretto visto che siamo in un sistema di università di ricerca E didattica. se hai come capita a me quasi 50 richieste di tesi all'anno (più i dottorandi...) di persone che sentono che la tua materia è quella che a loro serve per entrare nel mondo del lavoro non è facile lavorare come chi sceglie con il contagocce e si segue 1 o 2 studenti
Poi c'e` la questione dei ricercatori a tempo determinato. Qui e` veramente essenziale che ci sia una politica che non crei false aspettative e precari che dopo 8 anni a tempo determinato si trovino in mezzo ad una strada. Io non ho il quadro di tutto il mondo, so per esempio che in Francia vogliono assumere al piu presto i Maitre de conference e sono contrari ai post--doc. Ma anche in America (che peraltro non e` confrontabile in quanto molto piu dinamico come mondo del lavoro), ci sono le vere tenure track e credo che i tempi per avere una tenure siano molto piu` rapidi. Ora 2 o 3 anni di postdoc senza impegno ha senso ma 8 non mi pare proprio, un matematico (ma anche molte altre figure accademiche) dopo 8 anni di post-doc e` totalmente fuori del mercato di lavoro e non mi e` chiaro cosa possa fare.
personalmente sono stato per strada per 10 anni dal 1991 al 2001, ma capisco che il mio settore è diverso e avrei avuto comunque una possibilità di impiego, anche perché altrimenti non me lo sarei potuto permettere. l'art. 21 comma 5 è di ambigua interpretazione; a me sembra che la frase "La programmazione assicura la disponibilità di risorse necessarie in caso di esito positivo della procedura di valutazione" che va effettuata in caso di ottenimento dell'abilitazione nazionale. certo se poi le università usano in modo indiscriminato questa figura, c'è un rischio elevatissimo. ma siamo proprio sicuri di essere così? sarò ottimista o fortunato, ma pur consapevole delle storture alla fine ho visto quasi sempre trionfare il buon senso.
Poi c'e' la questione diritto allo studio, qui si potrebbe dire che la cosa non riguarda strettamente la riforma ma certo riguarda la politica verso l'Universita`. Se leggete la riforma troverete in svariati luoghi la frase "senza oneri" come per mettere le mani avanti che soldi si tolgono e non si danno. Intanto la Gelmini tentava di equiparare il CEPU alle Universita` private (mi dicono che per ora non ci e` riuscita ma non ci si puo` fidare).
come dicevo prima il fondo per il merito non mi sembra stravolga tutto, ma confesso il mio limite di comprensione.
I precari. Anche questo e` solo una appendice, ma importante alla riforma. Ad oggi non si capisce quali risorse ci siano e che politica si voglia fare. Questo secondo me e` un punto veramente doloroso in cui la politica dovrebbe avere il coraggio di dire una parola chiara. Io non so quanti siano, si parla di 20000 ?? E` evidente che e` impossibile assumere 20000 precari a meno di non voler bloccare l'Universita` per i prossimi 20 anni.
ora, che cosa è un precario nell'università? se è un assegnista di ricerca, mi piacerebbe capire come vengono trattati. quelli che lavorano con me, fanno di fatto quello che vogliono, nel senso che sono dedicati alla loro ricerca e alla loro carriera, non certo a lavorare per me. certo vengono in aula quando ho 200 studenti agli esami per un'oretta di guardiani, ma gli esami li correggo tutti io da sempre.in questo caso, non sono precari ma per me ricercatori autonomi, consapevoli del rischio e avvisati che l'unica cosa da fare è pubblicare e farsi un network di ricerca. se invece è personale a tempo determinato, allora si tratta di tutt'altra cosa.
Questo tutti dovrebbero avere il coraggio di dirlo anche se non tutti hanno le stesse responsabilita` nell'aver generato questa bomba.
