Cari Colleghi, riaperti, sembrerebbe, i concorsi non si sentono più grandi lamentele, anche se, di nuovo sembrerebbe, alcune università hanno richiesto posti già etichettati (vedi articolo di protesta di Pierluigi Panza, che non so se è un docente universitario, sul Corriere del 16 c.m.). Approfitto allora per criticare il progetto di legge che il Ministro ha fatto circolare come indicazioni, affinchè non cada nell'indifferenza per poi protestare a cose fatte. Allora tra le novità, tutte poste a cercare di cassare qualche corso di laurea (al grido di tagliamo nella scuola per risparmiare) a me pare inconcepibile quella che vorrebbe che gli eventuali moduli di un insegnamento abbiano almeno 6 crediti (a questa norma il nostro Senato Accademico, più realista del re, ha deciso che un insegnamento non può essere suddiviso in più di due moduli, salvo dettagliata motivazione). Questa norma porterebbe un insegnamento di tre moduli ad avere 18 crediti, un'enormità! Si obietta che i moduli non ci devono essere. Perchè? Non si era sempre detto che la multidisciplinarietà è oggi indispensabile? O vogliamo ritornare ai bei tempi in cui ogni artigiano faceva solo il suo mestiere (c'è anche un famoso proverbio torinese, se non sbaglio) e se lo faceva bene, bene, ma se lo faceva male? Faccio solo un esempio, noi abbiamo un insegnamento che si chiama Museologia naturalistica e che per essere fatto bene dovrebbe avere tanti moduli quanto sono i Musei che fanno capo al corso di laurea (botanica, etnologia, antropologia, zoologia, mineralogia, paleontologia, ecc.), per quale motivo non posso suddividerlo in moduli e nello stesso tempo perchè dovrei avere un insegnamento "monstre" come numero di crediti? Un caro saluto a tutti, Giovanni U. Floris
affascinante, ma tuttavia tipico, esempio di profonda ottusità ministeriale
che peraltro costituisce risposta agli irresponsabili scempi accademici (corsi con uno o due crediti ...) che in definitiva noi avevamo tollerato, come del resto altre nefandezze
gvp
----- Original Message ----- From: "Giovanni Floris" floris@unica.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Wednesday, September 16, 2009 9:56 AM Subject: [Universitas_in_trasformazione] indicazioni ministeriali
Cari Colleghi, riaperti, sembrerebbe, i concorsi non si sentono più grandi lamentele, anche se, di nuovo sembrerebbe, alcune università hanno richiesto posti già etichettati (vedi articolo di protesta di Pierluigi Panza, che non so se è un docente universitario, sul Corriere del 16 c.m.). Approfitto allora per criticare il progetto di legge che il Ministro ha fatto circolare come indicazioni, affinchè non cada nell'indifferenza per poi protestare a cose fatte. Allora tra le novità, tutte poste a cercare di cassare qualche corso di laurea (al grido di tagliamo nella scuola per risparmiare) a me pare inconcepibile quella che vorrebbe che gli eventuali moduli di un insegnamento abbiano almeno 6 crediti (a questa norma il nostro Senato Accademico, più realista del re, ha deciso che un insegnamento non può essere suddiviso in più di due moduli, salvo dettagliata motivazione). Questa norma porterebbe un insegnamento di tre moduli ad avere 18 crediti, un'enormità! Si obietta che i moduli non ci devono essere. Perchè? Non si era sempre detto che la multidisciplinarietà è oggi indispensabile? O vogliamo ritornare ai bei tempi in cui ogni artigiano faceva solo il suo mestiere (c'è anche un famoso proverbio torinese, se non sbaglio) e se lo faceva bene, bene, ma se lo faceva male? Faccio solo un esempio, noi abbiamo un insegnamento che si chiama Museologia naturalistica e che per essere fatto bene dovrebbe avere tanti moduli quanto sono i Musei che fanno capo al corso di laurea (botanica, etnologia, antropologia, zoologia, mineralogia, paleontologia, ecc.), per quale motivo non posso suddividerlo in moduli e nello stesso tempo perchè dovrei avere un insegnamento "monstre" come numero di crediti? Un caro saluto a tutti, Giovanni U. Floris _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Credo esista un problema di fondo molto diffuso. Quando un corso si articola in più moduli tenuti da docenti diversi in realtà non si tratta di un solo esame, bensì ogni docente fa l'esame sulla sua parte