Carissimi,
Da tre mesi non ci sono interventi sulla lista (eccetto qualche rilancio di Anvur Cronaca e relativi messaggi automatici di persone che saranno in ufficio tra breve...). In pratica da quasi un anno la discussione consiste quasi esclusivamente in sporadici sprazzi di indignazione senza prospettive.
A differenza di voi, io come amministratore ricevo inoltre quasi quotidianamente avvisi di spam cancellato automaticamente, o richieste di intervento per cancellarlo manualmente.
A questo punto mi chiedo se non sia il caso di constatare la morte della lista, chiudendo la possibilita' di nuovi invii (ma ovviamente conservando l'archivio). Sara' sempre possibile riattivare la lista quando se ne verificasse l'utilita'.
Fra l'altro, sono ormai in pensione da un anno, quindi se la decisione fosse invece di continuare, volentieri cederei la mansione di amministratore e/o di moderatore (possono essere anche piu' persone per ciascuno dei due compiti).
Carlo Traverso
L'idea di chiudere questa lista mi fa davvero tristezza. Io credo che a breve verranno fuori novità che sarà importante discutere. Sul pensionamento non concordo: siamo come i carabinieri sempre in servizio!! Saluti! Alessio Papini
On 10/22/2011 10:26 AM, Carlo Traverso wrote:
Carissimi,
Da tre mesi non ci sono interventi sulla lista (eccetto qualche rilancio di Anvur Cronaca e relativi messaggi automatici di persone che saranno in ufficio tra breve...). In pratica da quasi un anno la discussione consiste quasi esclusivamente in sporadici sprazzi di indignazione senza prospettive.
A differenza di voi, io come amministratore ricevo inoltre quasi quotidianamente avvisi di spam cancellato automaticamente, o richieste di intervento per cancellarlo manualmente.
A questo punto mi chiedo se non sia il caso di constatare la morte della lista, chiudendo la possibilita' di nuovi invii (ma ovviamente conservando l'archivio). Sara' sempre possibile riattivare la lista quando se ne verificasse l'utilita'.
Fra l'altro, sono ormai in pensione da un anno, quindi se la decisione fosse invece di continuare, volentieri cederei la mansione di amministratore e/o di moderatore (possono essere anche piu' persone per ciascuno dei due compiti).
Carlo Traverso _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
quello che chiede Carlo Traverso è giustissimo, avere una lista come questa ha senso sopratutto se dietro ci sono forze giovani, di quelli che vivranno nell'Università per i prossimi 20 o 40 anni. Quindi la richiesta minima di passare le redini a questi ultimi. Il che non vuol dire che noi pensionati non possiamo continuare le battaglie, ma svolgendo un ruolo diverso, prima di tutto di memoria di come il sistema di è trasformato negli ultimi 50 anni e poi di stimolo a chi deve operare quotidianamente
Claudio
On Oct 22, 2011, at 11:59 AM, Alessio Papini wrote:
L'idea di chiudere questa lista mi fa davvero tristezza. Io credo che a breve verranno fuori novità che sarà importante discutere. Sul pensionamento non concordo: siamo come i carabinieri sempre in servizio!! Saluti! Alessio Papini
On 10/22/2011 10:26 AM, Carlo Traverso wrote:
Carissimi,
Da tre mesi non ci sono interventi sulla lista (eccetto qualche rilancio di Anvur Cronaca e relativi messaggi automatici di persone che saranno in ufficio tra breve...). In pratica da quasi un anno la discussione consiste quasi esclusivamente in sporadici sprazzi di indignazione senza prospettive.
A differenza di voi, io come amministratore ricevo inoltre quasi quotidianamente avvisi di spam cancellato automaticamente, o richieste di intervento per cancellarlo manualmente.
A questo punto mi chiedo se non sia il caso di constatare la morte della lista, chiudendo la possibilita' di nuovi invii (ma ovviamente conservando l'archivio). Sara' sempre possibile riattivare la lista quando se ne verificasse l'utilita'.
Fra l'altro, sono ormai in pensione da un anno, quindi se la decisione fosse invece di continuare, volentieri cederei la mansione di amministratore e/o di moderatore (possono essere anche piu' persone per ciascuno dei due compiti).
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Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
tel. 0039-06-49913212, fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/
Probabilmente la morte de facto della lista è dovuta a due fattori, la situazione che si è creata (irreversibile ?) con la legge sull'Università che mi sembra essere quello meno rilevante e, soprattutto, gli sviluppi della crisi politica, che hanno innalzato il livello al quale i fatti attraggono il nostro interesse. Credo che il mondo universitario è a questo che debba rivolgere la sua attenzione. Se lo strumento sia questa lista, rinnovata nelle finalità, o altro, sta a noi valutare. Galileo Violini
________________________________ Da: claudio procesi procesi@mat.uniroma1.it A: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Cc: traverso@dm.unipi.it Inviato: Sabato 22 Ottobre 2011 12:43 Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] La lista e' morta?
quello che chiede Carlo Traverso è giustissimo, avere una lista come questa ha senso sopratutto se dietro ci sono forze giovani, di quelli che vivranno nell'Università per i prossimi 20 o 40 anni. Quindi la richiesta minima di passare le redini a questi ultimi. Il che non vuol dire che noi pensionati non possiamo continuare le battaglie, ma svolgendo un ruolo diverso, prima di tutto di memoria di come il sistema di è trasformato negli ultimi 50 anni e poi di stimolo a chi deve operare quotidianamente
Claudio
On Oct 22, 2011, at 11:59 AM, Alessio Papini wrote:
L'idea di chiudere questa lista mi fa davvero tristezza. Io credo che a breve verranno fuori novità che sarà importante discutere. Sul pensionamento non concordo: siamo come i carabinieri sempre in servizio!! Saluti! Alessio Papini
On 10/22/2011 10:26 AM, Carlo Traverso wrote:
Carissimi,
Da tre mesi non ci sono interventi sulla lista (eccetto qualche rilancio di Anvur Cronaca e relativi messaggi automatici di persone che saranno in ufficio tra breve...). In pratica da quasi un anno la discussione consiste quasi esclusivamente in sporadici sprazzi di indignazione senza prospettive.
A differenza di voi, io come amministratore ricevo inoltre quasi quotidianamente avvisi di spam cancellato automaticamente, o richieste di intervento per cancellarlo manualmente.
A questo punto mi chiedo se non sia il caso di constatare la morte della lista, chiudendo la possibilita' di nuovi invii (ma ovviamente conservando l'archivio). Sara' sempre possibile riattivare la lista quando se ne verificasse l'utilita'.
Fra l'altro, sono ormai in pensione da un anno, quindi se la decisione fosse invece di continuare, volentieri cederei la mansione di amministratore e/o di moderatore (possono essere anche piu' persone per ciascuno dei due compiti).
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Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
tel. 0039-06-49913212, fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/
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Anche se può fare tristezza, meglio riconoscere che la lista non serve più. Credo poi che sia servita più che altro per dibattere delle idee, qualche volta per sfoghi personali, nell'illusione che servisse a qualcosa.
Abbiamo perso la nostra battaglia, questo è un dato di fatto da riconoscere. B ed i suoi accoliti sono ancora lì pronti ad altri sfracelli. L'ultimo è il pensionamento a 68 per i PO, fatto all'unico scopo di permettere alle Università di sopravvivere ancora un poco con l'FFO tagliato, e non certo per l'assunzione di giovani (avete visto voi qualcosa durante quest'anno ?).
Quindi è meglio chiudere la lista, che non serve più. A mio modesto avviso l'Università, quella che abbiamo visto e conosciuto, è già morta, sta solo procedendo per forza di inerzia. La sua ricostruzione, o la costruzione di qualcosa magari diverso, ma valido, richiederà almeno una generazione - se il paese cominciasse adesso.
Se qualcun altro decide che vuole gestire la lista, si può passare il testimone. Altrimenti i colleghi possono indirizzarsi a liste alternative.
Cordiali saluti a tutti
Alberto Girlando
Salve a tutti, mi spiace constatare l' effettiva morte della lista. Ormani non più attiva da tempo e, dovremmo riconoscerlo, sempre piuttosto frammentata ed incapace di promuovere delle azioni coese ed efficaci.
Tuttavia avrei un'ultima osservazione da fare. Avrei preferito risparmiarvela per evitar polemiche, ma preferisco puntualizzare alla luce di queste frasi:
Abbiamo perso la nostra battaglia,
questo è un dato di fatto da riconoscere. B ed i suoi accoliti sono ancora lì pronti ad altri sfracelli.
Ecco non direi che lo stato dell' Università in particolare e del sistema educativo e scolastico in generale, sia moribondo a causa del *solo*Berlusconi e del suo caravanserraglio. Mi sembrerebbe una mancanza di riconoscenza verso chi ha gestito il potere accademico negli ultimi... quanti ? Diciamo quaranta anni, così per partire dal post '68 ?
Eccezioni a parte, fatti salvi valorosi ordinari che si sono battuti per la trasparenza dei concorsi e dell' assegnazione dei fondi, la classe "dirigente" è stata, per rimaner cauti, quantomeno corresponsabile di uno sfascio, prima che scientifico, etico.
Probabilmente la massa critica che pensavamo di poter raggiungere è del tutto fuori portata. C'è una maggioranza, se non numerica almeno di potere, cui va benissimo che le cose si sviluppino nella direzione dello scadimento culturale, essendo questo il miglior scenario in cui la loro pochezza intellettuale e morale può avere qualche speranza di rifulgere.
Ciò detto, la speranza non può certo morire... né ora, né domani.
Seppure la lista va spegnendosi, l' impegno di ognuno nei fatti di ogni giorno può e deve continuare... e con maggior vigore !
LuCa
Ciao a tutti, Credo che Luca abbia ragione e, purtroppo, dobbiamo prenderne atto. Quello che mi sembra ancora più grave e che la grande massa di coloro che hanno 40-50 anni e che quindi dovrebbero essere i più "incavolati" di questa situazione... sono praticamente assenti o quasi!!! Come mai...? Perché non vi è una forte voce di coloro che sono in questa fascia di età? Ai posteri... Un caro saluto
Prof. Carlo FRANCHINI Ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Facoltà di Farmacia Via Orabona 4, 70125 Bari (Italy); mail: cfranc@farmchim.uniba.it uff. (+39) 080 5442743; cell. (+39) 338 7302609; abit. (+39) 080 5613110
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Luca di persio Inviato: lunedì 24 ottobre 2011 9.48 A: girlando@unipr.it; Forum "Università e Ricerca" Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] La lista e' morta?
Salve a tutti, mi spiace constatare l' effettiva morte della lista. Ormani non più attiva da tempo e, dovremmo riconoscerlo, sempre piuttosto frammentata ed incapace di promuovere delle azioni coese ed efficaci.
Tuttavia avrei un'ultima osservazione da fare. Avrei preferito risparmiarvela per evitar polemiche, ma preferisco puntualizzare alla luce di queste frasi:
Abbiamo perso la nostra battaglia,
questo è un dato di fatto da riconoscere. B ed i suoi accoliti sono ancora lì pronti ad altri sfracelli.
Ecco non direi che lo stato dell' Università in particolare e del sistema educativo e scolastico in generale, sia moribondo a causa del *solo*Berlusconi e del suo caravanserraglio. Mi sembrerebbe una mancanza di riconoscenza verso chi ha gestito il potere accademico negli ultimi... quanti ? Diciamo quaranta anni, così per partire dal post '68 ?
Eccezioni a parte, fatti salvi valorosi ordinari che si sono battuti per la trasparenza dei concorsi e dell' assegnazione dei fondi, la classe "dirigente" è stata, per rimaner cauti, quantomeno corresponsabile di uno sfascio, prima che scientifico, etico.
Probabilmente la massa critica che pensavamo di poter raggiungere è del tutto fuori portata. C'è una maggioranza, se non numerica almeno di potere, cui va benissimo che le cose si sviluppino nella direzione dello scadimento culturale, essendo questo il miglior scenario in cui la loro pochezza intellettuale e morale può avere qualche speranza di rifulgere.
Ciò detto, la speranza non può certo morire... né ora, né domani.
Seppure la lista va spegnendosi, l' impegno di ognuno nei fatti di ogni giorno può e deve continuare... e con maggior vigore !
LuCa
eccola! 53 anni e incavolata nera.
Ma ditemi, per favore, cosa posso fare.
Io (e credo tutti quelli che sono più o meno in questa fascia d'età) siamo stati bastonati e continuiamo a prenderne. Quando ero giovane per i giovani non c'era nulla. Ora sono vecchia per ogni scopo. Mi ero scelta un lavoro che amavo, ma ora... mi restano 15 anni di lavoro in un'università sfinita, sfasciata. Un lavoro che fatico a riconoscere.
Vedo l'università pubblica soccombere sotto una mitraglia di provvedimenti improvvidi. Ma vedo il paese ridotto persino peggio e non c'è da sperare che l'università possa riprendersi finchè la situazione resta questa e il livello culturale/morale di chi ci governa resta questo.
Non mi sentite più? certo, sto cercando di sopravvivere navigando a vista, accettando compromessi pur di tirare avanti il gruppo. Sto lavorando duro tra lezioni, riunioni e la ricerca nel tempo libero, pagando di tasca mia congressi e convegni, per permettere ai giovani del gruppo di avere qualche soldino anche loro. Ora sto cercando di dare il meglio agli studenti dei miei corsi: forse un seme di passione per la scienza può salvare qualche anima (lasciatemi almeno questa illusione)
Cosa altro possiamo fare?
le battaglie le abbiamo certo perse tutte. credo si sia persa la guerra.
saluti anna
On Mon, 2011-10-24 at 17:29 +0200, prof. Carlo Franchini wrote:
Ciao a tutti, Credo che Luca abbia ragione e, purtroppo, dobbiamo prenderne atto. Quello che mi sembra ancora più grave e che la grande massa di coloro che hanno 40-50 anni e che quindi dovrebbero essere i più "incavolati" di questa situazione... sono praticamente assenti o quasi!!! Come mai...? Perché non vi è una forte voce di coloro che sono in questa fascia di età? Ai posteri... Un caro saluto
Prof. Carlo FRANCHINI Ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Facoltà di Farmacia Via Orabona 4, 70125 Bari (Italy); mail: cfranc@farmchim.uniba.it uff. (+39) 080 5442743; cell. (+39) 338 7302609; abit. (+39) 080 5613110
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Luca di persio Inviato: lunedì 24 ottobre 2011 9.48 A: girlando@unipr.it; Forum "Università e Ricerca" Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] La lista e' morta?