C'e` un'altra cosa che mi preoccupa, intanto non mi piace questa gerarchizzazione per cui tutto e` nelle mani dei professori ordinari. Pensare che questa sia una garanzia di serieta` vuol dire non conoscere la situazione, inoltre e` importante mantenere un senso di comunita` fra i giovani e gli anziani piuttosto che una gerarchia. Io sono abituato a giudicare le persone per il loro valore scientifico non per il titolo che ricoprono. Ma il metodo di reclutamento mi lascia molto perplesso (in modo molto diverso da quello di vari colleghi). La riforma prevede una idoneita` nazionale data da una commissione di 4 professori ordinari, piu`, non si capisce bene quanti scelti sul piano internazionale, il modo in cui sono scelti mi disturba moltissimo. I 4 saranno sorteggiati fra coloro che faranno esplicitamente domanda di partecipare e potranno essere distaccati al ministero (questo e` quello che ho capito, se sbaglio correggetemi). Il mio timore e` molteplice. Prima di tutto non credo che le persone piu` impegnate nella ricerca si faranno avanti per stare in una commissione distaccata al ministero, il rischio e` che i peggiori fra i professori universitari o quantomeno una pletora di mediocri siano in queste commissioni il sorteggio provvedera` a questo per ragioni statistiche. Pensare che membri del mondo internazionale possano essere una garanzia vuol dire non sapere nulla di come funzionano queste cose. Una cosa e` chiedere un parere ad un esperto sulla produzione scientifica di un candidato, magari confrontandolo con altri, ed altro e` avere un membro del tutto esterno. A me e` capitato di essere membro esterno e sempre ci si sente in imbarazzo in quanto non responsabili della politica locale, quindi un membro esterno (se e` una persona seria il che non e` garantito visto che saranno i burocrati a sceglierli) non puo` prendersi responsabilita` troppo grandi rispetto alla politica locale.
personalmente sarei dell'avviso di definire uno standard minimo di presentabilità dei candidati per settore e poi lasciare alla cooptazione e alla responsabilità dei chiamanti, poiché i meccanismi concorsuali non risolvono questo problema. permettimi però di dire che aventinizzarsi non è un modo per cambiare le cose e forse sarebbe il caso che si presentassero proprio quelli più validi. su questo c'è una timida previsione nell'art. 16, comma h che prevede certe caratteristiche minime
Poi c'e` la questione della meritocrazia. per ora io vedo solo parole. Credo che tutti quelli che si sono occupati della questione sanno che creare una agenzia di valutazione e` una impresa seria che richiede metodologie, consenso, visione, insomma buona politica. Senza una seria agenzia di valutazione le idee di premiare i dipartimenti o i docenti virtuosi non marciano. Poi certo se si fa la valutazione ma non ci si mettono i soldi diventa una burla, come il CIVR. Al momento mi pare che sia solo sulla carta, mentre andava fatta prima della riforma. La parte premiale e` minima ed il rischio evidente e` che venga gestita in modo del tutto burocratico, magari una ulteriore prerogativa del potere dei rettori (questo non lo so). Insomma in generale l'impressione che ho e` di una riforma molto pasticciata, in cui si sovrappongono buone idee che spesso abortiscono con altre del tutto inaccettabili.
nell'equilibrio tra i due aspetti per me prevalgono quelli potenzialmente positivi, qui sta la differenza di posizione, legata alla mia prospettiva che ritiene centrale l'autonomia e la responsabilizzazione delgi atenei per generare un po' di competizione virtuosa
Di fatto credo che il limite vero di questa riforma e` che, al contrario di quella fatta da Ruberti 30 anni fa, sia stata tutta elaborata nelle stanze del Ministero con alcuni consiglieri esterni non rappresentativi del nostro mondo, senza alcun dibattito nel mondo accademico anzi spesso con slogan "contro"
ho ragioni per pensare che non sia così e che tra le righe le mille cose che si cerca di regolare nascano proprio dalla preoccupazione per una gestione della parte attuativa troppo discrezionale da parte del governo
claudio
l'amara realtà è che l'università risulta ancora una volta funzionale a battaglie politiche che nulla c'entrano. Moratti, Mussi e Gelmini ci sono passati sopra senza che si potesse percepire alcune differenza né sui finanziamenti né sulle strategie di lungo periodo. ora però fa comodo ad alcuni alzare un polverone che poteva risolversi con il governo Prodi e questo io non lo dimentico.
luca
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Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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Buongiorno.
Tito Boeri scrive una piccolissima rubrica su Iternazionale. Copio e incollo quella di questa settimana. In poche righe offre un quadro chiaro della situazione che magari ci permette di capire perchè i toni della discussione talvolta diventano molto aspri...
**************************** 1.350.000.000 euro
I fondi pubblici per l’università italiana nel 2011 sono stati ridotti di 1,35 miliardi di euro. È possibile che questo taglio sia ridimensionato in extremis dal maxi-emendamento alla legge di stabilità.
Ma non è chiaro come e con quali vincoli sarà distribuito il potenziale finanziamento aggiuntivo. D’altronde le università statali non conoscono ancora l’entità dei fondi stanziati nel 2010.
