Gentile onorevole Fini,
risulta che lai abbia dichiarato che "chi protesta deve anche porsi il problema del perché c'è in Italia un così alto numero di disoccupati laureati".
Vorrei farle presente che se il problema fosse la qualità dei nostri laureati (a) le aziende cercherebbero di attrarre laureati inglesi, francesi, tedeschi e (b) i nostri laureati faticherebbero a emigrare all'estero. Nessuna delle due cose è vera.
E allora forse il problema sta da qualche altra parte? Lei sta semplicemente e apertamente dichiarando che la nazione non ha interesse a far funzionare il sistema università/ricerca perché ha bisogno di un minor numero di laureati? E dunque, come ha detto Berlusconi: "che bisogno abbiamo di pagare gli scienziati quando facciamo le scarpe più belle del mondo?"
E se così è, Dio ci guardi dal consegnare la nazione nelle vostre mani.
Con cordialità via via decrescente,
Maurizio Tirassa
Gentile onorevole Fini,
ho sentito la sua dichiarazione che questa riforma è una delle migliori cose che questo governo ha prodotto. Sarà, ma l'ha prodotta senza coinvolgere e sentire le critiche del mondo universitario che ogni giorno vive in questo sistema. Mi creda, vogliamo la riforma da anni, è nesssuno, di destra e di sinistra, è riuscito finora a mettere insieme qualcosa di concreto e organico. Questa riforma Gelmini ha nel suo impianto qualcosa da prendere, ma ha troppe incoerenze, nella situazione della governance, del precariato, nei ruoli delle fasce che rimarranno (bell'emendamento quello di Granata sul ruolo unico, migliore di quello di Tocci). Ma so che lei già conosce le modifiche che da tempo chiediamo. Voglio invece soffermarmi su un altro aspetto, da molti sottovalutato (pare dall'ultima riunione CRUI che i Rettori si siano svegliati ed abbiano adesso paura proprio del'effetto post-approvazione). Immaginiamo lo scenario del prossimo futuro, con il DDL che viene approvato così com'è: la parziale, anzi insufficiente, copertura (prevista nella legge di stabilità), ancora deve passare dal Senato. Dopo, avremo la sfiducia (mi auguro) del governo Berlusconi. I decreti delegati da chi verranno fatti? dal futuro governo post elezioni, dal governo tecnico che verrà? Nel frattempo, l'Università italiana, già sofferente, rischia un fermo di almeno tre anni (nella migliore delle ipotesi). Allora, non è concepibile che la riforma di una istituzione così importante nel Paese sia lo zimbello dei politici, sia usata per giochi di potere, sia velocemente licenziata per portare a casa un trofeo prima di cadere. Scherziamo, stiamo parlando dell'Università italiana pubblico statale, che forma gli uomini e le donne del futuro, dalla quale sono usciti personaggi che hanno riempito il mondo di cultura, arte, politica, storia e scienza. Mi rifiuto di pensare che possa, in pochi giorni, essere messa al palo. Cordialmente
Valeria Militello Prof. Associato di Fisica Applicata Università di Palermo
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