Salve a tutti, mi spiace constatare l' effettiva morte della lista. Ormani non più attiva da tempo e, dovremmo riconoscerlo, sempre piuttosto frammentata ed incapace di promuovere delle azioni coese ed efficaci.
Tuttavia avrei un'ultima osservazione da fare. Avrei preferito risparmiarvela per evitar polemiche, ma preferisco puntualizzare alla luce di queste frasi:
Abbiamo perso la nostra battaglia,
questo è un dato di fatto da riconoscere. B ed i suoi accoliti sono ancora lì pronti ad altri sfracelli.
Ecco non direi che lo stato dell' Università in particolare e del sistema educativo e scolastico in generale, sia moribondo a causa del *solo*Berlusconi e del suo caravanserraglio. Mi sembrerebbe una mancanza di riconoscenza verso chi ha gestito il potere accademico negli ultimi... quanti ? Diciamo quaranta anni, così per partire dal post '68 ?
Eccezioni a parte, fatti salvi valorosi ordinari che si sono battuti per la trasparenza dei concorsi e dell' assegnazione dei fondi, la classe "dirigente" è stata, per rimaner cauti, quantomeno corresponsabile di uno sfascio, prima che scientifico, etico.
Probabilmente la massa critica che pensavamo di poter raggiungere è del tutto fuori portata. C'è una maggioranza, se non numerica almeno di potere, cui va benissimo che le cose si sviluppino nella direzione dello scadimento culturale, essendo questo il miglior scenario in cui la loro pochezza intellettuale e morale può avere qualche speranza di rifulgere.
Ciò detto, la speranza non può certo morire... né ora, né domani.
Seppure la lista va spegnendosi, l' impegno di ognuno nei fatti di ogni giorno può e deve continuare... e con maggior vigore !
LuCa
cari colleghi comprendo lo scoramento di chi come Anna Painelli non vede prospettive di medio termine, e non ha nemmeno la consolazione di noi più vecchi che almeno tra poco ce ne andremo (governo permettendo).... però non dobbiamo cedere al catastrofismo (il pessimismo dell'intelligenza va bene, ma non abbandoniamo l'ottimismo della volontà) è naturale che ci sia stao un periodo di silenzio della lista, dopo le fasi convulse dell'approvazione delle legge 240 per un po' non c'era in effetti molto da discutere, ormai i giochi erano fatti ma ora è il momento di ricominciare a scambiarsi idee e proposte su come affrontare al meglio la riforma nei suoi aspetti concreti si è appena conclusa la fase degli statuti, ma (almeno qui a Cagliari) molte questioni sono rimaste aperte, e nei prossimi mesi dovremo giocoforza tornarci su c'è la partita della valutazione (ANVUR e dintorni), in cui sono in ballo questioni non da poco e con esiti non scontati quindi: ricomniciamo a sentirci e a farci sentire! Piero Lattanzi
Pierfranco Lattanzi Professor of Applied mineralogy Dipartimento di Scienze della Terra Università di Cagliari via Trentino 51, I-09127 Cagliari, Italy +39-070-6757722 - +39-055-2757490 lattanzp@unica.it skype: pierfranco.lattanzi
-------------------------------------------------- From: "anna painelli" anna.painelli@unipr.it Sent: Monday, October 24, 2011 6:20 PM To: "Forum"Universitàe Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] R: La lista e' morta?
eccola! 53 anni e incavolata nera.
Ma ditemi, per favore, cosa posso fare.
Io (e credo tutti quelli che sono più o meno in questa fascia d'età) siamo stati bastonati e continuiamo a prenderne. Quando ero giovane per i giovani non c'era nulla. Ora sono vecchia per ogni scopo. Mi ero scelta un lavoro che amavo, ma ora... mi restano 15 anni di lavoro in un'università sfinita, sfasciata. Un lavoro che fatico a riconoscere.
Vedo l'università pubblica soccombere sotto una mitraglia di provvedimenti improvvidi. Ma vedo il paese ridotto persino peggio e non c'è da sperare che l'università possa riprendersi finchè la situazione resta questa e il livello culturale/morale di chi ci governa resta questo.
Non mi sentite più? certo, sto cercando di sopravvivere navigando a vista, accettando compromessi pur di tirare avanti il gruppo. Sto lavorando duro tra lezioni, riunioni e la ricerca nel tempo libero, pagando di tasca mia congressi e convegni, per permettere ai giovani del gruppo di avere qualche soldino anche loro. Ora sto cercando di dare il meglio agli studenti dei miei corsi: forse un seme di passione per la scienza può salvare qualche anima (lasciatemi almeno questa illusione)
Cosa altro possiamo fare?
le battaglie le abbiamo certo perse tutte. credo si sia persa la guerra.
saluti anna
On Mon, 2011-10-24 at 17:29 +0200, prof. Carlo Franchini wrote:
Ciao a tutti, Credo che Luca abbia ragione e, purtroppo, dobbiamo prenderne atto. Quello che mi sembra ancora più grave e che la grande massa di coloro che hanno 40-50 anni e che quindi dovrebbero essere i più "incavolati" di questa situazione... sono praticamente assenti o quasi!!! Come mai...? Perché non vi è una forte voce di coloro che sono in questa fascia di età? Ai posteri... Un caro saluto
Prof. Carlo FRANCHINI Ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Facoltà di Farmacia Via Orabona 4, 70125 Bari (Italy); mail: cfranc@farmchim.uniba.it uff. (+39) 080 5442743; cell. (+39) 338 7302609; abit. (+39) 080 5613110
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Luca di persio Inviato: lunedì 24 ottobre 2011 9.48 A: girlando@unipr.it; Forum "Università e Ricerca" Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] La lista e' morta?
Salve a tutti, mi spiace constatare l' effettiva morte della lista. Ormani non più attiva da tempo e, dovremmo riconoscerlo, sempre piuttosto frammentata ed incapace di promuovere delle azioni coese ed efficaci.
Tuttavia avrei un'ultima osservazione da fare. Avrei preferito risparmiarvela per evitar polemiche, ma preferisco puntualizzare alla luce di queste frasi:
Abbiamo perso la nostra battaglia,
questo è un dato di fatto da riconoscere. B ed i suoi accoliti sono ancora lì pronti ad altri sfracelli.
Ecco non direi che lo stato dell' Università in particolare e del sistema educativo e scolastico in generale, sia moribondo a causa del *solo*Berlusconi e del suo caravanserraglio. Mi sembrerebbe una mancanza di riconoscenza verso chi ha gestito il potere accademico negli ultimi... quanti ? Diciamo quaranta anni, così per partire dal post '68 ?
Eccezioni a parte, fatti salvi valorosi ordinari che si sono battuti per la trasparenza dei concorsi e dell' assegnazione dei fondi, la classe "dirigente" è stata, per rimaner cauti, quantomeno corresponsabile di uno sfascio, prima che scientifico, etico.
Probabilmente la massa critica che pensavamo di poter raggiungere è del tutto fuori portata. C'è una maggioranza, se non numerica almeno di potere, cui va benissimo che le cose si sviluppino nella direzione dello scadimento culturale, essendo questo il miglior scenario in cui la loro pochezza intellettuale e morale può avere qualche speranza di rifulgere.
Ciò detto, la speranza non può certo morire... né ora, né domani.
Seppure la lista va spegnendosi, l' impegno di ognuno nei fatti di ogni giorno può e deve continuare... e con maggior vigore !
LuCa
-- Anna Painelli Parma University Dip. Chimica GIAF Parco Area delle Scienze 17/A 43124 Parma, Italy tel: +390521905461 fax: +390521905556 email: anna.painelli@unipr.it
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Concordo con Anna, siamo nella fascia di eta' schiacciata tra il vecchio sistema e l'attuale in cui ci vogliono rottamare anzi tempo; intanto ci stracaricano di lavoro, togliendoci spazio per le attivita' per cui avevamo scelto l'universita'. Abbiamo patito i grandi difetti della struttura universitaria e dei suoi giochi di potere, sempre fuori dai giri in cui si deicdeva e con la sensazione, man mano che salivamo nella carriera, che i giochi fossero sempre piu' in alto di dove fossimo arrivati. E' una degenerazione della societa' italiana che abbiamo visto nell'universita' ma che credo si riproduca in ogni settore, con cui la Gelmini ha poco a che fare: lòi ha solo peggiorato ancora un po' le cose.
Non credo pero' si debba rinunciare, proprio noi abbiamo l'enorme responsabilita' di salvare qualcosa per i tempi migliori .Siamo realisti, dovranno pur enire. Non possiamo auto-distruggerci col nostro pessimismo. Traiamo le nostre soddisfazioni investendo sui giovani, soprattutto aiutandoli a partire dall'Italia senza tagliare i ponti. Mettiamoli nelle migliori condizioni e ci sara' qualcuno, molto preparato, disposto a tornare quando le cose andranno meglio.
In questo momento la lista non puo' fare molto, tranne qualche micro scambio di idee. E' piuttosto un momento di impegno civile sui molti temi che la crisi mette in primo piano, tra cui le degenerazioni dell'accademia di cui noi pagheremo ingiustamente il conto. Non e' con il pessimismo che usciremo da questa situazione: facciamo quello che possiamo per migliorarla e impegnamoci anche sui temi esterni alla ricerca: tutto e' collegato.
Non vorrei pero' buttare la lista: potrebbero esserci occasioni in cui sapere che c'e' un nucleo di persone che condivide una visione della ricerca (e forse della societa') potrebbe essere utile. Se qualcuno fosse disponibile a continuarne la gestione aspetterei a farla morire.
Intanto la pagina facebook che curavo ha molto ridotto gli interventi ma su qualche tema si e' riaccesa (per esempio sul problema dell'aggiornamento stipendio dopo le conferme in ruolo che molte sedi si rifiutano di pagare).
Saluti Laura
2011/10/24 anna painelli anna.painelli@unipr.it
eccola! 53 anni e incavolata nera.
Ma ditemi, per favore, cosa posso fare.
Io (e credo tutti quelli che sono più o meno in questa fascia d'età) siamo stati bastonati e continuiamo a prenderne. Quando ero giovane per i giovani non c'era nulla. Ora sono vecchia per ogni scopo. Mi ero scelta un lavoro che amavo, ma ora... mi restano 15 anni di lavoro in un'università sfinita, sfasciata. Un lavoro che fatico a riconoscere.
Vedo l'università pubblica soccombere sotto una mitraglia di provvedimenti improvvidi. Ma vedo il paese ridotto persino peggio e non c'è da sperare che l'università possa riprendersi finchè la situazione resta questa e il livello culturale/morale di chi ci governa resta questo.
Non mi sentite più? certo, sto cercando di sopravvivere navigando a vista, accettando compromessi pur di tirare avanti il gruppo. Sto lavorando duro tra lezioni, riunioni e la ricerca nel tempo libero, pagando di tasca mia congressi e convegni, per permettere ai giovani del gruppo di avere qualche soldino anche loro. Ora sto cercando di dare il meglio agli studenti dei miei corsi: forse un seme di passione per la scienza può salvare qualche anima (lasciatemi almeno questa illusione)
Cosa altro possiamo fare?
le battaglie le abbiamo certo perse tutte. credo si sia persa la guerra.
saluti anna
On Mon, 2011-10-24 at 17:29 +0200, prof. Carlo Franchini wrote:
Ciao a tutti, Credo che Luca abbia ragione e, purtroppo, dobbiamo prenderne atto.
Quello
che mi sembra ancora più grave e che la grande massa di coloro che hanno 40-50 anni e che quindi dovrebbero essere i più "incavolati" di questa situazione... sono praticamente assenti o quasi!!! Come mai...? Perché non vi è una forte voce di coloro che sono in questa fascia di
età?
Ai posteri... Un caro saluto
Prof. Carlo FRANCHINI Ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Facoltà di Farmacia Via Orabona 4, 70125 Bari (Italy); mail: cfranc@farmchim.uniba.it uff. (+39) 080 5442743; cell. (+39) 338 7302609; abit. (+39) 080 5613110
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per
conto di
Luca di persio Inviato: lunedì 24 ottobre 2011 9.48 A: girlando@unipr.it; Forum "Università e Ricerca" Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] La lista e' morta?
Salve a tutti, mi spiace constatare l' effettiva morte della lista. Ormani non più attiva da tempo e, dovremmo riconoscerlo, sempre piuttosto frammentata ed incapace di promuovere delle azioni coese ed efficaci.
Tuttavia avrei un'ultima osservazione da fare. Avrei preferito risparmiarvela per evitar polemiche, ma preferisco puntualizzare alla
luce
di queste frasi:
Abbiamo perso la nostra battaglia,
questo è un dato di fatto da riconoscere. B ed i suoi accoliti sono ancora lì pronti ad altri sfracelli.
Ecco non direi che lo stato dell' Università in particolare e del sistema educativo e scolastico in generale, sia moribondo a causa del *solo*Berlusconi e del suo caravanserraglio. Mi sembrerebbe una mancanza di riconoscenza verso chi ha gestito il potere accademico negli ultimi... quanti ? Diciamo quaranta anni, così per partire dal post '68 ?
Eccezioni a parte, fatti salvi valorosi ordinari che si sono battuti per
la
trasparenza dei concorsi e dell' assegnazione dei fondi, la classe "dirigente" è stata, per rimaner cauti, quantomeno corresponsabile di uno sfascio, prima che scientifico, etico.