I soldi per la ricerca sono bloccati. A maggio sono state presentate domande per un bando di finanziamento pubblico della ricerca, ma non è stata ancora nominata la commissione di garanti che deve avviare il processo di valutazione. In assenza di una normativa di riferimento non è possibile bandire concorsi.
La valutazione della ricerca è ferma al 2001-2003, e quindi ogni ripartizione dei fondi tra gli atenei sulla base del merito ha perso qualsiasi riferimento credibile. La nuova Agenzia di valutazione della ricerca (Anvur) non è ancora operativa: non sono stati nominati i componenti del consiglio direttivo e ci vorranno anni prima che l’organismo funzioni.
Su lavoce.info Daniele Checchi e Tullio Jappelli sottolineano i costi dell’incertezza sulle risorse e sulle regole nell’università. Pagano i giovani che puntano sul nostro paese. Il governo ha parlato di dodicimila nuovi docenti universitari, ma poi ha ridotto la cifra a seimila, e un quarto non ha copertura finanziaria. La riforma Gelmini, che un governo agonizzante vuole far approvare al più presto, consiste in una serie di deleghe che forse saranno esercitate da un nuovo esecutivo e in un’altra legislatura.
Internazionale, numero 875, 3 dicembre 2010
http://www.internazionale.it/1-350-000-000-euro/
****************************************************************
C'è un'imprecisione, la commissione PRIN è stata nominata. Questo non cambia di molto il quadro: i pochi fondi PRIN verranno assegnati non prima della prossima estate...
saluti anna
Cari colleghi,
Come non essere d'accordo con l'analisi strigata di Boeri che non è certo un comunista? Sebbene anche il centro-sinistra non abbia fatto gran che, le incongruenze di questo governo sulla questione sono macroscopiche. Con la scusa che l¹univesrsità è fata solo di baroni e fannulloni, si tagliano subito e drasticamente i fondi di finanziamento ordinario e i fondi già magrissimi destinati alla ricerca pubblica. E la valutazione? La si rimanda a tempi migliori dove la mitica Anvur (già pensata da Mussi) risolverà tutto e dispensarà risorse agli eccellenti. Ma questo governo e la nostra cara MSG non hanno la benchè minima idea di cosa sarà l'Anvur. Come saranno designati i membri ? E il presidente? Verranno forse scelti tra buoni amici del premier, factotum e ballerine? Non mi stupirei di vedere nell'Anvur uno Sgarbi o una Gabriella Carlucci, dal 2006 2008 segretario della VII Commissione Cultura, scienza e istruzione! Ricordate l'assurda polemica che questa signora inscenò su Maiani?
Il buon senso avrebbe voluto che prima fossero definite delle regole internazionalmente riconosciute per mirare ad ottenere una valutazione seria e trasparente di ricerca e didattica, e che grazie a questo strumento le risorse venissero assegnate su vera base meritocratica. In realtà, purtroppo, questo governo con tagli e ddl e riforme a costo zero non ha interesse a colpire fannulloni e nepotisti, non vuole potare rami secchi, ma preferisce penalizzare pesantemente la parte migliore degli Atenei pubblici, quella che lavora, produce e studia. E nella scuola la situazione è la medesima. Non capisco come faccia il collega Solari a riporre una certa fiducia in alcuni aspetti del ddl: è solo fumo negli occhi, altrimenti non saremmo in queste condizioni.