e il voto finale ne è la media. Che i docenti facciano l'esame in aule o tempi diversi o seduti contemporaneamente nella stessa aula (di solito esaminando indipendentemente ciascuno uno studente)fa poca differenza. Per lo studente è molto diverso fare un esame da 12 CFU o tre esami da 4 CFU, accomunati in un unico voto finale. Un docenye che ha tenuto un corso da 12 CFU si rende conto della quantità e/o complessità delle nozioni offerte e centra l'esame sugli aspetti più importanti, tralasciando molti aspetti secondari. Meno sono le CFU del corso, tanto più il docente chiede anche aspetti di secondaria rilevanza. In pratica, sostenendo separatamente (come quasi sempre avviene) tre esami da 4 CFU lo studente deve studiare molto di più che sostenendo un unico esame, con unico docente, da 12 CFU. Sempre peggio passando a 3 o 2 CFU per modulo. Con il passaggio alla laurea triennale non si è osservato un netto miglioramento della percentuale di laureati in corso, come sarebbe stato l'intento in considerazione con quanto avviene all'estero. Limitare il numero di esami a 20 è stato forse una delle cose corrette per ridimensionare il carico didattico agli studenti. Se effettivamente noi docenti fossimo in grado di fare dei veri corsi interdisciplinari coordinati con vero unico esame finale, sarebbe culturalmente giusto e moderno organizzare i corsi in moduli. Purtroppo nella maggior parte dei casi non ne siamo capaci e suddividere in moduli significa solo aumentare in realtà il numero di esami, con aumento del carico didattico agli studenti, e aggiramento della norma legislativa (attività di cui noi italiani siamo maestri). In effetti, in specie nel caso della riforma Universitaria, ho l'impressione che il nostro atteggiamento non sia stato quello di cercare di comprendere il significato della riforma, nell'ottica di una formazione universitaria europea, bensì quello di interpretare le norme in modo da, gattopardescamente, cambiare tutto senza in realtà cambiare niente. paolo gerola
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Giovanni Floris Inviato: mercoledì 16 settembre 2009 9.57 A: Forum "Università e Ricerca" Oggetto: [Universitas_in_trasformazione] indicazioni ministeriali
Cari Colleghi, riaperti, sembrerebbe, i concorsi non si sentono più grandi lamentele, anche se, di nuovo sembrerebbe, alcune università hanno richiesto posti già etichettati (vedi articolo di protesta di Pierluigi Panza, che non so se è un docente universitario, sul Corriere del 16 c.m.). Approfitto allora per criticare il progetto di legge che il Ministro ha fatto circolare come indicazioni, affinchè non cada nell'indifferenza per poi protestare a cose fatte. Allora tra le novità, tutte poste a cercare di cassare qualche corso di laurea (al grido di tagliamo nella scuola per risparmiare) a me pare inconcepibile quella che vorrebbe che gli eventuali moduli di un insegnamento abbiano almeno 6 crediti (a questa norma il nostro Senato Accademico, più realista del re, ha deciso che un insegnamento non può essere suddiviso in più di due moduli, salvo dettagliata motivazione). Questa norma porterebbe un insegnamento di tre moduli ad avere 18 crediti, un'enormità! Si obietta che i moduli non ci devono essere. Perchè? Non si era sempre detto che la multidisciplinarietà è oggi indispensabile? O vogliamo ritornare ai bei tempi in cui ogni artigiano faceva solo il suo mestiere (c'è anche un famoso proverbio torinese, se non sbaglio) e se lo faceva bene, bene, ma se lo faceva male? Faccio solo un esempio, noi abbiamo un insegnamento che si chiama Museologia naturalistica e che per essere fatto bene dovrebbe avere tanti moduli quanto sono i Musei che fanno capo al corso di laurea (botanica, etnologia, antropologia, zoologia, mineralogia, paleontologia, ecc.), per quale motivo non posso suddividerlo in moduli e nello stesso tempo perchè dovrei avere un insegnamento "monstre" come numero di crediti? Un caro saluto a tutti, Giovanni U. Floris _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Caro Paolo, condivido nella sostanza quello che dici, però, per quanto riguarda il carico per gli studenti, di solito essi preferiscono sostenere un esame a "pezzi" anche quando gli insegnamenti non sono divisi in moduli!