Probabilmente la massa critica che pensavamo di poter raggiungere è del tutto fuori portata. C'è una maggioranza, se non numerica almeno di
potere,
cui va benissimo che le cose si sviluppino nella direzione dello
scadimento
culturale, essendo questo il miglior scenario in cui la loro pochezza intellettuale e morale può avere qualche speranza di rifulgere.
Ciò detto, la speranza non può certo morire... né ora, né domani.
Seppure la lista va spegnendosi, l' impegno di ognuno nei fatti di ogni giorno può e deve continuare... e con maggior vigore !
LuCa
-- Anna Painelli Parma University Dip. Chimica GIAF Parco Area delle Scienze 17/A 43124 Parma, Italy tel: +390521905461 fax: +390521905556 email: anna.painelli@unipr.it
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Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Cari tutti,
Posso fare una considerazione un po' diversa da quelle che vedo qui dominare molti interventi? E' vero che la lista è stata effettivamente piuttosto silente in media. Tuttavia ci sono diverse cose che sono passate da qui e la lista permette di mettere in comunicazione persone che non sono tutte su altre liste contemporaneamente, e questo non credo possa essere trascurato.
Quanto alla gente "incavolata" non è certo quella che manca, anche se la stanchezza di tanti può dare l'impressione che ci si sia adagiati. Non dimenticherei poi che, come scrive Piero Lattanzi, ci sono stati gli statuti universitari che hanno impegnato intensamente tanti di noi in un modo o nell'altro e adesso ci sono tanti argomenti "caldi" come i regolamenti, le regole ANVUR eccetera.
Non credo poi che possiamo dire di aver perso la guerra. Dire che abbiamo perso la guerra vuol dire abbandonare la speranza, e non credo che sia la strada giusta. Oltretutto, come ricordava anche Laura prima, qualcosa prima o poi cambierà. Quando e quanto non è dato saperlo, ma credo che noi abbiamo tutti, pensionati, pensionandi, giovani e meno giovani, la responsabilità di impegnarci perché le cose cambino. Qui non c'è una guerra ma una guerriglia, con battaglie continue. Le forze in campo non sono equilibrate, ma le cose in Italia non sembrano completamente statiche e i giovani senza prospettive certamente non staranno tutti ad aspettare che il tempo passi.
E' chiaro che la strada non è in discesa, è chiaro che ricerca e istruzione (a tutti i livelli) non sono certo priorità per il Paese (o se non altro per il suo governo) in questo momento, ma non possiamo dare per scontato che nulla cambierà mai.
Segni di cambiamento (non al governo, d'accordo, ma direi "non ancora") ce ne sono stati molti in questi ultimi mesi e vanno colti.
Per finire, non vedo molto il senso di chiudere la lista. E' stata inattiva, ma se chi ha partecipato non ha perso l'interesse, questo punto di comunicazione è, come dicevo all'inizio, un canale diverso che ha permesso di far passare messaggi tra persone che in altri "spazi" non si incontrano. Non sarà sempre il nostro strumento principale di comunicazione, ma non credo sia utile chiuderla.
Cordialmente, Guido Mula
On Mon, 2011-10-24 at 17:29 +0200, prof. Carlo Franchini wrote:
Ciao a tutti, Credo che Luca abbia ragione e, purtroppo, dobbiamo prenderne atto. Quello che mi sembra ancora più grave e che la grande massa di coloro che hanno 40-50 anni e che quindi dovrebbero essere i più "incavolati" di questa situazione... sono praticamente assenti o quasi!!! Come mai...? Perché non vi è una forte voce di coloro che sono in questa fascia di età? Ai posteri... Un caro saluto
Prof. Carlo FRANCHINI Ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Facoltà di Farmacia Via Orabona 4, 70125 Bari (Italy); mail: cfranc@farmchim.uniba.it uff. (+39) 080 5442743; cell. (+39) 338 7302609; abit. (+39) 080 5613110
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Luca di persio Inviato: lunedì 24 ottobre 2011 9.48 A: girlando@unipr.it; Forum "Università e Ricerca" Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] La lista e' morta?
Salve a tutti, mi spiace constatare l' effettiva morte della lista. Ormani non più attiva da tempo e, dovremmo riconoscerlo, sempre piuttosto frammentata ed incapace di promuovere delle azioni coese ed efficaci.
Tuttavia avrei un'ultima osservazione da fare. Avrei preferito risparmiarvela per evitar polemiche, ma preferisco puntualizzare alla luce di queste frasi:
Abbiamo perso la nostra battaglia,
questo è un dato di fatto da riconoscere. B ed i suoi accoliti sono ancora lì pronti ad altri sfracelli.
Ecco non direi che lo stato dell' Università in particolare e del sistema educativo e scolastico in generale, sia moribondo a causa del *solo*Berlusconi e del suo caravanserraglio. Mi sembrerebbe una mancanza di riconoscenza verso chi ha gestito il potere accademico negli ultimi... quanti ? Diciamo quaranta anni, così per partire dal post '68 ?
Eccezioni a parte, fatti salvi valorosi ordinari che si sono battuti per la trasparenza dei concorsi e dell' assegnazione dei fondi, la classe "dirigente" è stata, per rimaner cauti, quantomeno corresponsabile di uno sfascio, prima che scientifico, etico.
Probabilmente la massa critica che pensavamo di poter raggiungere è del tutto fuori portata. C'è una maggioranza, se non numerica almeno di potere, cui va benissimo che le cose si sviluppino nella direzione dello scadimento culturale, essendo questo il miglior scenario in cui la loro pochezza intellettuale e morale può avere qualche speranza di rifulgere.
Ciò detto, la speranza non può certo morire... né ora, né domani.
Seppure la lista va spegnendosi, l' impegno di ognuno nei fatti di ogni giorno può e deve continuare... e con maggior vigore !
LuCa
Caro Carlo,
la maggioranza dei 40-50enni si inquadra nella fascia dei ricercatori, che mi sembra si sia incavolata abbastanza. E da sola.
Lucia
----- Messaggio da cfranc@farmchim.uniba.it --------- Data: Mon, 24 Oct 2011 17:29:34 +0200 Da: "prof. Carlo Franchini" cfranc@farmchim.uniba.it Rispondi-A:"Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Oggetto: [Universitas_in_trasformazione] R: La lista e' morta? A: "'Forum "Università e Ricerca"'" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
Ciao a tutti, Credo che Luca abbia ragione e, purtroppo, dobbiamo prenderne atto. Quello che mi sembra ancora più grave e che la grande massa di coloro che hanno 40-50 anni e che quindi dovrebbero essere i più "incavolati" di questa situazione... sono praticamente assenti o quasi!!! Come mai...? Perché non vi è una forte voce di coloro che sono in questa fascia di età? Ai posteri... Un caro saluto
Prof. Carlo FRANCHINI Ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Facoltà di Farmacia Via Orabona 4, 70125 Bari (Italy); mail: cfranc@farmchim.uniba.it uff. (+39) 080 5442743; cell. (+39) 338 7302609; abit. (+39) 080 5613110
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Luca di persio Inviato: lunedì 24 ottobre 2011 9.48 A: girlando@unipr.it; Forum "Università e Ricerca" Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] La lista e' morta?
Salve a tutti, mi spiace constatare l' effettiva morte della lista. Ormani non più attiva da tempo e, dovremmo riconoscerlo, sempre piuttosto frammentata ed incapace di promuovere delle azioni coese ed efficaci.
Tuttavia avrei un'ultima osservazione da fare. Avrei preferito risparmiarvela per evitar polemiche, ma preferisco puntualizzare alla luce di queste frasi:
Abbiamo perso la nostra battaglia,
questo è un dato di fatto da riconoscere. B ed i suoi accoliti sono ancora lì pronti ad altri sfracelli.
Ecco non direi che lo stato dell' Università in particolare e del sistema educativo e scolastico in generale, sia moribondo a causa del *solo*Berlusconi e del suo caravanserraglio. Mi sembrerebbe una mancanza di riconoscenza verso chi ha gestito il potere accademico negli ultimi... quanti ? Diciamo quaranta anni, così per partire dal post '68 ?
Eccezioni a parte, fatti salvi valorosi ordinari che si sono battuti per la trasparenza dei concorsi e dell' assegnazione dei fondi, la classe "dirigente" è stata, per rimaner cauti, quantomeno corresponsabile di uno sfascio, prima che scientifico, etico.
Probabilmente la massa critica che pensavamo di poter raggiungere è del tutto fuori portata. C'è una maggioranza, se non numerica almeno di potere, cui va benissimo che le cose si sviluppino nella direzione dello scadimento culturale, essendo questo il miglior scenario in cui la loro pochezza intellettuale e morale può avere qualche speranza di rifulgere.
Ciò detto, la speranza non può certo morire... né ora, né domani.
Seppure la lista va spegnendosi, l' impegno di ognuno nei fatti di ogni giorno può e deve continuare... e con maggior vigore !
LuCa
--
Luca Di Persio - PhD Dept. Math University of Trento V. Sommarive, 14 - 38100 Povo - Italy Work : +39 0461 881686 (Trento) +39 0471 013009 (Bolzano) _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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----- Fine del messaggio da cfranc@farmchim.uniba.it -----
Cari tutti,
io credo che questa lista sia anche e soprattutto stata un modo di non sentirsi ancora più *soli *e *abbandonati*, in questi tempi di inquisizione. Anche gli sfoghi e le arrabbiature che leggevo a me facevano piacere.
E poi non dobbiamo eccedere con l'autocritica, che è una deformazione professionale. Io sono piuttosto giovane e non avevo mai visto una riforma dell'università *dall'interno:* credo che ci sia stato sì un po' di dibattito francamente "scolastico" all'interno della lista, però ci sono persone che hanno combattuto (e combattono ogni giorno nei rispettivi dipartimenti - vedi la mail di Persico) come dei leoni. Ricordo ancora i giorni più caldi in cui le adesioni alle mozioni della lista crescevano a vista d'occhio ogni 5 minuti nella casella della posta. In quei momenti mi sono sentito parte di un movimento culturale importante, ancora dinamico!
Ci attende il medio evo - è chiaro - per un po' di anni. Ma la lista fungerà da *catacombe* in cui riunirsi in attesa del possibile rinascimento. E poi, last but not least, non è detto che non ci siano nuove battaglie da combattere *molto *presto... esiste uno strumento informativo/comunicativo alternativo a questa lista? Se sì, che la si chiuda pure, ma qual'è l'alternativa?
saluti Michele
Il giorno 24 ottobre 2011 22:22, l.magnelli@unifi.it ha scritto:
Caro Carlo,
la maggioranza dei 40-50enni si inquadra nella fascia dei ricercatori, che mi sembra si sia incavolata abbastanza. E da sola.
Lucia
----- Messaggio da cfranc@farmchim.uniba.it --------- Data: Mon, 24 Oct 2011 17:29:34 +0200 Da: "prof. Carlo Franchini" cfranc@farmchim.uniba.it Rispondi-A:"Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Oggetto: [Universitas_in_trasformazione] R: La lista e' morta? A: "'Forum "Università e Ricerca"'" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
Ciao a tutti, Credo che Luca abbia ragione e, purtroppo, dobbiamo prenderne atto.
Quello
che mi sembra ancora più grave e che la grande massa di coloro che hanno 40-50 anni e che quindi dovrebbero essere i più "incavolati" di questa situazione... sono praticamente assenti o quasi!!! Come mai...? Perché non vi è una forte voce di coloro che sono in questa fascia di
età?
Ai posteri... Un caro saluto
Prof. Carlo FRANCHINI Ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica - Facoltà di Farmacia Via Orabona 4, 70125 Bari (Italy); mail: cfranc@farmchim.uniba.it uff. (+39) 080 5442743; cell. (+39) 338 7302609; abit. (+39) 080 5613110
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per
conto di
Luca di persio Inviato: lunedì 24 ottobre 2011 9.48 A: girlando@unipr.it; Forum "Università e Ricerca" Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] La lista e' morta?
Salve a tutti, mi spiace constatare l' effettiva morte della lista. Ormani non più attiva da tempo e, dovremmo riconoscerlo, sempre piuttosto frammentata ed incapace di promuovere delle azioni coese ed efficaci.
Tuttavia avrei un'ultima osservazione da fare. Avrei preferito risparmiarvela per evitar polemiche, ma preferisco puntualizzare alla
luce
di queste frasi:
Abbiamo perso la nostra battaglia,
questo è un dato di fatto da riconoscere. B ed i suoi accoliti sono ancora lì pronti ad altri sfracelli.
Ecco non direi che lo stato dell' Università in particolare e del sistema educativo e scolastico in generale, sia moribondo a causa del *solo*Berlusconi e del suo caravanserraglio. Mi sembrerebbe una mancanza di riconoscenza verso chi ha gestito il potere accademico negli ultimi... quanti ? Diciamo quaranta anni, così per partire dal post '68 ?
Eccezioni a parte, fatti salvi valorosi ordinari che si sono battuti per
la
trasparenza dei concorsi e dell' assegnazione dei fondi, la classe "dirigente" è stata, per rimaner cauti, quantomeno corresponsabile di uno sfascio, prima che scientifico, etico.
Probabilmente la massa critica che pensavamo di poter raggiungere è del tutto fuori portata. C'è una maggioranza, se non numerica almeno di
potere,
cui va benissimo che le cose si sviluppino nella direzione dello
scadimento
culturale, essendo questo il miglior scenario in cui la loro pochezza intellettuale e morale può avere qualche speranza di rifulgere.
Ciò detto, la speranza non può certo morire... né ora, né domani.
Seppure la lista va spegnendosi, l' impegno di ognuno nei fatti di ogni giorno può e deve continuare... e con maggior vigore !
LuCa
--
Luca Di Persio - PhD Dept. Math University of Trento V. Sommarive, 14 - 38100 Povo - Italy Work : +39 0461 881686 (Trento) +39 0471 013009 (Bolzano) _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Cari tutti,
per me questa lista e` stata estremamente utile.
Penso che qualchecosa abbia ottenuto
almeno in termini di autoconsapevolezza socializzata e cio` non e` poco.