Un saluto, Patrizio Dimitri ---
Buongiorno. Tito Boeri scrive una piccolissima rubrica su Iternazionale. Copio e incollo quella di questa settimana. In poche righe offre un quadro chiaro della situazione che magari ci permette di capire perchè i toni della discussione talvolta diventano molto aspri... **************************** 1.350.000.000 euro I fondi pubblici per l¹università italiana nel 2011 sono stati ridotti di 1,35 miliardi di euro. È possibile che questo taglio sia ridimensionato in extremis dal maxi-emendamento alla legge di stabilità. Ma non è chiaro come e con quali vincoli sarà distribuito il potenziale finanziamento aggiuntivo. D¹altronde le università statali non conoscono ancora l¹entità dei fondi stanziati nel 2010. I soldi per la ricerca sono bloccati. A maggio sono state presentate domande per un bando di finanziamento pubblico della ricerca, ma non è stata ancora nominata la commissione di garanti che deve avviare il processo di valutazione. In assenza di una normativa di riferimento non è possibile bandire concorsi. La valutazione della ricerca è ferma al 2001-2003, e quindi ogni ripartizione dei fondi tra gli atenei sulla base del merito ha perso qualsiasi riferimento credibile. La nuova Agenzia di valutazione della ricerca (Anvur) non è ancora operativa: non sono stati nominati i componenti del consiglio direttivo e ci vorranno anni prima che l¹organismo funzioni. Su lavoce.info Daniele Checchi e Tullio Jappelli sottolineano i costi dell¹incertezza sulle risorse e sulle regole nell¹università. Pagano i giovani che puntano sul nostro paese. Il governo ha parlato di dodicimila nuovi docenti universitari, ma poi ha ridotto la cifra a seimila, e un quarto non ha copertura finanziaria. La riforma Gelmini, che un governo agonizzante vuole far approvare al più presto, consiste in una serie di deleghe che forse saranno esercitate da un nuovo esecutivo e in un¹altra legislatura. Internazionale, numero 875, 3 dicembre 2010 http://www.internazionale.it/1-350-000-000-euro/ ********************** ****************************************** C'è un'imprecisione, la commissione PRIN è stata nominata. Questo non cambia di molto il quadro: i pochi fondi PRIN verranno assegnati non prima della prossima estate... saluti anna -- Anna Painelli Parma University Dip. Chimica GIAF Parco Area delle Scienze 17/A 43124 Parma, Italy tel: +390521905461 fax: +390521905556 email: anna.painelli@unipr.it _______________________________________________ Univer sitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
cari colleghi le ultime due mail mi pare riportino la discussione sui binari giusti.
Io capisco la posizione di Solari, tutti noi siamo più che convinti che l"Universita` abbia bisogno urgente di una robusta riforma, anche se il mio spirito un po caustico mi fa pensare che il lumicino che vede Solari sia quello della legge di Murphy (La luce in fondo al tunnel e` un treno che ti sta venendo addosso).
Di fatto molta della avversione verso questo DDL dipende da una profonda sfiducia in questo governo che ha massacrato la scuola, e non solo, con tagli.
Capisco certo la congiuntura internazionale i sacrifici richiesti, la lotta agli sprechi ma sono stati veramente richiesti a tutti? E dove iniziano gli sprechi? forse nei nostri laboratori nella scuola? E la visita di Berlusconi al CEPU dove la mettiamo?
A me verra` fra alcuni mesi una bella botta sulla liquidazione, ai giovani prospettive di diminuzione dello stipendio per tutta la vita, i PRIN sono sempre più magri ed aleatori, insomma motivi per essere arrabbiati ce ne sono e sentirsi dire che i soldi arrivano solo dopo che passa la riforma mi sembra proprio una forma di ricatto.
Comunque ripeto che quello che veramente ha fatto deflagrare il DDL e` la idea di poter mettere ad esaurimento il ruolo dei ricercatori. Il fatto che questo venga dalla Moratti non mi pare cambi molto i termini della questione, il mio giudizio su Mussi e` stato del tutto negativo e non vale la pena tornarci. In effetti molti mi chiedono se io sia per una ope--legis ma io trovo la domanda malposta.
E` evidente che i problemi posti dallo stato giuridico dei ricercatori, da una eventuale soppressione di questo ruolo sono problemi tipici che vanno affrontati dal legislatore, in questo senso e` chiaramente necessaria l'opera della legge. Il punto e` come si risolvono.
Il problema e` che il ruolo dei ricercatori con il loro conseguente stato giuridico e` stato uno dei limiti della riforma Ruberti. Io credo sia stato un compromesso imposto dal mondo accademico per permettere ad alcune facolta` di mantenere nei fatti la figura dell'assistente, insomma una tipica forma del gattopardismo italiano.
Di fatto nelle facolta` scientifiche abbiamo cercato di rimediare all'Italiana, cioè considerando i ricercatori di fatto come "junior faculty".
Pero` e` chiaro che prima o poi i nodi arrivano al pettine, se puoi considerare "junior faculty" un ricercatore fresco di nomina, diventa moilto piu` difficle farlo quando supera i 50 se non i 60 anni. Aggiungiamo la contraddizione evidente per cui l'attivita` principale del ricercatore dovrebbe essre la ricerca, ma secondo un'altra legge di Murphy (la legge di Peter) ciascuno cresce nella scala sociale fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza. Quindi i ricercatori piu` bravi sono diventati associati o ordinari e sono rimasti ad invecchiare parecchi ma parecchi che hanno fatto poca ricerca (non tutti ovviamente perche' il numero di posti e` anche stato limitato). Peggio di cosi credo non si poteva pianificare. Questi sono tipici problemi che divrebbe risolvere la politica, non per essere qualunquista ma sono anche pagati profumatemente per questo.