At 11.27 16/09/2009, you wrote:
Credo esista un problema di fondo molto diffuso. Quando un corso si articola in più moduli tenuti da docenti diversi in realtà non si tratta di un solo esame, bensì ogni docente fa l'esame sulla sua parte e il voto finale ne è la media. Che i docenti facciano l'esame in aule o tempi diversi o seduti contemporaneamente nella stessa aula (di solito esaminando indipendentemente ciascuno uno studente)fa poca differenza. Per lo studente è molto diverso fare un esame da 12 CFU o tre esami da 4 CFU, accomunati in un unico voto finale. Un docenye che ha tenuto un corso da 12 CFU si rende conto della quantità e/o complessità delle nozioni offerte e centra l'esame sugli aspetti più importanti, tralasciando molti aspetti secondari. Meno sono le CFU del corso, tanto più il docente chiede anche aspetti di secondaria rilevanza. In pratica, sostenendo separatamente (come quasi sempre avviene) tre esami da 4 CFU lo studente deve studiare molto di più che sostenendo un unico esame, con unico docente, da 12 CFU. Sempre peggio passando a 3 o 2 CFU per modulo. Con il passaggio alla laurea triennale non si è osservato un netto miglioramento della percentuale di laureati in corso, come sarebbe stato l'intento in considerazione con quanto avviene all'estero. Limitare il numero di esami a 20 è stato forse una delle cose corrette per ridimensionare il carico didattico agli studenti. Se effettivamente noi docenti fossimo in grado di fare dei veri corsi interdisciplinari coordinati con vero unico esame finale, sarebbe culturalmente giusto e moderno organizzare i corsi in moduli. Purtroppo nella maggior parte dei casi non ne siamo capaci e suddividere in moduli significa solo aumentare in realtà il numero di esami, con aumento del carico didattico agli studenti, e aggiramento della norma legislativa (attività di cui noi italiani siamo maestri). In effetti, in specie nel caso della riforma Universitaria, ho l'impressione che il nostro atteggiamento non sia stato quello di cercare di comprendere il significato della riforma, nell'ottica di una formazione universitaria europea, bensì quello di interpretare le norme in modo da, gattopardescamente, cambiare tutto senza in realtà cambiare niente. paolo gerola
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Cari Colleghi, riaperti, sembrerebbe, i concorsi non si sentono più grandi lamentele, anche se, di nuovo sembrerebbe, alcune università hanno richiesto posti già etichettati (vedi articolo di protesta di Pierluigi Panza, che non so se è un docente universitario, sul Corriere del 16 c.m.). Approfitto allora per criticare il progetto di legge che il Ministro ha fatto circolare come indicazioni, affinchè non cada nell'indifferenza per poi protestare a cose fatte. Allora tra le novità, tutte poste a cercare di cassare qualche corso di laurea (al grido di tagliamo nella scuola per risparmiare) a me pare inconcepibile quella che vorrebbe che gli eventuali moduli di un insegnamento abbiano almeno 6 crediti (a questa norma il nostro Senato Accademico, più realista del re, ha deciso che un insegnamento non può essere suddiviso in più di due moduli, salvo dettagliata motivazione). Questa norma porterebbe un insegnamento di tre moduli ad avere 18 crediti, un'enormità! Si obietta che i moduli non ci devono essere. Perchè? Non si era sempre detto che la multidisciplinarietà è oggi indispensabile? O vogliamo ritornare ai bei tempi in cui ogni artigiano faceva solo il suo mestiere (c'è anche un famoso proverbio torinese, se non sbaglio) e se lo faceva bene, bene, ma