Sinceramente non so valutare quanto costi, in termini di tempo e fatica, il mantenerla in vita e capisco
perfettamente che Carlo, che qui ringrazio e con lui ringrazio anche gli altri iniziali promotori della stessa,
desideri oramai delegarne la gestione ad altri.
Per il momento posso solo sperare che si riesca a mantenere vivo, in qualche maniera,
il legame che unisce questo gruppo di colleghi che, nella serieta` scientifica dei suoi componenti,
nella sua trasversalita` rispetto alle gerarchie, agli ambiti disciplinari e territoriali
e nella forte volonta` di premiare la vera qualita` scientifica di un accademico
contiene, a mio avviso, degli ingredienti fondamentali per poter
oggi resistere, domani rinascere.
Francesco
Cari Colleghi, Io penso che questa lista non sia diventata inutile. Certamente qualcuno deve dedicarvi una parte del proprio tempo per mantenerla in vita ed occorre che chi lo fa sia disposto a farlo. Anch'io sto cercando di dimostrare, prima di tutto a me stesso con la continuità del mio impegno quotidiano, che lavorare all'interno di una struttura pubblica è gratificante per me e per le persone con cui interagisco. La società civile mostra segnali di rigetto di Berlusconi e dei suoi accoliti, segnali che sarebbe stupido ignorare. Cordiali saluti Vincenzo BELLINI Dipartimento di Fisica e Astronomia Università di Catania Via Santa Sofia, 64 95123 CATANIA
-----Messaggio originale----- From: Francesco Zucconi Sent: Tuesday, October 25, 2011 12:15 PM To: Forum "Università e Ricerca" Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] R: La lista e' morta?
Cari tutti,
per me questa lista e` stata estremamente utile.
Penso che qualchecosa abbia ottenuto
almeno in termini di autoconsapevolezza socializzata e cio` non e` poco.
Sinceramente non so valutare quanto costi, in termini di tempo e fatica, il mantenerla in vita e capisco
perfettamente che Carlo, che qui ringrazio e con lui ringrazio anche gli altri iniziali promotori della stessa,
desideri oramai delegarne la gestione ad altri.
Per il momento posso solo sperare che si riesca a mantenere vivo, in qualche maniera,
il legame che unisce questo gruppo di colleghi che, nella serieta` scientifica dei suoi componenti,
nella sua trasversalita` rispetto alle gerarchie, agli ambiti disciplinari e territoriali
e nella forte volonta` di premiare la vera qualita` scientifica di un accademico
contiene, a mio avviso, degli ingredienti fondamentali per poter
oggi resistere, domani rinascere.
Francesco
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Cari colleghi,
certamente una rete di contatti tra noi non e' inutile. Sull' efficacia e l' impatto che questa lista avrebbe potuto avere a livello politico e istituzionale ho sempre nutrito dubbi, non per la qualita' , lo spessore scientifico o la personalita' dei suoi componenti, ma perche', come ho gia' avuto modo di spiegare, rappresentiamo nel contesto universitario una minoranza. Veniamo quasi tutti dall' area scientifica, i nostri problemi, le nostre aspirazioni, il nostro modo di vivere l' universita', la didattica, la ricerca e' molto diverso da quello di medici, giuristi, economisti, ingegneri, eccetera. Non solo, ma tra noi i ricercatori son pochi, avendo preferito altri siti di aggregazione. Non sono certa che cio' sia veramente un male: la "biodiversita'" e' vantaggiosa per la vita, il confronto tra differenti approcci utile e fruttuoso. Pero', questa riforma e' passata proprio perche' non abbiamo saputo coagularci su poche, ma ferme ed incontrastabili posizioni. Dovremmo prendere esempio dai magistrati: al di la' delle loro divisioni, delle lotte intestine, come si ventila una riforma, come uno solo di loro viene toccato, si compattano immediatamente in un' impenetrabile falange macedone.
Autoflagellarsi e' inutile, abbiamo fatto autocritica, ora guardiamo avanti. C'e' molto da fare. Condivido con quanti hanno rilevato l' importanza della qualita' della didattica, per esempio. A questo proposito, ho rilevato negli anni un progressivo e costante declino della formazione di base degli studenti che accedono all' universita'. mai mi sarei sognata di avere di fronte persone che non ricordano il teorema di Pitagora (ho le prove!), che non conoscono l' italiano a sufficienza per esprimere un concetto, che non sanno risolvere elementari equazioni di primo grado... e via cosi'. La conseguenza e' un impoverimento dei corsi di base del triennio, che si rende necessario poiche' i nuclei di valutazione si basano sul numero di promossi, sulla quantita' e non sulla qualita'. Naturalmente, nella media. Gli studenti molto bravi e motivati ci sono sempre, ma sono una coda della distribuzione. L' universita' pubblica deve pero' anche risollevare la media e gestire la maggioranza degli studenti. Propongo pertanto di stimolare nei nostri atenei una discussione su: - nuclei di valutazione della didattica - "back propagation" delle nostre informazioni: quasi tutti facciamo dei test di accesso in varie forme. I risultati dovrebbero essere trattati statisticamente e, in forma anonima, riinviati alle scuole superiori di provenienza degli studenti. Non sono i nostri corsi di recupero di due o tre settimane, un mese che possono colmare lacune cosi' evidenti e profonde. Possiamo concordare incontri per gli studenti delle superiori, possiamo chiedere al ministero un nuovo progetto del tipo "lauree scientifiche", anche con finanziamenti piccoli, magari coinvolgendo le agenzie di finanziamento regionale. - Proponiamo progetti da inserire nei POF delle scuole inferiori. Personalmente per vari anni nel paese in cui vivo ho promosso con un manipolo di volenterose maestre della scuola elementare e dell' infanzia(!) edizioni della Fiera della Scienza, sul modello delle Science fair di tipo anglosassone. Dopo il primo anno, anche le medie inferiori hanno aderito e abbiamo avuto il patrocinio del comune, della banca di credito cooperativo, dei negozianti. Ma soprattutto i bambini si sono mostrati entusiasti, divertiti e abbiamo constatato un aumento del rendimento scolastico. - ripensiamo la didattica del primo e secondo anno dei corsi di laurea: ci riformano sempre dall' alto, portiamo noi dei disegni alternativi su cui discutere.
Per la ricerca: cerchiamo di aprire nuovi canali con le imprese, invitiamoli a entrare nelle nostre universita' con delle loro istanze.In Italia la ricerca privata quasi non esiste, possiamo pero' stimolarla. A livello locale lo si fa in parte gia', studiamo come operare in grande. Non e' certo questo che portera' denaro per la ricerca, ma e' un modo virtuoso di mostrare che non siamo una casta. O, almeno, che siamo una casta aperta.
Ho toccato solo pochissimi punti, ma mi servivano come esempi sul lavoro che potremmo fare con questa lista e con altre, amplificando cio' che certamente tutti noi autonomamente gia' facciamo. dobbiamo solo coordinarci per farlo emergere. L' Universitas e' in trasformazione, ma la trasformazione dobbiamo farla noi per primi, non aspettare di protestare contro insani decreti che ci piovono addosso. Il momento del confronto vero e' nel quotidiano, non nelle reazioni a stimoli esterni.
Faccio autodenuncia: ho scritto perche' ho bisogno di aiuto. Sono solo un associato, uno di quei professori che non fara' piu' parte di commissioni di concorso, non accedera' ad incarichi di maggiore responsabilita' riservati agli ordinari. Non avro' modo di difendere i miei assegnisti e i miei ricercatori. Non diventero' nemmeno ordinario, sarebbe insensato sacrificare un posto a tempo indeterminato, se mai ce ne saranno in futuro, per uno che gia' ce l'ha, quando abbiamo una maggioranza di precari ultratrentenni. Devo quindi stringere alleanze con chi si trova in posizione piu' avanzata. Ma non mi sto compiangendo, intendiamoci, sto solo cercando accordi di ampio respiro. Sono entrata da studente all' universita' a 17 anni, ho passato qui tutta la mia vita provando l' indiscutibile piacere di alzarmi la mattina felice di andare a lavorare. Vorrei che lo potessero fare anche i miei figli. E quelli di tutti.
Ci mettiamo al lavoro?
Cordialmente
Maria Pia De Pascale
trovo la lettera di Maria Pia De Pasquale particolarmente utile. Come politici non valiamo molto e aggiungo: non sono particolarmente invidioso dei Magistrati che formano una corporazione compatta, probabilmente anche impedendo o ritardando una riforma della giustizia. Noi siamo per fortuna ancora abbastanza individualisti da permetterci un certo livello di creativita` ed autonomia Pero` possiamo certamente trovare dei punti di cooperazione effettiva su temi scientifici e didattici come quelli trattati da Maria Pia. Insomma forse potremmo inventarci qualche iniziativa, di quelle che siamo capaci di fare, che abbia anche un senso collettivo ed in specie rivolto verso l'esterno. Qualche idea?
claudio
On Oct 26, 2011, at 9:05 AM, Maria Pia De Pascale wrote:
Cari colleghi,
certamente una rete di contatti tra noi non e' inutile. Sull' efficacia e l' impatto che questa lista avrebbe potuto avere a livello politico e istituzionale ho sempre nutrito dubbi, non per la qualita' , lo spessore scientifico o la personalita' dei suoi componenti, ma perche', come ho gia' avuto modo di spiegare, rappresentiamo nel contesto universitario una minoranza. Veniamo quasi tutti dall' area scientifica, i nostri problemi, le nostre aspirazioni, il nostro modo di vivere l' universita', la didattica, la ricerca e' molto diverso da quello di medici, giuristi, economisti, ingegneri, eccetera. Non solo, ma tra noi i ricercatori son pochi, avendo preferito altri siti di aggregazione. Non sono certa che cio' sia veramente un male: la "biodiversita'" e' vantaggiosa per la vita, il confronto tra differenti approcci utile e fruttuoso. Pero', questa riforma e' passata proprio perche' non abbiamo saputo coagularci su poche, ma ferme ed incontrastabili posizioni. Dovremmo prendere esempio dai magistrati: al di la' delle loro divisioni, delle lotte intestine, come si ventila una riforma, come uno solo di loro viene toccato, si compattano immediatamente in un' impenetrabile falange macedone.
Autoflagellarsi e' inutile, abbiamo fatto autocritica, ora guardiamo avanti. C'e' molto da fare. Condivido con quanti hanno rilevato l' importanza della qualita' della didattica, per esempio. A questo proposito, ho rilevato negli anni un progressivo e costante declino della formazione di base degli studenti che accedono all' universita'. mai mi sarei sognata di avere di fronte persone che non ricordano il teorema di Pitagora (ho le prove!), che non conoscono l' italiano a sufficienza per esprimere un concetto, che non sanno risolvere elementari equazioni di primo grado... e via cosi'. La conseguenza e' un impoverimento dei corsi di base del triennio, che si rende necessario poiche' i nuclei di valutazione si basano sul numero di promossi, sulla quantita' e non sulla qualita'. Naturalmente, nella media. Gli studenti molto bravi e motivati ci sono sempre, ma sono una coda della distribuzione. L' universita' pubblica deve pero' anche risollevare la media e gestire la maggioranza degli studenti. Propongo pertanto di stimolare nei nostri atenei una discussione su:
- nuclei di valutazione della didattica
- "back propagation" delle nostre informazioni: quasi tutti facciamo
dei test di accesso in varie forme. I risultati dovrebbero essere trattati statisticamente e, in forma anonima, riinviati alle scuole superiori di provenienza degli studenti. Non sono i nostri corsi di recupero di due o tre settimane, un mese che possono colmare lacune cosi' evidenti e profonde. Possiamo concordare incontri per gli studenti delle superiori, possiamo chiedere al ministero un nuovo progetto del tipo "lauree scientifiche", anche con finanziamenti piccoli, magari coinvolgendo le agenzie di finanziamento regionale.
- Proponiamo progetti da inserire nei POF delle scuole inferiori.
Personalmente per vari anni nel paese in cui vivo ho promosso con un manipolo di volenterose maestre della scuola elementare e dell' infanzia(!) edizioni della Fiera della Scienza, sul modello delle Science fair di tipo anglosassone. Dopo il primo anno, anche le medie inferiori hanno aderito e abbiamo avuto il patrocinio del comune, della banca di credito cooperativo, dei negozianti. Ma soprattutto i bambini si sono mostrati entusiasti, divertiti e abbiamo constatato un aumento del rendimento scolastico.
- ripensiamo la didattica del primo e secondo anno dei corsi di
laurea: ci riformano sempre dall' alto, portiamo noi dei disegni alternativi su cui discutere.
Per la ricerca: cerchiamo di aprire nuovi canali con le imprese, invitiamoli a entrare nelle nostre universita' con delle loro istanze.In Italia la ricerca privata quasi non esiste, possiamo pero' stimolarla. A livello locale lo si fa in parte gia', studiamo come operare in grande. Non e' certo questo che portera' denaro per la ricerca, ma e' un modo virtuoso di mostrare che non siamo una casta. O, almeno, che siamo una casta aperta.
Ho toccato solo pochissimi punti, ma mi servivano come esempi sul lavoro che potremmo fare con questa lista e con altre, amplificando cio' che certamente tutti noi autonomamente gia' facciamo. dobbiamo solo coordinarci per farlo emergere. L' Universitas e' in trasformazione, ma la trasformazione dobbiamo farla noi per primi, non aspettare di protestare contro insani decreti che ci piovono addosso. Il momento del confronto vero e' nel quotidiano, non nelle reazioni a stimoli esterni.
Faccio autodenuncia: ho scritto perche' ho bisogno di aiuto. Sono solo un associato, uno di quei professori che non fara' piu' parte di commissioni di concorso, non accedera' ad incarichi di maggiore responsabilita' riservati agli ordinari. Non avro' modo di difendere i miei assegnisti e i miei ricercatori. Non diventero' nemmeno ordinario, sarebbe insensato sacrificare un posto a tempo indeterminato, se mai ce ne saranno in futuro, per uno che gia' ce l'ha, quando abbiamo una maggioranza di precari ultratrentenni. Devo quindi stringere alleanze con chi si trova in posizione piu' avanzata. Ma non mi sto compiangendo, intendiamoci, sto solo cercando accordi di ampio respiro. Sono entrata da studente all' universita' a 17 anni, ho passato qui tutta la mia vita provando l' indiscutibile piacere di alzarmi la mattina felice di andare a lavorare. Vorrei che lo potessero fare anche i miei figli. E quelli di tutti.