Per questo (ma non solo) io proponevo una figura di docente con un contratto di tipo didattico.
Quello che molti sottovalutano è l'aspetto psicologico e sociologico di avere 20000 persone in un ruolo che non esiste piu, che si vedranno scavalcati da giovani non sempre brillanti e che formeranno un esercito di persone frustrate e demotivate. Io, come battuta, li paragono alle concubine e gli eunuchi (mi perdonino) dell'ultimo imperatore della Cina o del Sultano di Istanbul. Persone che perdono il loro ruolo nella societa` nel momento di una grande trasformazione. Se questo non e` un argomento tipico di cui si deve occupare la legge ditemi voi quale lo sia.
claudio
Penso che Claudio abbia centrato molto lucidamente il vero nodo della faccenda: si profila una ben strana Università. A me personalmente colpisce molto il fatto che proprio chi ha fatto dell' "impresa" e dell' "efficienza" le proprie credenziali non se ne accorga. Infatti: da un lato i "baroni" avranno un maggior potere decisionale rispetto alle altre componenti, ma andranno in un tempo scala ragionevolmente breve progressivamente in pensione. Per cui diminuirà il numero di persone effettivamente in grado di selezionare i più giovani, visto che nel contempo le risorse, molto diminuite, non saranno sufficienti a mantenere costante il numero di ordinari e contemporaneamente far entrare i precari (20000?) a stipendi di ingresso maggiori di quelli necessari per un ricercatore, cercare di evitare storture per cui un ricercatore anziano si vede superare in carriera e stipendio da un suo ex-studente, altri 20000 (?) associati. E, da associato, anche pensare un po' a noi, che non vediamo posti e concorsi da tempo immemore. Il tutto non a costo zero, ma, appunto, con risorse tagliatissime. Tutto il contrario di come si potrebbe pensare di gestire efficientemente il "sistema Università". La piramide si trasforma in una Venere di Willendorf: piccoli piedi, pancia e seno smisurati, piccola testa. Il che era sex-appealing per i nostri antenati in cerca di riprodursi efficacemente, ma molto meno appealing oggi nell' era delle androgine topmodel, e soprattutto in un contesto che si dovrebbe occupare di altro, l' educazione dei prodotti della riproduzione dei Cro-Magnon.
Volendo accettare che sarà esattamente così (forse no, ma...?) cosa resta da fare? Si possono solo trovare sistemi di tassazione elevata da parte degli Atenei dai fondi che su di essi convergono per la ricerca. Se ora un Ateneo prende una media del 10% del finanziamento che arriva su un progetto di ricerca ed è comunque in grande sofferenza anche così per gestire l' ordinaria amministrazione: edilizia, spese del personale, bollette, etc... quanto dovrà attingere dagli stessi fondi per poter garantire la stabilizzazione dei precari, l' avvicendamento degli ordinari, la gestione dei ricercatori in esaurimento? E se non prende fondi da lì, da dove li prende? Dai privati? Dalle industrie? Dai filantropi? E anche trovando privati, industrie e filantropi... quanto e come questi vorranno entrare nella gestione dei loro investimenti? Quanto potremo accettare e quanto non accettare? Quanto la ricerca rimarrà indipendente dalle logiche del mercato? Deve rimanere indipendente? Chi avrà titolo per decidere? I Consigli di Amministrazione con i manager esterni? Dove sono le regole, le norme, le leggi che gestiranno questo? Dobbiamo pensarci e organizzarci se questo è il futuro. E' chiaro che nulla è male in sè, tutto si può fare, ma bisogna prepararsi bene e capire in che direzione navigare, quali siano i porti che si vogliono raggiungere, quali le tappe.
Non mi sembrano domande difficili, è il minimo che si può pensare se si vuole fare qualcosa. Ma non solo non ho trovato risposte nel testo del decreto, ma nemmeno una traccia per evitare le domande mal poste...
Ricordo che tantissimi anni fa, con altri colleghi come me entrati nel ruolo di ricercatore con i primi concorsi della 382 sviluppammo la programmazione universitaria a 5, 10, 20 anni con dei semplicissimi programmini in fortran (allora si usava così...) seguendo il dettato della legge. E già allora i risultati non si dimostrarono brillanti, ma almeno si conosceva la logica della programmazione. C'è da dire che nessuna delle previsioni possibili che ci eravamo divertiti ad ottenere, inserendo quelli che a noi sembravamo tutti i possibili intralci, si è mai verificata. Anche la più pessimista delle previsioni si rivelò un miraggio di un meraviglioso mondo possibile, ma utopico.