se lo faceva male? Faccio solo un esempio, noi abbiamo un insegnamento che si chiama Museologia naturalistica e che per essere fatto bene dovrebbe avere tanti moduli quanto sono i Musei che fanno capo al corso di laurea (botanica, etnologia, antropologia, zoologia, mineralogia, paleontologia, ecc.), per quale motivo non posso suddividerlo in moduli e nello stesso tempo perchè dovrei avere un insegnamento "monstre" come numero di crediti? Un caro saluto a tutti, Giovanni U. Floris _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Prof. Mirella Sari-Gorla Dipartimento di Scienze Biomolecolari e Biotecnologie Via Celoria 26, 20133 Milano, Italy tel: +39 02 503 1 5014 fax: +39 02 503 1 5044 E-mail: MIRELLA.SARIGORLA@UNIMI.IT web: http://users.unimi.it/camelot
Cara Mirella, è vero, soprattutto con esami ponderosi. Pensa ad anatomia umana a medicina. Però è un solo docente che fa l'esame e, quindi, si rende conto della quantità e rilevanza delle nozioni. Pensa se il corso fosse suddiviso in moduli, suddividendo splancno osteo e neuro nelle diverse parti(fegato, rene, cuore, ecc.) e ciascun modulo fosse tenuto da un docente specializzato e quindi fosse seguito da un esame a se stante. Credo che le nozioni "essenziali" di cui è richiesta la conoscenza aumenterebbero esponenzialmente. Un caro saluto paolo
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Mirella Sari Gorla Inviato: mercoledì 16 settembre 2009 12.35 A: Forum "Università e Ricerca" Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] R: indicazioni ministeriali
Caro Paolo, condivido nella sostanza quello che dici, però, per quanto riguarda il carico per gli studenti, di solito essi preferiscono sostenere un esame a "pezzi" anche quando gli insegnamenti non sono divisi in moduli!
At 11.27 16/09/2009, you wrote:
Credo esista un problema di fondo molto diffuso. Quando un corso si articola in più moduli tenuti da docenti diversi in realtà non si tratta di un solo esame, bensì ogni docente fa l'esame sulla sua parte e il voto finale ne è la media. Che i docenti facciano l'esame in aule o tempi diversi o seduti contemporaneamente nella stessa aula (di solito esaminando
indipendentemente
ciascuno uno studente)fa poca differenza. Per lo studente è molto diverso fare un esame da 12 CFU o tre esami da 4 CFU, accomunati in un unico voto finale. Un docenye che ha tenuto un corso da 12 CFU si rende conto della quantità e/o complessità delle nozioni offerte e centra l'esame sugli aspetti più importanti, tralasciando molti aspetti secondari. Meno sono le CFU del corso, tanto più il docente chiede anche aspetti di secondaria rilevanza. In pratica, sostenendo separatamente (come quasi sempre avviene) tre esami da 4 CFU lo studente deve studiare molto di più che sostenendo un unico esame, con unico docente, da 12 CFU. Sempre peggio passando a 3 o 2 CFU per modulo. Con il passaggio alla laurea triennale non si è osservato un netto miglioramento della percentuale di laureati in corso, come sarebbe stato l'intento in considerazione con quanto avviene all'estero. Limitare il numero di esami a 20 è stato forse una delle cose corrette per ridimensionare il carico didattico agli studenti. Se effettivamente noi docenti fossimo in grado di fare dei veri corsi interdisciplinari coordinati con vero unico esame finale, sarebbe culturalmente giusto e moderno organizzare i corsi in moduli. Purtroppo nella maggior parte dei casi non ne siamo capaci e suddividere in moduli significa solo aumentare in realtà il numero di esami, con aumento del carico didattico agli studenti, e aggiramento della norma legislativa (attività di cui noi italiani siamo maestri). In effetti, in specie nel caso della riforma Universitaria, ho