Ci mettiamo al lavoro?
Cordialmente
Maria Pia De Pascale _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
tel. 0039-06-49913212, fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/
Caro Claudio (Procesi), purtroppo non ho la fantasia sufficiente a farmi venire in mente qualcosa di migliore e/o più efficace che non uno sciopero della didattica. Si tratterebbe di sospendere le lezioni, gli esami e le sessioni di laurea. Qui dalle mie parti (Trento) iniziative di questo tipo hanno avuto vita brevissima. In alcuni casi (ricercatori ad Ingegneria) sono morte ancora prima di nascere perché in molti hanno ceduto al ricatto di una (ipotetica) promozione ad associato. Inoltre, come molti sapranno, l' università di Trento sta trasformandosi in un ente sotto il completo controllo della Provincia e, si sa, il paese è piccolo e la gente mormora.
A me pare che il momento sia talmente critico che far distinguo sulla compattezza o sull'individualismo non sia così proficuo. Preferirei di gran lunga poter contare su un movimento assolutamente compatto che porti, per assurdo, in seno qualche difetto di autopromozione, piuttosto che assistere all'ennesimo tentativo a macchia di leopardo.
Ormai, come diceva Anna ed altri prima e dopo di lei, il presente dei cosiddetti giovani non è l' Italia a meno di casi del tutto sporadici. A tutti gli studenti (ovviamente in quanto precario faccio, a vario titolo, molti corsi) che mi chiedono informazioni sul post- laurea rispondo ormai come un disco rotto: "Andate all' estero. Australia, Cina, India, Brasile, Germania, USA etc.". Questo consiglio lo "urlo" tanto più forte quanto più la/il ragazza/o è brava/o ed in modo ancora più deciso quando è manifesta l'intenzione di tentare un dottorato.
Possibile che sia pervaso da un senso di pessimismo cosmico, ma qui stiamo mettendo un'ipoteca più che seria sui ragazzi nati a cavallo del 2000... per quelli nati prima la strada è già negativamente segnata.
LuCa
At 17.29 +0200 24.10.2011, prof. Carlo Franchini wrote:
... Quello che mi sembra ancora più grave e che la grande massa di coloro che hanno 40-50 anni e che quindi dovrebbero essere i più "incavolati" di questa situazione... sono praticamente assenti o quasi!!! Come mai...? Perché non vi è una forte voce di coloro che sono in questa fascia di età?
Ancora per pochi mesi ricado in questa fascia di età. Sono ordinario e ho partecipato quanto più attivamente mi fosse possibile al "movimento" dell'autunno-inverno 2010 contro la cosiddetta riforma gelmini (questo va sempre specificato, vista la retorica permanente che solo i ricercatori hanno protestato, e invece gli ordinari no).
Le ragioni della diminuita attività di questa lista (ma le altre alle quali sono iscritto sono altrettanto poco attive) credo siano riconducibili, oltre che alle botte di amarezza - ben condivisibili - come quelle di Anna Painelli, a varie concause:
1. Le "istituzioni" - maggioranza, opposizione, napolitano etc. - ci sono passate sopra come un bulldozer, infischiandosene di qualunque cosa noi potessimo aver detto e fatto. Questo ha creato in molti (quorum ego) un senso di sconforto e di sostanziale inutilità del gioco democratico in questa fase storica. Essendo finiti da un pezzo i tempi del '77, e ritrovandomi un po' fuori età per giocare ai black bloc, non so bene cosa potrei fare.
2. I - come vogliamo chiamarli? "poteri forti" dei nostri atenei si sono abbastanza serenamente riposizionati per sopravvivere all'impatto della riforma, e magari anche prosperare. Questo certamente ha contribuito a deprimermi. Inoltre ho il forte sospetto che i partecipanti a questa lista siano/fossero in larga parte "poteri deboli" e che siamo tutti più ingolfati che mai, più preoccupati che mai, e meno capaci di dedicare tempo e testa a riflessioni pacate. Certamente è il caso mio, tra routine professorale, extra-routine post-riforma, tentativi di recuperare qualche spicciolo per i collaboratori non strutturati etc.
3. Anche indipendentemente dai punti precedenti, sappiamo da sempre che come Universitas in trasformazione soffriamo di un deficit di presenza e capacità d'azione. Diciamo che il nostro impact factor è bassino, ecco. E comunque anche realtà più strutturate e numericamente forti di questa (Rete 29 Aprile, più recentemente COMPASS etc.) non sono poi riuscite a ottenere molto. Inoltre, non nascondo una certa delusione personale a fronte della natura sostanzialmente parasindacale di molte di queste realtà e della loro idea di rappresentare singole "fasce" accademiche, che alla fine stride pure con richieste come il ruolo unico.
Prima menzionavo il '77. Ecco, ora siamo al riflusso degli anni '80. Tutti tristi nella nostra capsula, esuli in patria, intenti a cercar di sopravvivere in un mondo che ci ha spiaccicati.
Non significa che sia finita qua: solo che ormai non ha molto senso protestare sulla mail o salire sul tetto. Dobbiamo reinventarci, o forse deve soltanto passare la nuttata (e quando passa?). Nel frattempo, suppongo che ciascuno di noi stia cercando di tenere accesa la luce, e in molti momenti mi sembra che questo sia tutto ciò che possiamo fare. Non so voi, ma io sono ripartito ancora più dal basso di quanto abbiamo fatto l'anno scorso: ora parlo con gli studenti, quasi uno a uno, dedico loro un tempo infinito e, se mi concedete la parola, un amore infinito. Il Grande Movimento per il momento è fermo, e sto lavorando su mille Piccoli Movimenti.
Certo però chiudere la lista mi turba abbastanza.
Maurizio
Per prima cosa voglio ringraziare Carlo Traverso per il lavoro che ha fatto e per la scossa che ci ha dato col suo messaggio di pre-commiato.
Poi voglio rivendicare la continuita` della mia protesta. Vista la prevedibile altalena tra fiammate di protesta quando c'e` un obbiettivo immediato come il tentativo di bloccare la legge Gelmini, e periodi di ordinaria rassegnazione, attuo una resistenza passiva che posso far durare molto a lungo. Da quando su questa lista era stato lanciata l'idea delle dimissioni, mi sono rifiutato di assumere incarichi organizzativi o istituzionali.
Il mio tempo lo dedico tutto alla didattica ed alla ricerca, e non basta mai perche' non ho soldi, pochissimi collaboratori, e ho invece molti impegni con altri gruppi di ricerca. Tutti i miei studenti tranne uno hanno lasciato il gruppo, molti anche l'universita` e/o l'Italia. Continuo a raccomandare a tutti di andarsene, al massimo dopo il dottorato, ma anche prima. I semi sono gettati.
Succede che i colleghi mi chiedano di recedere dalla mia decisione, anche perche' gli ordinari nel mio dipartimento ormai si contano sulle dita di due mani (tra poco una sola) e il mio atteggiamento sembra essere contagioso. In questo momento dobbiamo eleggere il presidente di CdS e nessuno sembra disposto a farlo. In queste occasioni ricordo ai miei colleghi che:
(1) ben pochi di loro hanno alzato la voce quando era il momento di farlo; chi pensava che non fossero gravi i colpi che abbiamo subito passivamente da 15 anni in qua, lavori e faccia proposte per far funzionare la baracca, ma non e` detto che io mi accodi, nei consigli dove ho ancora diritto di parola e di voto; "complicita`" forse e` una parola grossa, ma rende l'idea;
(2) ogni nuova regola, limitazione o taglio di risorse costringe a mediazioni al ribasso sulla qualita` dell'insegnamento e sull'organizzazione dei dipartimenti, e dovrebbe essere l'occasione per nuove proteste, ma non se ne vede traccia; io non voglio essere lo strumento di questi compromessi;
(3) il malcostume universitario continua imperterrito e dirigere un dipartimento o persino un CdS diventa sempre piu` una guerra contro i vicini (per definizione prepotenti); io non sono mai stato un "barone rampante" e non sono adatto a queste battaglie, che tra l'altro obbligano a una catena di alleanze con quei personaggi che hanno fatto del piccolo potere universitario lo scopo di una vita.
Ciascuno faccia secondo coscienza, non c'e` bisogno di dirlo, ma mi piacerebbe che si spandesse il contagio.
Saluti
Maurizio Persico
Cari amici, io penso che questo sia un momento di stanchezza per tanti, ma credo che diversi siano ancora dotati di voglia di andare avanti. La lista è stata un modo per confrontarsi e credo che possa essere comunque un bene lasciarla. Sono convinto che verranno fuori elementi, circostanze e volontà per cui l'avere a disposizione una audience di colleghi 'avvertiti' , per dire il minimo con un understatement retorico, può essere utile a tutti. Io quindi non la butterei via.
Vi posso raccontare quello che sta succedendo qui a Udine, dopo la difficile fase degli Statuti. Avevo ottenuto una certa adesione (oltre 250 firmatari su 1200 tra docenti e non docenti) ad una Petizione in cui si chiedeva al Rettore di organizzare una commissione Statuto designata su base elettiva. La petizione non è stata recepita dal Rettore che ha nominato di sua iniziativa (con l'influsso di gruppi dei potere, suoi grandi elettori) i membri della commissione. Insieme ad altri colleghi abbiamo organizzato assemblee quindicinali per commentare i lavori della commissione Statuto e far sentire comunque la nostra voce. Purtroppo le partecipazioni a queste assemblee sono state sempre scarsissime (al massimo 30-40 persone, se non 10-15 talvolta, veramente deprimente).
Sulla base di questa esperienza il gruppo di persone che si trovava in quelle occasioni ha deciso di fondare un'organizzazione il cui programma è riportato qui di seguito. Anche qui l'adesione è stata scarsissima (ad oggi siamo solo 22). Ciò nonostante penso che sia il caso di andare avanti. Produrremo un documento per delineare un'alternativa alla legge Gelmini, speriamo di organizzare dibattiti con ospiti invitati dall'esterno, nonostante il grado di partecipazione dei nostri colleghi sia veramente vergognoso (avevamo invitato Francesco Sylos Labini e ci siamo ritrovati in 35 per tutta l'Università di Udine!!!). Credo che, a parte piccole eccezioni, purtroppo la maggioranza di colleghi sia gente mediocre, alla stessa stregua della mediocrità media del popolo italiano (purtroppo la selezione dei professori universitari non ha fatto altro che 'propagare statisticamente l'errore'). Spero che lo svecchiamento che comunque ci sarà e la selezione futura restituisca qualcosa di meglio. Vi allego il documento fondativo della nostra organizzazione. A presto Rino Esposito
************************************************************************************************************************ CoUP - Coordinamento per l'Università Pubblica
Premessa
A partire dall'approvazione della Legge 240/2010, nota come legge Gelmini, a nome di Comunità universitaria e Iniziativa petizione abbiamo organizzato numerose iniziative, documenti ed incontri tesi a promuovere il dibattito sui temi della riforma. Il nostro approccio critico, ma costruttivo, purtroppo è stato, di volta in volta, isolato, se non ignorato o rifiutato, in base ad opportunistiche valutazioni sulla consistenza del nostro seguito piuttosto che argomentazioni motivate.
Con l'approvazione dello Statuto adeguato alla Legge 240/2010 si è chiuso un capitolo che giudichiamo negativo per la vita della nostra comunità accademica. Infatti, dietro al trionfalismo ufficiale sull'efficienza delle procedure ed il rispetto dei tempi, si celano scelte di valenza monocratica che si articolano attraverso le norme statutarie riguardanti formazione e funzionamento degli organi di governo dell'Ateneo.
Insieme a tanti colleghi di altre sedi ci siamo battuti perché gli statuti limitassero i danni della riforma, valorizzando quei pochi aspetti positivi contenuti nella legge. In particolare, la tutela statutaria della centralità dei dipartimenti è subito apparsa come uno strumento a disposizione per assicurare la possibilità di affermare un controllo democratico da parte di chi fa l'Università tutti i giorni e chiede di essere valutato sulla base del proprio operato scientifico, didattico ed organizzativo, e non per l'appartenenza a fazioni politiche di potere o lo schieramento nelle dispute lobbistiche dei potentati accademici raccolti negli SSD.
Con l'orchestrazione discreta della CRUI basata su anticipazioni riservate della volontà ministeriale, in gran parte degli atenei, la centralità dei dipartimenti è stata sterilizzata mediante i poteri delle strutture di raccordo, veri e propri direttòri ristretti di facoltà. Peraltro, anche dove quella centralità sembra sostanzialmente tutelata, come a Udine, la possibilità di un controllo democratico del governo universitario è stata ridimensionata dall'imposizione del controllo rettorale sul CdA, il solo organo realmente deliberante previsto dall'impianto della riforma.
È evidente che si è osteggiato l'approccio partecipativo per timore di condizionare le decisioni che in futuro pochi potranno prendere, limitando al massimo forme di espressione critica. Questa condotta e la sostanza del dettato statutario a proposito del governo dell'Ateneo prospettano un futuro di controllo attuato con modalità monocratiche, controllo che persegue un disegno di svilimento e liquidazione dell'università (e dell'istruzione in genere) come ben pubblico.
Per contrastare quel disegno e promuovere un'idea alternativa abbiamo fondato il Coordinamento per l'Università Pubblica (CoUP) .
Definizione programmatica
Il CoUP è una libera associazione tra persone motivate a intervenire sul piano politico-culturale rispetto alla questione dell'Università come "bene pubblico". Il CoUP privilegia il modello di una Università intesa come luogo di produzione, sviluppo e trasmissione della conoscenza, per il progresso ed il miglioramento della società umana, e come patrimonio istituzionale di carattere pubblico, cioè appartenente ed accessibile all'intera società, secondo i principi della Costituzione repubblicana.