E comunque parliamo probabilmente dell' ultima riforma in qualche modo efficace. Quel che è venuto dopo a mio avviso non è mai stato fatto alla luce delle elementari domande che mi sono e vi ho posto prima.
In questi giorni ho cercato di rifare lo stesso lavoro: evincere dal testo del decreto possibili regole e cercare di sviluppare un algoritmo per ottenere delle ragionevoli previsioni. Non so se è perchè sono passati molti anni e mi sono rimbambita (possibile, certo, ma ancora riesco a fare il mio mestiere ... per cui non mi pare), ma francamente non saprei da che parte cominciare perchè non riesco a capire come organizzare un diagramma di flusso possibile.
Tuttavia questa mi sembra la strada da percorrere: che lo si faccia perchè il decreto diventerà vigente, che lo si faccia perchè avremo modo di presentare delle alternative possibili sarebbe costruttivo da parte nostra provare a tirare giù delle ragionevoli previsioni e cominciare a fare un' altra delle cosette che sappiamo fare bene. Ragionare su numeri e algoritmi e, prima ancora, come ripetutamente diciamo ai nostri studenti, cominciare a tirare giù le domande "giuste" e vedere dove l' indagine ci porta.
Maria Pia
Prof. Maria Pia De Pascale Dipartimento di Fisica Università degli Studi di Roma Tor Vergata tel. +39+06+72594289 fax +39+062040307 e-mail mariapia.depascale@roma2.infn.it
Nell'ultimo numero di Science (del 10 Dicembre, p.1462) tra le News of the Weeks c'è un report di Edwin Cartlidge (freelance attualmente residente a Roma) dal titolo: Italian Parliament Passes Controversial University Reforms
L'articolo è tutt'altro che obiettivo nel riportare le motivazioni della protesta, fa riferimento alla gelmini-propaganda (nepotismo imperante etc etc) e a quello di decleva, spingendosi financo a dire: "But even among the detractors there are many who welcome a part of the reform that would set up a new system to distribute research funding according to international standards of peer review".
E` vero che siamo tutti stanchi, e che comunque non servirà a nulla, però secondo me ed altri andrebbe mandata una lettera. Chiunque può mandare una lettera (elettronica) a Science, con l'invito a non duplicare. Il firmatario (responsabile) è uno. Allora forse sarebbe meglio mandare una risposta collettiva, firmata (anche a nome di altri) da una persona (e ce ne sono molti nella nostra lista) che abbia un curriculum e fama indiscussa a livello scientifico (non io, quindi).
Cosa ne dite ?
Alberto Girlando
concordo. Laura Sacerdote
2010/12/13 Alberto Girlando girlando@unipr.it
Nell'ultimo numero di Science (del 10 Dicembre, p.1462) tra le News of the Weeks c'è un report di Edwin Cartlidge (freelance attualmente residente a Roma) dal titolo: Italian Parliament Passes Controversial University Reforms
L'articolo è tutt'altro che obiettivo nel riportare le motivazioni della protesta, fa riferimento alla gelmini-propaganda (nepotismo imperante etc etc) e a quello di decleva, spingendosi financo a dire: "But even among the detractors there are many who welcome a part of the reform that would set up a new system to distribute research funding according to international standards of peer review".
E` vero che siamo tutti stanchi, e che comunque non servirà a nulla, però secondo me ed altri andrebbe mandata una lettera. Chiunque può mandare una lettera (elettronica) a Science, con l'invito a non duplicare. Il firmatario (responsabile) è uno. Allora forse sarebbe meglio mandare una risposta collettiva, firmata (anche a nome di altri) da una persona (e ce ne sono molti nella nostra lista) che abbia un curriculum e fama indiscussa a livello scientifico (non io, quindi).
Cosa ne dite ?
Alberto Girlando
-- ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Prof. Alberto Girlando Parma University Dip Chimica Generale ed Inorganica, Chimica analitica e Chimica Fisica Parco Area delle Scienze 17/a 43100-I Parma, Italy
Tf.+39 0521 905443 FAX +39 0521 905556 e-mail: girlando@unipr.it www: http://continfo.chim.unipr.it/mmaa/
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