l'impressione
che il nostro atteggiamento non sia stato quello di cercare di comprendere il significato della riforma, nell'ottica di una formazione universitaria europea, bensì quello di interpretare le norme in modo da, gattopardescamente, cambiare tutto senza in realtà cambiare niente. paolo gerola
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di
Giovanni Floris Inviato: mercoledì 16 settembre 2009 9.57 A: Forum "Università e Ricerca" Oggetto: [Universitas_in_trasformazione] indicazioni ministeriali
Cari Colleghi, riaperti, sembrerebbe, i concorsi non si sentono più grandi lamentele, anche se, di nuovo sembrerebbe, alcune università hanno
richiesto
posti già etichettati (vedi articolo di protesta di Pierluigi Panza, che
non
so se è un docente universitario, sul Corriere del 16 c.m.). Approfitto allora per criticare il progetto di legge che il Ministro ha fatto
circolare
come indicazioni, affinchè non cada nell'indifferenza per poi protestare a cose fatte. Allora tra le novità, tutte poste a cercare di cassare qualche corso di laurea (al grido di tagliamo nella scuola per risparmiare) a me pare inconcepibile quella che vorrebbe che gli eventuali moduli di un insegnamento abbiano almeno 6 crediti (a questa norma il nostro Senato Accademico, più realista del re, ha deciso che un insegnamento non può essere suddiviso in più di due moduli, salvo dettagliata motivazione). Questa norma porterebbe un insegnamento di tre moduli ad avere 18 crediti, un'enormità! Si obietta che i moduli non ci devono essere. Perchè? Non si era sempre detto che la multidisciplinarietà è oggi indispensabile? O vogliamo ritornare ai bei tempi in cui ogni artigiano faceva solo il suo mestiere (c'è anche un famoso proverbio torinese, se non sbaglio) e se lo faceva bene, bene, ma se lo faceva male? Faccio solo un esempio, noi
abbiamo
un insegnamento che si chiama Museologia naturalistica e che per essere fatto bene dovrebbe avere tanti moduli quanto sono i Musei che fanno capo
al
corso di laurea (botanica, etnologia, antropologia, zoologia, mineralogia, paleontologia, ecc.), per quale motivo non posso suddividerlo in moduli e nello stesso tempo perchè dovrei avere un insegnamento "monstre" come
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di crediti? Un caro saluto a tutti, Giovanni U. Floris _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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non è pero così per tutti: spesso i corsi laboratoriali dove si insegna progettazione (come la mia "facoltà del design de politecnico di milano" o alcune facoltà di architettura ) prevedono la partecipazione contemporanea e interdisciplinare di docenti con diverse competenze che collaborano alla didattica unitaria del progetto; l'esame è uno e partecipano collegialmente tutti i docenti del laboratorio; il voto è unico. in questa circostanza didattica spesso di alta qualità i moduli di 4 crediti e forse anche di tre o di due, sono assai utili e molto apprezzati dagli studenti. voi avete un modo diverso di insegnare la progettazione? per noi la perdita della possibilità di disporre di moduli didattico piccoli a supporto dei laboratori progettuali e assai grave e peggiora sensibilmente la qualità della didattica offerta. il modello di organizzazione della didattica universitaria non può essere unico, questo è un grave errore di miopia e presunzione. francesco trabucco.