La semplice enunciazione di questo principio esprime il discrimine politico che caratterizza il CoUP rispetto al disegno perseguito dalla riforma Gelmini. L'intero impianto di questa riforma è teso alla trasformazione degli atenei italiani in istituzioni sempre più leggere, dal punto di vista dei costi per lo Stato, gestite da rettori manager e C.d.A. compiacentemente collaborativi, con i criteri tipici della cultura di impresa, senza peraltro i relativi meccanismi di controllo e verifica. A regime, le università dovrebbero rivolgersi, con costi di iscrizione e frequenza decisamente elevati, ad una platea di studenti sempre più esigua.
Questo modello falsamente virtuoso dell'istituzione universitaria è del tutto in linea con il modello sociale concepito dalla destra liberista delle lobby affaristico-politiche, che da un ventennio si sono affermate sulla ribalta politica italiana. Le ricette neo-liberiste impongono restrizioni sempre più pesanti per garantire la prosperità di pochi a spese dell'impoverimento di fasce di popolazione sempre più ampie. Tuttavia, la visione del neo-liberismo è oggettivamente antitetica rispetto alle esigenze di sviluppo che una società moderna ha necessità di attuare per assicurarsi il consenso.
In questo contesto, un discorso in positivo su quello che per noi è l'Università pubblica non può che partire dalla necessità di affermare che una via possibile per lo sviluppo di questa società è proprio quella di ripensare l'impostazione della preparazione dei suoi cittadini. Innalzare, in generale, il livello di competenza significa aumentare le opportunità per gli individui e per lo sviluppo di idee produttive. Puntare sulla ricerca, in tutti i settori, non significa riaffermare per principio il significato di Universitas, ma contrastare il declino e stimolare reattività scientifiche per il progresso culturale e produttivo.
L'impegno che il CoUP assume consiste nel predisporre proposte per una riscrittura della legge sull'università e delle leggi sull'istruzione, unica strada per diffondere i valori di conoscenza come "bene pubblico". Il CoUP intende mettere in atto iniziative per stimolare la coscienza di chi è all'interno delle istituzioni pubbliche di formazione - docenti, tecnici, amministrativi, altri dipendenti e studenti con le loro famiglie - per mantenere una vigilanza costante sull'operato di chi decide e cercare di arginare le derive distruttuive che favoriscono soluzioni elitarie e privatistiche.
Il CoUP ritiene che l'Università sia una grande opportunità sociale che non può essere governata con i criteri della gestione di impresa. E' invece necessario promuovere lo sviluppo congiunto di ricerca e didattica, in base a valore e qualità della preparazione degli studenti e dei risultati.
Il CoUP si rivolge ai docenti, professori o ricercatori, al personale universitario strutturato e non, agli studenti universitari, a tutti coloro che considerino l'Università un "bene pubblico".
L'azione del CoUP si articolerà con le modalità classiche dell'intervento politico nella realtà universitaria, e dunque, nella promozione di dibattiti, nella redazione di documenti, nell'indizione di assemblee e nell'organizzazione di manifestazioni.
Il CoUP considera principi fondamentali su cui basare la propria attività i seguenti: -- l'Università è e deve rimanere un "bene pubblico", accessibile a chiunque sia intenzionato a fruirne; -- l'Università come "bene pubblico" è una opportunità di crescita per la società; -- l'Università deve essere potenziata e non smantellata, sia per la ricerca che per la didattica; -- l'Università è l'insieme inscindibile di ricerca e didattica che operano per il conseguimento di obiettivi che appartengono a tutta la società. Chi ne è all'interno, in qualunque forma, non può e non deve privilegiare fini privati e/o interessi personali.
**********************************************************************************************
Caro Rino, condivido! Bisogna andare avanti anche se in pochi. Abbiamo sempre tentato di essere coerenti e coerenza vuole che non si deve abbandonare l'idea di poter far valere le proprie idee. Ora il problema nasce quando si portano in pubblico, nelle stanze dei bottoni, tali idee: la prima cosa che ti chiedono è: in quanti sottoscrivono le vostre ipotesi? E quindi se poi dietro non vi sono numeri accettabili, nessuno ti prende sul serio. Come demolire questo ostacolo? Si accettano suggerimenti! Un caro Saluto a tutti Carlo Franchini
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Rino Esposito Inviato: martedì 25 ottobre 2011 11.29 A: "Forum "Università e Ricerca"" Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] La lista e' morta?
Cari amici, io penso che questo sia un momento di stanchezza per tanti, ma credo che diversi siano ancora dotati di voglia di andare avanti. La lista è stata un modo per confrontarsi e credo che possa essere comunque un bene lasciarla. Sono convinto che verranno fuori elementi, circostanze e volontà per cui l'avere a disposizione una audience di colleghi 'avvertiti' , per dire il minimo con un understatement retorico, può essere utile a tutti. Io quindi non la butterei via.
Vi posso raccontare quello che sta succedendo qui a Udine, dopo la difficile fase degli Statuti. Avevo ottenuto una certa adesione (oltre 250 firmatari su 1200 tra docenti e non docenti) ad una Petizione in cui si chiedeva al Rettore di organizzare una commissione Statuto designata su base elettiva. La petizione non è stata recepita dal Rettore che ha nominato di sua iniziativa (con l'influsso di gruppi dei potere, suoi grandi elettori) i membri della commissione. Insieme ad altri colleghi abbiamo organizzato assemblee quindicinali per commentare i lavori della commissione Statuto e far sentire comunque la nostra voce. Purtroppo le partecipazioni a queste assemblee sono state sempre scarsissime (al massimo 30-40 persone, se non 10-15 talvolta, veramente deprimente).
Sulla base di questa esperienza il gruppo di persone che si trovava in quelle occasioni ha deciso di fondare un'organizzazione il cui programma è riportato qui di seguito. Anche qui l'adesione è stata scarsissima (ad oggi siamo solo 22). Ciò nonostante penso che sia il caso di andare avanti. Produrremo un documento per delineare un'alternativa alla legge Gelmini, speriamo di organizzare dibattiti con ospiti invitati dall'esterno, nonostante il grado di partecipazione dei nostri colleghi sia veramente vergognoso (avevamo invitato Francesco Sylos Labini e ci siamo ritrovati in 35 per tutta l'Università di Udine!!!). Credo che, a parte piccole eccezioni, purtroppo la maggioranza di colleghi sia gente mediocre, alla stessa stregua della mediocrità media del popolo italiano (purtroppo la selezione dei professori universitari non ha fatto altro che 'propagare statisticamente l'errore'). Spero che lo svecchiamento che comunque ci sarà e la selezione futura restituisca qualcosa di meglio. Vi allego il documento fondativo della nostra organizzazione. A presto Rino Esposito
**************************************************************************** ******************************************** CoUP - Coordinamento per l'Università Pubblica
Premessa
A partire dall'approvazione della Legge 240/2010, nota come legge Gelmini, a nome di Comunità universitaria e Iniziativa petizione abbiamo organizzato numerose iniziative, documenti ed incontri tesi a promuovere il dibattito sui temi della riforma. Il nostro approccio critico, ma costruttivo, purtroppo è stato, di volta in volta, isolato, se non ignorato o rifiutato, in base ad opportunistiche valutazioni sulla consistenza del nostro seguito piuttosto che argomentazioni motivate.
Con l'approvazione dello Statuto adeguato alla Legge 240/2010 si è chiuso un capitolo che giudichiamo negativo per la vita della nostra comunità accademica. Infatti, dietro al trionfalismo ufficiale sull'efficienza delle procedure ed il rispetto dei tempi, si celano scelte di valenza monocratica che si articolano attraverso le norme statutarie riguardanti formazione e funzionamento degli organi di governo dell'Ateneo.
Insieme a tanti colleghi di altre sedi ci siamo battuti perché gli statuti limitassero i danni della riforma, valorizzando quei pochi aspetti positivi contenuti nella legge. In particolare, la tutela statutaria della centralità dei dipartimenti è subito apparsa come uno strumento a disposizione per assicurare la possibilità di affermare un controllo democratico da parte di chi fa l'Università tutti i giorni e chiede di essere valutato sulla base del proprio operato scientifico, didattico ed organizzativo, e non per l'appartenenza a fazioni politiche di potere o lo schieramento nelle dispute lobbistiche dei potentati accademici raccolti negli SSD.
Con l'orchestrazione discreta della CRUI basata su anticipazioni riservate della volontà ministeriale, in gran parte degli atenei, la centralità dei dipartimenti è stata sterilizzata mediante i poteri delle strutture di raccordo, veri e propri direttòri ristretti di facoltà. Peraltro, anche dove quella centralità sembra sostanzialmente tutelata, come a Udine, la possibilità di un controllo democratico del governo universitario è stata ridimensionata dall'imposizione del controllo rettorale sul CdA, il solo organo realmente deliberante previsto dall'impianto della riforma.
È evidente che si è osteggiato l'approccio partecipativo per timore di condizionare le decisioni che in futuro pochi potranno prendere, limitando al massimo forme di espressione critica. Questa condotta e la sostanza del dettato statutario a proposito del governo dell'Ateneo prospettano un futuro di controllo attuato con modalità monocratiche, controllo che persegue un disegno di svilimento e liquidazione dell'università (e dell'istruzione in genere) come ben pubblico.
Per contrastare quel disegno e promuovere un'idea alternativa abbiamo fondato il Coordinamento per l'Università Pubblica (CoUP) .
Definizione programmatica
Il CoUP è una libera associazione tra persone motivate a intervenire sul piano politico-culturale rispetto alla questione dell'Università come "bene pubblico". Il CoUP privilegia il modello di una Università intesa come luogo di produzione, sviluppo e trasmissione della conoscenza, per il progresso ed il miglioramento della società umana, e come patrimonio istituzionale di carattere pubblico, cioè appartenente ed accessibile all'intera società, secondo i principi della Costituzione repubblicana.
La semplice enunciazione di questo principio esprime il discrimine politico che caratterizza il CoUP rispetto al disegno perseguito dalla riforma Gelmini. L'intero impianto di questa riforma è teso alla trasformazione degli atenei italiani in istituzioni sempre più leggere, dal punto di vista dei costi per lo Stato, gestite da rettori manager e C.d.A. compiacentemente collaborativi, con i criteri tipici della cultura di impresa, senza peraltro i relativi meccanismi di controllo e verifica. A regime, le università dovrebbero rivolgersi, con costi di iscrizione e frequenza decisamente elevati, ad una platea di studenti sempre più esigua.
Questo modello falsamente virtuoso dell'istituzione universitaria è del tutto in linea con il modello sociale concepito dalla destra liberista delle lobby affaristico-politiche, che da un ventennio si sono affermate sulla ribalta politica italiana. Le ricette neo-liberiste impongono restrizioni sempre più pesanti per garantire la prosperità di pochi a spese dell'impoverimento di fasce di popolazione sempre più ampie. Tuttavia, la visione del neo-liberismo è oggettivamente antitetica rispetto alle esigenze di sviluppo che una società moderna ha necessità di attuare per assicurarsi il consenso.
In questo contesto, un discorso in positivo su quello che per noi è l'Università pubblica non può che partire dalla necessità di affermare che una via possibile per lo sviluppo di questa società è proprio quella di ripensare l'impostazione della preparazione dei suoi cittadini. Innalzare, in generale, il livello di competenza significa aumentare le opportunità per gli individui e per lo sviluppo di idee produttive. Puntare sulla ricerca, in tutti i settori, non significa riaffermare per principio il significato di Universitas, ma contrastare il declino e stimolare reattività scientifiche per il progresso culturale e produttivo.
L'impegno che il CoUP assume consiste nel predisporre proposte per una riscrittura della legge sull'università e delle leggi sull'istruzione, unica strada per diffondere i valori di conoscenza come "bene pubblico". Il CoUP intende mettere in atto iniziative per stimolare la coscienza di chi è all'interno delle istituzioni pubbliche di formazione - docenti, tecnici, amministrativi, altri dipendenti e studenti con le loro famiglie - per mantenere una vigilanza costante sull'operato di chi decide e cercare di arginare le derive distruttuive che favoriscono soluzioni elitarie e privatistiche.
Il CoUP ritiene che l'Università sia una grande opportunità sociale che non può essere governata con i criteri della gestione di impresa. E' invece necessario promuovere lo sviluppo congiunto di ricerca e didattica, in base a valore e qualità della preparazione degli studenti e dei risultati.
Il CoUP si rivolge ai docenti, professori o ricercatori, al personale universitario strutturato e non, agli studenti universitari, a tutti coloro che considerino l'Università un "bene pubblico".
L'azione del CoUP si articolerà con le modalità classiche dell'intervento politico nella realtà universitaria, e dunque, nella promozione di dibattiti, nella redazione di documenti, nell'indizione di assemblee e nell'organizzazione di manifestazioni.
Il CoUP considera principi fondamentali su cui basare la propria attività i seguenti: -- l'Università è e deve rimanere un "bene pubblico", accessibile a chiunque sia intenzionato a fruirne; -- l'Università come "bene pubblico" è una opportunità di crescita per la società; -- l'Università deve essere potenziata e non smantellata, sia per la ricerca che per la didattica; -- l'Università è l'insieme inscindibile di ricerca e didattica che operano per il conseguimento di obiettivi che appartengono a tutta la società. Chi ne è all'interno, in qualunque forma, non può e non deve privilegiare fini privati e/o interessi personali.
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Cari Colleghi,
La lista sarà morta oppure andata in ibernazione? Comunque, prima di celebrarne le esequie perché non mandiamo un ultimo segnale? Potremmo aprire una petizione (o scrivere una lettera aperta), ristretta alle università ed agli enti pubblici di ricerca, indirizzata al signor B. e al governo per chiederne le dimissioni immediate. Che ne pensate? Male che vada, potrebbe essere almeno un atto rinfrancante e propiziatorio......
Saluti, Patrizio Dimitri
Per prima cosa voglio ringraziare Carlo Traverso per il lavoro che ha fatto e per la scossa che ci ha dato col suo messaggio di pre-commiato.
Poi voglio rivendicare la continuita` della mia protesta. Vista la prevedibile altalena tra fiammate di protesta quando c'e` un obbiettivo immediato come il tentativo di bloccare la legge Gelmini, e periodi di ordinaria rassegnazione, attuo una resistenza passiva che posso far durare molto a lungo. Da quando su questa lista era stato lanciata l'idea delle dimissioni, mi sono rifiutato di assumere incarichi organizzativi o istituzionali.
Il mio tempo lo dedico tutto alla didattica ed alla ricerca, e non basta mai perche' non ho soldi, pochissimi collaboratori, e ho invece molti impegni con altri gruppi di ricerca. Tutti i miei studenti tranne uno hanno lasciato il gruppo, molti anche l'universita` e/o l'Italia. Continuo a raccomandare a tutti di andarsene, al massimo dopo il dottorato, ma anche prima. I semi sono gettati.
Succede che i colleghi mi chiedano di recedere dalla mia decisione, anche perche' gli ordinari nel mio dipartimento ormai si contano sulle dita di due mani (tra poco una sola) e il mio atteggiamento sembra essere contagioso. In questo momento dobbiamo eleggere il presidente di CdS e nessuno sembra disposto a farlo. In queste occasioni ricordo ai miei colleghi che:
(1) ben pochi di loro hanno alzato la voce quando era il momento di farlo; chi pensava che non fossero gravi i colpi che abbiamo subito passivamente da 15 anni in qua, lavori e faccia proposte per far funzionare la baracca, ma non e` detto che io mi accodi, nei consigli dove ho ancora diritto di parola e di voto; "complicita`" forse e` una parola grossa, ma rende l'idea;
(2) ogni nuova regola, limitazione o taglio di risorse costringe a mediazioni al ribasso sulla qualita` dell'insegnamento e sull'organizzazione dei dipartimenti, e dovrebbe essere l'occasione per nuove proteste, ma non se ne vede traccia; io non voglio essere lo strumento di questi compromessi;
(3) il malcostume universitario continua imperterrito e dirigere un dipartimento o persino un CdS diventa sempre piu` una guerra contro i vicini (per definizione prepotenti); io non sono mai stato un "barone rampante" e non sono adatto a queste battaglie, che tra l'altro obbligano a una catena di alleanze con quei personaggi che hanno fatto del piccolo potere universitario lo scopo di una vita.
Ciascuno faccia secondo coscienza, non c'e` bisogno di dirlo, ma mi piacerebbe che si spandesse il contagio.
Saluti
Maurizio Persico _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Maurizio:
ho riflettuto molto sulla tua proposta *contagiosa* ma ho dei dubbi.
Le dimissioni in blocco non hanno funzionato (per molti motivi, fra cui forse la piccolezza di molti colleghi, ma soprattutto, credo, l'incapacità di ascolto delle controparti, governo, presidenza della repubblica etc...).
Ora lasciare tutto il poco potere e il molto lavora organizzativo nelle mani di chi, se non altro con atteggiamenti succubi, ha permesso questo sfascio, mi sembra pericoloso.
Credo che oggi si debba cercare di *salvare il salvabile* magari rimettendoci del proprio, se non altro per rispetto dei moltissimi studenti che non hanno la possibilità di andare a studiare all'estero e che quindi sono costretti a restare con noi. A questi studenti dobbiamo dare l'anima.
Lo so che la qualità delle nostre università e del nostro insegnamento è destinata nonostante ogni nostro sforzo a declinare rapidamente. Ma cos'altro possiamo fare? se gettiamo la spugna *facciamo un favore* a coloro che da anni si adoperano (e con buon successo) per sfasciare scuola e università pubbliche.
Credo si debba tenere duro, facendo una sporca guerra di trincea e magari sporcandoci le mani. Ma qualcosa dobbiamo lasciare ai nostri studenti. O almeno dobbiamo provarci.
Anna
On Tue, 2011-10-25 at 10:59 +0200, Maurizio Persico wrote:
Per prima cosa voglio ringraziare Carlo Traverso per il lavoro che ha fatto e per la scossa che ci ha dato col suo messaggio di pre-commiato.
Poi voglio rivendicare la continuita` della mia protesta. Vista la prevedibile altalena tra fiammate di protesta quando c'e` un obbiettivo immediato come il tentativo di bloccare la legge Gelmini, e periodi di ordinaria rassegnazione, attuo una resistenza passiva che posso far durare molto a lungo. Da quando su questa lista era stato lanciata l'idea delle dimissioni, mi sono rifiutato di assumere incarichi organizzativi o istituzionali.
Il mio tempo lo dedico tutto alla didattica ed alla ricerca, e non basta mai perche' non ho soldi, pochissimi collaboratori, e ho invece molti impegni con altri gruppi di ricerca. Tutti i miei studenti tranne uno hanno lasciato il gruppo, molti anche l'universita` e/o l'Italia. Continuo a raccomandare a tutti di andarsene, al massimo dopo il dottorato, ma anche prima. I semi sono gettati.
Succede che i colleghi mi chiedano di recedere dalla mia decisione, anche perche' gli ordinari nel mio dipartimento ormai si contano sulle dita di due mani (tra poco una sola) e il mio atteggiamento sembra essere contagioso. In questo momento dobbiamo eleggere il presidente di CdS e nessuno sembra disposto a farlo. In queste occasioni ricordo ai miei colleghi che:
(1) ben pochi di loro hanno alzato la voce quando era il momento di farlo; chi pensava che non fossero gravi i colpi che abbiamo subito passivamente da 15 anni in qua, lavori e faccia proposte per far funzionare la baracca, ma non e` detto che io mi accodi, nei consigli dove ho ancora diritto di parola e di voto; "complicita`" forse e` una parola grossa, ma rende l'idea;
(2) ogni nuova regola, limitazione o taglio di risorse costringe a mediazioni al ribasso sulla qualita` dell'insegnamento e sull'organizzazione dei dipartimenti, e dovrebbe essere l'occasione per nuove proteste, ma non se ne vede traccia; io non voglio essere lo strumento di questi compromessi;
(3) il malcostume universitario continua imperterrito e dirigere un dipartimento o persino un CdS diventa sempre piu` una guerra contro i vicini (per definizione prepotenti); io non sono mai stato un "barone rampante" e non sono adatto a queste battaglie, che tra l'altro obbligano a una catena di alleanze con quei personaggi che hanno fatto del piccolo potere universitario lo scopo di una vita.
Ciascuno faccia secondo coscienza, non c'e` bisogno di dirlo, ma mi piacerebbe che si spandesse il contagio.
Saluti
Maurizio Persico _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Avete visto l'ultima pubblicità della FIAT? http://www.youtube.com/watch?** v=AqJ89nN4xHI http://www.youtube.com/watch?v=AqJ89nN4xHI
Non si dovrebbe reagire, invece di subire in silenzio? E' solo una pubblicità ma interpreta i luoghi comuni che circolano. Laura
2011/10/25 anna painelli anna.painelli@unipr.it
Maurizio:
ho riflettuto molto sulla tua proposta *contagiosa* ma ho dei dubbi.
Le dimissioni in blocco non hanno funzionato (per molti motivi, fra cui forse la piccolezza di molti colleghi, ma soprattutto, credo, l'incapacità di ascolto delle controparti, governo, presidenza della repubblica etc...).
Ora lasciare tutto il poco potere e il molto lavora organizzativo nelle mani di chi, se non altro con atteggiamenti succubi, ha permesso questo sfascio, mi sembra pericoloso.
Credo che oggi si debba cercare di *salvare il salvabile* magari rimettendoci del proprio, se non altro per rispetto dei moltissimi studenti che non hanno la possibilità di andare a studiare all'estero e che quindi sono costretti a restare con noi. A questi studenti dobbiamo dare l'anima.
Lo so che la qualità delle nostre università e del nostro insegnamento è destinata nonostante ogni nostro sforzo a declinare rapidamente. Ma cos'altro possiamo fare? se gettiamo la spugna *facciamo un favore* a coloro che da anni si adoperano (e con buon successo) per sfasciare scuola e università pubbliche.
Credo si debba tenere duro, facendo una sporca guerra di trincea e magari sporcandoci le mani. Ma qualcosa dobbiamo lasciare ai nostri studenti. O almeno dobbiamo provarci.
Anna
On Tue, 2011-10-25 at 10:59 +0200, Maurizio Persico wrote:
Per prima cosa voglio ringraziare Carlo Traverso per il lavoro che ha fatto e per la scossa che ci ha dato col suo messaggio di pre-commiato.
Poi voglio rivendicare la continuita` della mia protesta. Vista la prevedibile altalena tra fiammate di protesta quando c'e` un obbiettivo immediato come il tentativo di bloccare la legge Gelmini, e periodi di ordinaria rassegnazione, attuo una resistenza passiva che posso far durare molto a lungo. Da quando su questa lista era stato lanciata l'idea delle dimissioni, mi sono rifiutato di assumere incarichi organizzativi o istituzionali.
Il mio tempo lo dedico tutto alla didattica ed alla ricerca, e non basta mai perche' non ho soldi, pochissimi collaboratori, e ho invece molti impegni con altri gruppi di ricerca. Tutti i miei studenti tranne uno hanno lasciato il gruppo, molti anche l'universita` e/o l'Italia. Continuo a raccomandare a tutti di andarsene, al massimo dopo il dottorato, ma anche prima. I semi sono gettati.
Succede che i colleghi mi chiedano di recedere dalla mia decisione, anche perche' gli ordinari nel mio dipartimento ormai si contano sulle dita di due mani (tra poco una sola) e il mio atteggiamento sembra essere contagioso. In questo momento dobbiamo eleggere il presidente di CdS e nessuno sembra disposto a farlo. In queste occasioni ricordo ai miei colleghi che:
(1) ben pochi di loro hanno alzato la voce quando era il momento di farlo; chi pensava che non fossero gravi i colpi che abbiamo subito passivamente da 15 anni in qua, lavori e faccia proposte per far funzionare la baracca, ma non e` detto che io mi accodi, nei consigli dove ho ancora diritto di parola e di voto; "complicita`" forse e` una parola grossa, ma rende l'idea;
(2) ogni nuova regola, limitazione o taglio di risorse costringe a mediazioni al ribasso sulla qualita` dell'insegnamento e sull'organizzazione dei dipartimenti, e dovrebbe essere l'occasione per nuove proteste, ma non se ne vede traccia; io non voglio essere lo strumento di questi compromessi;
(3) il malcostume universitario continua imperterrito e dirigere un dipartimento o persino un CdS diventa sempre piu` una guerra contro i vicini (per definizione prepotenti); io non sono mai stato un "barone rampante" e non sono adatto a queste battaglie, che tra l'altro obbligano a una catena di alleanze con quei personaggi che hanno fatto del piccolo potere universitario lo scopo di una vita.
Ciascuno faccia secondo coscienza, non c'e` bisogno di dirlo, ma mi piacerebbe che si spandesse il contagio.
Saluti
Maurizio Persico _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Anna Painelli Parma University Dip. Chimica GIAF Parco Area delle Scienze 17/A 43124 Parma, Italy tel: +390521905461 fax: +390521905556 email: anna.painelli@unipr.it
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Possiamo sempre intervenire su YouTube, facendo dislike e magari scrivendo qualche commento
Non è molto ma piuttosto che niente meglio piuttosto (come dicono qui a Parma)
Alberto
On Sat, 2011-10-29 at 09:39 +0200, Laura Sacerdote wrote:
Avete visto l'ultima pubblicità della FIAT? http://www.youtube.com/watch?** v=AqJ89nN4xHI http://www.youtube.com/watch?v=AqJ89nN4xHI
Non si dovrebbe reagire, invece di subire in silenzio? E' solo una pubblicità ma interpreta i luoghi comuni che circolano. Laura
2011/10/25 anna painelli anna.painelli@unipr.it
Maurizio:
ho riflettuto molto sulla tua proposta *contagiosa* ma ho dei dubbi.
Le dimissioni in blocco non hanno funzionato (per molti motivi, fra cui forse la piccolezza di molti colleghi, ma soprattutto, credo, l'incapacità di ascolto delle controparti, governo, presidenza della repubblica etc...).
Ora lasciare tutto il poco potere e il molto lavora organizzativo nelle mani di chi, se non altro con atteggiamenti succubi, ha permesso questo sfascio, mi sembra pericoloso.
Credo che oggi si debba cercare di *salvare il salvabile* magari rimettendoci del proprio, se non altro per rispetto dei moltissimi studenti che non hanno la possibilità di andare a studiare all'estero e che quindi sono costretti a restare con noi. A questi studenti dobbiamo dare l'anima.
Lo so che la qualità delle nostre università e del nostro insegnamento è destinata nonostante ogni nostro sforzo a declinare rapidamente. Ma cos'altro possiamo fare? se gettiamo la spugna *facciamo un favore* a coloro che da anni si adoperano (e con buon successo) per sfasciare scuola e università pubbliche.
Credo si debba tenere duro, facendo una sporca guerra di trincea e magari sporcandoci le mani. Ma qualcosa dobbiamo lasciare ai nostri studenti. O almeno dobbiamo provarci.
Anna
On Tue, 2011-10-25 at 10:59 +0200, Maurizio Persico wrote:
Per prima cosa voglio ringraziare Carlo Traverso per il lavoro che ha fatto e per la scossa che ci ha dato col suo messaggio di pre-commiato.
Poi voglio rivendicare la continuita` della mia protesta. Vista la prevedibile altalena tra fiammate di protesta quando c'e` un obbiettivo immediato come il tentativo di bloccare la legge Gelmini, e periodi di ordinaria rassegnazione, attuo una resistenza passiva che posso far durare molto a lungo. Da quando su questa lista era stato lanciata l'idea delle dimissioni, mi sono rifiutato di assumere incarichi organizzativi o istituzionali.