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Paolo Gerola Inviato: mercoledì 16 settembre 2009 13.17 A: 'Forum "Università e Ricerca"' Oggetto: [Universitas_in_trasformazione] R: R: indicazioni ministeriali
Cara Mirella, è vero, soprattutto con esami ponderosi. Pensa ad anatomia umana a medicina. Però è un solo docente che fa l'esame e, quindi, si rende conto della quantità e rilevanza delle nozioni. Pensa se il corso fosse suddiviso in moduli, suddividendo splancno osteo e neuro nelle diverse parti(fegato, rene, cuore, ecc.) e ciascun modulo fosse tenuto da un docente specializzato e quindi fosse seguito da un esame a se stante. Credo che le nozioni "essenziali" di cui è richiesta la conoscenza aumenterebbero esponenzialmente. Un caro saluto paolo
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Mirella Sari Gorla Inviato: mercoledì 16 settembre 2009 12.35 A: Forum "Università e Ricerca" Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] R: indicazioni ministeriali
Caro Paolo, condivido nella sostanza quello che dici, però, per quanto riguarda il carico per gli studenti, di solito essi preferiscono sostenere un esame a "pezzi" anche quando gli insegnamenti non sono divisi in moduli!
At 11.27 16/09/2009, you wrote:
Credo esista un problema di fondo molto diffuso. Quando un corso si articola in più moduli tenuti da docenti diversi in realtà non si tratta di un solo esame, bensì ogni docente fa l'esame sulla sua parte e il voto finale ne è la media. Che i docenti facciano l'esame in aule o tempi diversi o seduti contemporaneamente nella stessa aula (di solito esaminando
indipendentemente
ciascuno uno studente)fa poca differenza. Per lo studente è molto diverso fare un esame da 12 CFU o tre esami da 4 CFU, accomunati in un unico voto finale. Un docenye che ha tenuto un corso da 12 CFU si rende conto della quantità e/o complessità delle nozioni offerte e centra l'esame sugli aspetti più importanti, tralasciando molti aspetti secondari. Meno sono le CFU del corso, tanto più il docente chiede anche aspetti di secondaria rilevanza. In pratica, sostenendo separatamente (come quasi sempre avviene) tre esami da 4 CFU lo studente deve studiare molto di più che sostenendo un unico esame, con unico docente, da 12 CFU. Sempre peggio passando a 3 o 2 CFU per modulo. Con il passaggio alla laurea triennale non si è osservato un netto miglioramento della percentuale di laureati in corso, come sarebbe stato l'intento in considerazione con quanto avviene all'estero. Limitare il numero di esami a 20 è stato forse una delle cose corrette per ridimensionare il carico didattico agli studenti. Se effettivamente noi docenti fossimo in grado di fare dei veri corsi interdisciplinari coordinati con vero unico esame finale, sarebbe culturalmente giusto e moderno organizzare i corsi in moduli. Purtroppo nella maggior parte dei casi non ne siamo capaci e suddividere in moduli significa solo aumentare in realtà il numero di esami, con aumento del carico didattico agli studenti, e aggiramento della norma legislativa (attività di cui noi italiani siamo maestri). In effetti, in specie nel caso della riforma Universitaria, ho
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so se è un docente universitario, sul Corriere del 16 c.m.). Approfitto allora per criticare il progetto di legge che il Ministro ha fatto
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abbiamo
un insegnamento che si chiama Museologia naturalistica e che per essere fatto bene dovrebbe avere tanti moduli quanto sono i Musei che fanno capo
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corso di laurea (botanica, etnologia, antropologia, zoologia, mineralogia, paleontologia, ecc.), per quale motivo non posso suddividerlo in moduli e nello stesso tempo perchè dovrei avere un insegnamento "monstre" come
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Come al solito la ministra non entra nel merito e fa di ogni erba un fascio. D'altra parte se l'unico scopo e` tagliare il pubblico (e finanziare il privato) non c'e` bisogno di fare la fatica di distinguere. Temo che la mancanza di sollevazioni sia dovuta al fatto che ciascuno di noi sta cercando di mettere pezze e di difendere la qualita` di didattica e soprattutto ricerca con i tagli spaventosi. Cordialmente Francesca Acquistapace
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