Il mio tempo lo dedico tutto alla didattica ed alla ricerca, e non basta mai perche' non ho soldi, pochissimi collaboratori, e ho invece molti impegni con altri gruppi di ricerca. Tutti i miei studenti tranne uno hanno lasciato il gruppo, molti anche l'universita` e/o l'Italia. Continuo a raccomandare a tutti di andarsene, al massimo dopo il dottorato, ma anche prima. I semi sono gettati.
Succede che i colleghi mi chiedano di recedere dalla mia decisione, anche perche' gli ordinari nel mio dipartimento ormai si contano sulle dita di due mani (tra poco una sola) e il mio atteggiamento sembra essere contagioso. In questo momento dobbiamo eleggere il presidente di CdS e nessuno sembra disposto a farlo. In queste occasioni ricordo ai miei colleghi che:
(1) ben pochi di loro hanno alzato la voce quando era il momento di farlo; chi pensava che non fossero gravi i colpi che abbiamo subito passivamente da 15 anni in qua, lavori e faccia proposte per far funzionare la baracca, ma non e` detto che io mi accodi, nei consigli dove ho ancora diritto di parola e di voto; "complicita`" forse e` una parola grossa, ma rende l'idea;
(2) ogni nuova regola, limitazione o taglio di risorse costringe a mediazioni al ribasso sulla qualita` dell'insegnamento e sull'organizzazione dei dipartimenti, e dovrebbe essere l'occasione per nuove proteste, ma non se ne vede traccia; io non voglio essere lo strumento di questi compromessi;
(3) il malcostume universitario continua imperterrito e dirigere un dipartimento o persino un CdS diventa sempre piu` una guerra contro i vicini (per definizione prepotenti); io non sono mai stato un "barone rampante" e non sono adatto a queste battaglie, che tra l'altro obbligano a una catena di alleanze con quei personaggi che hanno fatto del piccolo potere universitario lo scopo di una vita.
Ciascuno faccia secondo coscienza, non c'e` bisogno di dirlo, ma mi piacerebbe che si spandesse il contagio.
Saluti
Maurizio Persico _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Magari mi sbaglio, ma a me sembra che una rappresentazione così grottesca ed iperrealistica della realtà (e peraltro divertente!) possa far presa solo su personaggi dal QI così ridotto che una qualsiasi nostra rappresaglia sarebbe presa come una difesa dello status quo. Secondo me passarci sopra sorridendo è la risposta migliore.
E' una caricatura. I problemi per i quali riservare le energie sono ben altri, questi sono mulini a vento, IMHO.
Michele.
Il giorno 29 ottobre 2011 17:23, Alberto Girlando <alberto.girlando@unipr.it
ha scritto:
Possiamo sempre intervenire su YouTube, facendo dislike e magari scrivendo qualche commento
Non è molto ma piuttosto che niente meglio piuttosto (come dicono qui a Parma)
Alberto
On Sat, 2011-10-29 at 09:39 +0200, Laura Sacerdote wrote:
Avete visto l'ultima pubblicità della FIAT?
http://www.youtube.com/watch?**
v=AqJ89nN4xHI http://www.youtube.com/watch?v=AqJ89nN4xHI
Non si dovrebbe reagire, invece di subire in silenzio? E' solo una pubblicità ma interpreta i luoghi comuni che circolano. Laura
2011/10/25 anna painelli anna.painelli@unipr.it
Maurizio:
ho riflettuto molto sulla tua proposta *contagiosa* ma ho dei dubbi.
Le dimissioni in blocco non hanno funzionato (per molti motivi, fra cui forse la piccolezza di molti colleghi, ma soprattutto, credo, l'incapacità di ascolto delle controparti, governo, presidenza della repubblica etc...).
Ora lasciare tutto il poco potere e il molto lavora organizzativo nelle mani di chi, se non altro con atteggiamenti succubi, ha permesso questo sfascio, mi sembra pericoloso.
Credo che oggi si debba cercare di *salvare il salvabile* magari rimettendoci del proprio, se non altro per rispetto dei moltissimi studenti che non hanno la possibilità di andare a studiare all'estero e che quindi sono costretti a restare con noi. A questi studenti dobbiamo dare l'anima.
Lo so che la qualità delle nostre università e del nostro insegnamento
è
destinata nonostante ogni nostro sforzo a declinare rapidamente. Ma cos'altro possiamo fare? se gettiamo la spugna *facciamo un favore* a coloro che da anni si adoperano (e con buon successo) per sfasciare scuola e università pubbliche.
Credo si debba tenere duro, facendo una sporca guerra di trincea e magari sporcandoci le mani. Ma qualcosa dobbiamo lasciare ai nostri studenti. O almeno dobbiamo provarci.
Anna
On Tue, 2011-10-25 at 10:59 +0200, Maurizio Persico wrote:
Per prima cosa voglio ringraziare Carlo Traverso per il lavoro che ha fatto e per la scossa che ci ha dato col suo messaggio di
pre-commiato.
Poi voglio rivendicare la continuita` della mia protesta. Vista la prevedibile altalena tra fiammate di protesta quando c'e` un
obbiettivo
immediato come il tentativo di bloccare la legge Gelmini, e periodi
di
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Il mio tempo lo dedico tutto alla didattica ed alla ricerca, e non
basta
mai perche' non ho soldi, pochissimi collaboratori, e ho invece molti impegni con altri gruppi di ricerca. Tutti i miei studenti tranne
uno
hanno lasciato il gruppo, molti anche l'universita` e/o l'Italia. Continuo a raccomandare a tutti di andarsene, al massimo dopo il dottorato, ma anche prima. I semi sono gettati.
Succede che i colleghi mi chiedano di recedere dalla mia decisione, anche perche' gli ordinari nel mio dipartimento ormai si contano
sulle
dita di due mani (tra poco una sola) e il mio atteggiamento sembra essere contagioso. In questo momento dobbiamo eleggere il
presidente di
CdS e nessuno sembra disposto a farlo. In queste occasioni ricordo
ai
miei colleghi che:
(1) ben pochi di loro hanno alzato la voce quando era il momento di farlo; chi pensava che non fossero gravi i colpi che abbiamo subito passivamente da 15 anni in qua, lavori e faccia proposte per far funzionare la baracca, ma non e` detto che io mi accodi, nei consigli dove ho ancora diritto di parola e di voto; "complicita`" forse e`
una
parola grossa, ma rende l'idea;
(2) ogni nuova regola, limitazione o taglio di risorse costringe a mediazioni al ribasso sulla qualita` dell'insegnamento e sull'organizzazione dei dipartimenti, e dovrebbe essere l'occasione
per
nuove proteste, ma non se ne vede traccia; io non voglio essere lo strumento di questi compromessi;
(3) il malcostume universitario continua imperterrito e dirigere un dipartimento o persino un CdS diventa sempre piu` una guerra contro i vicini (per definizione prepotenti); io non sono mai stato un "barone rampante" e non sono adatto a queste battaglie, che tra l'altro obbligano a una catena di alleanze con quei personaggi che hanno
fatto
del piccolo potere universitario lo scopo di una vita.
Ciascuno faccia secondo coscienza, non c'e` bisogno di dirlo, ma mi piacerebbe che si spandesse il contagio.
Saluti
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Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Anna Painelli Parma University Dip. Chimica GIAF Parco Area delle Scienze 17/A 43124 Parma, Italy tel: +390521905461 fax: +390521905556 email: anna.painelli@unipr.it
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Cari tutti,
Volevo segnalarvi che un gruppo di persone, tra cui Francesco Sylos Labini, Alberto Baccini, Francesco Coniglione e Giuseppe de Nicolao che da tempo seguono con passione e competenza le vicende del mondo della ricerca e dell'Università, hanno lanciato il progetto ROARS.
Vi copio di seguito la lettera di presentazione che ho ricevuto. I proponenti hanno diverse estrazioni culturali e diverse età, quindi quello che voleva anche questa lista.
A me sembra un'iniziativa da sostenere, anche contribuendo con idee, proposte ecc ecc.
Un caro saluto.
Achille Giacometti -------------------------------------------------------------
Cari amici,
in allegato vi spedisco la lettera di presentazione del nuovo sito http://www.roars.it/online/. L'acronimo Roars significa Return On Academic ReSearch e fa il verso al ROI (return on investment): è stato scelto per ricordare l’università e la ricerca pubblica sono un elemento imprescindibile per la vitalità economica, civile e culturale del Paese.
L'obiettivo è di intervenire in modo credibile e competente in una discussione che abbia per interlocutori coloro che devono gestire il processo di trasformazione dell'università italiana e specialmente le forze politiche che si candidano a governare in futuro il Paese.
Lo scopo di lungo termine del sito è di avviare la costruzione di un network di soggetti che lavorano nell’università e nella ricerca superando gli steccati disciplinari che negli ultimi decenni hanno contribuito non poco a indebolire la voce di chi ha a cuore il sistema della ricerca nazionale.
Nel sito web gli interessati potranno pubblicare i loro contributi, dove si possano trovare documenti sui temi cruciali dell’università e della ricerca che funga comunque da agorà virtuale nel quale confrontarci ed elaborare le nostre idee. Per quanto riguarda i contributi da pubblicare sul sito, abbiamo pensato a diverse tipologie, che includono:
. Articoli originali . Riproduzione di articoli già pubblicati altrove . Segnalazioni di contributi altrui pubblicati altrove. . Contributi in audio, video, slides, etc.
Anche i commenti dei lettori sono benvenuti e costituiranno un indispensabile arricchimento della discussione: per lasciarli è sufficiente registrarsi al sito.
Pensiamo che sarebbe buona cosa avere un ampio elenco di collaboratori disposti a contribuire al sito e più in generale alle iniziative che stiamo organizzando per far sentire la nostra voce al di là del web, sulla carta stampata o in incontri pubblici. Se pensate di poter fornire qualche contributo, anche saltuariamente, saremo grati se vorrete contattarci.
Per chi usa i social networks, siamo anche su Facebook: http://www.facebook.com/#!/groups/222457594480176/
Vi terremo informati dei prossimi sviluppi, se credete anche attraverso la newsletter alla quale potete iscrivervi: http://www.roars.it/online/?page_id=18
Se avete siti e blog segnalateli che li inseriamo in "Roars Network" così da poter rafforzare con una serie di links la conoscenza di quello che è già presente in rete.
Cari saluti,
Il 22/10/11 10.26, Carlo Traverso ha scritto:
speriamo abbiano maggior successo delle nostre iniziative claudio On Nov 3, 2011, at 9:01 AM, Achille Giacometti wrote:
Cari tutti,
Volevo segnalarvi che un gruppo di persone, tra cui Francesco Sylos Labini, Alberto Baccini, Francesco Coniglione e Giuseppe de Nicolao che da tempo seguono con passione e competenza le vicende del mondo della ricerca e dell'Università, hanno lanciato il progetto ROARS.
Vi copio di seguito la lettera di presentazione che ho ricevuto. I proponenti hanno diverse estrazioni culturali e diverse età, quindi quello che voleva anche questa lista.
A me sembra un'iniziativa da sostenere, anche contribuendo con idee, proposte ecc ecc.
Un caro saluto.
Achille Giacometti
Cari amici,
in allegato vi spedisco la lettera di presentazione del nuovo sito http://www.roars.it/online/. L'acronimo Roars significa Return On Academic ReSearch e fa il verso al ROI (return on investment): è stato scelto per ricordare l’università e la ricerca pubblica sono un elemento imprescindibile per la vitalità economica, civile e culturale del Paese.
L'obiettivo è di intervenire in modo credibile e competente in una discussione che abbia per interlocutori coloro che devono gestire il processo di trasformazione dell'università italiana e specialmente le forze politiche che si candidano a governare in futuro il Paese.
Lo scopo di lungo termine del sito è di avviare la costruzione di un network di soggetti che lavorano nell’università e nella ricerca superando gli steccati disciplinari che negli ultimi decenni hanno contribuito non poco a indebolire la voce di chi ha a cuore il sistema della ricerca nazionale.
Nel sito web gli interessati potranno pubblicare i loro contributi, dove si possano trovare documenti sui temi cruciali dell’università e della ricerca che funga comunque da agorà virtuale nel quale confrontarci ed elaborare le nostre idee. Per quanto riguarda i contributi da pubblicare sul sito, abbiamo pensato a diverse tipologie, che includono:
. Articoli originali . Riproduzione di articoli già pubblicati altrove . Segnalazioni di contributi altrui pubblicati altrove. . Contributi in audio, video, slides, etc.
Anche i commenti dei lettori sono benvenuti e costituiranno un indispensabile arricchimento della discussione: per lasciarli è sufficiente registrarsi al sito.
Pensiamo che sarebbe buona cosa avere un ampio elenco di collaboratori disposti a contribuire al sito e più in generale alle iniziative che stiamo organizzando per far sentire la nostra voce al di là del web, sulla carta stampata o in incontri pubblici. Se pensate di poter fornire qualche contributo, anche saltuariamente, saremo grati se vorrete contattarci.
Per chi usa i social networks, siamo anche su Facebook: http://www.facebook.com/#!/groups/222457594480176/
Vi terremo informati dei prossimi sviluppi, se credete anche attraverso la newsletter alla quale potete iscrivervi: http://www.roars.it/online/?page_id=18
Se avete siti e blog segnalateli che li inseriamo in "Roars Network" così da poter rafforzare con una serie di links la conoscenza di quello che è già presente in rete.
Cari saluti,
Il 22/10/11 10.26, Carlo Traverso ha scritto:
-- Achille Giacometti Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi, Facolta' di Science MM.FF.NN. Universita' Ca' Foscari Venezia, Calle Larga S. Marta DD 2137 I-30123 Venezia, Italy Ph : +39-041-234-8685 Fax: +39-041-234-8594 email: achille@unive.it Skype: achille.giacometti http://venus.unive.it/achille
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
tel. 0039-06-49913212, fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/
universitas_in_trasformazione@lists.dm.unipi.it